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Autore: Abigail_Cherry    20/12/2015    1 recensioni
"Il tuo nome non ti definisce come persona. Ognuno è quello che è, indipendentemente dal proprio nome. Ed io dico che tu sei intelligente, sgargiante ed adorabile. Questo è ciò che sei."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 20:
Il Problema
 
«E quindi l'hai baciato?! Così, davanti a tutti?» chiede Cameron.
«Già» rispondo.
«E poi?»
«E poi... sono scappata via.»
«E lui?»
«Theo è rimasto immobile per un po', poi mi ha raggiunto fuori casa. Mi ha trovato seduta su una panchina del giardino. Non avevo calcolato che non sarei potuta tornare a casa visto che era stato lui ad avermi accompagnato al gala.»
«Stupida.»
«Tu che avresti fatto, allora?»
«Prima di tutto, non avrei fatto quella scenata. Se cercavi un modo per farti odiare dalla sua famiglia, ci sei riuscita.»
«Non mi interessa cosa pensa di me la sua famiglia. Sono solo un branco di ricconi bastardi.»
«Sì ma hai mai pensato che se tu fossi piaciuta alla sua famiglia e poi ti fossi messa insieme a Theo, magari avrebbero cambiato idea su di lui? Perché avrebbero pensato che almeno una cosa giusta l'avesse fatta. Così invece hai dato l'ennesima prova che lui non combina nulla di buono. Agli occhi dei genitori, è chiaro.»
«Oh.» Abbasso lo sguardo, sentendomi una vera stupida. Ieri sera ho agito d'istinto, non ho pensato alle conseguenze che quel gesto potesse avere. Anzi, pensavo di aiutarlo.
«Comunque, quel che è fatto è fatto. Cosa ti ha detto quando ti ha vista in giardino?»
«Si è seduto insieme a me e non ha detto nulla, siamo stati in silenzio. Poi lui mi ha abbracciata e mi ha ringraziato.»
«Questo cosa vorrebbe dire? Che crede che tu l'abbia fatto non perché ti piaceva ma per dimostrare ai suoi genitori che può avere una fidanzata?»
«Non lo so, non ne abbiamo parlato. Dopo mi ha solo riaccompagnato a casa.»
«Beh, dovresti chiarire con lui.»
«Ci proverò. In fondo, l'articolo dev'essere scritto, no?»
«Beh, è una tua decisione, principessa.» Cameron allunga una mano verso il mio viso, per mettere una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. Ci è voluta tutta la mia forza di volontà per non respingerlo.
«Molto brava» mi dice con un sorriso che io ricambio.
È da stamattina che stiamo provando a superare il mio piccolo problema con Cameron. «Sto migliorando, eh?»
«Vogliamo provare qualcos'altro?»
Annuisco lentamente e Cameron fa passare la mano dai capelli alla guancia e me la accarezza. Stranamente, non mi fa molta differenza rispetto a prima.
Cameron scala di un posto sul divano fino ad arrivare a toccare la mia coscia con la sua. Sento il mio cuore aumentare i battiti quando lui allunga anche l'altra mano e mi sfiora l'altra guancia, avvicinando il suo viso al mio.
Cosa vuole fare? Vuole... baciarmi?
Sono completamente immobilizzata dalla paura, non voglio baciarlo. Non sono pronta.
Cameron arriva a far sfiorare i nostri nasi ed io penso di non avere più scampo ma all'ultimo momento lui mi abbassa dolcemente il capo e mi stampa un bacio sulla fronte.
«M-ma...» faccio, stupita.
Cameron mi interrompe. «Non sei ancora pronta.» Sorride.
Rimango un attimo in silenzio, poi gli sorrido anch'io. «Grazie.»
 
****************
 
«Scacco matto!»
«Che gioco stupido...» sbuffo, mentre Andrew fa cadere il mio re.
«No, la stupida sei tu che hai mi lasciato libera mezza scacchiera, concedendomi addirittura di scegliere come farti perdere.»
«Sì, certo, è stata solo fortuna!»
«No, è logica.»
