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Autore: Nanamin    21/12/2015    3 recensioni
Tara è una ragazza normale: studia, esce con gli amici, è preoccupata per gli esami, ha una cotta. La sua vita tranquilla continua, finché strani eventi cominciano ad accaderle, accompagnati da inspiegabili mal di testa.
Tara è una ragazza con un enorme potere sopito dentro di sé. Un potere che porterà grandi menti a scontrarsi, interi Paesi a sollevarsi e costringerà i Titans a fare i conti con i fantasmi di un passato che credevano ormai perduto.
-
“Sei sicura di volere questo? Che nessuno si ricordi di te? Pensi di ripartire da zero?”
Red X si alzò e si appoggiò al muro.
“La verità è che non puoi cambiare così. Tutto si ripeterà finché non rimarrai da sola.”
“Perché?”
La voce di Terra uscì roca dalla sua bocca. Red X fece una smorfia.
“Perché anche se le persone e i luoghi intorno a te non sono più gli stessi, sei sempre tu.”
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Red X, Robin, Terra, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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AFFARI DI FAMIGLIA

 

 

 

 

 

Markovia.

 

 

“Brion, abbiamo novità?”

Gregor era in piedi nel suo studio, vestito con un completo scuro e rivolto al quadro di loro padre.

Il ragazzo s’inchinò di fronte al fratello.

“Sire.”  Disse e si sistemò le maniche dell’abito “Siamo riusciti a domare le fiamme e a salvare i cittadini, ma la situazione sta degenerando.”

Gregor allacciò le mani dietro alla schiena.

“Il popolo sta perdendo fiducia nel nostro casato. I nobili sono sul piede di guerra, ci osservano e aspettano la nostra caduta come degli sciacalli. Un’accusa di omicidio era di certo da evitare.”

Brion serrò la mascella. Quell’uomo. Vampate di calore gli percorsero il corpo, fino alle mani. Quell’uomo aveva approfittato del loro dolore e aveva gettato Markovia nella rovina.

“Abbiamo trovato il Dr. Hale?”

Gregor abbassò il capo.

“Sembra che abbia lasciato il Paese.”

Il ragazzo spalancò gli occhi.

“Cosa? Come ha fatto?”

“Vorrei saperlo anche io, ma ora non è il momento. Tutti i nobili sono riuniti nella sala per i ricevimenti, è ora di andare.”

Brion fece un inchino con il capo.

“Come volete, sire. Ma cosa faremo? I Titans mi hanno comunicato di non essere ancora riusciti a trovare nostra sorella.”

Gregor sospirò.

“Temporeggiamo, Brion, sperando che la trovino in fretta.”

All’entrata di Gregor, tutti si alzarono in piedi. Il re si portò al capotavola dell’enorme tavolo rettangolare che occupava tutta la stanza. 

Brion si sistemò alla sua destra. La luce entrava dai finestroni che occupavano tutta la parete di fronte a lui e alla sinistra del fratello.

“Signori, ho indetto quest’assemblea per i recenti avvenimenti che hanno sconvolto il nostro Paese.”

Un signore anziano prese la parola.

“Vostra maestà, le accuse che cadono su di voi sono gravissime. Viene insinuato un vostro coinvolgimento nell’omicidio della vostra sorellastra.”

Un uomo dai baffi a manubrio continuò.

“Sorellastra, inoltre, di cui nessuno di noi era al corrente.”

L’anziano riprese.

“È inammissibile, è evidente che i Markov non siano più adatti a regnare. La nostra economia è in crisi da più di due anni, siamo lo zimbello di tutta l’Europa. Urge che sia un’altra famiglia a prendere il comando, per non riempirci ancora di più di vergogna.”

Brion si sistemò l’orlo delle maniche con le dita.

“E voi cosa proponete, conte? Il vostro casato, magari?”

“Come vi permettete? Non siamo noi ad essere sotto scandalo.”

“Se posso permettermi, vostra maestà,” disse un uomo biondo, dal volto completamente rasato, “il conte Dalse non ha torto. Le accuse sono gravi, la crisi esiste, i recenti incendi appiccati qui a Markovburg non hanno certamente migliorato la situazione. Tuttavia, voi ancora non ci avete dato le dovute spiegazioni riguardo questa incresciosa vicenda. Il dottor Hale ha mostrato fascicoli e foto, ha fornito prove, voi ancora non avete proferito verbo. Io credo nel casato dei Markov, fin da quando è stato scacciato l’usurpatore Bedlam. Spero di udire al più presto i vostri chiarimenti.”

