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Autore: England    22/12/2015    2 recensioni
| Zayn/Liam, vago Zayn/Harry | oneshot divisa in due capitoli | corseclandestine!AU | se vuoi angst leggila lol | 35.4k
Zayn sente il mondo crollargli addosso dopo l'incidente. Ogni persona cara, ogni speranza che aveva svanisce quando Liam lo lascia a morire, in solitudine. La cosa che non si aspetta, è che a salvarlo sarà la persona che credeva di odiare, e lo aiuterà a rimettersi in piedi, per ricominciare a lottare e per andarsi a prendere ciò che aveva perso.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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; questa cosa che faccio è imbarazzante. lo so che ho da aggiornare un'altra fanfiction da tipo venti secoli ormai ma vi giuro, vi giuro che prima o poi lo farò, nel mentre potete leggere questa perla che mi è venuta per caso, diciamo. E' la prima volta che scrivo ziam, ma l'amore è amore, chi se ne frega, non uccidetemi per lo zarry, anche se so alcune di voi lo odiano, lol. pace, vi voglio bene. venitemi a parlare sul tumblr qui, p.s. pubblicherò questa storia anche su ao3, ultranoir.

buona lettura, 
England
 

CAN’T RUN AWAY

.

You once said I'll never walk away
I'll never sail away, I'll never go
And I was there standing outside your door
Waiting for you to show me how to stay


I've been there before,
Hoping and trying to make things right
But now I don't know
Honey, these arms that once held you are


ready to fight

.

 

È una sera di inizio settembre, tipica con la sua brezza un po’ calda e un po’ fredda della fine estate Londinese. La strada asfaltata davanti ai loro occhi è illuminata di tanto in tanto da qualche lampione ancora in vita. Tutto attorno, il buio. Un buio che sembra vuoto, un buio che è in realtà solo nella mente di chi è all’interno dell’auto, in attesa.

Dispersi, o meglio nascosti, su qualche strada di campagna Inglese, Liam e Zayn sono seduti all’interno della macchina da corsa del primo. Una macchina che ha creato, pezzo dopo pezzo, con le sue mani partendo dalla base di una vecchia Mustang. La chiama “la sua piccola”, a volte. Zayn ride per il modo in cui Liam tratta la sua auto. Gli fa notare anche, di tanto in tanto, che lo tratta anche meglio di come tratta lui, il suo vero fidanzato.

 

Zayn non ricorda il momento in cui Liam ha iniziato a correre, non lo ricorda perché non era lì la prima volta, forse, con tutte le probabilità, non lo conosceva neanche all’epoca. Sa però che corre da abbastanza tempo da diventare uno dei più acclamati, durante le gare.

Quando si sono conosciuti, Liam non ha mai menzionato le corse, neanche per sbaglio. Non che fosse un segreto di stato, ma considerando che le corse clandestine sono, appunto, clandestine, di certo ha ben pensato che non servisse dirlo subito ad un quasi mezzo sconosciuto.

È passato più di un anno dalla prima volta che Zayn ha visto Liam correre. Quel giorno si è rifiutato di salire con lui in auto nonostante i vari “ti prego, andrà tutto bene te lo prometto!” esasperati di Liam. Zayn ricorda di aver infilato la testa dentro il finestrino dell’auto e aver posato le labbra sulle sue, guardandolo negli occhi con imbarazzo. Poi gli ha detto, con voce impaurita, “ti prego io, stai attento”.

Quello fu il loro primo bacio, se così può definirsi. Il bacio vero però, avvenne a fine gara: Zayn aveva il cuore a mille, aveva visto Liam fare manovre azzardatissime e sapeva bene che lo faceva per mettersi in mostra davanti ai suoi occhi. Quando l’auto ha inchiodato allo stop, finendo la corsa, Liam è sceso con un sorriso smagliante sulle labbra. Zayn, dall’altra parte, era terrorizzato, quasi gli tremavano le mani dalla paura. Gli aveva corso incontro, i palmi aperti contro il suo petto mentre gli dava una piccola spinta, “maledizione Liam! Non farlo mai più ti prego…” la voce gli tremava per le mille emozioni che provava in quel momento. Liam lo aveva guardato stupito, poi aveva sorriso dolce. Il sorriso più smielato che Zayn avesse mai visto, ma la cosa più bella sono state le sue mani calde sulle sue guance, quando se lo è tirato vicino, e lo ha baciato davvero, per la prima volta.

È passato più di un anno dalla prima volta che Zayn ha visto Liam correre. È volato via come fosse niente, e ciò che era strano, fuori dal normale, era diventato abitudine. Una abitudine che non saziava mai Zayn. Era come ossigeno, nutrimento, qualcosa di cui non riusciva a fare mai a meno.

Liam era entrato dentro ogni cosa di Zayn, dentro ogni dettaglio e crepa della sua vita, fino alle cose più piccole, ai segreti più nascosti. Era lui, solo lui, ovunque guardava. E non smetteva mai di ringraziare il cielo, per quel dono.

 

È una sera di inizio settembre, e loro sono lì, in attesa. Zayn volta il capo verso sinistra, uno spazio vuoto che viene colmato da un’auto scura che si porta al loro fianco. Il rombo del motore caldo, e Zayn osserva il ragazzo all’interno. Lo guarda in silenzio per qualche istante, osserva la linea del suo profilo e poi sospira, “è Harry Styles”. E lo dice per informare Liam, perché di certo vorrà sapere contro chi sta gareggiando, soprattutto se è il tizio che solo il mese prima ha mandato fuori strada il suo migliore amico.

Liam, al suo fianco, ruota il capo a guardare il ragazzo a sua volta. Zayn lo sente scrollare le spalle e dire in un mormorio “mangerà la polvere della mia piccola”, e battere il palmo della mano un paio di volte sul voltante, come ad incitare la propria auto. Zayn si volta a guardarlo, gli sorride sghembo, divertito,

“Sei ridicolo quando fai così…” lo prende in giro, allungando una mano a punzecchiargli il fianco; gesto che fa ridere Liam, che si contorce per il solletico.

Zayn volta di nuovo il capo a guardare una ragazza poco vestita avanzare in loro direzione. Si fa la sua passerella sull’asfalto, andando a mettersi tra le due macchine, in attesa di dare il via alla gara. Solo ora Zayn sente gli urli e la musica. Il fracasso che era lì anche prima, ma che stava ignorando. Osserva i volti delle persone che non vedono l’ora di godersi lo spettacolo, anche se uno di quei volti in particolare è tutto fuorché eccitato e Zayn, in parte, lo capisce.

 

Nonostante il tempo passato in quell’auto, Zayn non è mai stato un grande fan delle corse, ma forse è proprio l’adrenalina, la paura, l’inconsapevolezza, a tenerlo legato sul quel sedile vicino a Liam ogni volta. Non riesce a farne a meno, come se gli portasse via la lucidità e il senso di ciò che è pericoloso o no. E anche quando si rende conto di tutto questo, non vuole privarsene un istante. È come se questa cosa li tenesse legati, uniti, vivi. Zayn non può rinunciarvi.

Louis invece, che lo guarda con disappunto dal ciglio della strada, continua a dirgli di smetterla. Ogni maledetta volta che c’è una gara, ogni volta che ne ha la possibilità. Gli ripete incessantemente lo stesso disco, ancora e ancora. Ma Zayn non è un tipo che ama seguire i consigli degli altri, gli sta bene farsi male con le proprie mani, a volte. Di certo, gli ultimi consigli che seguirebbe sono proprio quelli di Louis che di cazzate, se possibile, ne ha fatte anche più di lui.

Zayn lo guarda, accenna un sorriso verso di lui, ma Louis in risposta non fa niente. Lo fissa con amarezza e questo stona terribilmente con l’umore della gente che gli sta accanto. Zayn, forse ingenuamente, alza una mano e la muove facendo tamburellare le dita sul finestrino, cercando di salutarlo. Solo adesso Louis in risposta scuote il capo e si volta, dando una gomitata al ragazzo che aveva vicino, per farsi spazio mentre sparisce tra la folla. 

Gli occhi di Zayn saltano tra la gente, l’urgenza di ritrovare i suoi capelli scompigliati ed i suoi occhi che riconoscerebbe sempre tra mille. Sente il proprio fiato farsi corto, come se la paura lo avvolgesse istantaneamente.

Si volta di scatto verso Liam che invece sembra non essersi accorto del rumore assordante che invade la testa di Zayn. È concentrato a guardare la ragazza con le braccia alzate e Zayn non fa in tempo a seguire la linea dei suoi occhi che sente un rombo assordante, le urla, e la macchina che si muove sull’asfalto generando fumo alle loro spalle.

Zayn spinge la schiena contro il sedile, chiude gli occhi un istante e le dita vanno a stringere il sedile sotto di sé con terrore,

“Liam, v-va piano…” riesce a mormore dal nulla, anche se teme che l’altro non possa sentirlo. Alza gli occhi a guardarlo, e quando vede quel sorriso dolce sulle sue labbra riesce ad immaginare il taglio che hanno i suoi occhi, e la curvatura delle sue sopracciglia. È come se tutto il resto si annullasse quando Liam è lì. Basta uno sguardo, o a volte anche meno, e Zayn ritrova la calma, il silenzio, la serenità,

“Va tutto bene Zaynie,” la mano va al cambio, aumentando la marcia “so cosa faccio” continua. Zayn sorride, perché sa che Liam ha perfettamente ragione e mentalmente si dà dello sciocco, per averne dubitato.