Lo guardo in cagnesco per un attimo, poi raddrizzo la schiena sulla poltrona «Bene» dico e mi alzo. «Al vincitore spetta un premio, no?» mi siedo sulle sue ginocchia ed avvolgo il suo collo con le braccia.
«Ed a te un premio di consolazione?» ride.
«Sta' zitto!» dico, poi lo bacio per qualche secondo. Sorrido. «Sì, mi piaci decisamente di più quando stai zitto.»
Ridiamo insieme e ci baciamo di nuovo. Andrew ha esplicitamente detto che non andrà oltre ai baci finché non avrò compiuto diciotto anni e questo mi toglie un peso dallo stomaco. Insomma, l'unico dei ragazzi con cui vorrei davvero andare fino in fondo è Colin, ed avere un ragazzo come Andrew che neanche ci prova mi fa sentire davvero bene.
Sento qualcuno bussare alla porta «Si può?»
Thomas.
Mi alzo velocemente in piedi prima che Thomas possa vedermi, ma non posso cambiare lo sguardo di Andrew che sembra aver scritto in fronte cosa stavamo facendo.
Thomas entra in camera e dopo aver visto Andrew mi guarda con aria interrogativa «Ciao» dice. «Ero passato solo per chiederti cosa volevi per cena. Sono tornato dal cinema, quindi pensavo di andare a prendere qualcosa al supermercato.»
«Oh. Ehm... non saprei, ecco...» comincio, ma non riesco a mettere una parola dietro l'altra. So che Thomas ha notato qualcosa. Ha in qualche modo capito cosa sta succedendo.
Andrew si alza dalla potrona e cammina verso Thomas. «Oh, io sono Andrew, comunque» dice, tendendo la mano a Thomas.
«Thomas.» Lui gli stringe la mano. «Resti per cena?»
«No, non penso proprio, devo lavorare stasera.»
«Oh, già lavori? Non ti avrei dato più di diciotto anni.»
«Ne ho venti, in effetti.»
«Oh!» fa Thomas, poi mi rivolge uno sguardo di rimprovero mentre io vorrei solo dileguarmi dalla stanza.
«Beh, è stato un piacere» dice, poi si rivolge a me. «Puoi venire un attimo in cucina, per favore?»
«C-certo...»
Usciamo dalla stanza e scendiamo in cucina. Thomas sembra nervoso, ma io lo sono ancora più di lui. Avrà intuito qualcosa? E se sì, quanto?
Lui chiude la porta della cucina ed arriva subito al punto. «Ti dispiacerebbe spiegarmi perché sei fidanzata con un vent'enne e stavi da sola in camera da letto con lui quando hai già un fidanzato?»
«I-io... non è come pensi...» non voglio immischiare Thomas nella faccenda dell'articolo. Semplicemente non voglio. Non voglio farlo entrare nel mio mondo di bugie.
«Oh, per favore!» esclama Thomas. «L'ho visto come mi guardava. Sembrava che entrando avessi interrotto qualcosa per lui importante. E poi... come ha guardato anche te, con gli occhi pieni di desiderio.»
«Stai esagerando, lui...»
«Quindi neghi che voi due stiate assieme.»
«In realtà, ecco...»
«E, mio Dio! Stai insieme ad un altro ragazzo contemporaneamente!»
«Fammi parlare!» esclamo con tono autoritario.
Thomas resta stupito, così mi concede qualche secondo di silenzio per parlare.
«Lui è un amico di mio fratello. Mi ha riparato il computer qualche giorno fa e lì abbiamo fatto amicizia. Tutto qui. Poi, è vero, ha una cotta per me, mi ha baciato una volta, ma gli ho spiegato chiaro e tondo che sono fidanzata e lui non ci ha più riprovato.»
«Tutto qui?»
«Sì. Lo giuro.»
Thomas resta un attimo in silenzio, poi gli sento emettere una piccola risata isterica. Si siede, come se ne avesse bisogno per non cadere.
«Cosa c'è?» chiedo.
«Niente è che... ti ha baciata.»
«E...?»
