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Autore: deborahdonato4    20/12/2015    1 recensioni
Nico di Angelo ha appena capito i suoi sentimenti nei confronti del solare Will Solace. Quando finalmente possono passare del tempo insieme, per conoscersi meglio... Arrivano gli altri spasimanti di Nico, per nulla felici di vederlo con Will.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason/Nico, Nico di Angelo, Nico/Will, Percy/Nico, Will Solace
Note: OOC | Avvertimenti: Non-con
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Will si svegliò a pomeriggio inoltrato. Si mise seduto, massaggiandosi il collo e lo sguardo si spostò nel bunker, fermandosi infine su Leo. Il figlio di Efesto stringeva la coperta, e aveva ancora quel sorriso ebete sulle labbra. Non si era mosso.

«Buongiorno Leo.» borbottò Will, alzandosi in piedi e tenendosi al tavolo di lavoro. Si lasciò scappare uno sbadiglio e si stropicciò gli occhi, poi andò alla ricerca del bagno.

Ce n'era uno minuscolo, con tanto di doccia, in una parte nascosta del bunker. Nei cassetti c'erano dei vestiti, e Will passò dieci minuti a cercare qualcosa che potesse indossare. Quando ne ebbe trovati, si spogliò e si infilò nella doccia.

Il dolore che aveva provato come conseguenza della violenza di Jason era ormai scomparso, ma portava ancora i lividi ai polsi e alle caviglie. Erano in fase di guarigione, e non dolevano più. Almeno non fisicamente.

Will sospirò e si appoggiò alla parete di vetro, strofinando una spugna rossa su ogni centimetro di pelle, tralasciando la ferita del fulmine. La carne bruciava, peggio del pugno infuocato di Leo.

La sua mente fu attraversata da tre modi diversi per punire Jason. Con le sue capacità mediche, poteva farlo soffrire. O una malattia, magari, per farlo morire un pezzetto alla volta. Oppure ucciderlo con un colpo secco.

L'acqua diventò fredda e Will lanciò un gridò, spegnendo in fretta e uscendo fuori dal box. Si strinse in un asciugamano, strofinando il volto e cercando di riscaldarsi. Lanciò una breve occhiata al suo volto riflesso nello specchio prima di vestirsi.

 

Cinque minuti dopo si sedette accanto a Leo. Non provò a svegliarlo, sapeva che era impossibile.

Will nascose il volto tra le mani, cercando di riflettere. Come poteva vincere contro Cupido? Be', mostrando il suo forte amore per Nico, ovviamente. E avrebbe dovuto ignorare le botte che sarebbero arrivate da Percy e da Jason, e forse da Nico stesso.

Will si morse il labbro e si voltò a guardare Leo. Per Leo era bastato pensare a Calypso per finire nel mondo dei sogni. Lui cosa doveva fare per Nico? Dimostrargli il suo amore? Baciarlo, magari?

Will annuì lentamente fissando Leo. Forse sì, doveva baciarlo. Un bacio dal Vero Amore, e... E cosa? Sarebbe finito? Tutti i semidei si sarebbero svegliati, e loro? Che fine avrebbero fatto? Avrebbero vissuto per i futuri decenni pensando a quella terribile settimana al Campo Mezzosangue?

Will si alzò in piedi e camminò nel bunker, in cerchio. Afferrò una mazza di metallo, piuttosto pesante, e distrusse quel qualcosa che Leo aveva costruito il giorno prima. Subito dopo si sentì terribilmente meglio.

E i suoi pensieri si schiarirono. Non gli importava nulla di quello che sarebbe accaduto nel domani. Doveva occuparsi del presente, del Nico di oggi. Doveva trovarlo, liberarlo dalla guardia di Jason e Percy, portarlo via. E, se necessario, avrebbe affrontato Cupido.

«Grazie Leo.» Will sorrise e corse da Leo addormentato. Lo baciò a stampo sulle labbra, arruffandogli i capelli, e corse via. Era merito di Leo, dopotutto. Se non fosse stato per lui, probabilmente Will si trovava ancora legato alle catene nella cabina 1, con i polsi segati.

