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Autore: Lizhp    20/12/2015    7 recensioni
SEQUEL DI YOU MADE ME.
-Perché ridi?- gli chiese il riccio, sorridendo leggermente.
-Perché tu sei completamente pazzo!- e così dicendo il biondo si alzò dalla sedia per controllare il cibo sui fornelli.
Mika osservò ancora per un attimo quella lettera, riflettendo di nuovo sulla proposta; Andy però, inconsapevolmente, gli aveva appena dato un ottimo motivo per accettare.
-Dici che è una cosa pazza, eh?- chiese quindi al biondo.
-Assolutamente sì- confermò il ragazzo, tornando a sedersi accanto a lui.
Mika alzò gli occhi alla ricerca delle iridi color del cielo del compagno e quando le incontrò sorrise.
-Allora se è una cosa pazza, la faccio!- dichiarò, prendendo infine la sua decisione con un’alzata di spalle.
Andy lo guardò, sbarrando gli occhi.
-Mika, ma davvero lo farai?-
-Sì!- confermò convinto il cantante, annuendo freneticamente con la testa –Perché non dovrei? Ho detto no a troppe cose in quest’ultimo periodo-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo la finale di X Factor e le ultime registrazioni di The Voice, Mika fece il suo ingresso nella casa di Londra trovandola un po’ più affollata del previsto: Joanie, Mike, Yasmine e Paloma erano seduti attorno al tavolo della sala e avevano interrotto la loro chiacchierata per voltarsi verso di lui.
Mika trattenne il forte impulso di gettarsi tra le braccia di Andy, come aveva precedentemente programmato, e si limitò a salutarlo con un bacio sulla guancia e un lieve abbraccio, prima di riservare un veloce abbraccio anche a suo padre, di ritorno da Dubai dopo molti mesi. Sorrise poi alle tre donne della sua famiglia, scoccando un bacio sulla guancia ad ognuna di loro.
-Che sorpresa!- commentò poi, togliendosi la giacca e avvicinandosi alla cucina per prepararsi una bella tazza di caffè, di cui sentiva la necessità impellente dopo il viaggio.
-È già pronto- lo informò Andy, indicandogli una tazza ancora colma di liquido nero. Come al solito, era stato previdente.
-Grazie- gli sorrise, per poi tornare a concentrarsi sui Penniman, quasi al completo, che avevano deciso di far loro visita.
Erano anche stranamente silenziosi, una rara eccezione alla regola più volte confermata che li etichettava come dei veri e propri casinisti, soprattutto quando si trovavano insieme; Yasmine, in particolare, lanciava sguardi eloquenti alla sorella, con uno smagliante sorriso sulle labbra, e continuava ad indicare con la testa il fratello minore.
Questo voleva dire solo una cosa: guai in vista.
-Che avete voi due?- chiese quindi il riccio, rivolgendosi alle sorelle maggiori. Ci fu silenzio, interrotto soltanto dalle risatine delle tre donne e da un sospiro di suo padre, anche lui con il sorriso sulle labbra.
Mika si voltò quindi in direzione del suo compagno, per cercare di capirci qualcosa, sperando che almeno lui decidesse di renderlo partecipe di quel gioco di sguardi e sorrisetti.
-Ah, non guardare me- esclamò immediatamente Andy, tirandosi fuori da quella che era una faccenda solo loro -Io so già tutto- e tornò alla sua tazza di caffè, con un’espressione soddisfatta sul viso, causata soprattutto dall’occhiataccia che il suo ragazzo gli riservò dopo quell’innocente confessione.
-Allora?!- chiese Mika impaziente, tornando a rivolgersi al resto della sua famiglia; lo stavano stuzzicando sulla curiosità, qualcosa che tutti sapevano essere uno dei suoi talloni d’Achille.
-Paloma ha una bella notizia da darti- disse infine Joanie, guardando poi la sua seconda figlia e incitandola, con un cenno della testa, a parlare.
-Volevo dirtelo di persona, non per telefono, per questo sei l’ultimo a sapere- si decise finalmente a dire la ragazza.
