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Autore: Clairy93    20/12/2015    7 recensioni
Si sa, il successo dà alla testa.
Per non lasciarsi ingannare dalla seducente e pericolosa luce della fama, il Detective Sara Carter dovrà ben ponderare le sue mosse per risolvere un caso di omicidio nel quale capire chi recita e chi no sarà indispensabile.
Sara è giovane, ma è intraprendente e sicura di sé.
Forse fin troppo.
Aggrapparsi alle proprie certezze può rivelarsi controproducente. Soprattutto quando dietro l'angolo, è appostato un affascinante attore inglese, pronto a smentirle.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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It's not the gay coat that makes the gentleman – L’abito non fa il monaco
 

“Buonasera, signor Bradford. Grazie per essere venuto così presto.”
Irrompo nel locale degli interrogatori con un impeto quasi inopportuno, date le spiacevoli circostanze.
Sarà perché sono ad un passo dal chiudere il caso Seyfried?
“Qualunque cosa se posso dare una mano.” risponde il direttore del Buckingham Palace Hotel, molto fiero di sé “Non c’è giorno che non pensi a quella povera ragazza…”
L’uomo si stringe nel suo elegante completo grigio talpa, corrucciando le scure sopracciglia in un’espressione sconsolata quanto ipocrita.
“Sì, non ne dubito.” mormoro, trattenendomi dallo sputare su quella sua bella cravatta ricamata e, da una prima scorsa, piuttosto costosa.
“Inoltre, il tono dell’agente che mi ha telefonato era alquanto allarmato. Così ho abbandonato immediatamente la mia postazione alla reception e sono corso da voi.” racconta lui, quasi si aspettasse un coro di applausi per il suo gesto eroico “Ho intuito subito si trattasse di qualcosa di urgente.”
“Oh, sì!” confermo “E’ proprio così, in effetti. Abbiamo delle interessanti novità sul caso.”
“Qualche indizio rilevante?”
“No, no! E’ qualcosa di molto più importante, signor Bradford. Siamo vicini a catturare l’assassino.”
“Ma è una notizia eccezionale!” esclama l’uomo, conservando la sua postura signorile “Quanto vicino, detective?”
Sfoggio un sorriso malizioso.
“Più di quanto immagina.”
“Beh, è un’affermazione forte la sua.” osserva Bradford, perplesso davanti alla mia sicurezza “L’intera situazione è estremamente delicata, come lei saprà meglio di me. Ci sono le prove da analizzare, tanti sospettati da interrogare… Forse siete ad una svolta, ma addirittura prossimi ad acciuffare il colpevole! Non vi starete lasciando prendere dall’entusiasmo?”
Il damerino sembra non aver afferrato chi tra noi due sia l’esperto.
E io odio chi mette in dubbio le mie capacità da detective.
“Si fidi direttore, io non parlo mai a sproposito. Soprattutto quando c’è in gioco la vita delle persone.”
“Naturalmente.” si aggiusta con dedizione le maniche della giacca, rivelando un sobrio orologio d’oro al polso “Allora, mi dica: come posso esserle d’aiuto?”
“Le piacciono le storie poliziesche, signor Bradford?”
Lui corruccia l’ampia fronte.
“Non capisco come ciò possa essere pertinente.”
“Pare che l’assassino di Amanda Seyfried ne abbia lette davvero parecchie. Ha pianificato l’omicidio con una cura e freddezza inverosimili.”
“D’accordo. E questo come dovrebbe essere connesso ai miei gusti letterari?”
“Ritengo che il responsabile si sia ampiamente documentato prima di uccidere l’attrice, in modo che tutto filasse liscio e potesse aggirare le autorità.”
“Cosa sta insinuando, detective Carter?”
Bradford congiunge le mani sul tavolo e si fa più vicino, studiandomi con penetrante intensità.
“Credo che lei già lo sappia.” sussurro, imitando il suo gesto “E fare l’ingenuo non la porrà in una luce migliore.”