 

Will impiegò venti minuti ad arrivare al Campo. Si perse tra i boschi due volte e, quando si trovò vicino l'infermeria, tirò un sospiro di sollievo. Si appoggiò alla parete con la schiena, controllando prima il cielo e i tetti delle cabine. Subito dopo lanciò un'occhiata alle porte e alle finestre... e vide Nico in mutande e anfibi che si dirigeva nella sua cabina.

A Will venne un colpo.

Nico aprì la porta della cabina ed entrò. Un minuto dopo Jason Grace lo seguì, chiudendosi la porta alle spalle.

Will si sedette contro la parete dell'infermeria con il cuore in gola. Quei due... Will deglutì. Stavano per fare...

Will si massaggiò la fronte, rimanendo seduto immobile. Inspirò profondamente. Doveva aspettarsi una cosa del genere. Se lo erano fatti tutti, dopotutto. Anche il ragazzo che aveva baciato a stampo nel bunker, il ragazzo che gli aveva salvato la vita.

Il figlio di Apollo rimase qualche minuto seduto a contemplare la cabina 13, chiedendosi cosa stesse succedendo all'interno, poi si affrettò ad entrare in infermeria. Non poteva mettersi a fantasticare su Nico e Jason proprio in quel momento. Non poteva sprecare tempo.

Si fermò, la mano chiusa attorno ad un disinfettante. E se Jason lo stesse stuprando? Poteva finalmente fare qualcosa per impedirlo, scacciare via il figlio di Giove, e portare in salvo il suo ragazzo.

Le mani di Will tremarono. Doveva farlo. Poteva entrare nella cabina e fare in modo che Jason non facesse più del male al suo Nico.

Will si bendò in fretta i polsi, poi cercò qualche arma. Spesso le confiscavano ai figli di Ares e le tenevano nei cassetti per qualche giorno, poi le riconsegnavano agli stessi ragazzi con nuove ferite.

Un cerchio senza fine.

Will riuscì a trovare un pugnale con la lama seghettata e se lo infilò sotto la maglia, nella cintura, con l'elsa contro la pancia. La missione "a morte Jackson e Grace" stava prendendo forma.

Mentre tornava a frugare nei cassetti, Will trovò una boccetta con un liquido viola. Lo annusò. Sapeva di fragole. Gli venne voglia di berlo, ma una parte di lui gli disse di farla cadere a terra.

E lui obbedì a quella voce calda e sicura nel suo orecchio.

 

Will continuò a svuotare sul pavimento tutte le boccette dal contenuto viola. Quando scopriva le mani ricoperte di quel liquido, si affrettava a lavarle. Teneva lo sguardo puntato sul liquido, asciugandosi le mani, quando lo vide cambiare colore.

Will si inginocchiò a terra, il cuore in gola, toccando il liquido trasparente. Si leccò un dito. Era acqua. Com'era possibile?

«Speravo proprio di trovarti qui.»

Will sussultò e si voltò, incrociando un paio di occhi verdi decisamente furiosi. Will ebbe il tempo di alzarsi in piedi prima che Percy Jackson gli venisse addosso.

Il figlio di Apollo scivolò a terra, con il ragazzo moro sopra di lui. Percy gli bloccò il viso e lo colpì alla mascella. Will vide le stelle, e la sua mente si schiarì in tempo per evitare un secondo colpo.

«Sai anche difenderti, dottor Solace?» lo schernì Percy, bloccandogli i polsi sopra la testa.

«Posso fare anche molto più di questo.» sbottò Will, colpendolo allo stomaco con una ginocchiata.

Percy si lasciò scappare un gemito, ma aumentò la stretta ai polsi, poi fece alzare l'acqua su cui giacevano. La comandò fino a farla entrare nella bocca di Will, che sgranò gli occhi.

Will provò a tossire, mentre sentiva i polmoni bruciare. Aveva bisogno di aria, e di eliminare l'acqua dai polmoni.

«Oh, stai annegando, piccolo figlio di Apollo.» sorrise Percy, con un sorriso dolce, accarezzandogli la guancia e posandogli un ginocchio sull'inguine. «È una bella sensazione vero?»

Will cercò di aprire la bocca per sputare l'acqua, ma Percy gliela tappò.