Mika annuì in direzione della sorella, a quel punto davvero troppo curioso di sapere il motivo di tanto mistero da parte di tutti.  
La vide alzarsi lentamente, per poi sollevare di poco il maglione pesante che la copriva dal freddo di dicembre; Mika strabuzzò gli occhi e appoggiò la tazzina sul tavolo, alzandosi per andare incontro alla sorella proprio mentre Paloma aveva ricominciato a parlare: -Mi sa proprio che tra cinque mesi diventi zio-
Mika rispose a quelle parole con una risata, stringendo la sorella maggiore in un abbraccio.
-E’ fantastico- le disse in un orecchio, chiudendo gli occhi e affondando per qualche secondo il volto nella sua spalla.
Mika, in quel momento, riuscì solo a pensare che dopo tutte le difficoltà che sua sorella aveva affrontato e superato nel corso della vita, quella era sicuramente la migliore notizia che avesse potuto dargli e mentre ancora la stringeva, si ritrovò a sperare ardentemente che tutto andasse per il meglio.
 
Quella sera accompagnò i suoi genitori e le sue sorelle alla porta di casa, poi, finalmente, si gettò sul divano. Aveva riempito Paloma di domande e, appena vi era stata occasione, aveva preso in disparte sua mamma per chiederle se tutto stesse andando bene: era un po’ preoccupato.
-Stai tranquillo, Mika. Andrà tutto bene- Andy lo raggiunse sul divano verde, sollevando le sue gambe e sedendosi, per poi riappoggiarle su di lui e guardarlo negli occhi.
O aveva notato quel suo essere pensieroso, o forse stava solo facendo riferimento alla lunga lista di rassicurazioni che aveva chiesto a Paloma e Joanie. Conoscendo Andy, probabilmente si era accorto di entrambe le cose.
-Sì- rispose solo Mika, tornando però immediatamente silenzioso, assorto in tutta una serie di pensieri che il biondino non faceva certo fatica ad immaginare.
-Ehi- gli disse quindi, allungando una mano verso il suo viso per costringerlo a guardarlo -Andrà bene sul serio, le visite sono state buone-
-Sì sì, lo so- rispose Mika -Ora in realtà stavo pensando proprio al bambino… sarà divertente- aggiunse, con un mezzo sorrisetto. I suoi pensieri avevano viaggiato nel futuro di qualche mese, al momento in cui, finalmente, avrebbe potuto stringere suo nipote tra le braccia. O sua nipote. La visita dalla quale probabilmente si sarebbe riuscito a capire se si trattava di un maschio o una femmina sarebbe stata il giorno successivo.
-Sì, basterà un pomeriggio con lo zio per farlo diventare isterico…-
-Eeeeeeehi- lo interruppe Mika, cercando di tappargli la bocca con la mano, per evitare che proseguisse in quella presa in giro.
-… e io a quel punto prenoterò una bella seduta di gruppo da un bravo psicol…-
-Smettilaaa- e il cantante si alzò dalle sue gambe per spingerlo sul divano e cercare di farlo tacere: inutile dire che i risultati furono scarsissimi.
-… psicologo, da cui porterò tutta la famiglia, me per pri…-
Passò alle vecchie tattiche, zittendolo con quel bacio che avrebbe tanto voluto dargli appena entrato in casa, ma che aveva dovuto attendere fino a quel momento.
-Aaah, sapevo che mi avresti zittito così- ammise poi il greco sottovoce, regalandogli un sorriso che, osservato così da vicino, sembrava ancora più radioso.
-Che approfittatore- lo apostrofò scherzosamente il più grande, restando ancora steso su di lui -Se volevi un bacio, bastava chiedere-
Ma anche quella volta Andy non chiese nulla, avvicinandosi semplicemente a lui e appropriandosi delicatamente di quelle labbra morbide, o meglio, cercando di appropriarsene. Mika, infatti, si era scostato bruscamente da lui; una vendetta per le battute di poco prima, Andy ne era sicuro. Tuttavia sapeva anche che le vendette di Mika non duravano a lungo.
