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Autore: LilyOok_    22/12/2015    3 recensioni
[...]Continuava a fissarmi... I suoi occhi erano come il cielo in tempesta: blu intenso con qualche lampo chiaro, come i fulmini che risplendono nelle notti di temporale.
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Darcy, capitolo uno.
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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≈Capitolo tre 
 
Quando mi svegliai era mattina inoltrata.
La prima cosa che mi saltò agli occhi fu un bellissimo arco poggiato alla parete di fronte al letto con accanto una faretra ricca di frecce, tutto di fattura nanica.
Sbadigliai, tirandomi a sedere.
“Buongiorno, bella addormentata.” Mi disse Darcy, entrando nella stanza da una porticina a destra.
Aveva i capelli bagnati e un asciugamano intorno al collo.
“Visto che non volevi svegliarti ne ho approfittato.” Alzò le spalle, storcendo poi il naso. “Dovevamo già essere partiti.”
“Scusa.” Dissi solo, non sapendo cos’altro fare. Mi dissi che per non essermi accorto che era uscita e tornata dovevo aver dormito proprio bene.
“Allora, ti piace?” Mi chiese, indicando l’arco con la testa mentre si passava l’asciugamano sui capelli neri.
Annuii, scendendo dal letto.
Lo afferrai e rimasi sorpreso: era perfetto.
“Grazie.” Le sorrisi, ma lei non ricambiò.
“Muoviamoci, adesso. Ho pagato di più la locandiera perché non rivelasse a nessuno che siamo stati qui e così anche con il medico, il tipo che ci ha venduto i vestiti e il tizio dove ho comprato l’arco.”
“E il vecchio al quale hai venduto i gioielli di tua nonna?”
“Quello? No, lui non parlerà.” Affermò con sicurezza.
“Come fai a saperlo?” Le chiesi, scettico, iniziando a rivestirmi.
“Perché mi sono dimostrata una buona cliente e i buoni clienti non si tradiscono.” Rispose, come se fosse ovvio. Sembrava esperta in questo campo, ma non dissi nulla.
Mi limitai a sbrigarmi e una volta finito, recuperammo le ultime cose e scendemmo di sotto.
Quando misi piede fuori dalla locanda una folata gelida mi scosse.
Il villaggio era ricoperto di neve.
Doveva aver nevicato durante la notte.
“Senti, forse quello che ti sto per chiedere non ti piacerà ma... abbiamo bisogno di due cavalli.” Mi disse Darcy, mentre la seguivo verso il retro della locanda, dove vi erano le stalle.
“Non mi piacerà perché sono troppo basso per un cavallo o perché intendi rubarli?” Chiesi, assottigliando gli occhi a due fessure.
“Entrambe, credo.” Rispose, semplicemente, allungando una mano verso la briglia di un bellissimo cavallo nero.
“Darcy, non vorrai farlo sul serio?!”
“Non vedo cosa ci sia di male. Non abbiamo abbastanza soldi per permetterci un solo cavallo, figuriamoci due. E poi qui ci sono anche dei pony, puoi prendere uno di quelli se ti fanno sentire meglio.”
Restai a bocca aperta.
“Rubare è sbagliato.” Le dissi, allontanandole la mano dal cavallo.
“So distinguere il giusto dallo sbagliato, grazie, sapientone. Ma qui non si tratta di fare la cosa giusta: si chiama sopravvivenza e non so te ma io non ho alcuna intenzione di farmi catturare. Ergo, ruberemo questi cavalli che ti piaccia o no. Hai detto che mi avresti aiutato qualunque fosse stato il prezzo. Beh, eccolo il tuo prezzo. Ora prendo un pony e falla finita, chiaro?!” Abbaiò, gli occhi che mandavano scintille.
“Va bene... va bene, lo farò.” Annuii in fine, sospirando rassegnato.
Quest’avventura non prospettava nulla di buono.
 