Come se si risvegliasse da uno strano sonno, Zayn volta il capo alla propria sinistra, ricordandosi del fatto che c’è qualcuno lì, contro cui stanno gareggiando. L’auto scura sta riprendendo terreno, e si fa sempre più avanti, fino ad affiancarsi a loro. Harry si volta, come se potesse sentire il suo sguardo addosso e poi sorride, un sorriso sporco, di quelli che fanno rabbrividire, o almeno è così gli pare, da qui. Zayn non fa in tempo ad aprire la bocca ed avvertire Liam, che l’altra auto azzera la distanza e va a rigare la loro fiancata, prima di scontrarcisi completamente, facendo perdere il controllo per un istante a Liam, che sbanda prima di riprendere il controllo dell’auto.

“Figlio di puttana” borbotta Liam stringendo le mani sul volante così fortemente che le nocche si fanno bianche.

Zayn lo osserva pietrificato. Si aspetta qualcosa che non arriva, una reazione qualsiasi. Invece lo guarda mentre l’altro osserva la strada, come se non fosse successo niente. Zayn non sa cosa dire, gli serve una seconda botta dell’altra macchina per sbattere il pugno della mano contro il cruscotto avanti a se e voltarsi con tutto il busto in direzione di Liam “cazzo!” esclama. L’altra mano va a colpire contro il suo braccio, quasi è uno schiaffo, una provocazione,

“Liam premi quel dannato acceleratore! Che cosa stai facendo?!”, glielo urla con rabbia mentre lo guarda accigliato e scosso.

Liam, dì risposta, non dice niente, ma Zayn può chiaramente vedere la piega che le sue labbra prendono e la luce che attraversa i suoi occhi. Non è un sorriso dolce il suo, è il sorriso di chi ha qualcosa in mente ma non lo dice e Zayn sa riconoscere la differenza.

Lo segue in ogni suo movimento, lo guarda abbassare la mano e cambiare la marcia velocemente, mentre il pedale dell’acceleratore arriva fino in fondo. La macchina emette un ruggito quasi spaventoso quando, a pochi metri dal giro di boa, Liam tira il freno a mano, una serie di manovre che Zayn non saprebbe ripetere e la macchina si trova a fare un giro di 180 gradi perfetti senza alcuna sbavatura.

Di nuovo il piede sull’acceleratore, e la marcia che ingrana mentre riprendono a muoversi verso la postazione di partenza, dove la gara è iniziata e dove si concluderà. Zayn si volta velocemente, guarda lo sfidante fare la stessa manovra solo ora, ma, ormai, sanno tutti che è troppo tardi per recuperare i metri perduti. Zayn si lascia sfuggire una piccola risata. Una risata che forse potrebbe risuonare isterica, ma è l’adrenalina nel sangue che fa tutto il lavoro.

Gli occhi brillanti guardano il profilo di Liam che non sorride più adesso, troppo concentrato sulla strada che si apre sotto le ruote dell’auto. Schiude le labbra per dirgli qualcosa, ma alla fine si limita a guarda il suo profilo, che si illumina man mano sempre più con le luci del traguardo.

Il suo cuore rallenta i battiti lentamente, e il corpo non è più rigido come solo pochi istanti prima. Anche oggi è finita.

 

Arrivano alla linea di fine con una sgommata, inchiodando vicino alle persone che urlano come pazzi il nome di Liam. A volte Zayn crede che siano esagerati ad incitarlo così, come se fosse un forte e valoroso guerriero uscito indenne da un mortale combattimento. Il pensiero fa ridere Zayn, perché se lo immagina, di tanto in tanto, un Liam vestito da gladiatore. E poi, come se non bastasse, teme che Liam si monti troppo la testa, perché ha questo vizio, a volte.

Zayn scende dall’auto, sente le gambe tremargli dall’emozione -gli capita tutte le volte- e, subito dopo, una stretta attorno la vita sospingerlo. Quando alza gli occhi scuri e ancora agitati, vede Liam con una bottiglia di birra già in mano, mentre lo porta via, lontano dalla gente, un po’ più al buio, proprio come piace fare a loro dopo ogni corsa.

A Liam non è mai importato della fama, della gente che chiama il suo nome. Lui fa questo perché gli piace, e se c’è un’altra cosa che gli piace fare, è tirare Zayn lontano dalla folla dopo una gara. È ciò che fa ora. Zayn adora, ama, quando fa così. Quando lo bacia senza preavviso, quando lo fa passionalmente. Gli ricorda che è desiderato, che è amato in ogni modo possibile si possa essere amati.

Un bacio che sa di birra e adrenalina, e di passione. Liam sorride contro il loro bacio e socchiude gli occhi, poggiando la fronte contro quella di Zayn,

“Ti amo”, mormora, e sa che forse vorrebbe dirgli altro, ma Zayn non lo fa finire perché va a posare le proprie labbra contro le sue, di nuovo, come se non potesse aspettare un secondo di più, prima di rispondere,

“Ti amo anche io”

 

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Zayn ricorda la prima volta che è salito su quell’auto. Il modo in cui Louis gli aveva pregato di non farlo, ma a lui non era importato niente. Troppo accecato dall’amore e dall’adrenalina per rinunciarvi.

Liam era poggiato contro la macchina parcheggiata sul suo vialetto di casa, lo aspettava come si aspetta la propria ragazza uscire da scuola, ma nonostante il liceo per Zayn fosse finito già da qualche anno, quella sera, si era sentito proprio in quel modo. Come un adolescente pazzamente e follemente innamorato.

Aveva lasciato Louis sulla soglia della propria casa senza curarsene, mentre lui scendeva di corsa i gradini per correre incontro Liam di cui ricorda il sorriso smagliante e le parole, “ti porto a fare un giro” aveva detto e Zayn, quasi col fiato sospeso aveva annuito.

Si era voltato dicendo a Louis che sarebbe tornato presto, anche se non ci credeva.

Non tornò presto, e per quanto riguarda Louis, probabilmente non tornò mai.

Non è stata cattiveria, di certo la cattiveria è qualcosa per cui Zayn non può essere accusato. Si sa, l’amore a volte dà alla testa, come la rabbia, come l’odio, come mille altre emozioni che vengono esasperate.

Zayn ricorda i baci sui sedili posteriori dell’auto e i finestrini appannati. Ricorda le mani calde di Liam studiare accuratamente ogni centimetro della sua pelle tremante. Momenti che per Zayn significano tanto e forse tutto a volte.

 

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Zayn bussa un paio di volte contro il portone di legno scuro e attende sulla soglia più di un minuto per quanto gli sembra, prima di vedere comparire Louis sulla porta. Si guardano per un istante di troppo e a Zayn sembra che Louis sia quasi stupito di vederlo. Strano, visto che negli ultimi dieci anni hanno passato così tanto tempo insieme da diventare praticamente come fratelli. Morbosi.

“Che ci fai qui?” chiede Louis con tono stanco e forse addirittura scocciato. Zayn, se potesse, farebbe cadere la propria mascella a terra,

“Che significa ce ci faccio qui? Da quando è una novità che vengo da te?”. Fa un passo in avanti, non aspetta di essere invitato ed entrare, dirigendosi verso il divano dove va a buttarsi con un sospiro. Sente la porta chiudersi e i passi di Louis che si fanno vicini,

“Scusa, pensavo ch--cioè, non ti aspettavo, tutto qui…”

Zayn osserva Louis mentre si fa vicino e raddrizza la schiena, cercando di carpire qualcosa dalla sua espressione, “sei sicuro che vada tutto bene?” chiede allungando un braccio, andando a prendere la sua mano per tirarlo seduto al proprio fianco. Louis sospira, si lascia trascinare seduto prima di stringersi nelle spalle,

“Lasciamo stare, piuttosto, come mai non sei con Liam?”

Zayn sorride. Sentire quel nome gli fa dimenticare il resto, “sta organizzando una festa a sorpresa per domani, per il suo amico Josh--hey, perché non vieni anche tu?”

Louis scuote il capo, “non so se è il caso”,

“Perché? Pensavo ti piacessero le feste, che ti prende?” Zayn è accigliato, studia ogni espressione che Louis si lascia sfuggire.

Non è mai stato semplice per lui capire Louis, soprattutto all’inizio. Crede che sia davvero bravo a nascondere i suoi problemi e ciò che pensa, se non fosse così, sarebbe Zayn ad essere pessimo a capire la gente e spera davvero che non sia questo il caso.  Gli ci vuole qualche istante a Louis per rispondere, ma quando lo fa sorride, un sorriso convincente dei suoi,

“E va bene, ci sarò”.

 

Quando Zayn è sulla porta e fa per uscire, si volta un’ultima volta, guardando Louis, “perché te ne sei andato, l’altra sera?”

Louis non risponde subito, probabilmente pensava di essere scampato alla domanda, ma poi si limita a sospirare e dice, “sai già il perché”.

Zayn annuisce. Vorrebbe dirgli qualcos’altro, ma alla fine si limita a lasciar stare e si volta, riprendendo a camminare sul vialetto. A volte vorrebbe che Louis fosse più simile a lui. Soprattutto adesso, che sembrano non riuscire a trovare niente in comune.