Ci mise tre minuti buoni, ma alla fine il biondo ne uscì vincitore, come sempre: bastò solamente afferrare il suo viso tra le mani e costringerlo a guardarlo per qualche secondo. Quando fu sicuro che ormai Mika fosse completamente rapito da quel gioco di sguardi, avvicinò le labbra alle sue, riuscendo finalmente a catturarle in un bacio dolce. Quando si allontanarono, risero entrambi a bassa voce, per non rovinare quella sorta di atmosfera delicata che si era creata in poco tempo, come spesso accadeva quando stavano insieme: risate, sguardi, e poi silenzio. Poi ancora risate.
Mika fermò quella risata spensierata per primo, fermandosi ad osservare la sua metà che, sotto di lui, ancora sorrideva, con una felicità e una tranquillità che avevano contagiato anche quegli occhi incredibilmente chiari e che ora stavano contagiando anche il cantante: erano di nuovo nella loro bolla, Andy era riuscito di nuovo a fargli dimenticare tutto: il lavoro, la notorietà, il tempo passato distanti.
Erano di nuovo solo loro due e la loro quotidianità, il loro modo di essere, il loro modo di condividere la vita.
-Anche tu diventerai zio, quindi- sussurrò poi il ricciolo, piegando leggermente la testa e prendendo atto della frase che aveva appena detto: probabilmente, in qualche occasione, avrebbe avuto modo di vedere Andy alle prese con il figlio di Paloma, proprio come lo aveva visto quel giorno di nemmeno un anno fa sulla spiaggia napoletana.
Andy alzò entrambe le sopracciglia, lasciandosi andare ad una leggera risata.
-Formalmente non siamo sposati, ma…- e si bloccò, per godersi l’alzata di spalle del suo ragazzo, che aveva conferito, proprio come lui, un’importanza nulla a quel piccolo dettaglio per così dire ufficiale -Ma informalmente… immagino proprio di sì- concluse infine, portando le braccia attorno alla sua schiena e stringendolo di più a sé.
-Una bella occasione per fare pratica, sai?- aggiunse poi il libanese, mordendosi un labbro e osservando il compagno con una luce giocosa negli occhi, riportando alla mente non solo Andy che aveva aiutato quel bambino sulla spiaggia, ma anche tutto il discorso che ne era poi derivato.
Un discorso che non era stato dimenticato, ma solo messo da parte fino a quando fosse giunto il momento giusto.
-Io non ho bisogno di fare pratica- ribatté immediatamente il biondo, seguendo la scia provocatoria che Mika aveva impresso alla conversazione.
-Ah no?- lo punzecchiò l’altro, alzando le sopracciglia.
-No- rispose Andy, risoluto e convinto.
-Pappette, seggioloni, strilli, pianti, notti in bianco, pannolini…-
Andy sbuffò.
-Tanto sono già io quello che raccoglie i regali che Melachi ogni tanto decide di lasciare in ogni angolo del giardino-
A quell’affermazione, Mika scoppiò in una fragorosa risata.
-E questo cosa c’entra ora?- chiese, affondando il volto nella sua spalla.
-Cani, bambini… cosa vuoi che cambi da quel punto di vista? Funzionano allo stesso modo- e sorrise quando sentì la risata di Mika infrangersi nuovamente sulla sua spalla.
-Che poi chi ha deciso che i pannolini li dovrò cambiare io?- aggiunse poi, alzando un sopracciglio.
-Sei il più piccolino, ti tocca- rispose solo il libanese, allontanandosi leggermente da lui per guardarlo negli occhi, utilizzando i due anni che li separavano come scusa.
-Appunto- esclamò Andy, ponendo eccessiva enfasi su quella parola -Tu dovresti essere il più responsabile tra i due, hai già trent’anni- ma finì la frase con un lungo sbadiglio, che distolse l’attenzione di Mika dalla frecciatina per portarla agli occhi stanchi del compagno. Fin troppo stanchi.
Di solito non permetteva a Andy di averla vinta sul discorso “età” ma gli occhi che lo stavano guardando in quel momento parlavano fin troppo chiaro.