«Crepa, figlio del sole.» mormorò Percy, sogghignando. «Ti guarderò negli occhi mentre morirai.»

I polmoni gli bruciavano per la mancanza di aria. Sentiva le forze venirgli meno, per questo non si rese subito conto di avere le mani libere. A fatica, Will caricò un pugno e colpì Percy sul naso.

Percy scivolò via da lui, e Will si mise seduto vomitando fuori l'acqua. Cercò di respirare, i polmoni in fiamme.

«Figlio di puttana.» ringhiò Percy, asciugandosi il sangue dal naso.

«A... A me?» balbettò Will, alzandosi in piedi e rischiando quasi di cadere. La testa gli girava, ma doveva allontanarsi da Percy il più possibile.

Il figlio di Poseidone si rialzò più velocemente dell'altro, colpendolo in vita. Ma si scontrò con il pugnale, quindi ritirò in fretta la mano ringhiando.

Will recuperò il pugnale, puntandolo contro Percy, facendo respiri profondo. I polmoni gli dolevano ancora troppo.

«Vuoi uccidermi, Solace?» rise Percy, occhieggiando il pugnale e considerandolo solo un giocattolo nelle mani del biondo.

«La cosa... ti stupisce... tanto?» mormorò Will, tra un respiro e l'altro, mentre la mano gli tremava alla ricerca di un piano.

«Mi stupisce parecchio. Sono Percy Jackson, stupido idiota.»

«Sei... fatto di carne... come tutti.»

Percy scosse la testa, ma prima che potesse dire qualcosa, Will balzò verso di lui, puntando alla pancia. Il moro riuscì a fare un passo indietro, lasciando che la lama gli sfiorasse la maglia e lasciasse uno squarcio. Si scontrò alle spalle con uno dei lettini, che rovesciò.

«Brutto figlio di puttana!» urlò Percy, sfiorando la sottile linea di sangue. «Potevi uccidermi!»

Al posto di fare un commento sarcastico, Will urlò: «CON CHI SEI CADUTO NEL TARTARO?!»

Nico gli aveva parlato a lungo di tutte le avventure di Percy Jackson. Probabilmente il figlio di Ade non si era nemmeno reso conto che molto spesso, e molto volentieri, narrava le assurde, ma eroiche, vicende di Percy Jackson.

Ma quando gli parlava di Percy Jackson, Nico lo guardava sempre negli occhi. E per Will questo era il segnale che Nico ormai non provava assolutamente più nulla per la sua cotta infantile.

Nico era andato avanti. Nico era pronto per un altro amore.

Lo sguardo di Percy si fece un po' spaesato mentre si rialzava dal pavimento.

«Di che cazzo parli?» domandò, con gli occhi puntati su di lui.

«Ti sei buttato nel Tartato... per salvare qualcuno. Chi era?»

Will non sapeva se stava toccando il tasto giusto. Ma era a cinque metri di distanza da Percy, quindi abbastanza al sicuro per provare a farlo tornare alla normalità. Stava pensando anche a Jason, con la sua Piper.

«Non mi sono mai buttato nel Tartaro per salvare qualcuno.»

Will si morse il labbro con forza. Questo era un male. Percy non ricordava il Tartaro. Era un ricordo così orribile da rimuoverlo, o era stato rimosso da Cupido per non farlo tornare in sé?

Probabilmente la seconda...

Will deglutì, arretrando di un altro passo, il pugnale ben stretto nella mano destra.

«Ann... Annabeth Chase.» mormorò Will, guardandolo. «Tu la ami.»

«Non conosco nessuna Annabeth Chase.»

Maledetto Cupido!, pensò Will, mentre il sudore gli ricopriva la fronte. Ora cosa posso fare?!

Percy si mosse lentamente verso di lui, e Will puntò l'arma contro la sua gola.

«Posso lanciartelo e ucciderti all'istante.» lo mise in guardia.

«Avanti. Voglio proprio vedere.»

Will deglutì. Il suo bluff era stato smontato in meno di dieci secondi.