 

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Quando Liam apre la porta di casa sua Zayn può chiaramente sentire un distinto odore di bruciato venire dall’interno. Guarda Liam accigliato, lasciando scivolare gli occhi lungo la sua figura, scrutandolo,

 “È farina… quella?” chiede, alzando una mano e andando a sfregare su una sua spalla, facendo spargere i residui di farina nell’aria.

Liam alza una mano, si sfrega il naso, “io… diciamo che cercavo di fare qualcosa di utile per la società, una volta tanto…”

Zayn scoppia a ridere sonoramente a quelle parole. Fa un passo in avanti verso di lui e si sporge in sua direzione andando a posare la bocca sulla sua, un bacio leggero. Entrambe le mani si posano contro il suo petto e lo spinge all’interno, mentre con una gamba chiude la porta d’ingresso.

“Quindi? Cosa stavi preparando?” Chiede in un sussurro, contro la sua bocca, mentre lui si sfila la giacca di pelle, lasciandola cadere a terra senza curarsi di niente. Liam ride contro la sua bocca, si lascia spingere verso la cucina senza opporsi. Solo una volta superata la soglia della cucina, Liam cerca di divincolarsi, “aspetta, aspet---il pollo” e gli si allontana, andando verso il forno, aprendolo.

La montagna di fumo che fuoriesce lo colpisce dritto in faccia e si alza di colpo, con un gemito di dolore dovuto al calore, “che frana” borbotta, mentre va a prendere degli stracci, tirando fuori la teglia con il pollo, posandola sopra il ripiano.

Zayn lo guarda senza dire niente, ma non riesce a trattenere il sorriso ampio che gli fa dolere le guance.

“Pollo? E che ci hai fatto con la farina?” chiede quindi una volta che Liam sembra essersi ripreso.

Il ragazzo si volta a guardarlo, il sorriso ampio sulle labbra “il dolce, ovviamene”.

Zayn scuote il capo incredulo, avvicinandosi di nuovo a lui “e come mai tutto questo, oggi? Potevamo ordinare una pizza… lo sai che non ho bisogno di queste cose…”,

Liam posa una mano sul suo fianco. Gli occhi fissi nei suoi e le sue labbra hanno l’accenno di un sorriso, un abbozzo di dolcezza mentre avvicina il viso al suo, posando la bocca sulla sua fronte, in un gesto che Zayn adora perché lo fa sentire protetto,

“Non lo so… volevo fosse speciale, oggi…” mormora Liam, annuendo una volta, mentre si tira appena contro Zayn che, adesso, non ha bisogno di altre spiegazioni.

 

Finiscono per mangiare senza nemmeno apparecchiare, sopra il bancone ancora sporco di farina e tutto il resto, ma è così che a loro piace. Romantico al punto giusto e completamente unico.

Zayn si dice che la sua vita non potrebbe essere meglio di questa, perché ha tutto ciò di cui ha bisogno proprio lì, davanti ai suoi occhi. Anche se tutto il mondo dovesse andare a pezzi, se l’intera umanità sparisse, a lui basta sapere che quel ragazzo è lì con lui, e qualsiasi cosa andrà bene. Sempre.

 

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Nell’aria, oggi, c’è qualcosa di strano e no, non è la puzza di bruciato, non è nemmeno il fatto che Liam abbia cucinato per lui. È come se delle energie, attorno a loro, stessero cambiando. Zayn lo fa presente a Liam, poi, mentre distesi sul divano guardano distratti uno stupido show,

“È il vino…” risponde Liam sbadigliando, accarezzandogli i capelli distrattamente. Zayn, però, non crede sia il vino.

È più una sensazione, qualcosa di cui non è certo, ma allo stesso tempo, nel retro della sua mente, è come se sapesse,

“Liam, posso chiederti una cosa?” ruota il capo verso di lui, andando ad abbassare il volume della televisione. Il gesto attira l’attenzione dell’altro che ora, assonnato e vagamente contrariato, si volta a guardarlo.

Quando Liam si accorge della serietà dello sguardo di Zayn quasi si allarma, tirandosi su con la schiena per potersi permettere una visuale migliore sul suo volto, “dimmi, ti ascolto…”

Zayn sospira. Forse non è il modo e nemmeno il momento giusto per tirare fuori certi discorsi. Hanno passato una così bella serata e il pensiero di rovinarla gli fa cambiare idea. Scuote il capo, cerca di nascondersi dietro un sorriso “è solo una sciocchezza, lascia stare…”

Liam sorride, alza una mano a carezzargli il viso, e nel sentire la pressione sul mento, Zayn si trova costretto ad alzare il viso, per guardarlo negli occhi. Liam sembra però capire quell’espressione, e sospira “non è una sciocchezza se ti fa avere questa faccia, dimmi cos’hai”

Zayn si morde la bocca, e sa che se anche provasse a cambiare discorso Liam ci ritornerebbe fino alla fine. Così si prende un’altra manciata di secondi, prima di parlare, “ci pensi mai… a quando smetterai di correre?”

Si può vedere chiaramente che non era di certo quella la domanda che Liam si aspettava. Lo ha preso decisamente alla sprovvista. Zayn, forse, si sente addirittura come un traditore per aver portato a galla questa cosa, perché sa bene quanto Liam ci tenga. E sa quante discussioni hanno già affrontato a riguardo. Non veri litigi, ma è capitato più di una volta che Zayn facesse riferimento a qualcosa di simile, ma non è mai stato altrettanto diretto.

Liam, che lo guarda in silenzio, non dice niente in risposta ma distoglie lo sguardo e il sorriso scompare con una velocità che fa quasi rabbrividire Zayn. Poi l’altro si stringe nelle spalle e con naturalezza dice, “io non voglio smettere di correre…”

Il modo spensierato con cui lo dice però, non si addice al disagio che gli si legge in faccia e Zayn vorrebbe davvero non doverlo vedere così, mai. Quindi, come se niente fosse, si limita ad annuire e a rispondere con un vago “capito”. Allunga subito dopo una mano, gli carezza il viso cercando di ritrovare i suoi occhi e cerca con tutto se stesso di infondergli tranquillità,

“Era solo una curiosità… è il vino, scusa” la butta lì, anche se dentro di sé sa bene non essere questo il punto.

Liam annuisce subito, e senza continuare il discorso risponde velocemente, “sì, lo avevo detto”.

 

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Nel bel mezzo della notte, Zayn ancora non è riuscito ad addormentarsi mentre Liam, al suo fianco, respira profondamente da più di due ore, o almeno è così che gli sembra, perché non ha idea di che ore siano. Guarda le ombre del corpo di Liam, grazie alla luce flebile dei lampioni che entra della finestra della camera da letto. Lo guarda immerso nel silenzio di quella stanza immobile e può sentire il proprio cuore battere piano e ritmico all’interno della propria cassa toracica. La mente vuota, non sta pensando a niente di particolare, ma è ciò a cui non pensa che lo tiene sveglio. Lentamente, cercando di non far rumore, si mette seduto sul letto e allunga una mano andando ad accendere la piccola lampada del comodino.

Porta le mani al viso, si sfrega gli occhi e poi sospira. Allunga una mano afferrando il proprio telefono all’interno del cassetto del comodino. Osserva il proprio viso riflesso sullo schermo scuro e si vede distrutto di stanchezza. Una smorfia contrariata nel vedersi così e sblocca la schermata, cercando di evitare il proprio riflesso. Sullo schermo spicca un messaggio non letto di Louis, mandato in tarda serata. Legge quel nome un paio di volte di troppo, dicendosi che forse dovrebbe leggerlo, ma quando sta per premervi sopra sente un rantolio provenire dal proprio fianco. Volta il capo e vede Liam con una mano coprirsi gli occhi, mentre si guarda attorno confuso,

“Tesoro, che succede?” la voce impastata dal sonno fa sorridere Zayn che va a posare velocemente il telefono, spegnendo la luce che probabilmente infastidisce la vista di Liam.

“Scusa se ti ho svegliato, non riesco a prendere sonno…” dice in un sussurro, infilandosi sotto le coperte di nuovo, più vicino all’altro che ora allunga le braccia per avvolgerlo in un abbraccio,

“Potevi svegliarmi…” risponde Liam ad occhi chiusi, mentre va a nascondere il viso contro il collo di Zayn.

Il moro sorride dolce, carezzando i capelli dell’altro e schiude le labbra per rispondere, ma sente quasi subito il respiro pesante di Liam, segno che si è riaddormentato di già e così, stretto in quell’abbraccio caldo, Zayn si dice che può smettere di preoccuparsi e che probabilmente è ora di dormire anche per lui.

Gli ci vuole poco a prendere sonno così, cullato dal calore di quell’abbraccio, dimenticando fuori qualsiasi cosa lo stesse turbando fino a solo qualche minuto prima.

 

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Quando Zayn apre gli occhi il sole già filtra dalla finestra. Si rigira nelle coperte mugolando assonnato e poi, voltandosi verso Liam, lo trova lì, a fissarlo. Quando incrocia il suo sguardo non può fare a meno di sorridere, scivola sul materasso, avvicinandosi a lui, andando a posare la bocca sul suo petto nudo, “buongiorno…” mormora contro la sua pelle, dolce, “non lavori, oggi?” chiede poi, alzando il viso verso di lui per poterlo guardare in viso,

Liam scuote il capo, “ho deciso di prendermi il giorno libero, visto che tra due settimane ricominciano le tue lezioni, volevo passare un po’ di tempo in più con te, e approfittare finché posso…”

Zayn rimane in silenzio a guardarlo per un po’ mentre Liam con una mano gli scosta qualche ciuffo dal viso. Non è confuso né sorpreso di quelle parole, perché è decisamente da Liam, però, senza dire niente in risposta, allunga il viso a va a baciarlo.

