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Autore: katyjolinar    20/12/2015    2 recensioni
Seguito di "Il veleno del Pungolo Orrendo". Moccicoso ha 5 anni, ora, e vive una vita normale, esattamente come i suoi coetanei. Questa è la storia di come crescerà e diventerà un uomo, seguito e amato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia, senza mai dimenticare le tradizioni vichinghe.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Moccicoso, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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Sei mesi dopo nacque Valka, chiamata così in onore della sorella minore di Moccicoso, tornata a Berk per una visita alla famiglia (soprattutto a quelli che erano stati i suoi genitori, ma che, per uno strano scherzo degli Dei, erano diventati due dei bambini del fratello), e rimasta coinvolta nel travaglio della cognata, così che l'aveva aiutata a far nascere la nuova figlia.
Dopo di lei, la coppia decise di non avere altri figli, per cui presero precauzioni per non averne, o almeno ci provarono, perché dieci anni dopo, per un loro errore di calcolo, vennero al mondo Sòl e Syn, due brunette scatenate e furbette, che divennero presto le mascotte di casa Haddock.
I due coniugi erano più uniti che mai, anzi il loro amore sembrava crescere man mano che gli anni passavano, i tempi delle liti, dell'amante opportunista e del matrimonio forzato erano solo un lontanissimo ricordo. 
Gli anni passarono, e i bambini crebbero.
Hiccup divenne un bel ragazzone alto e forte, di quelli che avrebbero fatto girare la testa con uno sguardo a qualsiasi ragazza; ma, essendo l'unico figlio maschio di una famiglia numerosa, sviluppò un carattere chiuso e taciturno, isolandosi dai suoi coetanei.
Passava il tempo aiutando il padre in bottega, oppure, quando aveva un momento libero, saltava in groppa a uno dei draghi di casa, solitamente Sdentato o, quando non era disponibile perché in giro con Moccicoso, il vecchio Zannacurva, e volava via per un po', altrimenti restava seduto in un angolo del villaggio, con un quadernetto di pergamena e un carboncino tra le mani e disegnava, copiando ciò che lo circondava.
Anche Astrid divenne una bella ragazza, seppure un po' maschiaccio, ma i suoi lunghi capelli biondi, sempre tenuti sciolti, e la sua fisicità, seppur fasciata da abiti dal taglio maschile, che preferiva a quelli più femminili usati dalle altre ragazze di casa, attiravano un sacco di sguardi e complimenti da parte dei ragazzi coetanei. Ma se da bambina era dolce, sorridente e disponibile ad aiutare il prossimo, seppur a volte si mostrasse solitaria, con l'arrivare dell'adolescenza i sorrisi si fecero sempre più rari, divenne più ribelle e il carattere solitario si accentuò, soprattutto in famiglia, perché fuori era riuscita a raccogliere attorno a sé un buon gruppo di ragazzini ribelli e un po' bulli, e, col tempo, aveva cominciato a mostrare una certa ostilità verso Hiccup, per qualche strano motivo che nessuno conosceva.
Alla soglia dei 18 anni, i due ragazzi, che da bambini erano molto uniti e nella "vita" precedente erano una coppia inseparabile, sembravano due estranei, incompatibili: tanto calmo e solitario era lui, quanto bulla e attaccabrighe era lei.
Moccicoso e Testa Bruta cercarono di far migliorare la situazione, ma non ebbero successo, quindi decisero di controllare la situazione da vicino e intervenire solo quando ce ne fosse stato veramente bisogno.
Era un caldo giorno d'estate, Sjöfn, Hiccup e Astrid avevano da poco compiuto 18 anni.
In casa Haddock si erano appena svegliati tutti, ed erano raccolti attorno al grande tavolo per fare colazione, almeno i genitori e i figli grandi, perché Sòl e Syn, di sei anni, correvano per la cucina, già piene di energia nonostante fosse presto.
Hiccup era seduto accanto a Moccicoso, con la testa bassa e gli occhi fissi sulla sua colazione, e accanto a lui si era seduta Astrid, che aveva già cominciato a punzecchiarlo, nonostante i rimproveri del padre.
"Oggi hai la giornata libera, figliolo." gli riferì il moro, sorseggiando la birra dal suo calice "Non venire alla bottega, io ho da fare in giro, cose da Capo, sai..."
"Va bene, papà,  non c'è problema, mi troverò altro da fare." acconsentì Hiccup, finendo la sua focaccia.
"Tanto saranno le solite cose da checca che fai..." commentò la bionda, deridendolo.
