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Autore: Luna White    21/12/2015    2 recensioni
Tratto dal Prologo.
"Se venisse arrestato sarebbe giusto? Oh, no! Lui doveva pagarla per le colpe commesse."sospira lei mentre il sorriso non sparisce dal suo volto."Dottoressa! La ruota gira per tutti,se lo ricordi. Un passo falso e vorremmo buttati fuori."
"Io sono qui per aiutarla" dice,ma di cui lei scuote il capo.
"Si sbaglia. I pazzi non possono essere aiutati se no si finisce per diventare come loro."
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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LA FUGA


"Goditi ogni minuto del tuo tempo 
perché il tempo non ritorna. 
Quello che ritorna 
è solo il rimpianto di aver perso tempo."


***

Saranno passati giorni,mesi o persino anni da quando mi hanno rinchiusa nel manicomio di Asylum. Il posto della follia più pura. Della sanità mentale andata a farsi fottere. Dal ragionamento declinato nell'oblio più profondo. Ed è proprio qui che vengono rinchiusi centinaia di persone,incolpati di ogni crimine plausibile è sporco. Tutto ciò che ti evidenza con del sangue è un sorriso sulle labbra,si è destinato a vivere qui per il resto dei suoi miserabili giorni.
Io stessa,conscia dell'omicidio pianificato è commesso nel modo più atroce possibile,avevo rigirato le sorti come un tornaconto. E si sa,che prima o poi sarebbe giunta l'ora di pagarla con le proprie spese.
Non posso dimenticare quell'ubriaco maniaco,datogli l'aggettivo di bestia,appropriato alla sua figura. I miei occhi sono complici di visioni orrende. Il corpo segnato dalle sue torture. Diceva che amava giocare all'allegro chirurgo da piccolo ma non con figure inanimate, bensì con le proprie vittime e di cui io ho avuto il piacere di essere tra queste. Non potevo reagire nello stato pietoso in cui ero:Una ragazza indifesa,sognante è piena di speranze. Si era ritrovata ad avere il corpo in fiamme mentre l'aggressore si divertita a tracciargli dei segni con un ago rovente. Dio sa solo quante urle hanno provocato. Le pareti tremavamo mentre l'odore nauseabondo inondava quella stanza disastrata. Il pezzo forte era stato lasciato per ultimo. Aver visto con occhi arrossati e gonfi dalle lacrime la propria madre piena di lividi,venendo poi accoltellata ripetutamente dalla bestia. Aumentavano gli affondi mentre la risata dell'animale,si fondeva con le mie urla ad incitarli di fermarsi. Quel che sembrò un infinita di tempo,la donna da me tanto amata,mi guardava per un ultima volta lasciandomi solo un sorriso per poi esserle tolta la vita definitivamente.
All'ora,ero solo una ragazzina stupida e impreco ancora oggi del perché,invece di piangere,non lo avrei potuto pestato fino a farlo sanguinare. Anni trascorsi per pianificare la mia vendetta,sapendo bene che la dolce attesa ti lasciava appagare. Non era altro che un insulsa persona. Troppo viziata ed egoista da non trovare pietà nemmeno per un bambino mendicante e morente di fame. Indifferente lo aveva oltrepassato come un oggetto senza valore. Lo avevo ucciso e lo potevo ammettere. Certo,almeno si era levato un problema in meno. Un infame da sfamare. Un feccia da eliminare. Ed ho conquistato non solo la vendetta per la mia povera madre ma anche la gioia per tutti quelli che lo odiavano.

