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Autore: quirke    20/12/2015    1 recensioni
Sfiora lusingato i fianchi, blandisce la pelle umida, sotto le coperte, ed asseconda il percorso tortuoso della mia colonna vertebrale.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Interludio Paradisiaco

 
Sa come muoversi. E cosa gli piace, come afferrarlo ed impadronirsi delle sue necessitą senza alcuna fatica superflua.
Morde impavido ed insensibile le mie cicatrici. Allunga le dita affusolate e sgretola le mie ferite, accannendosi sul sangue coagulato.
Le unghia sudicie raschiano il collo nudo, artigliano la mia nuca strappando via ciocche dei miei capelli rimasti incastrati tra le sue mani ruvide. Qualche goccia di timore.
Girovaga, si perde, bacia le scapole, scalfisce i rilievi delle costole affaticate e si sofferma sui lividi violacei. Li scortica, li lacera, li sbrana. 
Divora, fende, spolpa e rescinde.
Sa come dilaniarmi e straziarmi. Perforante e profondo.
Glorifica un bacio in una solenne e ridondante efflorescenza divina.
Tra albe abbondanti e preziose, aulico e lussureggiante, scorre desertico e arido tra le mie vene gonfie di assenze.
Elegante ed aggraziato, esporta dolori muti tra un declino maestoso delle mie difese e un grido di piacevole totalitą.
Purezza e pienezza, allora, sono al mio principio.
Circola tra le mie esigenze, manifestando e trasmettendo prossime tempeste fuggitive.
I miei bisogni li aspira in rifinati baci.
E la vedo. La metamorfosi.
Il sorriso si espande e il suo corpo si gonfia.
Sorpresa ed impreparata, il suo petto mi spinge e mi ritrovo stretta tra il suo egoismo e la parete gelida.
Ma gli occhi non cambiano. Sono gli stessi, magari pił limpidi e pił facili da tradurre in miseri appigli di solitudine e vuoto.
Le foreste si sviluppano, assorbendo ossigeno ed aria e acqua. Il petto si dilata, i muscoli s'irrigidiscono e, calmo, si carica della mia energia, adagiatamente si sdraia sul mio letto, spingendomi contro la parete della mia stanza.
Si amplia, si espande, s'inturgidisce e si ramifica dentro i miei intimi abissi.
Briciola tra le sue deboli braccia.
Veemente cerca di offuscare la mia coscienza, attutire il mio spirito e smorzare il mio corpo nudo.
Allunga le dita, durante la sua evoluzione, mentre i suoi polmoni verdeggianti s'ingombrano di uccelli esotici, si farciscono di tribł indiane e s'innondano di ruscelli limpidi.
Lambisce con un dito il mio bacino, lusinga il mio languore e corteggia i muscoli intorpiditi.
Sfiora lusingato i fianchi, blandisce la pelle umida, sotto le coperte, ed asseconda il percorso tortuoso della mia colonna vertebrale.
Annulla il midollo osseo e rimuove ogni sorta di connessione con la ragione.
Azzerandomi.
Confusa, tra le parete e lui che mi preme addosso il suo massimo splendore, riducendomi a un subconscio spettro, le sue ultime carezze sulle spalle, riesco a percepire.
Nelle carestie o nelle sue aride depressioni, silenzioso ed ignobile, sradica gli innumerevoli fiori dorati del mio giardino pensile.
Io, al massimo splendore, ridotta al culmine della disperazione ardente.



 
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