Re Gregor giunse le mani dietro alla schiena.

“Primo ministro Vittings, voi non avete torto.”

Brion si girò verso il fratello. Era impazzito?

“Per quanto riguarda la crisi, potrete convenire con me che tutto il mondo in questo momento ne è vittima; non siamo lo zimbello dell’Europa, semplicemente perché le accuse che vedono la famiglia reale Markov, la mia famiglia, sono infondate.”

Brion fissò il fratello: le braccia ora erano distese lungo i fianchi, le mani rilassate.

“Con queste mie parole voglio scagionare me, mio fratello Brion, principe di Markovia e ogni mio consanguineo, da qualsiasi accusa di omicidio. La ragazza infatti è viva e presto sarà in viaggio dall’America per smentire personalmente ogni indegna insinuazione sul nostro conto. Questo è ciò che ho da dire sulla vicenda.”

Un brusio si levò nell’uditorio. L’uomo con i baffi a manubrio si carezzò il mento.

“Tutti abbiamo visto le foto e i documenti del dr. Hale.”

Brion voltò il capo verso l’interlocutore.

“Converrete con me, duca, che una persona in carne e ossa è una prova ben più tangibile di qualsiasi scartoffia.”

L’uomo si zittì.

“Vostra maestà, sono fiducioso che questa sfortunata circostanza si risolverà per il meglio. Ora, se nessuno dei presenti ha da obiettare,” disse il primo ministro, giungendo le mani e passando lo sguardo sui volti di tutti i presenti in sala, “preferirei discutere di argomenti che riguardano più da vicino il popolo del nostro Paese. In dettaglio, come intendete procedere per affrontare i recenti attacchi ai luoghi di prima necessità?”

 

 

***

 

 

 

Jump city.

 

 

6 PM. Dionne e Amber dovrebbero uscire adesso.

Terra era a pochi metri dal cancello, con il cappuccio calato sugli occhi. Si alzò sulle punte per sbirciare oltre le teste delle persone in attesa: le classi stavano uscendo.

“Oh, ma che fine ha fatto Palmer?”

Terra voltò la testa di scatto.

Ah non lo so, perché, cambia qualcosa?”

Hunt.

Terra si torturò le dita di una mano. Quindi non era tornato a scuola. Il ragazzo camminava a lunghi passi verso il cancello, lo zaino a penzoloni su una spalla. Dietro di lui, Terra scorse il profilo di Dionne. Avanzò a testa bassa, schivò le persone raccolte a gruppetti di fronte all’uscita e raggiunse l’amica. Le diede un colpetto sul braccio. Dionne si girò, i suoi occhi si spalancarono così come la sua bocca.

“Oh mio Dio, Tar-“ Terra si portò l’indice destro alle labbra. La ragazza tacque.

“Dov’è Amber?” disse a bassa voce.

“Stava arrivando… ma perché hai il cappuccio in testa? E perché parli a bassa voce?” disse abbassando anche lei il tono.

Terra scosse la testa.

“Non importa, troviamo Amber e andiamo.”

“Dionne perché non mi hai aspettato?”

Amber comparve alle spalle di Dionne, che si scostò. Gli occhi le caddero sulla ragazza incappucciata.

Spalancò gli occhi.

“T-Tara…sei tu?”

Terra si portò di nuovo l’indice alle labbra e sorrise.

“Proprio io. Andiamo.” Sussurrò.

“N-Non… dove sei stata tutto questo tempo?” continuò lei a bassa voce.

Terra s’incupì.

“Venite con me.”

Mise le mani nelle tasche e si avviò a testa bassa schivando la folla di persone. Camminò per cinque minuti, seguita solo dai passi delle due amiche, per poi infilarsi in un vicolo.

“Tara cos’è tutta questa segretezza? Mi stai spaventando…” mormorò Dionne.

La ragazza si girò. Entrambe erano di fronte a lei, zaino in spalla. Due normali studentesse. Sospirò.

“Per prima cosa, voi non mi avete mai visto.”

Dionne aprì la bocca per controbattere, ma Amber la bloccò con un cenno.

“Sono successe tante…” Terra inspirò a fondo “cose dall’ultima volta. Non posso spiegarvi tutto, ma per ora è meglio se non mi faccio vedere in giro.”