"Astrid!" la rimproverò il padre, severo, ma lei sembrò non volerlo ascoltare e gli lanciò un'occhiataccia.
"Dai ascolto a tuo padre, signorina!" intervenne Testa di Tufo, seduto all'altro capotavola.
"Lui non è mio padre!" ringhiò la giovane, alzandosi in piedi e andando alla porta, non prima di aver spinto la testa del castano sulla sua ciotola di latte, solo per fargli un dispetto "Vado, mi aspettano. Non torno per pranzo."
Attesero che la porta fosse chiusa, poi Testa Bruta si avvicinò al figlio, passandogli un panno per pulirsi, guardandolo seria.
"Tesoro, dovresti reagire, non puoi farti mettere i piedi in testa in quel modo." disse.
"Va bene, mamma..." acconsentì il giovane "Posso uscire anche io, ora? Torno per pranzo..."
"Va bene, ma non metterti nei guai." rispose la donna, posandogli un bacio materno sulla guancia e sistemandogli i capelli, sparsi e ribelli come al solito, prima che lui prendesse il suo quaderno e corresse fuori.
I due coniugi si guardarono sospirando. Quei due ragazzi erano diventati davvero difficili da gestire.
"Io ve l'avevo detto cosa bisognava fare." si intromise Testa di Tufo "La stessa cosa che noi abbiamo fatto con voi."
"Papà,  non iniziare." lo interruppe Moccicoso "Con me e tua figlia era diverso, lo sai."
"Mica poi tanto: vi odiavate." continuò il biondo, alzandosi in piedi e stirandosi la schiena.
"No, non ci odiavamo." disse Testa Bruta "C'era rabbia per come Moccicoso si stava comportando, c'era anche delusione, ma non c'era odio, almeno non da parte mia. Invece Astrid odia Hiccup, ma non capisco perché."
"Lo so io perché, mamma." annunciò Sjöfn "Ce l'ha con lui perché mio fratello è stato adottato e lei no."
"C'è un motivo se non l'abbiamo fatto." obiettò il moro "E comunque se il suo odio deriva da questa cosa, dovrebbe odiare noi, non Hiccup."
La giovane fece spallucce, finendo di fare colazione e chiudendo lì la questione.
Intanto Hiccup si era addentrato nel bosco, arrivando a una radura in un cratere con un laghetto. Era un posto che conosceva bene, ci andava spesso quando non voleva essere disturbato, per qualche strano motivo lì si sentiva al sicuro.
Seduto contro una delle pareti a strapiombo, aveva preso il suo quaderno e si era messo a disegnare, ritraendo in ogni minimo particolare un Terribile Terrore selvatico che si era andato a rifugiare lì, probabilmente anche lui in cerca di un po' di tranquillità.
Era lì da due ore, col carboncino stretto nella mano sinistra e il quaderno sulle ginocchia, quando sentì della confusione poco lontano.
Aguzzò le orecchie, e intuì che erano un gruppo di persone, e si stavano gradualmente avvicinando alla radura. Ascoltò con attenzione, per capire chi fossero, e quando lo capì si allarmò.
Erano Astrid e il suo gruppo di bulletti.
Non che avesse paura di loro, li considerava solo un gruppo di sfigati tutto muscoli e niente cervello, almeno per quanto riguardava il branco, ma non aveva alcuna voglia di sopportare le loro prese in giro, non quel giorno.
Si mise il libretto e il carboncino nella tasca interna della casacca e si appiattì sulla parete di roccia, sperando di non essere notato, e attese in silenzio.
Come aveva previsto, il gruppo arrivò dopo qualche minuto, ma la speranza di non essere visto si infranse immediatamente.
"Ehi, Astrid, guarda chi c'è là giù!" esclamò uno dei ragazzi del seguito, indicando nella direzione in cui era nascosto Hiccup "La checca storpia!"
"Bella vista, Oleg!" si complimentò la bionda, scendendo nel cratere e avvicinandosi al castano "Almeno ci divertiamo un po'!"
"Astrid, non ho voglia di litigare, oggi." cercò di fermarla il giovane, senza muoversi.
"Certo che non hai voglia." lo istigò la ragazza, spintonandolo "Sei solo una checca smidollata." lo spintonò ancora, mentre lui cercava di spostarsi "Su, reagisci! Mostra che hai le palle!"
Ma Hiccup non raccolse la sfida, si limitò a spostarsi ad ogni spintone che riceveva, mentre il resto dei ragazzi lo derideva e incitava la giovane.