-Andiamo a letto?- disse quindi, alzandosi e porgendogli una mano.
-Abbandoni la battaglia così?- chiese Andy, assumendo un sorrisetto soddisfatto, che celava però uno sguardo ormai spento e stanco.
-Per questa sera sì- disse quindi il libanese, facendo spallucce, e dirigendosi insieme a lui al piano di sopra, non prima di aver fatto osservato meglio gli occhi di Andy, forse un po’ troppo lucidi.
-Tutto bene?- gli sussurrò Mika, dopo aver spento la luce ed essersi steso accanto a lui, passandogli una mano tra i capelli.
-Sì- rispose Andy, ormai con voce flebile, quasi già addormentato -Sono solo stanco-
-Dormi, allora. Buonanotte- gli disse quindi Mika, non volendo trattenerlo sveglio ancora a lungo.
-Notte-
 
I numeri rossi della sveglia digitale appoggiata sul comodino indicarono a Mika che erano le due e mezza di mattina quando sentì Andy iniziare a girarsi e rigirarsi nel letto.
Si voltò verso di lui e lo vide alzarsi, raggiungere l’armadio e prendere una felpa, per poi rimettersi sotto le coperte e tirare su il piumino fino alla fronte.
Il riscaldamento era accesso e il piumino era pesante; inoltre, Andy era quel tipo di persona che gira a maniche corte anche a dieci gradi. Perplesso, Mika osservò il compagno riappoggiare la testa al cuscino.
-Sicuro di star bene?- gli chiese quindi, capendo definitivamente che qualcosa non andava. La risposta fu un mormorio sommesso.
Mika, che invece il freddo lo soffriva, non tirò fuori le braccia dalle coperta ma si avvicinò a lui, appoggiando le labbra sulla sua fronte.
-Scotti- gli disse, dimenticando il freddo e scattando in piedi. Afferrò al volo il maglione che aveva abbandonato sulla sedia prima di infilarsi nel letto e raggiunse velocemente il bagno, ignorando i grugniti di protesta che provenivano da quello che era ormai diventato a tutti gli effetti un groviglio di coperte da cui spuntava una massa di capelli biondi.
Recuperò il termometro e anche una tachipirina, per poi tornare sotto le coperte.
Accese la piccola lampada appoggiata sul suo comodino, puntandola contro il muro per evitare che desse fastidio a Andy ma per permettergli comunque di vedere il termometro.
Da sotto le coperte, fecero capolino due occhi azzurri contrariati.
-Scordatelo- borbottò Andy, per poi tornare a rannicchiarsi sotto il piumino.
-Non sarò obbligato a costringerti a provare la febbre, ne sono sicuro- replicò Mika, in tutta tranquillità.
-No infatti, torna a dormire e non preoccuparti- replicò il biondo, sicuro che rispedire il compagno nel mondo dei sogni non sarebbe stato così semplice.
-No, intendevo che io non voglio obbligarti… ma me ne starò qui sveglio a fissarti finché non ti infili questo coso sotto il braccio- spiegò poi, sventolando l’aggeggio di mercurio come se si trattasse di una potente arma minacciosa.
-Bastardo- replicò solo Andy, anche se poi si rassegnò a prendere il termometro e fare come Mika gli aveva chiesto: ben sapeva che il compagno sapeva essere incredibilmente testardo e non voleva che passasse la notte sveglio per una stupida febbre e per la sua ancora più stupida non voglia di usare il termometro.
Quando sistemò l’oggetto però si sporse verso Mika, andando alla ricerca del suo corpo e soprattutto delle sue braccia, per farsi stringere in un caldo abbraccio che gli fece tirare un sospiro di sollievo. Affondò il volto nel suo petto e chiuse gli occhi, quasi addormentandosi sotto il tocco leggero e delicato della mano di Mika che gli accarezzava i capelli, risvegliandosi di soprassalto al suono fastidioso del termometro.
-Tranquillo- gli sussurrò il libanese, colto alla sprovvista dallo scatto che aveva fatto il compagno al suono dell’oggetto.