Dionne strinse le dita sul bracciolo dello zaino.

“Ci siamo spaventate quando la professoressa ci ha detto che eri stata ritirata da scuola.”

Terra fece una smorfia. L’aveva ritirata da scuola quindi? 

“Come stai?” disse Amber, mettendosi una ciocca dei capelli rossi dietro all’orecchio.

“Bene, per ora. Nessuno mi ha fatto del male.”

“Menomale…” Dionne giunse le mani al petto.

Terra sorrise, aprì la bocca, ma ciò che doveva dire le morì in gola.

“James?” domandò alla fine.

Dionne si morse un labbro, Amber incrociò le braccia.

“Al momento dell’incidente è stato portato all’ospedale, Noi siamo andate a trovarlo, per sapere dove fossi, cosa fosse successo. Poi… scomparso. Sembra sia stato rapito.” Amber abbassò lo sguardo.

Terra spalancò gli occhi. Chi? Slade? Sua madre? Fece schioccare la lingua. Non era riuscita ad anticiparlo. Forse se non si fosse fatta tutti quei dubbi adesso lui sarebbe fuori pericolo.

Si appoggiò al muro con la schiena. Cosa poteva fare ora? 

Dionne le appoggiò una mano sulla spalla.

“Andrà tutto bene… vedrai che non gli sarà accaduto nulla di male.”

“Tara, ma che è successo quella sera?”

Alla ragazza tremarono le mani, si morse il labbro.

“Ecco, vedi…” Sospirò.

Amber le sorrise.

“Allora? Raccontaci tutto, vedrai che potremo aiutarti.”

Terra sospirò, annuì. Le sue due amiche erano lì, dopo tutto quel tempo senza avere sue notizie, erano ancora lì. Lì ad aspettare una sua spiegazione, senza volerla giudicare, solo comprensione.

Raccontò. Raccontò di quella sera, di James, dei suoi poteri, di Red X, del suo clone. Man mano che andava avanti calde lacrime scendevano sul suo volto. Dionne e Amber ascoltavano, in piedi di fronte a lei, immobili. Amber aveva un’espressione concentrata, Dionne triste. Era appena arrivata a raccontare della sua fuga dalla clinica, quando un pensiero la riscosse.

“S-scusatemi. Che ore sono?”

“Oh, un attimo.” Dionne prese il telefono. “Le 7.30.”

Terra annuì.

“Devo andare. Perdonatemi.”

“Ti vogliamo bene.” Disse Dionne.

Amber annuì, sorridendo.

Tara le abbracciò, entrambe. Tenne la testa sotto i loro menti. I suoi occhi si erano inumiditi, ma lei li strizzava per trattenersi dal ricominciare a piangere. Erano lì, per lei. Le due la strinsero, in un caldo abbraccio a tre.

“Adesso dovrei andare, ma non voglio.” Tara si strinse ancora di più.

“Tranquilla Tara, vedrai che andrà tutto bene. Sono sicurissima che ci rivedremo presto.” Sussurrò Amber, vicino all’orecchio della ragazza. “Io, te, James… È una promessa. Vedrai, non avrai nemmeno tempo di accorgertene e saremo di nuovo insieme.” 

“Ci vedremo presto Tara, ogni volta che avrai bisogno ci sarò. Saprai sempre dove trovarmi.” Disse Dionne.

“Grazie ragazze.”

 

 

*** 

 

 

 

Una caverna scura, un piedistallo vuoto di fronte a lei. Nessun rumore.

Tra le mani, una targa.

 

 

UNA TEEN TITAN

UNA VERA AMICA

 

 

Serrò le dita. Si morse il labbro finché in bocca non sentì sapore di sangue. Anni a cercare una risposta, una vera risposta su chi fosse e su cosa dovesse fare. Era tutto lì, in sei parole. 

Forse non sarò mai più una Teen Titan ma… socchiuse gli occhi, ho intenzione di mantenere quest’ultima promessa. Una vera amica.

Ripose la targa al suo posto e si alzò in piedi: la superficie in marmo, liscia, con le sue lettere grandi, scolpite, le pesò nel cuore come un macigno.

“Chissà perché i morti tornano sempre a visitare le loro tombe.”

Terra si voltò di scatto. Red X, nel suo costume nero, la salutò allontanando l’indice e il medio dalla fronte.

“Non dovevi tornare entro il tramonto?” continuò.

Terra abbassò il volto.

“Ho avuto da fare. Tu invece?”

