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Autore: enemyarrives    22/12/2015    2 recensioni
Fino a che punto un vuoto può essere riempito, o una ferita rimarginata? E un cuore spezzato può essere riparato tanto facilmente? I ricordi torneranno sempre a tormentarci ed i protagonisti di questa storia lo sanno bene.
“E’ possibile sentirsi soli, in un posto pieno di gente? Credo proprio di sì, perché era così che mi sentivo costantemente. Non avevo più nessuno, nemmeno una famiglia. Avevo persino dimenticato cosa volesse dire averne una ed era tutta colpa mia, ma ormai era troppo tardi per tornare indietro." (Dal capitolo 8.)
Genere: Drammatico, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV Claire.
“Sei pronta?”
Strinsi la mano che Shannon mi teneva e annuii, decisa. Eravamo davanti alla porta di casa nostra, a Bossier City. Ero rimasta a Boston per quattro giorni e noi due eravamo rimasti sempre appiccicati, non mi aveva lasciata sola nemmeno per un attimo. Dopo neanche un’ora dal mio arrivo, aveva deciso di tornare a casa per stare con me, con Jared e con mamma. Gli avevo chiesto cos’avesse intenzione di fare, con il corso per batteristi.
“Suonare è la mia passione” mi aveva risposto, “ma tu sei la mia vita. E non posso starti lontano ancora una volta.”
L’avevo spronato a non lasciare da parte la musica, sapevo che quella era la sua strada, doveva intraprenderla e percorrerla ad ogni costo e lui non aveva intenzione di abbandonarla.
“Allora andiamo.” mi disse e salimmo i gradini trovandoci davanti alla porta di casa. Con molto coraggio, tenendo stretta la mano alla sua, suonai il campanello.
Dopo alcuni istanti, venne ad aprire Jared. Nessuno sapeva che saremmo tornati, volevamo fargli una sorpresa, per questo, quando mi avevano chiamato, avevo mentito, dicendo che non ero riuscita ancora ad incontrarlo. Quando ci vide, fece una faccia più che sorpresa e, senza dire niente, abbracciò stretto Shannon.
“Non te ne andare più, mai più.” gli disse, sottovoce.
Shannon ricambiò la stretta con un braccio, sorridendo.
“Lo prometto.”
Nel frattempo, sentimmo una voce femminile, troppo familiare.
“Jared, chi è?”
Vedemmo mamma scendere le scale, legandosi i capelli.
Appena vide Shannon, restò senza fiato. Si immobilizzò incredula, non riuscendo a dire nulla.
“Ciao mamma.” le disse lui, sorridendo.
Dopo alcuni istanti, gli corse incontro, buttandogli le braccia al collo ed iniziando a singhiozzare.
“Shan, sei tornato…”
Io e Jared ci guardammo sorridendo, mentre veniva ad abbracciarmi.
“Grazie per averlo riportato indietro.” mi sussurrò.
Quando mamma si staccò da Shannon, un occhio le cadde sulle nostre mani intrecciate.
“V-voi due…” balbettò incredula.
Era proprio per questo che eravamo così nervosi. Avremmo dovuto dire a mamma che ci eravamo messi insieme e non sapevamo davvero come l’avrebbe presa. In fondo, eravamo entrambi figli suoi e, anche se ero stata adottata, avevo sempre fatto parte della famiglia.
“Forse è meglio se ci sediamo.” disse Jared, chiudendo la porta e trascinandoci sul divano.
Io e Shannon ci sedemmo su una poltrona, con mamma e Jared davanti a noi. Lei ci guardava senza parole, con un’espressione che era un misto di emozione, sorpresa e non so cos’altro. Avevo come l’impressione che sarebbe svenuta o che ci avrebbe picchiato da un momento all’altro.
Io non sapevo cosa dire, da quando ero entrata in casa non avevo detto una parola. In realtà, ancora non riuscivo a mettere insieme e a realizzare tutto quello che stava succedendo. Così rimasi in silenzio, sperando che Shannon si facesse avanti. E così fu.
“Beh, mamma…io e Claire dobbiamo dirti una cosa.”
“Sei incinta?!” disse lei, guardandomi subito sconvolta.
“No mamma!” borbottai, diventando rossa in viso.
“In realtà ancora no…”
“Ancora no? Shannon ma che diavolo stai dicendo?” lo guardai in cagnesco, dandogli una gomitata sulle costole.