Rendendosi conto che si trattava solo del termometro, Andy se lo tolse e lo passò al ragazzo, per poi tornare sul suo cuscino e chiudere di nuovo gli occhi, esausto.
Il numero che comparve sullo schermo, trentanove, convinse Mika di aver fatto bene a portare subito anche la tachipirina. Ne versò la quantità indicata e, sentendo quei rumori, Andy si voltò verso di lui: di nuovo, l’unica parte del corpo fuori dal piumino erano gli occhi.
-Pure?- chiese il biondo, alzando gli occhi al cielo.
-Devo ricattarti anche per questa?- domandò Mika, porgendo il bicchierino al ragazzo.
-No- sussurrò alla fine Andy, alzando un po’ la schiena dal materasso e buttando giù la medicina.
-Grazie- bisbigliò poi, restituendo il bicchierino a Mika e ringraziandolo sinceramente per il fatto che alle tre del mattino si stesse prendendo cura di lui.
 
La mattina seguente Mika aprì gli occhi e trovò Andy ancora addormentato, completamente sommerso dalle coperte. Cercò di fare il più piano possibile, consapevole del fatto che durante la notte, anche a causa della tachipirina, il ragazzo aveva avuto un sonno un po’ travagliato. Quando però si alzò dal letto, sentì la voce attutita dai cuscini del suo compagno borbottare qualcosa.
-Scusa, non volevo svegliarti- gli disse allora, incontrando due occhi color del mare che lo fissavano, ancora un po’ troppo lucidi.
-Ero già sveglio- gli rispose Andy, facendo emergere il volto dalle coperte e rivolgendogli un mezzo sorriso come buongiorno.
-Ti porto la colazione- gli comunicò poi Mika, sporgendosi verso di lui e appoggiandogli una mano sulla fronte, ancora più calda del normale.
Nonostante Andy non si fosse ribellato a quel tocco e non avesse impedito a Mika di capire se avesse ancora la febbre, scosse la testa.
-Mi alzo, non posso stare a letto tutto il giorno-
-Ma non hai lavoro da fare- gli fece notare il compagno.
-Fa niente, se resto qui tutto il giorno non riuscirò mai ad alzarmi poi- e così dicendo spinse le coperte in fondo al letto e, barcollando leggermente, si mise in piedi, precedendo Mika in cucina.
Il cantante gli lanciò una coperta e gli indicò il divano della sala, invitandolo almeno a sedersi. Stranamente Andy non se lo fece ripetere due volte e, afferrata la coperta, accese la tv e si sedette sul divano verde incrociando le gambe, subito raggiunto da Melachi che si accovacciò con il muso su di lui.
Quando Mika finì di preparare il thè caldo e lo portò in sala, trovò il ragazzo con gli occhi chiusi. Gli lasciò quindi un leggero bacio sulla guancia: -Il thè- gli sussurrò poi.
-Grazie- rispose Andy, notando che sul vassoio che il suo compagno aveva appoggiato sul tavolino davanti al divano c’erano anche il termometro e, di nuovo, la tachipirina.
-Prima il thè- decretò quindi, indicando il vassoio: aveva il bisogno di mandar giù qualcosa di caldo.
-Okay- gli disse solo Mika, abbozzando una risata e fermandosi per un attimo a guardare il volto della sua metà: era raro che Andy accettasse tutte quelle attenzioni nei suoi confronti quando si sentiva male, quindi voleva dire che sul serio non aveva la forza di fare nient’altro se non bere quel thè e poi arrendersi al termometro.
Qualche minuto dopo, quando l’oggetto segnò una temperatura di trentotto gradi e mezzo, Andy bevve di nuovo la tachipirina, per poi tornare a rintanarsi sotto la sua fedele coperta.
Mika sistemò le tazzine della colazione e poi tornò in sala: gli faceva una tenerezza incredibile e decise che, per quel giorno, avrebbe passato la giornata a casa, accanto a lui.