Red X si grattò la nuca.

“Oh, beh, ho fatto qualche ricerca, qualche giretto qua e là, adesso sto finendo un lavoro.”

Terra alzò un sopracciglio.

“Un lavoro? Adesso?”

Red X fece spallucce.

“Che ti devo dire, fanno sempre comodo un po’ di soldi” disse avvicinandosi.

Terra ridacchiò.

“E sentiamo, dove li avresti rubati?”

“Nessun furto, solo uno scambio.”

Red X rise dandole un colpetto con l’indice sulla fronte.

“Scambio? Soldi in cambio di?”

Il ragazzo le girò intorno e le mise le mani sulle spalle. Terra venne scossa da un fremito. Lui le si avvicinò con le labbra all’orecchio.

“Di te ovviamente.”

Terra spalancò gli occhi, la bocca fredda di una pistola era appoggiata alla sua tempia sinistra.

“C-cosa stai facendo?”

“Concludo il lavoro.”

Una figura comparve dall’ombra.

“Ciao Tara, o Terra, come preferisci tesoro.”

Il volto di Terra si trasformò in una maschera di rabbia.

“Mamma.”

La donna allargò le braccia.

“Bambina mia, ero così preoccupata!”

“Cosa vuoi.”

“Tara, io non ti ho cresciuta così sgarbata. Su, andiamo, ti porto in un bel posto.”

Red X la spinse con la mano.

“Andiamo Terra, niente poteri. Non costringermi a farti cose spiacevoli.”

La ragazza digrignò i denti.

“Spera che io non riesca ad usarli. Speralo.”

“Sei costretta, tesoro.”

Terra le scoccò un’occhiata furente.

“È passato il tempo in cui prendevo ordini da qualcuno.” Sputò la ragazza “Mi salverò da sola e, se non dovessi farcela, i miei amici verranno a salvarmi.”

La madre si lisciò una ciocca.

“Amici? Parli dei Titans?” La donna sorrise sollevando un angolo della bocca in una smorfia compiaciuta “Hai ragione. Loro sì che potrebbero salvarti. Ma, piccola mia, non stai dimenticando un piccolo particolare?”

Terra alzò un sopracciglio.

“E sarebbe?”

“Non tutti i tuoi amici hanno i poteri.”

Terra s’immobilizzò, il suo respiro si bloccò, la bocca le tremò.

“C-chi?”

La madre ticchettò l’indice sul mento.

“Amber, Dionne, James… che importa?” disse facendo spallucce.

Terra strinse i pugni, le nocche crocchiarono.

“Sì, importa.” 

“T’interessano davvero?”

“Non li toccare.” Sibilò.

“In tal caso faresti meglio a non irritarmi troppo, tesoro. Sono piuttosto irascibile quando sono stanca, lo sai.”

Terra serrò la mascella. La donna camminò verso il piedistallo della statua e raccolse la targa. Fece finta di levarsi una lacrima dall’occhio sinistro.

“Toccante.”

La buttò per terra. La lastra si spaccò in due, con una crepa che la divise come una saetta.

“Mantieni i tuoi propositi, bambina, fai la vera amica e fai la buona.”

La ragazza la guardò con occhi iniettati d’odio.

“Oppure potrei seppellire sia me che te, qui, in un solo momento, e porre fine ai miei problemi.”

La donna incrociò le braccia.

“Non hai più paura di morire. Poco importa, lo immaginavo. Ma mi duole informarti che se non darò mie notizie a delle persone fidate entro venti minuti, qualcuno dei tuoi amichetti morirà. Forse uno, forse tutti, chi lo sa. Vogliamo correre il rischio?”

Terra sostenne lo sguardo della madre e grugnì, poi, abbassò il capo. I capelli scivolarono in avanti coprendole il viso.

“Va bene.” Disse.

“Andiamo.” 

La madre si voltò e uscì dalla grotta.

***

L’odore d’acqua salmastra le fece arricciare le narici. Con uno strattone le tolsero il cappuccio che le era stato infilato lungo il tragitto. Il nero delle onde l’accolse come una voragine. La bocca della pistola era appoggiata alla sua nuca.

“Mi dispiace far finire così tutto, Tara. Se fossi rimasta in clinica avrei usato un metodo molto più dolce.”

Terra strinse i pugni.

“Perché mi fai questo? Perché mi hai risvegliata dalla pietra se poi mi volevi uccidere?”