La bocca contro la sua è secca, ancora intorpidita dal sonno. Gli occhi chiusi contro i suoi mentre una mano scivola dal suo petto fin dietro il collo. Con i polpastrelli carezza i capelli corti dell’altro, tarandoli piano tra le dita.

È un bacio lento, per niente affrettato. È un bacio del mattino, stanco, un po’ languido. Il corpo di Zayn ancora accaldato, così come quello di Liam che ora allunga un braccio, andando ad avvolgere la sua vita, tirandoselo contro.

Zayn si morde la bocca piano nel sentire le labbra dell’altro scendere lungo il suo collo, dove si sofferma a lasciare piccoli disegni di baci umidi. Sente il suo sorriso contro la pelle e questo fa sorridere anche lui,

Non fa in tempo a dirgli niente, o a contrastare i suoi movimenti che si sente sospingere dal corpo dell’altro, finendo per lasciarsi sovrastare. La schiena contro il materasso, la testa sul cuscino. Il suo petto contro quello di Liam che ancora lo tiene stretto e adesso le labbra di entrambi sono schiuse. Si guardano a distanza di qualche centimetro, senza dire una parola.

La paura di parlare, dire qualcosa di superfluo. Zayn sa che non ha bisogno di parole, adesso. Si limita ad osservare la linea dei suoi occhi, la curvatura delle sue ciglia ancora impolverate dal sonno. Osserva il colore delle iridi e la profondità delle sue pupille. Scruta ogni centimetro e millimetro di quel viso che conosce già a memoria ma che non lo stanca mai. Alza una mano, le dita sottili che scivolano lungo la sua mascella disegnandone i contorni, poi alza il viso, e lascia che le loro labbra si scontrino di nuovo.

Una abitudine che non diventa mai tale, non annoia mai, non stanca mai. Se potesse, di dice Zayn, rimarrebbe così per sempre.

Zayn non ha mai pensato al futuro, ha sempre preferito vivere la sua vita al giorno, prendendo ciò che veniva, ma adesso, quando guarda Liam, quando lo osserva distante, o semplicemente quando lo pensa, non può fare altro che immaginarsi con lui, fra un anno, cinque, o dieci. Si vede invecchiare con lui al suo fianco, tenergli la mano fino alla fine, seduti davanti un camino acceso, a tenersi stretti come in un film.

Gli piacerebbe da impazzire.

Sotto le coperte calde, illuminate dalla luce che filtra dalle finestre, Zayn rimane stretto al corpo di Liam, stringe le gambe contro i suoi fianchi, mentre la sua bocca percorre la sua pelle.

Fanno l’amore lentamente, riempendo l’aria di mugolii leggeri, gemiti dolci contro le rispettive bocche. Fanno l’amore dolcemente, come fossero immersi in un sogno, con la delicatezza di ogni gesto e la gentilezza di ogni sguardo. Zayn graffia la sua schiena senza fargli male, Liam sussurra parole dolci al suo orecchio, lo fa ridere, di tanto in tanto. Poi geme contro il suo orecchio, e Zayn gli mordicchia la mascella. Una danza lenta, intima, che appartiene solo a loro. Fanno l’amore come fossero eteri, angelici, con i loro corpi che si incastrano alla perfezione, e ogni curva si completa.

Alla fine si addormentano di nuovo, l’uno sopra l’altro, sporchi ma non curanti.

C’è sempre tempo, per farsi una doccia.

 

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Zayn se ne sta poggiato contro una parete della sala che, ora, è particolarmente affollata, le braccia incrociate dietro la schiena e il sorriso stampato in faccia mentre gli occhi non si staccano un attimo dalla figura di Liam.

Liam, che al centro del salotto, con una bottiglia di birra in mano a mo’ di microfono sembra intrattenere uno spettacolo comico. La gente ride alle sue battute, così come ride Zayn. Tutti vogliono bene a Liam, un ragazzo bello, genuino, che non farebbe mai male ad una mosca, nemmeno volendo. Fa ridere tutti, in quella stanza, e più Zayn lo guarda, più non può fare a meno di notare quanto in realtà quelle battute siano estremamente banali, eppure, recitate da quella bocca, sembrano gli aneddoti più comici che chiunque abbia mai sentito.

È mentre guarda Liam, che al suo orecchio arriva il rumore della porta d’entrata che si chiude troppo fortemente, ed una voce alta, appena sopra la musica, che vorrebbe in realtà non aver sentito. Sospira e si volta, allontanandosi dalla parete, cercando di vedere tra la gente nel corridoio chi è entrato, ma non fa nemmeno in tempo a formulare un pensiero di senso compiuto che la figura di Harry Styles avanza tra la gente, accompagnato da due ragazzi che più che amici sembrano i suoi scagnozzi. Quando Harry nota che Zayn lo sta fissando alza un braccio per salutarlo, sorridendo divertito.

Zayn si volta, lo ignora completamente. Vorrebbe che Liam non lo vedesse, perché se la prenderebbe a male. Harry che si presenta alla festa in onore di Josh, per la fine della sua riabilitazione (causata dall’incidente provocato dal non altri che Harry, appunto).

Zayn cerca di precedere Harry all’interno del salotto, andando verso Liam che, però, guarda già alle sue spalle. La sua espressione cambia radicalmente, si fa serio, scuro. Gli cammina incontro, ma sa che in realtà sta puntato a chi è alle sue spalle. Cerca di pararsi avanti a lui, alza le mani contro il suo petto, facendo una leggera pressione,

“Hey, Liam, lascia stare andiamo…”, Liam abbassa gli occhi, lo guarda un istante forse un po’ confuso e sembra aver ascoltato Zayn quando va a fare un sorso dalla bottiglia di birra che ancora ha in mano. Non fa in tempo a finire di mandar giù che mette la bottiglia in mano a Zayn, e lo supera, senza nemmeno guardarlo.

Zayn sospira, voltandosi velocemente per seguire i suoi movimenti. Sa che Liam non lo fa con cattiveria, ma alle volte preferirebbe fosse meno impulsivo di così.

“Liam!” Lo chiama un’altra volta, più per disperazione che altro, ma non insiste.

“Payne! Vieni a salutarmi!” la voce di Harry è alta, le braccia aperte mentre aspetta Liam che in realtà gli si piazza davanti con fare cagnesco.

Zayn non può sentire cosa gli sta dicendo, perché la musica è troppo alta e scuote il capo. Si volta, andando a poggiare la bottiglia di birra sul tavolinetto della sala. Nessuno sembra realmente interessato a cosa sta avvenendo, forse tutti un po’ troppo ubriachi per badarci. Persino Josh sembra non curarsene.

Zayn si guarda attorno, e alla fine l’unica faccia familiare che ritrova è sempre quella. Gli sorride amaro e gli si avvicina. Alza una mano andando a posare una mano sul suo fianco, sporgendosi a dargli un bacio sulla guancia, di saluto, “sono contento che alla fine tu sia riuscito a fare un salto”, gli dice, contro l’orecchio.

Louis sorride appena, “scusa, non sono potuto venire prima…”,

Zayn segue il suo sguardo, andando a finire per guardare Liam, di nuovo,

“Ci sono problemi?” chiede.

Zayn si stringe nelle spalle, perché per quanto la situazione sia tesa, non ha davvero idea di cosa si stiano dicendo, “non lo so… Harry è l’ultima persona che Liam avrebbe voluto vedere, stasera”.

Proprio in quel momento Harry si volta, prendendo a camminare verso l’uscita e Liam lo segue, senza alcuna esitazione.

Zayn guarda un istante Louis e poi, allarmato, cerca di farsi spazio per seguire i due. Un ragazzo urla “corsa!”, e chi lo sente esclama ed esulta, creando un flusso di gente che cerca di uscire dalla casa, per riversarsi in strada. A quella parola Zayn velocizza il passo, guarda la schiena di Liam nel vialetto farsi vicina e poi allunga un braccio, aggrappandosi alla sua manica per tirarlo e farlo voltare,

Quando Liam si volta a guardarlo sembra non capire e Zayn s’acciglia,

“Che stai facendo? Sei impazzito?!” chiede. Il tono di voce leggermente più alto del solito. Sente la gente alle proprie spalle esaltata, qualcuno incita a sbrigarsi. Zayn invece sente di voler sprofondare, mentre guarda quegli occhi che tanto conosce, ma che non rispecchiano i propri, adesso.

“Z, va tutto bene” è ciò che dice Liam. Zayn sa che lo fa per rassicurarlo, ma differentemente da tutte le altre volte, oggi, non ci riesce. Se può, lo spaventa ancora di più.

Liam si divincola e riprende a camminare verso la sua auto, ma Zayn gli corre dietro, gli si para davanti di nuovo, “hai bevuto! Siamo in città,” aggiunge “ti farai ammazzare!”

Liam lo guarda quasi incredulo, come se non riuscisse davvero a capire come possa dire certe cose. Ride, una risata che in realtà ferisce Zayn, perché vorrebbe essere capito, vorrebbe che Liam capisse la paura che prova, ora.