Lasciò da parte la piccola gara che imbastivano sempre quando si trattava di scegliere un film, e lasciò che a decidere fosse Andy, il quale, approfittando di questo momento di tregua, scelse subito un dvd, che Mika inserì nel lettore.
Il riccio si mise poi sul divano, permettendo a Andy di appoggiare la schiena al suo petto e abbracciandolo da dietro, portando anche lui le braccia sotto la coperta che il compagno sembrava essersi incollato addosso.
Un’ora e mezza dopo, Mika vide il suo cellulare illuminarsi e lo prese immediatamente: per quei giorni di vacanza, solo la famiglia avrebbe potuto contattarlo.
Infatti il nome di Paloma svettava al centro del suo display.
“È maschio” e in allegato una foto delle lastre che la sorella era andata a fare proprio quella mattina. Sotto, un altro messaggio.
“Dobbiamo ancora organizzarci per Capodanno, pensavamo di trovarci oggi a casa di mamma”
Sbirciò il volto di Andy e notò che aveva gli occhi aperti, fissi sulla tv.
-Ehi- mormorò allora, attirando la sua attenzione e passandogli il cellulare, mostrando anche a lui la notizia che sua sorella gli aveva appena fatto arrivare.
-Uh!- commentò il biondo, aprendo poi la foto e ingrandendola -Ma come fanno a capirlo- esclamò Andy, perplesso, girando e rigirando il telefono e cercando di cogliere quel dettaglio che distingueva chiaramente un maschio da una femmina.
-Ma dai!- esclamò Mika con una risata, appoggiando il volto alla sua spalla per vedere meglio lo schermo del telefono -È qui, guarda…-
Il biondo osservò con un sopracciglio alzato il punto indicato da Mika, scuotendo la testa.
-Io avrò anche la febbre, ma tu hai problemi di vista, non può essere quello, perché se questa è la testa…- e girò il telefono, cercando ancora di capirci qualcosa da quella foto, tra l’altro non venuta troppo bene, soprattutto se ingrandita in quel modo.
-Dai, Andy! Guarda meglio!- ribatté Mika, convinto, indicando ancora lo stesso punto.
-Ma non si capisce!- replicò di nuovo il biondo, continuando a sventolare il telefono.
-Beh allora chiederemo a Paloma di farci vedere la ecografia, dato che la foto non è uscita un gran che bene- concluse il riccio -Ma sono pronto a scommettere che è quello che dico io-
Sul volto di Andy una scintilla di entusiasmo si fece spazio tra i segni chiari ed evidenti della febbre.
-Cosa scommettiamo?- gli chiese, alzando il volto per osservarlo negli occhi, sorridendo come un bambino con un giocattolo nuovo; forse era anche la febbre a rendere quel volto più fanciullesco, Mika non lo sapeva, ma si fermò per un attimo ad osservarlo, ricambiando il sorriso.
-Mmmh- disse poi, iniziando a pensare -Una bottiglia di vino a Capodanno!-
Andy alzò entrambe le sopracciglia: -Tutto qui?- chiese poi, sfidandolo così a chiedere di più.
In quel momento, Melachi saltò giù dal divano e si avvicinò alla porta, sedendosi e fissandola: segno che era il momento di aprirgliela, prima che combinasse un piccolo disastro in casa.
Di nuovo comparve quel sorriso soddisfatto sul volto del biondo.
-Una bottiglia di vino a Capodanno… e se vinco io, per un mese ti occuperai di quello che sta per fare il tuo cane-
Mika alzò gli occhi al cielo, poi rise.
-Lo sai che quando va in giardino è il tuo cane- replicò, beccandosi così una leggera gomitata nelle costole.
-Allora ci stai?- gli chiese Andy, cercando la sua mano destra sotto la coperta.
Il libanese sbuffò sonoramente.
-E va bene- e afferrò in qualche modo la mano di Andy, proprio mentre Melachi abbaiò due volte verso di loro per attirare l’attenzione.