La mia occhiata fulminante comincia a metterlo a disagio, nonostante cerchi di nasconderlo dietro ad un ghigno sprezzante.
“E’ questa la grande svolta?” domanda lui, appoggiandosi con grazia sullo schienale “Condurmi in questa topaia per accusarmi di fatti deplorevoli? E sulla base di cosa?”
Schiocco le dita, illuminandomi.
“Speravo me lo chiedesse! Sa cosa trovo esilarante? Il fatto che si sia messo da solo con le spalle al muro. Ricorda le registrazioni delle telecamere che le abbiamo richiesto? Sono proprio quelle che la incastrano.”
“Ne dubito fortemente.” replica Bradford, incrociando le braccia al petto con ostentata fiducia.
“Ne è sicuro? Il fatto che non vi compaia visivamente non significa che lei non sia stato immortalato.”
“Detective, le sue sono soltanto congetture. I video dell’albergo sono le prove più tangibili che potesse ottenere. Se neppure con queste riesce a risalire all’omicida, mi costringe a pensare che le sue competenze lascino molto a desiderare.”
“Non è così immediato intuirlo se i nastri sono stati manomessi.”
Le mie parole riescono a scemare quel suo irritante sorrisetto, tuttavia sono ancora lontane dall’intimidirlo.
“Detective sta forse suggerendo che io le abbia consegnato delle registrazioni false?”
“Io non suppongo niente, Bradford. Ne sono certa.” dichiaro, decisa.
“Potrebbe essere stato chiunque! Proprio non comprendo quest’ingiusto accanimento nei miei confronti!”
“Andiamo Bradford!” grido, colpendo con un palmo la dura superficie della scrivania “Sappiamo entrambi che solo lei aveva accesso a quei video!”
“Non basta per colpevolizzare qualcuno, detective Carter.” obietta lui, calmo “Mi spiace, ma lei sta sparando sentenze prive di fondamento.”
“Allora lasci che le illustri questo.”
Faccio scivolare un plico di fogli sotto il suo naso.
Bradford mi squadra con sufficienza.
“Cosa dovrebbe essere?”
“Sono i movimenti della sua carta magnetica, quella che adopera per entrare e uscire dalle stanze del suo hotel.” gli spiego, gustandomi l’espressione stizzita che inizia ad infiammare il suo volto “E, guardi qui, la notte dell’omicidio sembrerebbe che lei si sia recato proprio nella suite di Amanda Seyfried, alle 22:15, esattamente un paio di minuti dopo che Jack Barnes aveva lasciato la camera. E’ stato in quel frangente che ha afferrato la bottiglia di Dom Pérignon, frantumandola sul cranio della malcapitata. Nella fretta, però, non ha incassato a dovere la porta. Ma a toglierla dai guai, è stata la sfortunata Gabriella Wilde che, entrando alle 22:23, ha compromesso la scena del crimine. La poverina non avrebbe potuto farle un favore migliore, non crede?”
“Si dia una calmata, detective.” mi ferma, serbando quella sua parvenza di impassibilità molto, molto irritante “Le ricordo che sono il direttore. E’ normale che io acceda nelle stanze dei miei clienti. Le dirò di più: spesso sono proprio loro che desiderano conoscermi, magari per congratularsi del servizio o per scambiare due parole. Ed è ciò che è accaduto
quella sera con la signorina Seyfried. Le abbiamo offerto di frequente ospitalità, riservandole le camere più sontuose e tutte le comodità incluse. La ragazza voleva solamente ringraziarmi per l’ottima accoglienza che le abbiamo sempre garantito.”
“Mi faccia il piacere, signor Bradford! La recita del gentiluomo egocentrico con la testa impregnata di brillantina sta risultando davvero patetica!”
Il direttore gonfia subito il petto, offeso.
“Ma come si permette?!”
“Come mi permetto?!” tuono io “Lei ha ucciso una donna! Se ne rende conto o tutto quel gel le ha fuso il cervello?”
“Voi non avete le prove.” ribadisce, scandendo ogni sillaba “Dove sono le impronte, eh?”