Liam invece va verso la portiera dell’auto, la apre e poi lo guarda “vieni, o resti qui?” chiede.

Zayn lo guarda, scuote il capo incredulo, ma le gambe si muovo d’istinto. Non fa in tempo ad arrivare alla portiera ed aprirla che una voce sopra le altre lo chiama. Si volta velocemente, incontrando gli occhi di Louis agitati, mentre cammina sul vialetto a passo svelto, avvicinandosi, “che stai facendo?!” le parole sono le stesse, ma il tono di Louis suona decisamente più isterico di quello di Zayn, di poco prima.

“Vado con lui” risponde, senza pensarci, aprendo la portiera.

“Che vuol dire vado con lui?! Zayn ti prego, resta, non cred--”

“Io devo andare con lui”, Zayn insiste, interrompendolo, guardandolo dritto negli occhi.

Non aspetta nemmeno una sua reazione, perché Liam da dentro la macchina chiama il suo nome e lui, quasi a comando, sale in auto, chiudendo la portiera.

Da oltre il finestrino guarda Louis che si sta allontanando, il passo svelto, senza nemmeno guardarlo. Zayn vorrebbe chiedergli scusa, dirgli che andrà bene, ma lo vede sparire tra la gente, lontano. Un’immagine a cui forse non si abituerà mai, quella di vedere la schiena di Louis, mentre se ne va.

 

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Zayn ricorda la prima volta che ha corso al fianco di Liam. Lo ricorda tremendamente bene, come se fosse avvenuto nemmeno il giorno prima. Quando ci ripensa, sente di nuovo l’adrenalina nel corpo che ha provato, la paura. Eppure in mezzo alle emozioni contrastanti, c’era una cosa che gli infondeva calma e sicurezza: la voce di Liam. Quella voce dolce e allo stesso tempo ferma che gli infondeva coraggio.

Quella sera, o meglio notte, Zayn ha imparato a fidarsi di Liam. Una fiducia che arriva sopra ogni altra cosa. Una fiducia forte, difficile persino da piegare a volte. Non c’è persona al mondo a cui Zayn possa affidarsi completamente, se non Liam.

Era passato non molto tempo da quando aveva iniziato a frequentarsi ufficialmente con lui. Era riuscito ad assistere ad un paio di sue gare, prima di allora. Liam aveva scherzato sul fatto di salire con lui, ma nonostante lo scherzo, Zayn aveva accettato seriamente. Aveva persino insistito quando Liam stava cominciano a tirarsi indietro, forse impaurito dalla responsabilità di avere qualcuno con lui in auto oltre a se stesso.

Certo, Zayn ricorda anche di essersi pentito di essere salito in auto. Aveva passato metà della corsa a pregare Liam di rallentare e quest’ultimo, in tutta gli risposta, non faceva altro che ricordargli che era una gara, quindi non poteva di certo rallentare.

Nonostante tutto questo però, Zayn non ha saputo più rinunciarvi. Non c’era alcun sentimento di paura o agitazione che potesse non farlo salire su quell’auto, da quel giorno, fino ad oggi.

 

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Zayn scuote il capo ripetutamente, nella sua mente si susseguono frasi sconnesse. Una conversazione che sta avendo completamente con se stesso visto che Liam non gli risponde nemmeno a pregarlo. L’unica cosa che sente dirgli, in modo cantilenante e di tanto in tanto, è di darsi una calmata, che andrà tutto bene. Eppure, nonostante tutto questo, la sua gamba continua a battere nervosamente, i denti continuano a mordere la bocca insistentemente e lui, non riesce a calmarsi, nemmeno volendo.

Ripensa a Louis, al modo in cui lo ha pregato di restare, ai suoi occhi delusi mentre si voltava e se ne andava. Si chiede come faccia ad avere tanta pazienza, dopo tutte le discussioni e volte che Zayn lo ha trattato così. Si dice, o meglio si promette di dovergli chiedere scusa per bene, a fine corsa.

 

Una fila di macchine sfrecciano lungo le strade deserte, Zayn ne conta cinque, forse sei. Qualcuno dei ragazzi della festa ha deciso di unirsi. Zayn spera che almeno loro non abbiano bevuto, anche se è una cosa davvero poco credibile.

Si dirigono verso il posto accordato per la gara, e una volta arrivati all’inizio di un ponte tutte le macchine si fermano prima di alcune strisce pedonali, usate come linea di partenza. Zayn volta il capo a guardare la macchina che è al proprio fianco e vede Harry guardarlo. Gli sorride persino, ma Zayn lo ignora completamente e probabilmente ha anche roteato gli occhi scocciato. 

Quando si volta a guardare Liam lo vede indaffarato a sfilare qualcosa dai propri jeans, e dopo qualche istante tira fuori un rotolo di banconote che alza in aria, guardando oltre Zayn, verso Harry. Quando si volta a guardare quest’ultimo lo vede fare gli stessi gesti, agitando i soldi a mezz’aria. Zayn osserva senza dire niente, e tra tutte le cose assurde questa alla fine è quella che fa meno male. Ormai troppo abituato a vedere mazzette girare di mano in mano, per le scommesse e le vittorie di ogni gara.

Poco dopo una ragazza scende da una delle auto, prendendo a camminare verso il centro della strada, urla qualcosa quando si posiziona, forse chiede se sono tutti pronti e Liam tira fuori il braccio dal finestrino, pugno chiuso e pollice alzato, come fanno anche tutti gli altri.

“Non sei obbligato a farlo” dice Zayn con un sospiro, guardando di nuovo Liam che, invece, non sembra nemmeno ascoltarlo.

Forse tra tutte le cose, in fin dei conti, è proprio questo che fa arrabbiare Zayn più di tutto: il fatto che parla, parla e parla, ma lui non lo ascolta, non sembra nemmeno esistere, a volte. In un altro momento avrebbe urlato, cercando una reazione nell’altro, ma oggi ha l’impressione che qualsiasi cosa faccia o dica, non possa essere abbastanza.

Sente la rabbia che cerca di tenere sotto controllo, mentre siede fermo su quel sedile in un’auto improvvisamente troppo stretta. I ruggiti dei motori annunciano l’imminente partenza e Zayn porta le mani ai lati del proprio sedile, al quale si aggrappa nel momento esatto in cui la ragazza abbassa le sue braccia, segnando il via alla gara.

Lo stridere delle ruote, il fumo che si alza, e Zayn si sente schiacciare contro il sedile. Il respiro si mozza, mentre il cuore comincia ad aumentare i battiti. L’asfalto sotto di loro che sfreccia via, metro dopo metro. Al proprio fianco sente l’indaffarato movimento di mani tra volante e cambio.

Stringe i denti, la tensione del corpo nel momento in cui vede poco più avanti una curva stretta e improvvisamente, ancor prima di realizzarlo, Liam tira il freno a mano, il piede sull’acceleratore mentre una mano tiene stretto il volante. Una curva perfetta con le ruote che strisciano sull’asfalto causando un fischio stridulo ma allo stesso tempo addirittura piacevole. Zayn non riesce a stare dietro a tutti quei movimenti. Vorrebbe osservarlo, capire cosa fa, ma la realtà è che la maggior parte delle volte è solo uno spettatore passivo che si stringe al sedile più forte che può. Non ha paura, o meglio, non è la paura che possa succede qualcosa, è la tensione, adrenalina, eccitazione.  Nel guardare Liam così esperto rimane sempre affascinato, e si rende conto che non gli ha mai davvero chiesto come ha imparato, o se è stato qualcuno ad insegnargli.

Dopo quella curva azzardata, ad una velocità più elevata del dovuto, Zayn guarda dallo specchietto come alle loro spalle non ci sia nessuno. Batte le ciglia un paio di volte, stupito del vantaggio che sono riusciti ad avere in così poco tempo. Quando allunga il collo per vedere la velocità a cui stanno andando alza gli occhi a guardare l’altro,

“Liam…” lo chiama piano mentre osserva i suoi occhi fissi avanti a sé, di tanto in tanto scruta lo specchietto retrovisore, ma nonostante alle loro spalle non ci sia nessuno, continua ad aumentare la velocità, quasi con nervosismo.

“Liam, puoi rallentare siam--”, ma non fa in tempo a finire di parlare che l’altro inserisce l’ennesima marcia. Zayn rimane zitto a guardarlo, come se cercasse di capire a cosa sta pensando, ma è inutile, non potrà mai. Non ha idea di cosa Liam provi in questi momenti, nonostante l’altro abbia provato a spiegarglielo più volte, lui rimane ignaro.

Cerca di tenere sotto controllo l’angoscia e la paura vera che ora inizia a crescere. Si trova a chiudere gli occhi più volte, specialmente quando vede i semafori rossi sfrecciare sopra di lui. Lascia andare il respiro trattenuto ad ogni incrocio ed ogni curva. All’ultima addirittura stringe i pugni così tanto che quasi si graffia con le sue stesse unghie. Li conta uno ad uno, con ansia.

Quando riapre gli occhi, che aveva chiuso con forza per l’ennesima volta, trova un vialone ampio, dritto verso la designata fine. Vorrebbe tirare un sospiro di sollievo, ma l’auto frena bruscamente. Sente il proprio corpo protendere in avanti, ma prima che la cintura lo blocchi è il braccio di Liam a pararsi avanti a lui, fermandolo.