***

Vengo ributtata nella cella in cui vivo rigorosamente da cinque anni. "Impara a stare al tuo posto squallida donna."
Guardai truce il carceriere per poi essere rinchiusa in quelle quattro mura o per meglio dire tre,trattandosi delle sbarre come quarto supporto.
Mi porto una mano al labbro ancora sanguinante cercando di pulirmi dal liquido ancora rimanente. Il sapore metallico mi aveva ricordato dello "spiacevole" incontro avuto con una mia simile. Come si chiamava? Harley credo che fosse. Una insignificante biondina con le sue manie di protagonismo ma di cui la faceva sembrare solo una bambina infantile. Per sua sorte era stata così coraggiosa da provocarmi. Non reagivo per qualche offesa ma in qualche modo era riuscita a dire:"Secondo me è così banale da piangere per qualsiasi cosa."
In quel momento era stato quel impavido ricordo a riemergere nella mente da non rendermi ragionevole alle mani strette a pugno,scagliandosi contro di lei e provocandogli una guancia rossa e qualche graffio. Il tutto era incitato dalla folla accalcata tifante le due attaccanti,rendendola una vera e propria lotta. Quello scontro era finito in pochi minuti con l'arrivo delle guardie,finendo entrambe nei rispettivi alloggi.
Quel pomeriggio sarebbe rimasto come al solito. Avrei proseguito un altra giornata monotona, con indosso la solita camicia di forza a tenermi compagnia,nel totale silenzio regnante. Ma quella notte non fu così. Immersa nei miei pensieri,quest'ultimi vennero interrotti dal suono di una sirena. Sento le urla delle guardie che accorrono in fondo al corridoio allarmati, rimanendo alquanto confusa. Di solito non c'era questo trambusto se per sbaglio un paziente tentava di scappare,risolvendo con una botta in testa. Doveva trattarsi di qualcosa di più grande. A sorprendermi e la serratura della mia cella che si apre e le sbarre vengono aperte,così come tutte le altre. File di prigionieri sono intenti a scappare ed altri invece lottano contro le guardie. In quel momento rifletto se sia il caso di fuggire,costatando che questa, fosse l'unica possibilità per avere finalmente la libertà. Do un occhiata al corridoio prima di correre verso il portone principale. Le gambe si muovono veloci e le mani stringono il tessuto stretto.Dovevo trovare anche un modo di liberarmi da questo affare, così,dopo l'ennesimo incrocio, le mie speranze vengono esaudite,trovando un mio simile intento alla fuga.
"Ehi!"urlo. Quest'ultimo si volta guardandomi."Non e che potresti aiutare un tuo compare. Sai, questo coso da fastidio"accenno al vestiario dalle tante cinghie. Senza problemi mi aiuta accennandoli così un grazie. Sentendomi finalmente a mio agio,mi concentrai al mio obbiettivo:Uscire da li.
Era escluso l'ingresso principale visto le numerose persone poste nonché anche la polizia. Non conoscendo molto quel posto,una seconda uscita sarebbe stata esclusa, finendo solo con la stessa situazione di quella precedente. Cercai di trovare un altra possibile via e la mia attenzione ricadde su una grondai aperta. Sorridi, entrandoci velocemente. Sgattaiolando in quel condotto,potevo sentire alcune voci provenienti da fuori,parlando di un certo Joker. Non avendolo mai visto non potevo sapere di che persona fosse ma alcune voci mi avevano informato che fosse un tipo piuttosto strano. Ma chi non lo è d'altronde? Per mia grande fortuna dopo un paio di vincoli riuscì ad uscire,portandomi finalmente all'esterno. Da tempo non sentivo quell'aria inquinata e ammirare quel cielo scuro. Mi fiondai tra le siepi pe poi scappare da quel posto.

***

Le strade deserte ed isolate rendevano quel posto vuoto e oscuro. I lampioni come unica luce ad illuminare il freddo asfalto di cemento e ogni tanto passavano alcune macchine dirette verso casa. Ritrovandomi a camminare per quei vicoli bui e silenziosi,sentivo la brezza del leggero vento. Non sapevo dove andare, non avendo una casa e nemmeno un posto in cui stare. Osservai alcune case abbandonate alquanto sfasciate è mai ricostruite. Soffermandomi su una di queste decisi che sarebbe stata la mia nuova abitazione.Una casa migliore rispetto a quello schifo di posto.


  
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