Anne si portò a fianco a lei, aveva lo sguardo verso l’orizzonte.

“Non ti ho risvegliato io, tesoro. Proprio per questo è nata Zero, non potevo avere te.”

Terra aggrottò le sopracciglia.

“E allora com’è successo? Chi mi ha svegliata?”

“Non ne ho idea, bambina.” Disse e sospirò. “Da sola, probabilmente. In ogni caso sei stata utile. Mi sono accorta che Slade non aveva mai desistito a cercarti. Per un periodo ho avuto paura potesse impadronirsi di Zero, ma, a quanto pare, hai deciso di ridestarti dal tuo ruolo di bella addormentata. Ho potuto lavorare sul tuo clone in tranquillità, studiarne il DNA, fare esperimenti, senza che nessuno mi disturbasse.” Ridacchiò “Slade, come un allocco, era occupato a guardare te. Perde colpi, il vecchio.”

Terra contrasse il viso in una smorfia.  

Anne giunse le mani dietro alla schiena.

“In realtà sei stata ancora più utile. Al momento della clonazione i tuoi poteri non si erano replicati. Zero,” Anne si girò verso Red X e sorrise con la sua smorfia compiaciuta, “o Rose, come ama chiamarla questo romanticone qui, era un normalissimo essere umano, dall’apparente età di diciotto anni e solo geneticamente un po’ più vecchio.” Si passò una mano tra i capelli “Per questo motivo, ho iniziato a fare esperimenti genetici: dovevo trasferire il tuo enorme potenziale, sprecato aggiungerei, in lei. Ho fallito per mesi, sono riuscita a darle un potente fattore rigenerante, ma niente di più.” La donna strinse le labbra. “Questo perché i tuoi poteri non erano attivi. Non volevi ricordare.” Alzò le spalle. “Il tuo amico verde contribuì a destabilizzarti, ma non era abbastanza.Perciò ho permesso che Slade ti rapisse insieme alla tua cottarella adolescenziale. Ha funzionato.” Rise. “E davvero lui è stato convinto di aver fatto un’ottima mossa. Credeva che io volessi celarti i poteri. Patetico.”

La donna si girò verso di lei.

“Ah, a proposito, la prossima volta sceglierei un po’ meglio fossi in te. Sembra che sia tu, sia il tuo amichetto mascherato dietro di te, abbiate seri problemi a scegliere le persone di cui fidarvi. Attenzione, la prossima volta.” 

Terra udì Red X inspirare a fondo e buttare tutto fuori in un lento respiro.

La donna le strizzò l’occhio. 

“Beh, se ci fosse una prossima volta. Addio, piccola.” Le diede una carezza sulla guancia, Terra si scostò. “Su, non fare la scontrosa.” Tirò fuori da una tasca una lametta e le tagliò una ciocca di capelli. 

“Giusto per ricordo” concluse, riponendola. 

“E i miei amici?”

“Sono una donna di parola, ai tuoi amici non accadrà nulla, per lo meno,  io non farò loro nulla. Addio.”

Terra fece una smorfia. Chiuse gli occhi. Il petto le si alzava ed abbassava ritmicamente, senza che lei potesse controllarlo. 

Sentì i passi della donna allontanarsi.

“Perché lo fai?”

“San Andreas Lake. Le parole le giunsero in un sussurro.

Terra aggrottò la fronte.

“Cosa?”

“Nessuno cerca un morto che ha visto con i propri occhi. San Andreas Lake.”

Uno sparo. Una spinta tra le scapole. L’acqua del mare la inghiottì.

 

 

***

 

 

 

Il vento notturno sferzò la sua pelle, nuvole ricoprivano il cielo nascondendo le stelle. Un alone bianco testimoniava la presenza della luna, velata dalle nubi.

Beast Boy era sul tetto della torre, in piedi, immobile, ad un passo dal vuoto.

Si avvicinò: il ragazzo non alzava nemmeno le spalle per respirare, sembrava congelato.

“Trovato qualcosa?”

“Nulla.”

Raven incrociò le braccia e abbassò lo sguardo.

“Il tuo udito è migliorato molto.”

Beast Boy sospirò.

“Sì, troppo e non abbastanza allo stesso tempo.”

Raven alzò un sopracciglio.

“Cioè?”

Beast Boy si girò. Raven fece una smorfia, aveva ancora la benda lacera sugli occhi. Era quasi nera e, conoscendolo, non l’avrebbe mai lavata. Bleah.

