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Autore: Dominil    07/03/2009    8 recensioni
Frank correva, correva a perdifiato lungo i marciapiedi di New York, la città che non dorme mai. Le insegne luminose lo stavano ingannando, presto qualcuno si sarebbe accorto della pistola che aveva ancora in mano ma il ragazzo continuava la sua disperata corsa alla ricerca di un riparo.
And in this pool of blood...
L'aria colpiva le sue braccia nude ma Frank non sentiva freddo. La temperatura interna del suo corpo, era più fredda di quella della città.
Pensò a cosa fare.
Prima di tutto scappare dalla città, ovvio.
I'll see your eyes, and in this pool of blood...
Se solo Mikey sapesse, lo ucciderebbe con le sue stesse mani. Ma il piccolo Way non sapeva tutto il dolore di Frank Iero, del Frank che non fa altro che ridere e saltellare sul palco.
Nessuno si era mai accorto che era solo una fottutissima maschera.
I'll meet your eyes, I mean this forever...
Sottospecie di Frerard.
Genere: Dark, Thriller, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Another reason to live Another Reason To Believe

Il suo cellulare prese a squillare, inondando il vagone con un'allegra suoneria. Il ragazzo tentò di ignorarla, voleva solo chiudere gli occhi e distaccarsi dalla realtà, immergersi nel nebuloso mondo dei sogni e forse non uscirne mai più. Tanto non avrebbe avuto senso vivere nella realtà.
"Vuole rispondere?!" sbottò un vecchio da qualche sedile più in là, scuotendo la testa.
Frank sbuffò ma obbedì. Un tremito lo percosse tutto, quando vide chi lo cercava.
Premette il tasto verde del cellulare e, dopo aver deglutito il groppo in gola e ingoiato le lacrime, si decise a rispondere.
"M-Mikey?"
"Frank! Oh Santo Cielo, per fortuna stai bene!"
Seguirono istanti di silenzio perchè entrambi non sapevano cosa dire.
"Torna a casa, per favore." la sua voce era tremula e lieve, stava piangendo.
Quindi sapeva?
"Non posso." rispose solo, macchiandosi di nuovo con lacrime amare e appiccicaticce.
"Frank, ti prego."
"Mik tu... tu non capisci."
Frank aggredì il piercing che aveva sul labbro inferiore, per paura di dire troppo.
"So che sei stato tu." sentenziò il più piccolo dei Way, o semplicemente Way, visto che il maggiore dei due non c'era più. "temevo che prima o poi sarebbe accaduto."
L'altro accarezzò il sedile vuoto accanto a lui su cui prima la sua mano giaceva immobile, e poi ci impiantò le unghie. Non sapeva cosa fare, cosa dire, o cosa sarebbe successo. Non voleva saperlo.
"Ehi, c-ci sei?" riprese Mikey, non percendo alcun segno di vita dall'altra parte della cornetta.
"Io..." riuscì solo a mormorare il chitarrista, raggelato dal terrore.
"Ti perdono, perdono tutto e non ti denuncerò. Ci inventeremo qualcosa. L'importante è che tu non faccia cazzate e che torni qui."
Aveva ucciso suo fratello e lui lo stava pregando.
"Sarebbe un insulto alla sua memoria, fingere che io non abbia fatto niente." disse l'altro, tremando. "Non merito il tuo perdono."
"Frank, Cristo Santo! Una sola vita è più che sufficiente!"
Il moro scosse la testa, anche se il bassista non poteva vederlo.
"Se non vuoi farlo per me, per Ray o per Bob... fallo per Gerard. Lui ti vorrebbe a casa con noi." continuò Mikey insistendo sempre di più.
"Addio."
Inaspettatamente Frank terminò la telefonata. Non sarebbe riuscito a sopportare altro, era troppo. Se avesse continuato ad ascolatre, avrebbe ceduto. Pensò che infondo aveva fatto bene a non dire a Mikey che non aveva intenzione di uccidersi. Meglio che si convincessero che anche lui sarebbe morto.
Ma il ragazzo non voleva assolutamente togliersi la vita, quest'idea non l'aveva nemmeno sfiorato. O meglio, l'aveva scartata a priori. Perchè morire avrebbe significato non sopportare il peso dek senso di colpa e del rimorso che lui si era imposto.
La via della morte era troppo semplice da prendere.

Frank si alzò dalla panchina lanciando un guizzo d'occhi al cielo lattiginoso, quasi incolore. L'aria odorava di pioggia e l'ormai uomo la inspirò a pieni polmoni. Amava quando la natura decideva di versare qualche lacrima, gli ricordava lui. Lui che non aveva mai smesso di amare e sognare notte dopo notte. Aveva anche iniziato a parlarci nell'ultimo periodo, quando aveva l'impressione di vederlo al suo fianco.
L'orlo della pazzia lo aveva superato da un pezzo, lo sapeva.
Cominciò a camminare sul marciapiede, percorrendo lo stesso tragitto che faceva ad ogni anniversario della sua morte da sei anni, fino a trovarsi nei pressi del cancello dle cimitero.
La zona intorno a lui era semideserta e il traffico non aveva ancora preso a circolare, era presto.
Si avviò all'interno del campo santo, calpestando l'erba ingiallita che scricchiolava sotto i suoi piedi.
Quando fu sicuro di essere quasi arrivato alla sua tomba, si fermò di colpo.
Un uomo era in piedi davanti alla sua lapide e teneva per mano una bambina, con lunghi boccoli scuri. Riconobbe subito l'adulto, non era cambiato affatt, magro quasi a sfiorare l'anoressia. Era la piccola però, ad incuriosirlo.
Rimase ad una decina di passi dietro di loro, guardandoli mentre sfioravano la pietra sura e fredda. All'improvviso Mikey si voltò perciò Frank fece per scappare, sperando di non essere riconosciuto.
"Frank!"
Dannazione.
Si fermò come trattenuto da una forza invisibile, le gambe non volevano obbedire alla volontà del loor padrone.
"Frank, sei tu?" continuò Mikey. Sentì l'aria alle sue spalle muoversi perciò capì che si stava avvicinando. Ormai non aveva più motivo per andare, tanto valeva affrontare la realtà almeno per una volta.
Si voltò ma non riuscì a guardarlo, abbassò il capo.
"Sei... sei vivo." mormorò l'altro sorridendo, avvicinandosi ancora un po' per abbracciarlo. Frank lasciò avvolgersi e per qualche istante sentì la solitudine dissolversi. Gli era mancato, ovviamente non quanto Gerard, ma gli era mancato da morire.
Poi si abbassò guardando la bambina.
"Allie..." iniziò. "Lui è Frank Iero, il famoso Frank Iero."
La bimba sorrise e, non apenna il chitarrista la guardò negli occhi, capì chi fosse. Occhi verdi e profondi, occhi grandi dalle ciglia lunghe, gli occhi di Gerard.
Il chiatarrista si piegò sulle ginocchia. Le sfiorò una guancia rosea, della stessa morbidezza di quella del padre.
C'erano voluti diversi anni, ma Frank iero aveva trovato un nuovo motivo per vivere.


Allora, che ve ne pare? Avevo paura a mettere quest'ultimo capitolo per timore di rovinare il primo, che a quanto pare è piaciuto molto.
Scusate se non vi ringrazio singolarmente, ma devo scappare al cinema a vedere Watchmen *__* e se non mi muovo perderò l'auto XD.
Ringrazio già chi leggerà e magari recensirà.
Glo.
   
 
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