A bocca aperta si volta a guardarlo, “che diavolo stai facendo?!” urla quasi isterico, spaventato per l’improvvisa frenata e si guarda attorno mentre il fumo delle ruote si dissolve lentamente. Guarda Liam osservare lo specchietto retrovisore e capisce.

Capisce che Liam sta aspettando che Harry sbuchi da quella curva, capisce che per lui vincere non basta. Deve vincere così, o niente.

“Sei un fottuto egocentrico” borbotta andando a guardare dallo specchietto laterale. Si sente lo stridio di freni, prima di vedere l’auto scura spuntare da dietro l’angolo.

Il motore dell’auto sotto di lui ringhia, il fumo si alza dalle ruote mentre Liam preme con forza sull’acceleratore. Le ruote posteriori si assestano quasi subito e l’auto si muove, sfrecciando nuovamente lungo il lungo viale. Non ci vuole molto prima che Harry si affianchi a loro. I musi delle due auto sono praticamente alla stessa altezza e sfrecciano lungo il viale fianco a fianco, in una sfida all’ultimo metro. Zayn non fa altro che alternare lo sguardo tra l’asfalto e l’auto di Harry, impaziente di vedere come andrà a finire.

Il semaforo avanti a loro si fa rosso, Zayn si volta a guardare Harry, e una luce abbagliante gli fa socchiudere gli occhi, prima di vedere un camion scontrarsi con l’auto nera. A Zayn sembra di vivere la scena a rallentatore, non fa in tempo a voltarsi, a guardare Liam, che la macchina di Harry, travolta dal camion, si scaraventa su di loro, con il camion dietro di quella che cerca ancora di frenare la sua corsa.

I freni che stridono, il clacson dell’auto di Harry che non smette di suonare, lo scoppio degli air-bag.

Zayn sa di aver allungato un braccio verso Liam ad un certo punto, e poi, mentre l’auto si ribaltava su se stessa, finendo sotto quella di Harry, più niente.

 

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Ci sono poche cose che Zayn ricorda di quel momento. Le rivive una dopo l’altra in un sonno strano, un sonno che sembra non finire mai. Immagini, parole, sensazioni. Le rivive ogni secondo, senza sosta, come una condanna. La prima cosa che ricorda è il dolore. Un dolore lancinante al petto, e alle gambe. Ricorda il caldo del proprio sangue, mischiato al freddo dell’asfalto. Ricorda il sapore aspro, quasi metallico e disgustoso sulle labbra, sotto la lingua.

Ricorda il suo nome urlato in lontananza, o forse la lontananza era dovuta al fischio nelle orecchie. Ricorda qualcosa di caldo contro la guancia, delle lacrime, un pianto vicino l’orecchio. Ricorda Liam, le sue mani che tremavano mentre gli carezzava il viso.

Non ricorda il suo viso, perché non ha mai aperto davvero gli occhi per guardarlo. Alla fine ricorda il rumore delle sirene lontane, e nient’altro.

Zayn non ricorda le urla dei medici mentre tentavano di far allontanare Liam, cercando di convincerlo di farsi controllare anche lui. Non ricorda la prima rianimazione a terra quando il suo cuore aveva smesso di battere e non ricorda nemmeno la seconda, in ambulanza, durante il trasporto in ospedale.

 

 SEDICI GIORNI DOPO

 

La prima cosa che arriva ai sensi di Zayn non è piacevole, poteva aspettarsi una voce dolce, una carezza, qualcosa che gli faccia sentire che gli è mancato il mondo. Invece, l’unica cosa che arriva alle sue orecchie è il chiacchiericcio fastidioso proveniente da un televisore lontano. Forse addirittura in un’altra stanza. Poi il chiacchiericcio si fa più flebile, e più forte è invece il bip dei macchinari che gli sono a fianco. Un bip altrettanto fastidioso, ma che sembra significare che è ancora in vita. Dopotutto.

Cerca di ricordarsi come aprire gli occhi, e gli ci vuole un minuto buono per finalmente iniziare a muovere le palpebre. Quando alla fine riesce a socchiudere gli occhi, si ritrova a chiuderli nuovamente di colpo accecato dalla luce del sole che filtra dalle finestre. Cerca di alzare lentamente una mano, ma una stretta calda e rassicurante lo ferma,

“Tesoro, sono la mamma… mi senti?” una voce dolce, familiare. Fa sorridere leggermente Zayn, perlomeno nella sua mente, perché non è certo che ciò che vorrebbe fare, e ciò che fa davvero.

Cerca di aprire nuovamente gli occhi, questa volta il sole abbagliante non c’è, ma la sua vista è appannata. Non riesce a distinguere bene le ombre che vede attorno al proprio letto. Sente dei mormorii, voci che riconosce quasi tutte, ma che non sentiva da chissà quanto tempo, forse troppo.

“Va tutto bene tesoro, riposa…” sente sua madre parlare di nuovo, in un sussurro, contro il proprio orecchio ora.

Prova ad annuire senza essere certo di esserci riuscito e poi, chiude nuovamente gli occhi.

 

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La seconda volta che Zayn si sveglia sembra essere notte, perché non c’è luce che filtra dalle tende, e tutto è stranamente silenzioso, attorno. Apre gli occhi lentamente, con meno fatica adesso, e guarda distrattamente attorno.

La vista sembra essere migliorata, perché riesce a mettere meglio a fuoco gli oggetti che lo circondano. Volta il capo a destra e a sinistra, soffermandosi poi su una figura ricurva sul piccolo tavolino ai piedi del letto, la testa affondata tra le braccia incrociate. Probabilmente sta dormendo.

Zayn rimane un istante a osservare il respiro regolare dell’altro e schiude le labbra. Tenta di chiamarlo una prima volta, ma nessun rumore esce dalle sue labbra, solo un fiato appesantito.

Sospira, o meglio sbuffa scocciato dal fatto che sembra dover re-imparare persino a parlare.

Ci riprova, “L-Louis?” tossisce appena.

L’altro alza il viso di scatto, batte le ciglia un paio di volte e poi si alza in piedi velocemente, il sorriso che si stende sulle labbra e gli si avvicina. Sembra voler dire qualcosa, ma alla fine scuote il capo “aspetta, non parlare, devo chiamare un medico” fa per voltarsi, ma Zayn alza una mano più velocemente di quanto pensasse di essere capace a fare ed afferra il suo polso, facendo una piccola pressione.

Louis si volta, lo guarda. Zayn vede la confusione nei suoi occhi, e cerca di dire qualcosa, ma l’altro lo interrompe, “va tutto bene, torno subito…”. Sa che Louis sta cercando di rassicurarlo, ma non era questo che lui voleva sentirsi dire. Scuote il capo, schiude di nuovo la bocca e sospira, prima di chiedere,

“Dov’è Liam? Sta… bene?” sente la propria voce tremare appena. È spaventato, non sa se vuole sentire la risposta o meno. Gli occhi si muovono ancora per la stanza, per assicurarsi di non averlo mancato, ma lì non c’è, quindi torna a guardare Louis. Riesce a vedere chiaramente l’aria contrariata sul suo viso, forse una punta di delusione. Forse si aspettava altro, ma Zayn non lo dice e aspetta.

Louis sospira, “sta bene, meglio di te. Ne è uscito quasi illeso, un miracolo”. Zayn riesce a sentire anche le ultime parole, anche se l’altro ha tentato di borbottarle.

“Dov’è ora? Fallo venire qui…” insiste il moro, alzando appena il tono di voce, impaziente.

Louis lo guarda a lungo, si morde la bocca, poi si volta, “vado a chiamare un medico”. Zayn lo guarda uscire dalla stanza di fretta. Osserva il vuoto oltre la porta, senza sapere cosa pensare, in attesa.

 

Zayn fissa il muro avanti a se, non sa esattamente quanti minuti sono passati prima di sentire un rumore di passi farsi vicino dal corridoio. Qualche istante dopo vede un uomo in camice bianco entrare con un ampio sorriso e dietro di lui riconosce distintamente la figura di sua madre. Istintivamente sorride, cerca di tirarsi su, ma un dolore lancinante lo blocca, facendogli fare una smorfia di dolore

“Zayn, tranquillo, non sforzarti troppo” è il consiglio del medico che legge una cartellina che ha in mano, prima di posarla sul letto e recuperare dal taschino una piccola pila,

“Sono il Dottor Parker, sono uno dei dottori che ha seguito il tuo caso. Vediamo un po’ come stai… alza il viso…” Zayn segue silenziosamente ogni istruzione. Segue la luce, apre la bocca, si lascia medicare dei graffi. Passa probabilmente una mezzora a rispondere alle sue domande.

Sua madre rimane nell’angolo, a guardare silente e Zayn si chiede cosa stia pensando, o forse si chiede cosa sappiano tutti dell’incidente. Liam è finito nei guai? Ha troppe domande, e la sua mente è ancora troppo confusa per poter pensare lucidamente ad ognuna di queste.

Ad un certo punto mentre il dottore scrive, Zayn si schiarisce la voce,

“D-dottore…. Uh-m mi chiedevo, è… Liam Payne, è in questo ospedale? L-lui era in auto con me…” lascia la frase in sospeso, insicuro.