“Sono qui da ore.” Beast Boy inarcò le labbra in una smorfia. “Ho ascoltato ogni singola conversazione del quartiere qui vicino e non ho sentito assolutamente nulla che potesse aiutarci. Nulla. Terra sembra essersi volatilizzata.”

“Riproveremo domani. Ora dobbiamo tornare giù però.”

Beast Boy abbassò il volto.

“Sì.”

La ragazza si girò e fece un passo.

“Riesco ad ascoltare ogni parola.”

Raven si bloccò.

“Ogni parola detta da tutte le persone di questo quartiere. Sento le loro voci, i loro scherzi, i loro sentimenti. Sono un brusio costante nella mia testa, non se ne va mai, nemmeno quando provo a dormire. Tento di non badarci, ma loro diventano ancora più forti.”

La ragazza si girò, Beast Boy aveva le mani strette in due pugni.

“E io non voglio sentirle, mi sento come se non dovessi poter ascoltare quelle cose, non ne ho il diritto. Però devo farlo, per ritrovare Terra.”

Beast Boy appoggiò le mani sulle spalle della ragazza.

“È per questo che non vuoi leggere la mente?”

I muscoli di Raven si tesero sotto il tocco del compagno di squadra.

“Sì, è questo. Non vorrei mai che qualcuno entrasse nella mia testa.”

Beast Boy alzò un sopracciglio e ridacchiò.

“In effetti la tua testa è strana.”

Raven si ritrasse.

“Come mai il concetto di privacy ti viene in mente solo adesso?”

“Dai Rae, io e Cy ti abbiamo aiutato. Ammettilo!” disse Beast Boy punzecchiandola con un dito sulla spalla.

Raven afferrò il polso di Beast Boy.

“Sì, grazie. Andiamo adesso?”

“Permalosa. Qual è il problema?”

Raven lasciò la mano di Beast Boy.

“Uno,” disse alzando l’indice della mano destra, “stai invadendo il mio spazio vitale. Due,” continuò alzando anche il medio, “quella cosa che hai per coprirti gli occhi, puzza.” 

Raven fece una smorfia e distolse lo sguardo.

“In effetti non l’ho mai lavata.”

Beast Boy si bloccò, il sorriso gli morì sul volto. Voltò la testa verso la costa, Raven non riusciva ad udire nemmeno il suo respiro.

“Hai sentito anche tu?”

Raven scosse la testa.

“Cosa succede?”

Beast Boy deglutì.

“Uno sparo.”

“Andiamo da Robin.”

Un varco nero si aprì sotto i loro piedi, circolare. Beast Boy cadde con uno grido. Raven alzò gli occhi al cielo e s’inabissò.

 

 

***

 

 

 

Red X abbassò la pistola e si girò verso Anne Markov.

“La valigetta.” 

La donna sorrise.

“Assolutamente, sono una donna di parola.”

Si avvicinò a una macchina scura e aprì il bagagliaio; ne estrasse una ventiquattrore nera. Tornò di fronte a Red X, al limite del molo.

“Aprila.” 

La donna l’appoggiò per terra e la aprì. Due fascicoli e una foto. L’immagine di lui, suo padre e suo fratello lo colpì come un pugno allo stomaco.

“Richiudila e allontanati.”

La donna eseguì e si allontanò di due passi.

“La tua identità è di nuovo al sicuro, Red X. La conosciamo solo io e te.”

Red X prese la valigetta, puntò la pistola contro Anne Markov.

“Direi che tu sei di troppo.”

La donna mise le mani sui fianchi.

“Non saremmo arrivati a questo se tu non ti fossi lasciato coinvolgere emozionalmente da una ragazzina e dal suo clone.”

Red X fremette di rabbia.

“Tu non sei una madre.” Disse scandendo le parole.

“Sei sicuro di essere la persona più adatta per parlare di relazioni familiari?”

“Dammi un valido motivo per cui non debba ammazzarti qui e ora.” Ringhiò Red X.

Anne Markov rise.

“Oh, sono sicurissima che non lo farai. Anzi, fossi in te inizierei ad andarmene.”

Red X sogghignò.

“Un molo buio, una signora di mezz’età e un criminale armato. Io direi che sei tu quella in pericolo.”

