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Autore: proudtobea_fangirl    20/12/2015    2 recensioni
Dicembre 2014
— È periodo di Natale — spiegò Magnus. — Tutti i Nascosti di New York hanno l’obbligo morale di farmi gli auguri.
La faccia di Alec era buffissima. — Vivo qui da sei anni, e nessun Nascosto ti ha mai fatto gli auguri. Né per Natale, né per Pasqua, né per il Ringraziamento o per il tuo compleanno.
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Clary non riuscì a trattenere una risata sguaiata. — Di quali palle stai parlando?
La testa di Jace spuntò da dietro la porta. — Di quelle di Natale — chiarì con tono ironico. — Fortunatamente.
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Sentì Izzy ridere maliziosamente. Prima che potesse chiederle il perché, lei si era già chinata e in un batter d’occhio aveva formato una palla di neve dall’aspetto micidiale. — Hai ragione, è un momento da ricordare — lo stuzzicò, gli occhi brillanti. — Io in particolare ricorderò la tua faccia da fesso in questo momento.
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— BAAANE! — ruggì Jace. — Te la farò pagare!
Un Simon mezzo addormentato fece capolino da dietro una porta. — Che meraviglia svegliarsi con un urlo — sbadigliò. — Belli i boxer, Jace.
Genere: Comico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All I Want for Christmas is You


Tutti si svegliarono sulle note di Jingle Bells, provenienti da una radiolina che un certo Stregone aveva segretamente piazzato nel corridoio.
Quando Michael Bublé iniziò a cantare Santa Claus is Coming to Town, Jace si alzò, mandò Magnus a quel paese con epiteti decisamente poco carini e spense la radio tagliandola a fettine con una lama angelica. Ma quella, oltre ogni previsione, si riparò magicamente e riprese in totale tranquillità a strimpellare melodie natalizie.
— BAAANE! — ruggì Jace. — Te la farò pagare!
Un Simon mezzo addormentato fece capolino da dietro una porta. — Che meraviglia svegliarsi al dolce suono di un urlo — sbadigliò. — Belli i boxer, Jace.
Il biondo abbassò automaticamente lo sguardo sull’unico indumento che indossava, con stampe di renne in volo su sfondo rosso. — Regalo di Clary — brontolò.
— Sì, dell’anno scorso — rise Simon. — Ti vanno un tantino stretti.
Jace grugnì qualcosa di molto simile a “mondano”. O forse era “la amo”. Per non turbare l’atmosfera festosa, ci atterremo alla seconda traduzione.
Fatto sta che – in un caso o nell’altro – Clary, evidentemente sentendosi chiamata in causa, uscì dalla stanza saltellando e stampò un bacio con tanto di schiocco sulla guancia di Jace. — Oh, dov’è finito il tuo spirito natalizio? — lo punzecchiò. — Ieri sei stato proprio tu ad addobbare l’albero...
— Non è vero — puntualizzò Isabelle, sbucando alle spalle di Simon. Come sempre era impeccabile anche di prima mattina. — Ognuno ha dato una mano.
All’improvviso si sentì uno scoppiettio e l’ologramma di Magnus Bane spuntò dalla radio, cantando We wish you a Merry Christmas. Il Presidente Miao in versione fantasma lo seguiva, intonando l’accompagnamento con le fusa e dei sommessi miagolii.
Terminato il siparietto musicale lo Stregone sfoderò un sorriso a trentadue denti, disse: — Stasera a cena da noi! Portate il dolce, mi raccomando — e scomparve con uno sbuffo di vapore glitterato.
Istintivamente tutti si allontanarono da Isabelle. — Andiamo! — sbottò lei, irritata. — Siate più buoni, è Natale!
Jace formò una croce con gli indici. — Vade retro, Satana! Vuole ucciderci!
— Non ci ucciderà — promise Simon. — La terrò lontana dalla cucina.
Gli occhi di Iz brillarono maliziosi mentre si voltava verso di lui. — E come vorresti farlo?
Simon arrossì e balbettò tre o quattro parole senza significato.
— Faresti meglio a cominciare a pensarci, fratello — consigliò Jace, dandogli una pacca su una spalla. — Isabelle è una tosta.
— Bene — concluse Clary. — E adesso — afferrò Jace per un braccio e lo spinse in camera, — ci si mette ai fornelli!