◦◦◦
 
Se aveva fatto così tante storie per un cavallo e un pony, meglio che non gli rivelassi che mi ero alzata all’alba per rubargli quel bell’arco.
Come la faceva difficile... da dove venivo io era una cosa normale, lo facevo sempre. Era lavoro.
Rubare era all’ordine del giorno per me.
Per fortuna che si era bevuto la storia dei gioielli... i gioielli di mia nonna, certo, come no.
Non ricordavo nemmeno che volto avesse la donna alla quale li avevo sottratti intrufolandomi in casa sua, la notte prima di partire.
Sfortuna aveva voluto che su quella maledetta nave ci fossero anche gli uomini di Ahkkár. Se non mi avessero vista, a quest’ora sarei chissà dove a godermi la libertà.
“A cosa pensi?” Mi domandò Kili, riportandomi alla realtà.
Eravamo partiti ormai da due o tre ore e mi resi conto che non avevo spiccicato parola da allora.
Mi schiarii la gola prima di rispondere: “Pensavo che andando a Sud-Est dovremmo attraversare la Contea, se la memoria non mi inganna.” Mentii, sperando di essere stata almeno un po’ credibile.
“Ci sei già stata?” Mi chiese. Probabilmente gliel’avevo fatta di nuovo.
“No, ma da dove vengo io, fin da bambini ci insegnano la storia e la geografia e poi...” e poi inizia l’inferno.
“E poi?” Mi incalzò, mentre cercavo un modo per riprendermi da quel che stavo per dire.
“Niente, si può scegliere se imparare a combattere o restare a casa a cucire.”
Altra bugia.
“Quindi tu hai scelto il combattimento... beh, meglio, non ti ci vedrei con ago e filo.” Scherzò, ma io rimasi seria.
In realtà non avevo scelto perché non si poteva scegliere.
“Già...” Mormorai, tentando di non far trapelare le mie emozioni.
Ricordavo ancora il primo giorno di addestramento: l’esperienza più brutta della mia vita e avevo solo sette anni.
“Per cui, ci sono altre donne guerriero da dove vieni tu?”
“Uhm... non esattamente.” Sperai di troncare lì il discorso e a giudicare dallo sguardo che mi diede, aveva inteso che stava superando il limite.
In realtà, di donne che sapevano combattere ce ne erano molte e la maggior parte di loro era sotto il comando di Ahkkár, come avrei dovuto esserlo anche io, ma ero fuggita.
Nonostante le proposte allettanti che mi erano state fatte e la preferenza che Ahkkár aveva su di me, io ero scappata via con la coda fra le gambe, sperando di cavarmela.
E invece non avevo conquistato nemmeno un briciolo di quella libertà che speravo di ottenere attraversando il Grande Mare.
 