“Ahi. Intendevo che non si sa mai, in futuro...beh non importa” mi prese nuovamente la mano tra le sue “io e Claire stiamo insieme. Ci siamo innamorati. Lo siamo sempre stati, ma adesso ne siamo entrambi consapevoli e sappiamo i sentimenti che proviamo l’uno per l’altra. So che può sembrare strano, siamo cresciuti come due fratelli, ma tu sai anche che al cuor non si comanda, me l’hai sempre detto. E io non posso fuggire da quello che provo. Vogliamo andare a vivere insieme.”
“Shannon!” sbottai sconvolta, sentendo quell’ultima frase. Non avevamo fatto progetti prima, non aveva nemmeno accennato ad una cosa simile.
Mamma sbiancò e si aggrappò al braccio di Jared, che ridacchiava guardandoci. Probabilmente lui già sospettava tutto, anche se non gli avevamo ancora detto niente.
“Ma…siete impazziti o cosa?!” sbottò, faticando a respirare.
Sospirai, lasciando la mano a Shannon. Ero davvero preoccupata che non avrebbe accettato la situazione, ma non potevo biasimarla. Anch’io ero sconvolta dalla notizia che Shannon volesse andare a vivere con me, in fondo aveva solo vent’anni ed io diciotto. Come ce la saremmo cavata?
“Mamma, io so che tutto questo può sembrarti strano, innaturale ed assurdo” dissi, con coraggio “ma noi ci amiamo davvero. Tu non ci hai mai raccontato molto del padre di Shannon e Jared, ma, se tu sei rimasta così sconvolta da non volere altre relazioni dopo vent’anni, significa che lo amavi, non è così? Avevi la mia stessa età, quindi puoi capire cosa provo io per Shannon. Non posso immaginare di stare senza di lui, sai benissimo quanto ho sofferto in questi mesi, mentre era via. Quindi ti prego di capire.”
Sentendo le mie parole, rimase un po’ sorpresa. Una lacrima le scese lungo la guancia e, sospirando, venne ad abbracciare entrambi.
“Se è così, non posso e non voglio intromettermi e separarvi. Voglio solo il meglio per voi.”
Sorrisi, stringendola forte, mentre Jared si univa all’abbraccio. Presi nuovamente la mano a Shannon, consapevole che non l’avrei più lasciata.
 
“Era da un bel po’ che non stavamo tutti e tre qui.” Disse Jared, sorridendo, mentre guardava il cielo.
Eravamo stesi su una coperta, sulla terrazza che amavamo tanto. L’ultima volta che ci eravamo stati, avevo appena scoperto di essere stata adottata ed ero andata a cercare Jared, che si era nascosto lì. Avevamo parlato per ore, poi eravamo rientrati tardi a casa.
Ritrovarci ancora una volta, come ai vecchi tempi, nello stesso posto, mi fece sentire a casa. Finalmente sentivo di essere tornata davvero, con le persone che amavo di più al mondo.
“Ma, bro, cos’è questa storia che vuoi andare a vivere con Claire?” chiese Jared, sospettoso.
“Mi hai tolto le parole di bocca, Jay.”
Dissi, mettendomi seduta e guardai male Shannon.
Lui rise e mise entrambe le mani sotto la testa.
“E’ vero, dovrei spiegarvi tutto. Ho pensato che io non posso rinunciare alla musica, suonare la batteria è sempre stato il mio sogno, quello di Jared è suonare la chitarra, quindi perché non formare una band? Siamo fratelli, abbiamo un legame profondo e sono certo che funzionerebbe!”
“E cosa c’entra questo con l’andare a vivere con me?” dissi scettica.
“Beh, qui a Bossier City non c’è possibilità di fare successo. Perché non ci trasferiamo a Los Angeles? Potrebbe venire anche mamma, ma noi vivremmo in un altro appartamento, perché dovremmo avere i nostri spazi, per le prove e tutto il resto.”
Quella proposta, così su due piedi, mi sembrò assurda. Ma, in fondo, aveva ragione. Loro due dovevano continuare a fare musica, io non gli avrei impedito di coltivare le loro passioni, ero sempre stata la prima ad incoraggiarli. Era vero che trasferirmi così lontano mi spaventava un po’, ma non sarei stata sola, li avrei sempre avuti con me.
“Per me sarebbe stupendo!” disse subito Jared, entusiasta.