Per fortuna Simon riuscì a tenere alla larga Isabelle grazie al semplice espediente di farla giocare con Lorianne. Inizialmente voleva scendere in cucina per “dare una mano a Clary e Jace” – ossia architettare in un modo subdolo e meschino la loro morte – ma alla fine la bambina, con i suoi occhioni verdi e imploranti, l’aveva convinta a restare.
Simon si fiondò giù per le scale e raggiunse i due, che intanto avevano aperto ogni singolo sportello, anta o cassetto disponibile per trovare il forse inesistente libro di ricette di Maryse.
— Scusate un secondo — obiettò. — C’è Internet.
Clary si bloccò di colpo, subito imitata da Jace. Entrambi si girarono lentamente e sussurrarono: — Già.
Simon sospirò sarcasticamente e recuperò il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Passò un minuto buono a imprecare tra i denti perché come al solito la pagina impiegava ore a caricarsi a causa delle pareti dell’Istituto che bloccavano il segnale del wi-fi, ma alla fine l’ebbe vinta. — Che ne dite di un tronchetto? — Mostrò loro la foto e la ricetta, che sembrava abbastanza facile. — Mi ispira parecchio.
— Va bene — acconsentì Clary, spalleggiata da Jace. — Facciamolo.
Così, a colpi di farina, burro, zucchero, uova – Jace si assicurò personalmente che non fossero di anatra – e latte, alla fine il dolce fu pronto per il forno. Si preoccupò Simon di controllare la cottura, mentre Clary e Jace si erano appartati chissà dove a fare chissà cosa.
Ghignò sotto i baffi. I piccioncini erano incredibili. E si erano persi la parte migliore: ricoprire tutto il tronchetto con cioccolato fondente fuso.
In seguito, facendo quattro conti, Simon si rese conto che si era spazzolato più di un quarto del cioccolato durante la preparazione, quindi il tronchetto risultò un po’ più pallido di come sarebbe dovuto apparire. Ma chi se ne importava.
Lo mise in una tortiera e lo infilò nella credenza per nasconderlo a occhi indiscreti – agli occhi di Isabelle, che chissà come mai ultimamente stava mangiando più del normale – e se ne tornò in camera, sperando che Magnus non decidesse di ricadere nelle vecchie abitudini e invitare, quella sera, anche l’intero Sottomondo di New York.


Il loft di Magnus era alquanto luminoso, il che non era insolito data la quantità industriale di lustrini e glitter che lo Stregone amava mettere dappertutto. Ma in occasione della Vigilia di Natale ogni singolo angolo della casa risplendeva di lucine colorate che si accendevano e si spegnevano a intermittenza. Perfino il collare del Presidente Miao pareva una palla da discoteca.
Sugli stipiti delle porte Magnus aveva appeso del vischio, che campeggiava anche a centrotavola in linea con il servizio di piatti e bicchieri – presi in prestito da un negozio sulla Quattordicesima nel quale pensava di fare un salto, presto o tardi.
Le ragazze, compresa Lorianne, entrarono per prime. Isabelle si lanciò in una polemica con il fratello sui gusti discutibili dello Stregone, mentre Clary e Lori, sedute sul divano, spostavano lo sguardo dall’uno all’altra come in una partita da tennis.
Jace e Simon, bagnati come pulcini, le raggiunsero di corsa, inzaccherando di neve l’atrio di Magnus, che subito accorse urlando: — VIA DAL MIO PAVIMENTO! — Poi alzò la testa e sorrise. — Baciatevi.
Loro gli scoccarono una di quelle occhiate a metà tra il compassionevole e il disgustato che si riservano solitamente agli internati nei manicomi. — Cosa? — chiesero in contemporanea.
— Il vischio. — Magnus lo indicò, ancora con quel sorrisetto irritante sulle labbra. — Dovete baciarvi, se siete sotto il vischio.
I due impiegarono qualche secondo per registrare la risposta, si guardarono nauseati e gridarono: — CHE SCHIFO! — rabbrividendo.
— Ehi — replicò lo Stregone. — Siete in casa mia e fate quello che dico io. — Con un cenno della mano evocò un getto d’aria calda che li asciugò e ripulì il pavimento. — E adesso venite a tavola, bambini.