La donna estrasse la lametta dalla sua tasca e s’incise la carne delle guance: una goccia di sangue si formò sulla superficie e colò in un rivolo rosso scuro. S’impresse tre profondi solchi: il primo dal naso all’orecchio, il secondo sulla fronte e il terzo sul mento. Non emise un lamento.

Red X sollevò un sopracciglio.

Anne Markov lasciò scivolare dalle dita la lametta, che cadde in mare. 

Prese un oggetto rotondo dalla tasca, lo aprì.

“Hai ragione Red X, sono io quella in pericolo.”

 

 

***

 

 

 

Un’ombra nera si aprì nella sala comune, Beast Boy cadde seduto sul pavimento.

“Ahi!”

Si massaggiò il sedere e si girò verso Raven, che era comparsa e fluttuava a mezz’aria.

“L’hai fatto apposta!” continuò.

Raven stirò le labbra in un sorriso.

“Ops.”

Beast Boy scattò in piedi.

“Robin, ho delle…”

“Aspetta BB. Ho delle notizie per tutti.”

Il varco si richiuse. Robin guardò gli ultimi arrivati, con Cyborg e Starfire al suo fianco.

“Per prima cosa ho contattato Geo-Force. Sembra che questa misteriosa madre esista e sia venuta in America con Terra circa sei anni fa.”

Starfire si massaggiò un braccio con una mano.

“Allora perché quando l’abbiamo incontrata noi era senza una casa?”

Robin sospirò. Aveva passato tutto il giorno a farsi quella domanda. Perché? Dov’era finita in quel periodo? Perché ricompariva proprio adesso?

“Non ne ho idea, non ha potuto dedicarmi molto tempo: le cose a Markovia si stanno mettendo male.”

Cyborg annuì.

“Altro?”

“James è stato rapito, ho contattato l’ospedale.”

Starfire si portò le mani alla bocca, Beast Boy fece una smorfia e incrociò le braccia.

“Pensi che sia stato Slade?” disse Raven.

Robin sospirò.

“È l’unica cosa possibile. Tu, Beast Boy, hai trovato qualcosa?”

“Te lo stavo per dire. Uno sparo, poco fa, proveniva dalla costa!”

Cyborg corse verso il computer.

“Sapresti localizzarlo?”

Beast Boy si portò una mano alle tempie.

“Non lo so, non saprei dirti qui dentro. Con voi non riesco a sentire bene.”

Cyborg premette qualche tasto.

“Amico, aiutami. Nord o sud?”

Beast Boy digrignò i denti.

“Non lo so! C’è troppa confusione!”

Starfire giunse le mani mentre levitava a qualche centimetro.

“Amico BB, sii più preciso, per favore.”

“Ci sto provando, Star…”

Raven toccò le tempie del mutaforma, aloni neri si materializzarono.

“Rilassati, escludi questa stanza, concentrati.”

Beast Boy inspirò a fondo e buttò fuori.

“Gli spari sono finiti.”

Robin si accarezzò il mento con l’indice e il pollice.

“Non ci voleva. Non importa, quando Slade farà la sua mossa, noi saremo pronti.”

Il comunicatore squillò, il ragazzo lo prese dalla cintura, rispose.

Il volto della madre di Terra gli comparve davanti, insanguinato. Singhiozzava, mentre le lacrime si mischiavano col sangue del viso.

“Signora, cos’è successo? Dove si trova?”

“A-aiuto! L-la mia b-bambina. Ha… ha u-un teschio sul vis-”

La chiamata s’interruppe.

“Signora? Signora!” 

Robin fissò lo schermo ormai nero.

“Maledizione.”

Raven si avvicinò al ragazzo.

“Teschio sul viso?”

Beast Boy fece schioccare la mascella e serrò i pugni.

“Red X.”

Cyborg si girò verso la squadra.

“Localizzata. È al porto.”











Angolo dell'autrice

Salve!
Questo capitolo è più lungo rispetto ai precedenti. Si tratta di una specie di bonus per Natale, oltre che per essermi fatta attendere! Dovrei tornare ora a pubblicare con una certa regolarità.
Per quanto riguarda il discorso di Anne, Zero è un po' più vecchia  di Terra. I cloni, per faccende che non vi sto a dire nel dettaglio perché non voglio rendere questo angolo una lezione di biologia, hanno i filamenti di DNA leggermente più corti, risultando quindi, geneticamente più vecchi degli originali.
Bene, non vi annoio con altro. Spero che il capitolo vi sia piaciuto! 
Buon Natale e buone feste!


x Carlotta

   
 
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