◦◦◦
 
Darcy non faceva mai domande.
Non si era mai interessata a me come io mi interessavo a lei.
Forse non era una tipa curiosa o forse ero io ad esserlo troppo, ma non potevo far a meno di annegare nelle mie stesse domande: perché andiamo a Rohan? Perché  è scappata dalla sua terra? Cosa si nasconde dietro i suoi occhi? Cosa si nasconde dietro il nostro viaggio?
Forse ero davvero incappato in qualcosa di più grande.
E poi, c’era da dire che anche se all’apparenza Darcy sembrava tranquilla, non lo era affatto.
Era nervosa, era guardinga; si osservava sempre intorno e alle volte scendeva da cavallo per saggiare la consistenza della neve e osservare più da vicino i tronchi degli alberi.
Di certo era esperta anche in questo. Forse glielo avevano insegnato i suoi maestri così come a me e a Fili lo aveva insegnato il signor Dwalin.
Fili... Mi mancava mio fratello. Mia mancava mia madre e anche mio zio.
Dovevano essere preoccupati e arrabbiati, ne ero sicuro. E come biasimarli?
Sono sparito da un giorno all’altro senza lasciare traccia.
E se mi avessero cercato, beh, Darcy aveva praticamente cucito la bocca a chiunque ci avesse visto e parlato.
Se fossimo rimasti un giorno di più avremmo finito l’oro.
“Ehi!” Esclamò la ragazza, d’un tratto, tirandomi qualcosa che afferrai al volo.
Una mela.
“Mangiala, ti tirerà un po’ su il morale.” Mi disse, accennando un sorriso da oltre la spalla.
L’addentai. Era succosa e dolce.
Mi ricordò il profumo che avevo sentito stamattina, quando era entrata nella stanza con i capelli ancora bagnati: mela e fiori di miele.
Ripensandoci, lo avevo sentito anche quando mi ero sistemato accanto a lei sul letto, ma meno intensamente.
Darcy. Un mistero vivente, per me.
In un certo senso mi attraeva, molto, ma forse era solo la mia curiosità. Una cosa era certa, però, i suoi occhi mi avevano colpito dal primo mento in cui si erano posati nei miei.
Diedi una bottarella al mio – anche se non era mio – pony e mi affiancai al suo – anche se non era suo – imponente ed elegante cavalo nero.
“Non sono mai stato nella Contea.” Fu la prima cosa che mi venne in mente da dire.
Lei spostò il suo sguardo su di me e alò le spalle.
“Nemmeno io, come ben sai.” Rispose, tornando poi a guardare avanti.
Anche io feci lo stesso e pensai a cos’altro dire.
Poi sorrisi a me stesso. “Però, so che nella Contea c’è sempre il bel tempo e la neve praticamente non esiste.”
“Questa è una bella notizia, almeno non lasceremo più così tante tracce. Loro ci troveranno presto, lo so bene.” Disse, mesta. Poi sospirò e mi guardò di nuovo. “Perché non facciamo scaldare un po’ i nostri nuovi amici? Troviamo un posto dove passare la notte.”
Io sorrisi, sfidandola con gli occhi, e poi annuii, dando di sperone.
Lei mi seguì a ruota ma ovviamente ci mise un secondo a superarmi.
Cavalcammo senza sosta per tutto il pomeriggio e infine, verso sera, giungemmo ad un gruppo di casette piccine tutte attaccate.
Darcy scese da cavallo e bussò ad una delle tante porte.
Attendemmo due minuti, poi questa si aprì e rivelò una donna anziana, con due paia di spesse lenti tonde sul naso.
“Chi siete?”
“Salve, signora, mi dispiace disturbarla ma potrebbe indicare a me e mio fratello un posto dove passare la notte? Una locanda, un ostello... non farà la differenza.”
Mi sorpresi della disinvoltura con cui mentì alla vecchietta.
Fratelli? Non ci somigliavamo affatto!
“Beh, qui non ce ne sono, cara. Però, se volete, potete dormire in casa mia.” Si offrì la donna ma Darcy declinò subito l’invito.
“Oh, non potremmo mai arrecarle tale disturbo.”
“Ma no, figuratevi, io vivo da sola. Sarà un piacere avervi come ospiti.” Sorrise invece l’altra, insistendo.
 
◦◦◦
 
L’insistenza di quella donna mi mise a disagio.
“No, davvero, non possiamo accettare.” Feci un passo indietro, ma lei parlò ancora.
“Ma il prossimo villaggio è a un giorno e mezzo da qui! Non vorrete mica dormire all’aperto, con queste basse temperature?! E poi, cara, vedo che sei ferita. Avanti, restate qui. Domani mattina ripartirete con una buona colazione nella pancia e sarà più semplice affrontare la giornata, non vi pare?” La vecchietta mi sorrise e io sospirai.
Eravamo in vantaggio, questo era certo, ma non potevo prevedere quando gli uomini di Ahkkár ci avrebbero raggiunto.
Sarebbero stati capaci di marciare giorno e notte pur di trovarmi.
“Va bene, allora... accettiamo.” Mi sforzai di sorridere, poi chiesi un posto per legare i nostri animali.
 
La fumante minestra che ci preparò la donna aveva un odorino davvero squisito.
Avevamo l’acquolina in bocca.
“Oh, non mi sono nemmeno presentata. Il mio nome è Eda. Come vi chiamate, voi?”
Mi si gelò il sangue quando vidi Kili aprire la bocca per rispondere.
“Piacere di conoscerla,” Lo bloccai in tempo “io sono Hery e questo è mio fratello Ulin.”
“Ulin?” Sussurrò Kili, guardandomi torvo.
Io lo guardai malissimo mimandogli con il dito di fare silenzio.
“Avete proprio dei bei nomi.” Ci disse Eda, mentre finiva di versare lo stufato nei piatti.
 