“E come facciamo con i soldi? Sapete quanto costa andare a vivere lì?”
Non volevo rovinare tutto e non unirmi al loro entusiasmo, ma dovevamo anche essere realisti e pensare che non sarebbe stato per niente facile.
Shannon sorrise, alla mia domanda, e mi prese la mano per tranquillizzarmi.
“Ho un po’ di soldi da parte. Mentre ero in Inghilterra, ho cercato di fare qualche lavoretto per mantenermi e ho guadagnato abbastanza.”
“E poi io ho dei risparmi, li tenevo per qualcosa di importante, come questa.” si aggiunse anche Jared, facendo spallucce.
A quel punto, non potevo più dire nulla. Shannon aveva già pensato a tutto, Jared era felicissimo dell’idea. Perché avrei dovuto rovinare tutto? Ci avremmo provato, in fondo la nostra vita, in quell’ultimo periodo, era stata così deprimente e incasinata che una svolta ci avrebbe sicuramente aiutato.
Sospirai, arrendendomi all’idea, poi sorrisi.
“Allora dobbiamo solo dirlo a mamma.”
 
8 mesi dopo.
Il rumore della batteria mi martellava nella testa da ore e, per quanto lo adorassi, non era il sottofondo giusto per quel momento.
Sbuffai, rumorosamente e salii le scale aprendo con forza la porta della sala musica, dove i ragazzi provavano.
“Shan! Per favore! Sto cercando di studiare da ore e non ci riesco, è la quarta volta che te lo dico!” sbottai esasperata, cercando di non lasciarmi distrarre dalla visione di lui, a petto nudo, tutto sudato, mentre suonava la batteria e ci metteva l’anima.
Si fermò immediatamente, sentendo le mie urla, e sorrise lievemente colpevole.
“Scusa, piccola. E’ che a breve avremo un’esibizione.”
“Ed io a breve avrò un esame! So che è importante anche il vostro concerto, ma io devo riuscire a studiare.” sbuffai lievemente.
“Hai ragione, mi dispiace.” fece una smorfia e si alzò, allontanandosi da Christine. E’ così che aveva deciso di chiamare la sua batteria, ma non ci volle mai spiegare il perché. Avevo paura che fosse una delle sue ex, ma non chiesi mai nulla, forse per paura della risposta. “Facciamo una pausa entrambi, va bene?” mi si parò davanti, sorridendo. Quando vedevo il suo sorriso, non riuscivo più a dire o fare nulla, mi sentivo completamente assuefatta.
Sospirai, sorridendo subito dopo a mia volta.
“Va bene. A proposito, dove sono Jared e Tomo?”
“Dovevano controllare un paio di cose per il concerto, ho approfittato dell’assenza di Jared per provare un po’, visto che ultimamente mi comanda a bacchetta.” disse esasperato, facendomi ridere.
Qualche mese prima, avevamo detto a mamma della nostra idea di trasferirci e lei, dopo averci pensato molto, aveva accettato, per il nostro futuro. Così ci eravamo trasferiti a Los Angeles, in due case differenti, come aveva progettato Shannon; io, lui e Jared vivevamo in una casa a due piani, con una sala musica per le loro prove, mentre mamma aveva preso un appartamento abbastanza grande e non troppo lontano da noi, così potevamo vederla spesso. I ragazzi si erano subito dati da fare, si erano messi a cercare un chitarrista per la band ed avevano trovato Tomo, un ragazzo poco più piccolo di loro, ma molto bravo a suonare. Avevano ascoltato tantissimi ragazzi, ma lui aveva quel tocco particolare, adatto per il tipo di musica che volevano fare loro. Jared aveva già iniziato a scrivere una canzone, Buddha for Mary, e, spesso, voleva che gli dessi consigli sui testi o sulla musica. Ogni tanto suonavano in qualche locale, per guadagnare qualcosa e già iniziavano ad avere qualche ammiratrice, cosa che mi disturbava parecchio, quando si trattava di Shannon. Ma, se fossero diventati famosi, avrei dovuto convivere anche con questo aspetto. Io avevo iniziato l’università, avevo scelto di fare giornalismo e già avevo passato un esame. Ci tenevo ai miei studi, al futuro che avrei potuto costruire con questi. E lì, a Los Angeles, mi trovavo benissimo, avevamo completamente cambiato vita.
