LA FUGA
"Goditi
ogni minuto del tuo tempo
perché il tempo non ritorna.
Quello che
ritorna
è solo il rimpianto di aver perso tempo."
***
Saranno
passati giorni,mesi o persino anni da quando mi hanno rinchiusa nel
manicomio di Asylum. Il posto della follia più pura. Della
sanità
mentale andata a farsi fottere. Dal ragionamento declinato nell'oblio
più profondo. Ed è proprio qui che vengono
rinchiusi centinaia di
persone,incolpati di ogni crimine plausibile è sporco. Tutto
ciò
che ti evidenza con del sangue è un sorriso sulle labbra,si
è
destinato a vivere qui per il resto dei suoi miserabili giorni.
Io
stessa,conscia dell'omicidio pianificato è commesso nel modo
più
atroce possibile,avevo rigirato le sorti come un tornaconto. E si
sa,che prima o poi sarebbe giunta l'ora di pagarla con le proprie
spese.
Non
posso dimenticare quell'ubriaco maniaco,datogli l'aggettivo di
bestia,appropriato alla sua figura. I miei occhi sono complici di
visioni orrende. Il corpo segnato dalle sue torture. Diceva che amava
giocare all'allegro chirurgo da piccolo ma non con figure inanimate,
bensì con le proprie vittime e di cui io ho avuto il piacere
di
essere tra queste. Non potevo reagire nello stato pietoso in cui
ero:Una ragazza indifesa,sognante è piena di speranze. Si
era
ritrovata ad avere il corpo in fiamme mentre l'aggressore si
divertita a tracciargli dei segni con un ago rovente. Dio sa solo
quante urle hanno provocato. Le pareti tremavamo mentre l'odore
nauseabondo inondava quella stanza disastrata. Il pezzo forte era
stato lasciato per ultimo. Aver visto con occhi arrossati e gonfi
dalle lacrime la propria madre piena di lividi,venendo poi
accoltellata ripetutamente dalla bestia. Aumentavano gli affondi
mentre la risata dell'animale,si fondeva con le mie urla ad incitarli
di fermarsi. Quel che sembrò un infinita di tempo,la donna
da me
tanto amata,mi guardava per un ultima volta lasciandomi solo un
sorriso per poi esserle tolta la vita definitivamente.
All'ora,ero
solo una ragazzina stupida e impreco ancora oggi del
perché,invece
di piangere,non lo avrei potuto pestato fino a farlo sanguinare. Anni
trascorsi per pianificare la mia vendetta,sapendo bene che la dolce
attesa ti lasciava appagare. Non era altro che un insulsa persona.
Troppo viziata ed egoista da non trovare pietà nemmeno per
un
bambino mendicante e morente di fame. Indifferente lo aveva
oltrepassato come un oggetto senza valore. Lo avevo ucciso e lo
potevo ammettere. Certo,almeno si era levato un problema in meno. Un
infame da sfamare. Un feccia da eliminare. Ed ho conquistato non solo
la vendetta per la mia povera madre ma anche la gioia per tutti
quelli che lo odiavano.
***
Vengo
ributtata nella cella in cui vivo rigorosamente da cinque anni. "Impara
a stare al tuo posto squallida donna."
Guardai
truce il carceriere per poi essere rinchiusa in quelle quattro mura o
per meglio dire tre,trattandosi delle sbarre come quarto supporto.
Mi
porto una mano al labbro ancora sanguinante cercando di pulirmi dal
liquido ancora rimanente. Il sapore metallico mi aveva ricordato
dello "spiacevole" incontro avuto con una mia simile. Come
si chiamava? Harley credo che fosse. Una insignificante biondina con
le sue manie di protagonismo ma di cui la faceva sembrare solo una
bambina infantile. Per sua sorte era stata così coraggiosa
da
provocarmi. Non reagivo per qualche offesa ma in qualche modo era
riuscita a dire:"Secondo me è così banale da
piangere per
qualsiasi cosa."
In
quel momento era stato quel impavido ricordo a riemergere nella mente
da non rendermi ragionevole alle mani strette a pugno,scagliandosi
contro di lei e provocandogli una guancia rossa e qualche graffio. Il
tutto era incitato dalla folla accalcata tifante le due
attaccanti,rendendola una vera e propria lotta. Quello scontro era
finito in pochi minuti con l'arrivo delle guardie,finendo entrambe
nei rispettivi alloggi.
Quel
pomeriggio sarebbe rimasto come al solito. Avrei proseguito un altra
giornata monotona, con indosso la solita camicia di forza a tenermi
compagnia,nel totale silenzio regnante. Ma quella notte non fu
così.
Immersa nei miei pensieri,quest'ultimi vennero interrotti dal suono
di una sirena. Sento le urla delle guardie che accorrono in fondo al
corridoio allarmati, rimanendo alquanto confusa. Di solito non c'era
questo trambusto se per sbaglio un paziente tentava di
scappare,risolvendo con una botta in testa. Doveva trattarsi di
qualcosa di più grande. A sorprendermi e la serratura della
mia
cella che si apre e le sbarre vengono aperte,così come tutte
le
altre. File di prigionieri sono intenti a scappare ed altri invece
lottano contro le guardie. In quel momento rifletto se sia il caso di
fuggire,costatando che questa, fosse l'unica possibilità per
avere
finalmente la libertà. Do un occhiata al corridoio prima di
correre
verso il portone principale. Le gambe si muovono veloci e le mani
stringono il tessuto stretto.Dovevo trovare anche un modo di
liberarmi da questo affare, così,dopo l'ennesimo incrocio,
le mie
speranze vengono esaudite,trovando un mio simile intento alla fuga.
"Ehi!"urlo.
Quest'ultimo si volta guardandomi."Non e che potresti aiutare un
tuo compare. Sai, questo coso da fastidio"accenno al vestiario
dalle tante cinghie. Senza problemi mi aiuta accennandoli
così un
grazie. Sentendomi finalmente a mio agio,mi concentrai al mio
obbiettivo:Uscire da li.
Era
escluso l'ingresso principale visto le numerose persone poste
nonché
anche la polizia. Non conoscendo molto quel posto,una seconda uscita
sarebbe stata esclusa, finendo solo con la stessa situazione di
quella precedente. Cercai di trovare un altra possibile via e la mia
attenzione ricadde su una grondai aperta. Sorridi, entrandoci
velocemente. Sgattaiolando in quel condotto,potevo sentire alcune
voci provenienti da fuori,parlando di un certo Joker. Non avendolo
mai visto non potevo sapere di che persona fosse ma alcune voci mi
avevano informato che fosse un tipo piuttosto strano. Ma chi non lo
è
d'altronde? Per
mia grande fortuna dopo un paio di vincoli riuscì ad
uscire,portandomi finalmente all'esterno. Da tempo non sentivo
quell'aria inquinata e ammirare quel cielo scuro. Mi fiondai tra le
siepi pe poi scappare da quel posto.
***
Le strade deserte ed isolate rendevano quel posto vuoto e oscuro. I lampioni come unica luce ad illuminare il freddo asfalto di cemento e ogni tanto passavano alcune macchine dirette verso casa. Ritrovandomi a camminare per quei vicoli bui e silenziosi,sentivo la brezza del leggero vento. Non sapevo dove andare, non avendo una casa e nemmeno un posto in cui stare. Osservai alcune case abbandonate alquanto sfasciate è mai ricostruite. Soffermandomi su una di queste decisi che sarebbe stata la mia nuova abitazione.Una casa migliore rispetto a quello schifo di posto.