“Non ci sono impronte...”
“Ecco, come sospettavo.” m'interrompe, insolente “Non avete niente per accusarmi. Niente!”
“…Non ci sono impronte, come
stavo dicendo, perché indossava i guanti del suo completo.”
E, finalmente, vedo
Bradford irrigidirsi.
“Per questo le ho chiesto se si ritiene un lettore di gialli.” proseguo, agile nell’approfittare del suo lieve smarrimento “Ha avuto una premura fuori dall’ordinario: usare i guanti per evitare di lasciare tracce. Un tocco di classe, direi! Inoltre, li abbiamo recuperati dal cassonetto della spazzatura, fuori dalle cucine dell’albergo.”
Il colorito di Bradford assume un’inquietante tonalità verdastra; sto supplicando tutti i santi perché non dia di stomaco proprio di fronte a me.
“Abbiamo fatto analizzare i suoi guanti: sono state rilevate delle macchie di sangue. Sono quasi certa che entrambi sappiamo a chi appartengano…”
Dopo un ultimo, penoso istante di compostezza, la copertura di Bradford esplode in un urlo soffocato.
Si pianta con forza le dita tra i capelli, oscillando sulla sedia ed imprecando sottovoce.
“Perché, Bradford?” gli domando “Perché uccidere una ragazza?”
Il direttore solleva di colpo il capo, incenerendomi con due occhi da brividi, arrossati e colmi del più lacerante disprezzo.
“Oh, detective. Lei non ha la minima idea di chi fosse realmente Amanda Seyfried.” sibila a denti stretti “Non solo ha rovinato la sua stessa vita, ma ha voluto distruggere anche la mia.”
“Cosa le ha fatto?”
“Mi ricattava. Voleva che le consegnassi del denaro per comprare quello schifo di sostanze che s’iniettava.”
Accenno una lieve risata, graffiante al punto giusto.
“Un uomo grande e grosso come lei ricattato da una giovane drogata? Mi pare poco credibile.” ammetto “A meno che Amanda non avesse del materiale con cui minacciarla…”
“Sette mesi fa, durante uno dei suoi pernottamenti al Buckingham Palace Hotel, abbiamo trascorso una notte insieme.”
Ma guarda un po’, chissà perché non mi stupisce che la Seyfried si sia portata a letto anche Bradford…
“E’ stata una sola, dannata notte!” ripete, battendo tremante i pugni sul tavolo “Eravamo completamente fatti. Io ero stordito, non ragionavo! La mattina dopo me ne sono andato e non ho più sentito Amanda. Fino a quando, due settimane dopo, lei non si è rifatta viva. Voleva i miei soldi.”
“Quanto le chiedeva?”
“Non ha importanza detective. Le basti sapere questo: ogni volta che mi contattava, esigeva sempre più denaro. Quando ho deciso di porre fine a questa storia, ho scoperto che Amanda aveva scattato delle foto… di quella notte...” la sua voce si spezza per un momento, rimane qualche secondo in silenzio, poi prosegue “Minacciò che se non avessi continuato a darle i soldi, avrebbe spifferato tutto a mia moglie.”
“Sua moglie non sarà comunque contenta di scoprire che il proprio marito è un assassino.”
Alla mia lecita considerazione, le labbra di Bradford si piegano in un amaro sorriso.
“Mia moglie non vede l’ora di liberarsi di me. E, mi creda, quella donna ha fatto cose ben peggiori. Non ho divorziato soltanto perché avrei dovuto passarle il mantenimento.”
Wow! Quanta merda in un solo individuo così ben vestito!
“Poniamo in un angolo la sua vita matrimoniale, Bradford. Piuttosto, mi parli della sera dell’omicidio. Perché non mi racconta cosa è successo con Amanda?”
L’uomo alza gli occhi al cielo.
“Mi ha in pugno, detective Carter. Mi sembra abbastanza sveglia da intuire da sola i dettagli.”