«Niente. Perché dovrebbe interessarmi, dopotutto? Non sei la mia ragazza. Ha solo fatto ciò che io non ho trovato il coraggio di fare in tre anni in pochi giorni, proprio come il pallone gonfiato.»
«Thomas, non torniamo su questo argomento, per favore. È la tua gelosia che parla. Tu non lo vorresti.»
«Beh,» Thomas si alza dalla sedia e si avvicina a me di un paio di passi. «allora, per una volta, farò agire la gelosia.»
«Che...» ma non faccio in tempo a parlare che mi ritrovo le labbra di Thomas premere sulle mie.
Resto un attimo sorpresa ma poi accetto il bacio, anche se non vi partecipo granché.
Non so cosa provare. Non so neanche cosa pensare.
La mia mente ormai è un'esplosione di diverse emozioni e pensieri che si mischiano tra loro formando il caos.
Vuol dire che Thomas mi piace? Che forse sono innamorata di lui? O forse mi piace il bacio solo perché lo interpreto come un gesto d'affetto? Dopotutto, lui sa tutto di me ed io so tutto di lui. Mi capisce e, decisamente, sa come farmi provare piacere anche con un semplice bacio.
Thomas si allontana da me, prima con le labbra, poi con le mani.
Non so quando, un lacrima mi ha rigato il volto, lui la vede ed abbassa lo sguardo come se provasse un qualche senso di colpa. Mi affretto ad asciugarmi la guancia.
«Scusa» dice Thomas e fa per andarsene, ma io lo prendo per un braccio.
«Non andartene. Ti prego» dico.
Lui gira la testa e mi guarda coi suoi occhi iniettati di dolore e delusione ma non dice nulla.
«Ti prego» insisto. «So che negli ultimi giorni ci siamo un po' allontanati e, a proposito, ho apprezzato molto che nonostante questo tu sia rimasto, e voglio che tu sappia che sono davvero grata a chiunque ci sia lassù per averci fatto incontrare. Sei un amico prezioso, anzi, il mio migliore amico. L'unico a cui non posso e non voglio rinunciare.» Gli rivolgo un sorriso triste. «L'ironia è che io ti amo, Thomas. Ma non penso di amarti come si ama un fidanzato. Ti amo come si può amare un fratello.»
Thomas sospira. «Mi stai dicendo che non ho nessuna possibilità di essere più di un amico per te?»
Resto un attimo in silenzio. Thomas si merita di meglio di una come me, che esce con cinque persone diverse solo per compiacere il ragazzo che davvero le piace. Merita di essere felice con una ragazza onesta ed intelligente, magari che un giorno faccia il medico assieme a lui.
Gli sfilo dalla tasca dei jeans il cellulare e glielo metto in mano. «Chiama la ragazza con cui sei uscito quella volta che abbiamo comprato il vestito azzurro, quella "Ashley". Esci con lei, conoscila, se ti piace baciala ed innamorati. Solo così potrai smettere di pensare a me.»
Con entrambe le mani stringo la sua che tiene il cellulare e mi accorgo di star piangendo di nuovo. «Voglio che tu sia felice. Solo questo. E con me non puoi esserlo.»
Thomas resta in silenzio, come se stesse pensando ad ogni risposta possibile che possa tirarlo fuori da quella situazione con me al suo fianco, ma non sembra trovarla. «Se vuoi che io ci provi, lo farò. Ma non smetterò mai di sperare che tu cambi idea, perché al momento ciò che mi renderebbe felice sarebbe stare con te. Ma se così non può essere, allora...» mi accarezza una guancia e sorride. «...non ti darò più fastidio con le mie stupidaggini.»
Accende il cellulare e digita il numero di Ashley, preme la cornetta verde e resta in attesa avvicinando lo schermo all'orecchio. «Mi dispiace sia andata a finire così» mi dice, poi comincia a parlare con la ragazza al telefono ed esce in giardino.
«Anche a me» sussurro appena lui esce.
Ed adesso avrei solo bisogno di una risposta al perché non stia smettendo di piangere.
   
 
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