Però la fortuna sembrava proprio non assisterlo, quel giorno: cercando di ripararsi dall'ennesimo spintone mise la protesi in fallo, che cedette e lui cadde in avanti, sulla dura roccia.
Riuscì a ripararsi la faccia con le mani, ma nella caduta aveva sentito qualcosa di strano nella tasca interna della casacca. Ci portò una mano, mentre si girava, e ciò che scoprì non gli piacque: il carboncino si era polverizzato.
Quello non era un carboncino normale, era di pietra sanguigna, introvabile in quelle zone, ed era riuscito a trovarlo per caso qualche giorno prima tra le cianfrusaglie di un mercante approdato temporaneamente a Berk.
Ed ora era ridotto in polvere.
La rabbia gli salì, non sentiva più le battute di scherno del gruppo, non gli importava cosa stessero dicendo. Voleva solo fargliela pagare.
Con una mossa fulminea della gamba sana, arpionò quella di Astrid, facendola cadere e saltandole addosso.
Non gli importava che fosse una donna; non gli importava di ricevere una punizione non appena fosse tornato a casa. Voleva solo fargliela pagare.
Sorpresi e spaventati da quella furia scatenata il gruppo si disperse, lasciando i due da soli, a picchiarsi. Astrid si difese e attaccò a sua volta, sferrando alcuni colpi buoni, ma capì ben presto che il giovane era molto più forte e resistente di lei, nonostante la ragazza parasse bene i colpi.
Alla fine si limitò solo a parare i colpi come poteva, ma per fortuna per lei la furia del ragazzo si esaurì.
Col fiatone e ancora gli occhi colmi di rabbia il castano si spostò, mettendosi seduto e controllandosi la protesi. Astrid si alzò, camminando verso il laghetto per darsi una lavata, dandogli le spalle.
"Dannazione!" esclamò,  all'improvviso, Hiccup, facendo sussultare la bionda "La protesi si è spezzata! Ci mancava anche questa!"
"E allora?" incassò lei, guardandolo seria "Ne hai un paio di riserva a casa."
"Certo, e come ci arrivo? Strisciando?" domandò l'altro, sarcastico "Solo ad uscire di qui, con una gamba sola, ci metterei mezza giornata!"
La bionda sbuffò, alzandosi e avvicinandosi al giovane. Lo afferrò per una spalla e lo fece alzare, sorreggendolo.
"Andiamo, stupida ragazzina piagnucolosa. Ti riporto a casa." borbottò, aiutandolo a fare ritorno a casa.
Ci misero parecchio, e quando arrivarono alla capanna Testa Bruta, Moccicoso e Testa di Tufo subito notarono i lividi che coprivano i loro visi. Astrid capì la domanda silenziosa e si affrettò a rispondere, aiutando Hiccup a sedersi e prendendo una protesi nuova dal baule vicino alla porta.
"Perché ci guardate così? Abbiamo fatto a botte, e la protesi della signorina si è rotta." disse.
Il moro si portò una mano alla faccia, incredulo, guardando la moglie e il suocero.
"Non ci posso credere che sto per farlo..." si lamentò "Astrid, siediti."
"Perché?" obiettò la bionda, incrociando le braccia.
"Basta così!" ringhiò l'uomo, battendo il pugno sul tavolo "Sono stufo della tua insolenza! Siediti e non fiatare!"
La giovane ubbidì, intuendo la rabbia nella voce del moro, e attese la punizione che, sicuramente, stava per arrivare.
Moccicoso fece un respiro profondo e tornò a guardare i due giovani.
"Incredibile... pensavo che non avrei mai fatto una cosa del genere, perché l'ho provata sulla mia pelle..." esordì "Credevo che non ce ne sarebbe stato bisogno, siete sempre andati più che d'accordo e pensavo che sareste arrivati da soli alla stessa conclusione, ma a quanto pare mi sbagliavo, serve un intervento esterno."
"Papà, non farla troppo lunga e dacci questa dannata punizione!" esclamò Astrid, esasperata.
L'uomo si voltò verso Tufo, serio.
"Papà, quello che dovevi preparare è pronto?" domandò.
"Tutto quanto, e tutto su misura." rispose il biondo, battendo con la mano sull'armadio dove teneva i suoi attrezzi da sartoria.
"Perfetto." tornò a guardare i due, penetrandoli con lo sguardo "Astrid, vuoi sapere perché abbiamo adottato Hiccup e non te? Perché voi due dovrete sposarvi, e lo farete questo venerdì."
   
 
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