Mika la vide accovacciarsi: -No no no no no- e scattò in piedi spingendo leggermente Andy per alzarsi e, raggiunta la porta con uno scatto felino, la aprì appena in tempo, accompagnato dalla risata di Andy, il quale vedendo la buffa corsa della sua metà non era proprio riuscito a trattenersi.
 
Quel giorno Mika aveva poi avvisato sua sorella che Andy non si sentiva molto bene e che non sarebbero potuti andare da loro quel pomeriggio, invitandoli comunque ad organizzare il Capodanno e poi a fargli sapere cosa avevano deciso. Dato che il lavoro aveva sempre tenuto i due ragazzi lontani dalle loro famiglie, avevano deciso di passare almeno quelle festività insieme, anche con i genitori di Andy.
Il giorno dopo il biondo si sentiva già meglio e il giorno successivo ancora si era completamente ripreso, giungendo a Capodanno in ottima forma.
Alla fine avevano affittato una casa in campagna, in cui avrebbero trascorso il capodanno tutti insieme: era stato Mika ad insistere, dato che amava particolarmente il paesaggio che quel luogo offriva loro.
Era da poco passata la mezzanotte.
Un’ora prima Andy era corso da lui, sventolando trionfante la ecografia che Paloma gli aveva passato poco prima.
-Preparati a passare le tue giornate a seguire Mel in giardino!- esclamò entusiasta, indicando con vigore un punto ben preciso sul foglio, ben diverso da quello che aveva indicato il ragazzo qualche giorno prima.
Di fronte all’evidenza, Mika alzò gli occhi al cielo, per poi rivolgersi alla cagnolina: -Da oggi dieta, Mel!-
Ovviamente, Fortuné intervenne puntuale, dato che era stato messo al corrente della scommessa da Andy: -Giuro che passo tutti i giorni da casa tua e le sgancio una miriade di biscotti-
Mika gli rivolse un paio di parole poco carine, mentre Andy invece gli fece l’occhiolino.
Decisero poi di guardarsi un film ed ognuno prese posto sui divani di fronte alla televisione.
Tutti tranne Mika, che si avvicinò al suo ragazzo: -Vieni con me- gli sussurrò all’orecchio, mentre il padre di Andy aveva appena spento le luci e stava prendendo anche lui posto sul divano. Il biondo gli rivolse uno sguardo interrogativo, ma lo seguì.
Mika prese una borsa e vi infilò due bicchieri e la bottiglia di vino che aveva preso in previsione della perdita della scommessa e poi fece segno a Melachi di seguirli.
Mika e Andy si imbacuccarono nei loro giubbetti, per poi aprire la porta e incamminarsi insieme per le viette sterrate che circondavano la casa.
 


Ok, buonasera :)
E' tipo la dodicesima volta oggi che tento di pubblicare questo capitolo e EFP continua ad avercela con me, ma a quanto pare ora dovrei avercela fatta.
*incrocia le dita*
Lo so, ancora una volta sono passati quasi venti giorni ma alla fine ce l'ho fatta. Due cosine: la prima è che la scena finale di Capodanno si rifà ad un suo tweet, che vi metterò nel prossimo capitolo, dato che la scena continua. E poi solo una cosa: la febbre di Andy è in realtà qualcosa che non avevo previsto, ma una sorta di "sfizio" che mi sono voluta togliere :P Una sera mi era venuto in mente che avevo sempre letto in giro, e anche scritto, un Mika malato e un Andy crocerossina, ma effettivamente mai il contrario. Ok, è un dettaglio un po' così, ma mi andava di scrivere una cosa del genere e come al solito l'ho scritta ;)
E poi in questi venti giorni non me ne sono stata proprio ferma e ho pubblicato una sorta di spin-off di You Made Me, e stasera pubblico anche la seconda e ultima parte: nel caso non l'aveste visto, si chiama "I'm ready for more than this"... dato che è legato a You Made Me ed è una sorta di "missing moments", mi faccio un po' di pubblicità da sola xD
Bon, ho finito, ringrazio come sempre chi legge e vi ringrazio anche per le vostre recensioni, è sempre bello sapere che ne pensate.
Alla prossima!
   
 
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