Magnus credeva di averli avvertiti che la cena sarebbe stata tutto meno che leggera. Invece si accorse di non averlo fatto, in quanto Clary cominciò a lamentarsi dell’eccessiva quantità di calorie presenti in ogni piatto. Compreso l’aperitivo, ossia delle semplicissime tartine con gamberetti affogati nella maionese.
Oddio, forse i due primi erano un po’ eccessivi. Già, magari alla lasagna con frutti di mare, zucchine e provola non sarebbero dovuti seguire gli spaghetti al sugo d’astice, no. E anche il baccalà e gli scampi pastellati e fritti non si potevano definire dietetici.
La botta finale fu data dal dolce, che mandò definitivamente tutti dritti sul divano, sazi come mai prima.
Mentre Chrysta e Lorianne giocavano sul tappeto, Clary si lanciò in una questione su come avrebbe ritrovato la linea se il suo futuro cognato – dal quale erano invitati a pranzo una domenica sì e l’altra pure – avesse continuato a cucinare pasti così pesanti. — Mi spiegate come riuscirò a smaltire i chili della gravidanza? — concluse sospirando lamentosamente.
— Clarissa cara — obiettò lo Stregone, — non hai un filo di pancia né hai preso peso durante la gravidanza, tanto che ti sei accorta di essere incinta solo poco più di una settimana prima del parto. Ti converrebbe mettere qualche chilo piuttosto che perderlo. — La squadrò con aria critica. — Sei un grissino.
— Una mazza da scopa vestita* — puntualizzò Jace.
— E dai, adesso smettetela — sbottò Isabelle. — L’allenamento da Shadowhunter è un ottimo metodo per dimagrire. Guardate me. — Arricciò le labbra in una smorfia di dissenso quando Simon prese a far finta di scattarle fotografie con un’invisibile macchina professionale. — Anni e anni a mangiare le schifezze di Taki’s e non ho mai superato il peso forma. Su, Clary, non ti demoralizzare.
— Ecco — ribadì Magnus. — Sennò non mi fai felice.
Alec scoccò una strana occhiata al suo fidanzato, ormai futuro marito. — Non so se la sua improvvisa passione per la cucina sia un bene o un male... ho paura che inizierò a trovare i glitter anche nei piatti.
— Oh, ma ci sono già — gongolò Magnus. — Ho apportato una piccola modifica al sapone della lavastoviglie. Ora sì che è Fairy.
Alec, terrorizzato, fece per alzarsi e andare a controllare, ma proprio in quel momento l’orologio batté la mezzanotte.
Dai regali sotto l’albero si levò un fumo rosso dall’odore caldo e speziato di cannella e zenzero, che si condensò in una figura alta, rotonda e barbuta: un Babbo Natale firmato Magnus Bane. Brontolò: — Oh oh oh, Merry Christmas! —, diede un buffetto sulla guancia di Lorianne e Chrysta e consegnò loro dei pacchetti, salutò gli altri con la mano guantata di nero e svanì al suono di campanelli.
Le bambine, seppur non avessero palesemente capito nulla dell’accaduto, risero ed esultarono. Chrysta saltò in braccio allo Stregone, che le arruffò – si fa per dire – i capelli ricci e le prese il naso tra due dita. — Il Sommo Stregone di Brooklyn non si smentisce mai.