Il dottore lo guarda un istante, forse ci sta pensando, poi scuote il capo “oh, mi spiace non ho seguito io Payne, ma suppongo sia stato dimesso qualche giorno dopo l’in--”

“Quanti giorni sono rimasto incosciente?” lo interrompe Zayn, impaziente.

Lo sguardo del dottore è confuso, forse l’urgenza di fare quelle domande non se l’aspettava. Si schiarisce la voce, infilando la penna nel taschino del camice, “un paio di settimane, Zayn”.

Schiude le labbra, quasi incredulo.

“Quando potrò uscire?” incalza, “sto bene, no? Sono sveglio… posso tornare a casa?”

La madre di Zayn fa un passo in avanti, parlando prima del dottore “tesoro, devi riguardarti… non aver--”

“Mamma i miei corsi sono già iniziati e--” stava per nominare Liam di nuovo, ma si blocca, abbassa gli occhi. Sente le tempie pulsare, la testa che inizia a far male.

La voce del dottore irrompe di nuovo, questa volta più dolce. La sua mano si allunga, la sente sopra la propria spalla, “Zayn, potrai tornare a casa presto, te lo assicuro… ma avrai bisogno di una forte riabilitazione per le tue gambe… e per un po’ dovrai cercare di stare il più riguardato possibile. L’ospedale ti fornirà una sedia a rotelle e delle stampelle, quando potrai iniziare a muoverti un po’”.

Zayn lo ascolta in silenzio, ma è come se non capisse esattamente cosa voglia dirgli. Le sue gambe? Cos’hanno le sue gambe? Lui si sente bene, vuole solo uscire, cercare Liam.

“Che vuol dire?” chiede, “che hanno le mie gambe?”. D’istinto alza il lenzuolo, guarda le proprie gambe e deglutisce, non si era accorto della pressione, non l’aveva sentita affatto. Degli affari che le tengono ferme e lui sente la testa girare, gli viene da piangere. Vorrebbe sprofondare,

“Va tutto bene Zayn, sono dei tutori per tenere ferme le tue gambe, hanno subito diversi traumi, ma si sistemeranno, non ti preoccupare…” il dottore cerca di essere più tranquillo e convincente, ma Zayn sente lo stomaco rivoltarsi, l’acido nel retro della bocca,

“Sto per vomitare…” riesce a sussurrare e il dottore si allunga velocemente, andando a premere il pulsante delle emergenze. Zayn alza gli occhi, cerca di guardarlo, ma tutto si fa nero.

Sente la testa girare, il dolore alle tempie che aumenta e poi sente le mani fredde del dottore mentre gli tengono il capo reclinato.

La voce di sua madre che lo chiama, e i passi veloci delle infermiere che corrono nella stanza.

Il dottore parla, ma lui non capisce cosa stia dicendo, non distingue più le voci, nella sua mente sembrano lontane e distorte. D’un tratto sente il proprio corpo essere spinto e finisce per voltarsi su un fianco, prima del nulla. 

 

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Quando Zayn apre gli occhi di nuovo, la stanza è vuota. Si guarda attorno confuso, la testa appesantita. Non ha idea di cosa gli stia succedendo, del perché gli sia così difficile riprendersi. Eppure è come se un peso gli gravasse addosso e lui non riuscisse a superarlo. Volta il capo alla propria destra, sopra il comodino ci sono dei giornali, delle medicine, qualcosa da mangiare. All’angolo vede il proprio telefono, d’istinto fa per allungare una mano, ma proprio in quell’istante entra una infermiera che nel vederlo sorride,

“Tecnologia, voi giovani ne siete ossessionati” lo dice con un sorriso, senza alcuna cattiveria. Zayn ricambia il sorriso, la guarda mentre controlla la flebo, poi lei si volta, prende il cellulare e glielo porge, “non usarlo a lungo, capito?”

Zayn annuisce, un sorriso per ringraziarla mentre lei esce nuovamente dalla stanza. Si morde la bocca osservando il telefono nella propria mano, spento. Ha una crepa nel mezzo dello schermo, forse causata dall’incidente.

Dopo qualche minuto, cercando di tranquillizzare il tremore delle mani, si decide a premere il pulsante di accensione. Guarda ansioso lo schermo mentre si carica e qualche istante dopo sullo schermo il nulla. Nulla di tutto ciò che si aspettava. Niente telefonate, niente messaggi. Anzi, l’unica cosa che spicca, sullo schermo, è il messaggio di Louis, quello che più di due settimane prima Zayn aveva deciso di non leggere.

Osserva quel nome abbastanza da darsi dello stupido, e poi ci preme sopra.

-Hey, Z… mi dispiace essere uno stronzo. Non è che non mi piace Liam, è un ragazzo fantastico, lo so e sono davvero felice che tu sia felice. È solo che non sopporto vederti su quell’auto. Mi mette una paura tremenda. Mi dispiace se tutte le volte me ne vado… ho solo il terrore di perderti… ti voglio troppo bene, non so cosa farei senza di te, scusa non volevo essere così smielato. Sei come un fratello, e io ci sarò sempre, qualsiasi cosa succeda, buonanotte-

Zayn scorre su quelle parole più volte, rilegge il messaggio così tanto che alcune lettere iniziano ad invertirsi e lui deve distogliere lo sguardo. Sente gli occhi bagnati, le lacrime sul bordo delle sue ciglia. Scuote il capo, cercando di farsi coraggio e con la manica della specie di pigiama che indossa va a sfregarsi gli occhi, portando via le lacrime. Subito digita il numero di Liam, che nonostante tutto ancora sa a memoria. Porta il telefono all’orecchio e dopo qualche attimo di attesa, la voce elettronica dall’altra parte lo informa che il numero non è raggiungibile, o spento.

D’istinto si trova a premere ripetutamente il tasto per riagganciare, ma lascia passare qualche istante prima di ricomporre il numero, questa volta, dopo la voce metallica, aspetta il bip che indica l’inizio del messaggio vocale. Si schiarisce la voce, “ciao—ehm… mi chiedevo dove fossi… sto bene, passami a trovare… ti amo…”. Resta in silenzio qualche secondo e poi riaggancia con un sospiro.

Fissa il telefono sperando di veder qualcosa succedere, ma la realtà è che più aspetta, più nulla accade.

 

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Zayn non riesce a tenere il conto dei giorni, si sveglia ad orari sconnessi, dorme quando non dovrebbe e gli anti dolorifici lo rendono meno reattivo ed attento il più delle volte. Forse sono passati cinque, forse dieci giorni da quando si è svegliato la prima volta, ma non è certo. Se c’è una cosa che sa è che non ha visto Liam nemmeno una volta. Ha provato a chiamarlo, ma il telefono ha continuato ad essere staccato. Cerca di convincersi che le cose vadano bene. Si dice che forse il telefono si è rotto nell’incidente e ora non ha più un telefono. Si dice così tante bugie e stupidaggini che non riesce più a distinguere ciò che è logico o meno. Nonostante la sensazione di pesantezza, continua a lottare contro la propria mente, per credere che le cose non siano cambiate.

Sua madre gli ripete di riposare, Louis continua a cambiare argomento e lui non sa che fare. Inerme, immobile su un letto che comincia a stargli stretto, a soffocarlo. Quando nella stanza è solo fissa il telefono per minuti interminabili, si addormenta con le lacrime agli occhi e si sveglia con il cuscino bagnato. Ogni speranza, ogni pensiero, ogni cosa che la sua mente gli suggerisce non ha più inizio né fine.

Vorrebbe andare a casa e lasciarsi un po’ morire, da solo, tra le coperte che profumano di Liam, o almeno è così che le ricorda.

Il suo corpo risente dell’angoscia, della tristezza, ne risente così tanto da addirittura rallentare il processo di guarigione. I medici continuano a dirgli di rilassarsi, cercare di non pensare, ma Zayn non sa come si fa.

C’è un momento, una notte che non riesce a dormire, che gli sembra di raggiungere il punto di rottura. Non riesce a stare fermo, a non fare niente. Le mani tremano, tutto il corpo trema per scappare via. Tristezza che si mischia a rabbia, frustrazione. Cerca di spostare le gambe, si aiuta con le mani, finendo per mettersi seduto sul bordo del letto.

La mano destra va all’ago della flebo, e senza sapere cosa fa la stacca, lasciandola a penzoloni. Un rivolo di sangue scende lungo il braccio mentre cerca di aggrapparsi al comodino, per darsi la forza di alzarsi. Fa pressione sulle gambe, si mette in piedi per un secondo, ma non sente niente, non sente le proprie gambe reagire. Non fa in tempo a rimettersi seduto che quelle cominciano a far male, perdendo ogni minima forza che avevano e lui finisce rovinosamente a terra, un tonfo sordo, seguito dal rumore dell’asta della flebo che cade al suo fianco, perché nel cadere aveva cercato di aggrapparcisi.

Stringe i denti, gli occhi che bruciano, ma ha finito le lacrime, ha finito qualsiasi cosa, non sente quasi più niente, se non la rabbia, verso quel posto, verso se stesso.

I passi veloci delle infermiere si fanno vicini e Zayn, abbandonato a terra, resta con il viso contro il pavimento freddo. Chiude gli occhi, vorrebbe restare lì, nella stessa posizione in cui era finito contro l’asfalto, dopo l’incidente. Ricorda il freddo mischiato al sangue e ricorda Liam. Vorrebbe rimanere così, a sentire la sua voce che lo chiama, ma quando apre gli occhi vede solo le infermiere che preoccupate lo guardano e gli chiedono se sta bene e soprattutto gli chiedono perché si sia alzato. Zayn non risponde, non le ascolta nemmeno mentre loro lo tirano su, rimettendolo a letto con non poca fatica. Sa che potrebbe aiutarle, le sue braccia funzionano ancora, ma se è così che le cose devono essere, non ha assolutamente voglia di lottare.