“Dovresti asciugarti, comunque.” gli dissi, sarcastica e gli passai l’asciugamano che teneva sulla sedia.
“Non dirmi che la visione ti disturba.” rise, leggermente malizioso e si avvicinò pericolosamente.
“No,” dissi, sfuggendogli, “ma è anche vero che puzzi.”
“Cosa? Puzzo?!” mi guardò, sconvolto dalla mia affermazione.
Giurai di vederlo che tentava di annusarsi, mentre mi allontanavo.
“Bugiarda!” mi urlò dietro, facendomi ridere.
In quel momento, la porta di casa si aprì e Jared e Tomo fecero capolino, entrando entusiasti.
“Indovinate? Il concerto è confermato e suoneremo anche la prossima settimana, due volte!” quasi strillò Jared, tutto sorridente.
“Davvero? E’ fantastico!” sorrisi, andando ad abbracciarli.
“Lo è, ma quando ci chiedono qual è il nome della band, non sappiamo cosa rispondere.” sbuffò Tomo, lasciandosi cadere su una sedia.
“Io un’idea ce l’avrei” fece spallucce Shannon, scendendo in salone “ci ho pensato molto in questi giorni, in realtà. L’altro giorno stavo vedendo per caso un documentario sullo spazio…”
“Ma sentilo, lui che guarda documentari!” Jared rise, guardandolo scettico.
“Piantala” lo liquidò in due secondi “quindi, il documentario parlava soprattutto di Marte e, non so perché, ma mi ha affascinato, pensate che è il pianeta più simile alla Terra in tutto il sistema solare!”
Sembrava affascinato mentre ne parlava, gli brillavano gli occhi. Adoravo vederlo così, era come quando suonava la batteria; il resto non contava, c’erano solo lui e la musica.
“Okay, x-files, adesso vuoi dirci il nome?” Tomo gli diede un pizzico sul braccio.
“Va bene, va bene. Marte ha due satelliti, Fobos e Deimos, e si dice che siano due asteroidi catturati nel suo campo gravitazionale. Quindi ho pensato che noi, con la nostra musica, saremmo capaci di catturare milioni e milioni di persone, proprio come Marte. Allora perché non chiamarci 30 Seconds to Mars?”
In quel momento, restammo tutti a bocca aperta. Nessuno aveva mai visto quel lato di Shannon, era sempre stato riflessivo, aveva sempre ragionato sulle cose, ma mai così. Poteva aver fatto molte cavolate, era caduto, aveva sofferto. Ma era chiaro che quella era la strada che voleva percorrere, a tutti i costi, che lo avrebbe aiutato a star bene.
“Shan..è perfetto.” dissi, prendendogli la mano e gli sorrisi, lo guardai negli occhi, per fargli capire che l’avrei sempre appoggiato.
“E’ vero, amico. E’ stupendo.” concordò Tomo, poggiandogli una mano sulla spalla.
Tutti guardammo Jared, sapevamo che era lui la persona più testarda e difficile del gruppo, avevamo paura che avesse qualcosa da ridire.
Per due minuti buoni, regnò il silenzio.
Poi Jared alzò lo sguardo, puntò gli occhi in quelli di Shannon e, con un sorriso, disse “allora aspettateci, i 30 Seconds to Mars stanno arrivando.”



Ed eccomi qui con un nuovo capitolo. Mi duole annunciare che è l'ultimo, dopo di questo pubblicherò l'epilogo.
Vorrei fare qualche precisazione su questo capitolo. Allora, so bene che la formazione iniziale dei Mars era composta dai Leto, da Matt e da Solon, ma i Mars li ho conosciuti con Tomo, per me i Mars sono loro tre, quindi ho preferito modificare un po' la realtà, quindi far entrare subito Tomo nella band. Poi, non so come i Mars siano arrivati a scegliere il nome per la band, però quello che penso e sento io è quello che ho scritto nel capitolo, cioè che con la loro musica riescono a catturare molte persone, questa è l'interpretazione che ho dato al significato del loro nome.
Inoltre, non so a che età precisamente i Mars si siano trasferiti a Los Angeles e so che si sono formati nel 1998, ma visto l'andamento della storia, qui siamo negli anni 80, quindi anche qui ho fatto una piccola modifica. Scusate se vi ho causato confusione!
Al prossimo (ed ultimo) capitolo, un bacio enorme a tutti.
                               Martina.
   
 
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