Il salotto di Magnus fu sommerso da carta decorata, nastri, coccarde e scontrini vari. Tra i suoi regali figuravano un completo sciarpa-cappello-guanti a fantasie psichedeliche da parte di Clary e Jace, un cappotto dal taglio sartoriale da Alec – era ovvio, dati i suoi gusti minimali – e un semplice ma gradito buono da cinquanta dollari per Sephora da Simon e Isabelle (— Non sapevamo cosa prenderti, ormai hai la profumeria intera in quel bagno — disse lei).
Lui invece aveva regalato ad Alec un jeans e un maglione con finte macchie di colore, a Jace un trattato sulla storia e sull’evoluzione delle armi e del combattimento corpo a corpo, a Clary e Isabelle una giornata intera in una SPA della Florida – con tanto di volo e tasse aeroportuali pagati – e a Simon un’edizione particolare del Codice, sperando che potesse essergli d’aiuto per la direzione dell’Istituto.
Chrysta e Lorianne avevano ricevuto da parte sua e di Alec una struttura da gioco per interni, adattabile a qualsiasi tipo di stanza, comprensiva di una vasca piena di quelle adorabili palline di plastica nella quale anche la persona più matura del mondo non avrebbe esitato a farsi un tuffo.
Non aveva prestato attenzione ai regali degli altri, soprattutto perché le palpebre cominciavano a diventare pesanti.
— Sapete una cosa, ragazzi? — disse, quando finalmente ogni scatola fu aperta e ogni busta strappata. — Mi avete fatto dei regali stupendi, eppure l’unica cosa che avevo chiesto per Natale era di poter stare con voi. — Li fissò a uno a uno. — In tutta la mia secolare vita non credo di essere mai stato così felice. Grazie.
Tutti sorrisero, lo abbracciarono e si abbracciarono a vicenda, e da qualche parte nell’estremo Nord, in una terra chiamata Lapponia, un uomo chiamato Santa Claus se ne andò a letto, contento di aver portato gioia per un altro anno.



Non mi andava di fare una NDA a ogni capitolo, quindi eccomi qui, alla fine di tutto (DAN DAN DAN DAAAN). Detto così sembra orribile *brr*

Insomma, ho notato che specialmente su Efp questa raccolta – è anche improprio chiamarla così... forse è meglio “minilong” – ha ottenuto parecchi consensi. Mi sa che mi conviene scrivere più spesso delle storie a tema...
Avrete notato che i nostri amati personaggi sono probabilmente un po’ OOC, in primo luogo Isabelle e Jace – lo so che con loro vado spesso OOC, ma ricordate sempre che siamo a sei/sette anni dalla fine di CoHF e che le persone cambiano – e che il loro Natale è tutto meno che americano. Okay, non so cosa mangino gli americani alla Vigilia (vi sembrerà molto strano, ma Internet è muto in proposito) né se si ingozzino come noi, quindi ho inventato tutto di sana pianta modellando le vicende, in particolare questo capitolo, su ciò che succede a casa mia.

* “mazza da scopa vestita”: gentilissimo epiteto usato da mia zia Stefania per descrivermi. Parla lei, poi.
Spero di avervi fatto ridere o perlomeno sorridere. Ho provato a essere ironica; fatemi sapere, per favore, per piacere, per misericordia cristiana, per carità di Dio, se ci sono riuscita.

A parte questo... capitolone di Living the Present in arrivo. Sarà tipo il... *fa quattro conti*... terzultimo, senza considerare l’epilogo con il matrimonio della Sizzy e la nascita dei gemelli.
A tal proposito avete letto in questo testo lo strano appetito di Isabelle e il modo in cui rincuora Clary. Sono riferimenti velatissimi alla sua gravidanza, che però spero abbiate colto. In Hearts are Breakable scrivo che Iz scopre di essere incinta agli inizi di dicembre, quindi al tempo di questa storia già lo sa.

Bene, adesso vi lascio e me ne vado al cinema con papà (perché ovviamente mamma diserta e mio fratello l’avremmo comunque lasciato a casa anche se avesse voluto venire) a vedere Il Professor Cenerentolo, di Pieraccioni. L’ha girato a Ventotene, Gaeta e Formia, rispettivamente l’isola dove vado un anno sì e un anno no per la festa di Santa Candida, la città in cui sono nata e quella in cui vivo. Se avete visto il trailer, la scena sulla barca con la Chiatti è stata filmata al Porticciolo Romano, dove io vado in palestra (*w*).
Ovviamente non l’ho mai beccato mentre girava. Uffa, volevo l’autografo. O almeno una foto.

Okay, la smetto.

Grazie di essere passati a leggere, e sperando di risentirci per gli auguri di Buon Anno vi faccio in anticipo gli auguri di un Buon Natale,

Federica

  
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