Dopo aver mangiato, ci mostrò le nostre stanze e non appena fu possibile mi lasciai scivolare sul letto.
Era da molto che non cavalcavo e mi facevano male tutte le gambe.
Per non parlare del sedere.
Ad ogni modo, aspettai sveglia finché non percepii più alcun rumore e sgattaiolai fuori dalla mia stanza per introdurmi furtivamente in quella di Eda.
Nel portagioie, però, non vi era granché di valore così me ne tornai in camera a mani vuote e mi misi a dormire.
Se Kili mi avesse visto si sarebbe di sicuro arrabbiato.
Aspetta! Che diamine me ne importava se si arrabbiava o meno? Non poteva dirmi come vivere la mia vita.
Come sei sciocca, Darcy, ti stai rammollendo? La vocina fastidiosa nella mia mente era tornata e io la scacciai di nuovo.
No che non mi stavo rammollendo, ma dal momento che eravamo diventati compagni di viaggio non volevo avere problemi.
Non potevo certo occuparmi anche di Kili e della sua morale del buon sammaritano.
Non era così che andava il mondo e lui doveva soltanto aprire gli occhi e accorgersene.
La guerra, la sofferenza, la morte erano sempre dietro l’angolo, pronti ad investirti e trascinarti via nel loro oblio.
Scossi il capo e chiusi gli occhi.
 
 
La mattina seguente mi svegliai alla buon ora e seppur riluttante scesi dal letto e andai a bussare alla porta di Kili.
Mi aprì quasi subito.
“Sono pronto.” Mi disse e io ne fui sollevata.
Scendemmo di sotto e trovammo la tavola già imbastita. Eda era in piedi e stava versando del latte in delle grosse tazze di porcellana.
“Ben svegliati, ragazzi. Ho pensato che vi avrebbe fatto piacere trovare già tutto pronto e così...”
“La ringraziamo molto.” Disse Kili, sedendosi al tavolo.
Io mi limitai ad abbozzare un sorriso e poi mi sedetti, iniziando a mangiare.
“Se posso chiedere, dove siete diretti? È raro che qualcuno passi da queste parti.” Ci chiese Eda e ingoiai subito il boccone per risponderle.
 
◦◦◦
 
“Stiamo andando a trovare una nostra vecchia zia.” Era davvero incredibile come Darcy riuscisse ad inventare sul momento. Le veniva naturale... e questo mi indusse a pensare che poteva averlo fatto anche con me.
No, mi dissi, non ne aveva motivo. Quello che non voleva dire non me lo diceva, quindi perché avrebbe dovuto mentirmi?
 
Quando lasciammo la casa, non potei fare a meno di chiederle come facesse a mentire così spudoratamente senza tradirsi mai.
“Semplice: quando si mente bisogna dare meno dettagli possibili o se la fai troppo complicata rischi di contraddirti e cadere in fallo. È una cosa che ho imparato con l’esperienza...” Mi rispose e non potei frenare la lingua.
“Quindi menti spesso?”
“Solo quando è necessario. Quella vecchietta non avrebbe mai accettato del denaro per tenere chiusa la bocca, così ho semplicemente evitato che sapesse chi siamo veramente in modo tale che se le venisse mai chiesto qualcosa lei non conosca alcuna Darcy né alcun Kili.”
Tutto filava, effettivamente.
“Come va la spalla?” Le chiesi poi, mentre ci lasciavamo alle spalle anche l’ultima casa.
“Meglio, grazie. Riesco a muoverla un po’.”
Meno male, mi ritrovai a pensare, sollevato al pensiero che stesse iniziando a guarire.
“Hei, di un po’,” Esordì Darcy, guardandomi con gli occhi ridotti a due fessure “non avrai mica deciso di aiutarmi solo perché ti sentivi in colpa?!”
“Eh? Ma no, che dici!” Esclamai, ma lei scoppiò a ridere.
Non avevo mai sentito una risata come quella. Certo, non ero stato poi così a contatto con moltissime ragazze Nane nella mia vita, fatta solo di studio e allenamento, ma in quel momento mi sembrò una gran fortuna averla potuta ascoltate.
“Ti sto prendendo in giro, Kili!” Rise ancora lei, e io sorrisi.
“Mi hai fregato.” Dissi, facendo un’alzata di spalle.
Dopo essere tornati seri entrambi, Darcy iniziò a canticchiare una canzoncina orecchiabile. Solo che non capivo le parole.
“Che cos’è?” Chiesi, mentre lei continuava a mormorare parole assurde.
“Una stupida filastrocca senza significato.” Si interruppe, rivolgendomi uno sguardo triste.
“Forse per me è senza un significato, visto che non capisco niente, ma per te no, vero?” Le dissi. Non mi era certo sfuggito il lampo nei suoi occhi.
“Significava molto, un tempo, adesso sono solo parole.”
 