«Annabeth Chase.» iniziò a parlare Will, gli occhi puntati su Percy, in cerca di un segnale che gli facesse capire che le sue parole stavano facendo centro. «Figlia di Atena. Ha i capelli biondi, ma meno biondi dei miei, e gli occhi grigi come la tempesta. È molto intelligente, e ha paura dei ragni come ogni figlio di Atena. E la ami. Alla follia. Sei così pazzo di lei che ti sei buttato nel Tartaro per cercare di salvarla.»

Will si chiese cos'altro potesse dire su Annabeth.

Percy scosse la testa divertito. «Non conosco nessuna Annabeth Chase.» disse, ma un lampo rosso gli baluginò per un attimo negli occhi.

Will guardò quel colore verde, che ricordava il mare, e riprese.

«Annabeth Chase, figlia di Atena. Dopo la battaglia di Gea vi siete trasferiti al Campo Giove insieme, e lei ha iniziato il college seguendo i corsi di architettura. E anche tu ti sei iscritto con lei, ma non ho la minima idea di quello che potresti studiare tu. Lei studia architettura, ama l'architettura, i palazzi antichi... E tu ami lei, quindi queste cose piacciono anche a te.»

«Stai sparando un mucchio di stronzate, Solace.»

Percy gli si avventò contro, e Will cercò di colpirlo con il pugnale. Ma il figlio di Poseidone fu più veloce: gli colpì il polso con forza, rischiando di romperglielo, e gli fece cadere a terra il pugnale. Gli torse il braccio, e Will cacciò un urlo piuttosto forte.

«Non so cosa abbia visto Nico in te, ma sei una minaccia.» mormorò Percy, girandogli il polso fino a quando non si udì un rumore secco: glielo aveva spezzato.

Will cadde a terra in ginocchio, con le lacrime agli occhi per il dolore. Il pugnale giaceva vicino a lui, ma il dolore pulsante lo stava facendo impazzire. Non sarebbe mai riuscito a prenderlo.

Percy si inginocchiò davanti a lui. Will lo guardò prendere il pugnale, rigirarselo tra le dita, poi lo puntò sulla pancia del biondo.

«Nico ha la V di Valdez. Vuoi una V anche tu? O preferisci una J?»

Will deglutì a forza, prendendo il polso rotto con la mano sana. Si sforzò di fare una magia, ma il suo potere era scomparso tanto tempo prima.

«Vada per la J di Jackson. Ehi, ma è anche la J di Jason. Due bei ricordi in una lettera sola.»

«Stupido...» borbottò Will, stringendo il polso rotto. «Sei proprio un idiota. Uccidimi, falla finita.»

Percy ridacchiò piano. «Non voglio ucciderti, voglio prima baciare Nico davanti a te. E lasciare che lui ricambi. Prima ho spiato Jason e Nico... Nico non sembrava affatto contrario di fare sesso con Jason, sai?»

Will sgranò gli occhi, mentre le immagini di Nico mezzo nudo gli popolavano la testa. Jason non lo stava costringendo. E Nico camminava di sua spontanea volontà.

Will fissò la lama del coltello e, mentre Percy gli sollevava la maglietta, pensò di costringerlo ad ucciderlo. Almeno non avrebbe più sofferto.

«Annabeth Chase.» ripeté Will, e Percy sbuffò forte premendo la punta del pugnale sulla sua pancia. «Figlia di Atena. Attratta dall'architettura.»

Percy iniziò ad incidere.

Will si morse il labbro con forza, ma continuò.

«Vi amate. Così tanto da finire nel Tartaro insieme, ed uscirne più forti di prima.»

«Quante cazzate...»

«Lei... ti chiama Testa d'Alghe.»

Percy si fermò.

Will sentiva il suo sangue caldo sulla pancia, ma anche se distratto dal doppio dolore, notò il turbamento di Percy.

«Testa d'Alghe.» ripeté, e la mano di Percy tremò leggermente. «Lei ti chiama sempre Testa d'Alghe, anche in presenza di altri. Ti ha sempre chiamato così, da... da quando vi siete conosciuti. E tu...» Will si morse il labbro con forza mentre il dolore aumentava. «Tu la chiami...»

«Sapientona.» sussurrò Percy, alzando gli occhi su di lui, lasciando cadere il pugnale. Un sorriso si dipinse sulle labbra di Percy, e scivolò addormentato addosso a lui.

   
 
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