“Grazie della fiducia, ma ho bisogno della sua versione dei fatti. E poi, siamo onesti: non ha più nulla da perdere, direttore. Tanto vale collaborare, non trova?”
“Come vuole.” sbuffa lui “Sono andato nella sua suite solamente per parlare, o almeno quella era l’intenzione. Amanda diceva che i soldi le servivano, per le sue medicine. Ma chi voleva prendere in giro! E sa, quando mi sono rifiutato, cosa ha detto quella stronza?! Se io annego, tu verrai con me...”
“E non ci ha visto più.” concludo, già a conoscenza del finale del racconto.
Bradford assottiglia le palpebre, fissandomi attraverso le ciglia scure.
“Era una drogata, in ogni caso si sarebbe ammazzata con le sue stesse mani.”
Mi alzo di scatto, facendo ribaltare la sedia.
“Non era una decisione che spettava a lei!”
“Già, forse ha ragione.” mi osserva, di sottecchi, con occhi diabolici “Ma, quando sarò in prigione, avrò l’impagabile soddisfazione di poter percepire ancora, e ancora quella bottiglia sfondare il cervello di quella bionda bastarda.”
Lo sovrasto, raggelandolo con tutto il ribrezzo che ho in corpo.
“Lei è un verme, Bradford. Sarò io stessa a richiedere che riceva il massimo della pena. Avrebbe potuto agire in mille altri modi. Rivolgersi alla polizia, per esempio. Invece, ha imboccato la via più meschina, scaricando la colpa su degli innocenti, persone che tenevano davvero ad Amanda.”
“Se mi fossi rivolto a voi, non sarebbe cambiato niente.” ritiene lui, sostenendo il mio sguardo con incredibile insistenza “A chi pensa avrebbe creduto una giuria? Al ricco e megalomane direttore di un hotel o alla dolce bionda maltrattata?
“Ora non lo saprà mai. E trascorrerà il resto della sua misera esistenza dietro le sbarre a domandarselo. E sì, magari agli inizi ripenserà a quanto sia stata appagante l’ebrezza di uccidere quella ragazza. Ma gli anni passeranno e nessuno si ricorderà più di lei. Invecchierà, Bradford. I sensi di colpa le divoreranno le viscere, e rimarrà solo. E quel frantumarsi di bottiglia diventerà un incubo che la terrà sveglio ogni, singola notte, fino a che non desidererà ardentemente di morire. Ma non potrà. Quello sarà il suo unico pensiero, e mi assicurerò che sia così fino al momento in cui esalerà il suo ultimo respiro.”
Bradford ruota lentamente il capo ed esibisce un’espressione quasi beata.
“Allora mi aspetto di ricevere qualche sua visita, detective Carter.”
Mi avvicino ad un palmo dal suo naso.
“Le auguro un lungo e felice soggiorno.”
Irrompono due agenti scortati da Richard, i quali agguantano il colpevole per le spalle. Dietro di loro, il Capitano Elisabeth Harvey fa roteare trionfante le manette attorno al suo indice.
“Stephen Bradford, la dichiaro in arresto per l’omicidio di Amanda Seyfried.”



Angolino dell'Autrice: Ciao miei croccanti biscottini di pan di zenzero!
Eccoci al penultimo capitolo. Cosa ne pensate di questo assassino? Ve lo aspettavate? Avevate dubitato della sua colpevolezza?
Insomma, giustizia è stata fatta ma resta ancora un ultimo capitolo per concludere a dovere la vicenda.
Ci tengo a ringraziarvi per avermi seguito in questa avventura. Senza il vostro costante affetto non avrei trovato la forza per continuare a pubblicare.
Inoltre, vi auguro un sereno Natale. Spero possiate trascorrere delle vacanze felici, ridendo e strafogandovi di cibo con le persone che amate di più.
Vi auguro tanta gioia e fortuna per l'anno prossimo, e soprattutto che possiate trovare il coraggio di portare avanti i vostri progetti e credere in voi.
Buonissime feste a tutti!
Ve amo 'na cifra!
Vostra Clairy

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