◦◦◦
 
Erano le incisioni di Tempesta, quelle che stavo cantando.
Piove, piove
Sempre piove
L’acqua cade
E tutto smuove.
Tuoni e lampi
Sulla via
Tutte le vite
Portan via.
Era questa la traduzione in Lingua Corrente.
Fin da quando ero piccola mia madre me la cantava spesso. La sua voce era dolce come il miele. Ed era la stessa voce che nei miei incubi urlava il mio nome mentre gli uomini di Ahkkár mi portavano via.
Le avevo fatte incidere sulla spada e poi l’avevo nominata Tempesta.
Sulla lama, vi erano incisi anche due fulmini che, da entrambe le parti, la percorrevano tutta fino alla punta.
Era l’unico e ultimo ricordo che avevo di mia madre, prima che mi portassero nelle Arene e mi insegnassero a combattere.
Non sapevo nemmeno perché avevo iniziato a cantarla.
Maledizione, Darcy, maledizione!
Se volevo tenere per me il mio passato allora avrei fatto bene a stare più attenta.
 
Eda aveva detto che per arrivare al villaggio successivo avevamo un giorno e mezzo di cammino.
Giunta la sera, trovammo rifugio in una grotta di cui ci aveva parlato, dove erano soliti fare sosta i viandanti – quei pochi che si incontravano – quando attraversavano la vallata.
La neve andava diradandosi, il che era perfetto.
Ad ogni modo, avevamo ripulito le impronte fino alla grotta, depistando probabili inseguitori per un altro miglio e lasciandole poi cadere in un burrone.
Kili aveva racimolato un po’ di legna e insieme avevamo acceso il fuoco.
“Tieni, prendi.” Gli porsi un pezzo di pane e del formaggio, tutto cibo che avevo comprato – e in parte rubato – al mercato del primo villaggio in cui eravamo stati.
“Grazie.” Mi disse, poi iniziò a mangiare.
“Domani andremo al galoppo, così minimizzeremo il tempo che ci vorrà ad arrivare al villaggio e da lì domanderemo la via più breve per Rohan. Se riusciamo a trovare una strada alternativa, mi piacerebbe aggirarla, la Contea, invece che attraversarla.”
“Non ti piacciono gli Hobbit?” Mi chiese scherzosamente.
“No, non è quello. So che sono creature pacifiche che vivono la loro vita in tranquillità, non voglio sconvolgere la loro monotonia con fughe e inseguimenti.”
Talvolta posso evitare di portare sofferenza, pensai, bevendo un sorso d’acqua.
 
Per fortuna la notte passò tranquillamente e la mattina seguente salimmo subito in sella ai nostri destrieri e iniziammo la nostra cavalcata.
Arrivammo in meno di quattro ore e con una moneta d’oro – più un’altra per il silenzio del padrone della locanda – facemmo un bel pasto e ottenemmo le informazioni che ci servivano per aggirare la Contea nel modo più breve possibile.
Così, ripartimmo subito.






















-Angolino autrice-

Buonsalveeeee :D
Vorrei lasciare il 2015 con questo capitolo e riprendere a gennaio la storia, poiché eccetto le vacanze che sono totalmente secondarie per i miei professori, sono carica di compiti quindi penso che mi ammazzerò di studio anche a Natale inteso proprio come 25 dicembre u.u

Ma, tralasciando le mie sventure, let me tell you something(?):
BUGIE, grosse bugie. 
Ma i nodi vengono sempre al pettine, lo sappiamo tutti. Cosa accadrà aesso? Si sarà instillato il dubbio nella testolina del nostro Kili? Ah boh. Io certo non ve lo dico u.u

E non solo bugie, RUBARE E' SBAGLIATO disse il saggio Kili alla povera Darcy che.... *scusate non posso dirvelo u.u*

Sono contenta che comunque la storia vi stia piacendo, anche se sono i primi capitoli e più o meno (molto più e poco meno) fino a Rohan sarà tutto un fuggi fuggi u.u


Detto ciò, BUON NATALE e felice inizio del 2016, non fate troppi danni a Capodanno e pensate ai poveri animali che hanno paura dei botti :*
(Anima animalista)

Con affetto,
Juls :*










 
   
 
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