 

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Seduto su una sedia, al suo fianco, c’è Louis. Lo sente parlare, ma non lo ascolta. Non lo fa con cattiveria, ma anche quando prova a starlo a sentire improvvisamene si distrae e la sua mente comincia a viaggiare per altri mondi.

Spera che Louis non se ne accorga, o che faccia finta di niente, ma la realtà è che probabilmente Louis ci si è abituato a parlare, mentre Zayn pensa sempre a tutt’altro.

“Louis…” lo chiama, stupendo persino se stesso perché non si era accorto di star parlando davvero. Sospira portandosi una mano a sfregarsi gli occhi. Sente lo sguardo dell’altro addosso, perplesso. Probabilmente dalla sua faccia è già chiaro, cosa sta per dirgli.

Louis rimane in silenzio, così Zayn parla, “lo so che non è un argomento che ami particolarmente,” inizia, la voce calma, bassa, lo sguardo che va altrove pur di non guardarlo in faccia, “ma ho bisogno di sapere dov’è…” lascia la frase in sospeso. Alza gli occhi con timore per guardare un Louis che invece adesso ha distolto i suoi di occhi, e fissa a terra.

“Ti prego… ho il diritto di sapere cosa sta succedendo” insiste.

Lo osserva rimanere in silenzio, forse pensieroso e poi riesce finalmente ad incrociare i suoi occhi quando si decide di alzare il viso. Louis scuote il capo, stringendosi nelle spalle “non tornerà, Zayn… e tu dovresti pensare a rimetterti, non a lui”.

Lo guarda in silenzio, forse aspettandosi di sentire altro, ma più quelle parole gli rimbombano nella mente, più non ne capisce il significato, “ch-che significa che non tornerà, che gli è successo?” sente l’agitazione crescere, il cuore accelerare i battiti.

Guarda Louis scuotere il capo e poi sbuffare “se n’è andato e basta”.

L’altro si alza scocciato e Zayn lo guarda sconvolto, per quanto quelle parole siano semplici, persino da comprendere, a lui sembra come se il proprio cervello ne rifiutasse il significato.

Lo guarda senza capire, senza avere la minima idea di come reagire, “Louis... non capisco--che significa?” lo chiede in un sussurro, la voce che gli trema.

Louis sospira, “è uscito dall’ospedale, ha fatto le valige, e se n’è andato… non è passato nemmeno di qui… non lo ha visto nessuno… se n’è solo--andato...” la voce di Louis è amareggiata, probabilmente vorrebbe aggiungere il suo commento, qualche insulto, ma Zayn è grato che finisca lì.

Nonostante questo però, per quanto sia grato a Louis di non girare il coltello nella piaga, sembra che tutto cominci ad avere un senso, perlomeno in parte. Non riesce a spiegarsi il perché, il motivo per cui Liam lo abbia lasciato lì, sparendo senza nemmeno voltarsi. Vorrebbe chiederglielo, ma è così sopraffatto dalle sue stesse emozioni che rimane immobile, a fissare Louis, a guardare la sua schiena mentre si volta ed esce dalla stanza quasi di corsa. Osserva il vuoto, un vuoto che teme si porterà dietro a lungo. Un vuoto di cui vorrebbe liberarsi, ma che invece è lì, fin dentro le ossa.

 

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I giorni passano uno dietro l’altro, con una lentezza che Zayn non riesce nemmeno più a percepire. Reagisce passivamente agli stimoli che ha attorno, è persino tornato a casa sua, ma non ricorda da quanto tempo.

Siede tutto il giorno sul divano, a guardare le immagini disconnesse del televisore silenzioso. Fissa il vuoto e pensa che sarebbe stato meglio morire, forse.

Di tanto in tanto Louis passa a trovarlo, ma Zayn non parla e lui si stanca. Aveva iniziato passando tutti i giorni, poi una volta a settimana, ma adesso ha persino smesso di mandargli messaggi, che alla fine Zayn non leggeva comunque. 

Sua madre passa ancora ogni giorno invece, si è presa dei giorni da lavoro e gli prepara da mangiare, ma Zayn non mangia e ogni tanto, nella cucina, la sente persino piangere.

Ogni giorno tiene il telefono in mano, con la speranza che Liam chiami e ogni giorno lascia un messaggio nella sua segreteria telefonica.

Non riesce a rendersi conto di cosa gli sta succedendo, è come se fosse bloccato allo stesso giorno, di nuovo e di nuovo. Quando la mattina si sveglia è già sul divano, dove si addormenta. Un circolo che non ha mai fine.

L’unica cosa che ogni tanto rompe la giornata è il ragazzo che viene a fargli riabilitazione, ma anche lui deve rimproverare Zayn ogni volta, per il poco impegno che ci sta mettendo. Zayn non lo ascolta nemmeno, annuisce e basta.

Ma la realtà è che a Zayn non importa più niente. Che le sue gambe rimangano così, tanto a star seduto sul divano non gli servono.

 

Poi la svolta, un giorno quasi per caso. Il campanello di casa sua suona e lui è sempre lì su quel divano. Non ha nessuna intenzione di alzarsi, ma poi pensa che sua madre ha le chiavi, che Louis ormai ha smesso di passare e a guardare la data sul telefono sembra che non sia giorno di terapia. Con fare scomposto afferra le stampelle, cerca di mettersi in piedi e deve sforzarsi davvero tanto per non intrecciarsi e cadere, “a-arrivo!” quasi lo urla, impacciato. Forse, si dice, è Liam che finalmente è tornato.

Quando arriva alla porta gli ci vuole qualche istante per trovare un modo di allungare la mano ed aprire, ma quando lo fa rimane impassibile, anche se nella sua testa sta urlando. Fissa quella figura, i suoi boccoli scuri, la fascia tra i capelli, gli occhi verdi e la postura scomposta. Zayn deglutisce, non sa cosa dire o fare e rimane immobile, in attesa di sentirgli dire qualcosa,

“Ciao…” gli sente dire con tono roco, quasi imbarazzato.

Zayn gli tirerebbe una stampella se non fosse che ne ha bisogno, così, come meglio può, richiude la porta con forza, facendola sbattere. Borbotta qualche imprecazione mentre fa per voltarsi, ma la voce dell’altro lo frena sul posto, fissa il legno della porta oltre il quale se ne sta l’altro e lo sente parlare,

“Zayn, mi dispiace--io… sono venuto a scusarmi… a vedere come stai...”

“Sei un figlio di puttana, vattene!” Zayn urla così forte che nemmeno sembra rendersene conto, sente le braccia tremargli. Dopo tanto tempo in cui parlare gli era sembrato uno sforzo, sentire la propria voce gli fa quasi un effetto strano.

“Sono venuto a scusarm--”

Zayn apre la porta di nuovo, guarda Harry con disprezzo dritto negli occhi “dopo due cazzo di mesi, ti presenti qui e vuoi chiedermi scusa?! Tutto questo è solo per causa tua Styles!” e se solo potesse picchiarlo, lo farebbe.

L’altro abbassa il capo, non reagisce,

“Che sei venuto a fare? Che diavolo vuoi da me?” incalza, visto che l’altro sembra aver perso la parola. Per quanto lo odi vederlo lì sulla porta, è come se volesse sentirlo parlare per forza.

Harry scuote il capo, Zayn lo vede nervoso mentre si stringe nelle spalle e infila le mani nelle tasche, come se volesse proteggersi, poi finalmente parla di nuovo, “mi sento--uno schifo… per tutto. Mi dispiace”

Zayn lo guarda in silenzio, in qualche modo cerca di incontrare i suoi occhi, ma non ci riesce perché l’altro continua a distoglierli. Si fissa le scarpe, e di tanto in tanto alza una mano a grattarsi la nuca. Zayn forse vorrebbe sentirgli dire qualcosa di più, non di scuse, ma sentirlo parlare e basta perché, tra tutto, lui è ciò che più di vicino a Liam ha, adesso. Infine però, non sentendolo dire altro sospira,

“Cosa vuoi che ti dica Harry, vuoi il mio perdono? Sei perdonato, adesso vattene, voglio stare da solo…” Zayn fa per richiudere la porta, ma l’altro si fa avanti, blocca la porta con un braccio,

“Aspetta, aspetta... mi chiedevo… se ti andava di fare un giro…” il suo viso che si sporge in avanti,

“Harry,” un sospiro, Zayn scuote il capo, “che stai facendo?” chiede, quasi esasperato,

“Voglio solo aiutarti…” il tono dell’altro sembra così sincero che Zayn non può semplicemente chiudergli la porta in faccia e dimenticarlo. In fin dei conti, anche se tardi, adesso è lì. Ci pensa su qualche istante, prima di farsi venire un’idea,

Sospira, annuisce “sì, mi va di fare un giro… mi accompagni in un posto?”

 

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“Quindi… anche tu sei stato graziato o…?” chiede Zayn per cercare di interrompere un silenzio troppo imbarazzante, seduto su un’auto fin troppo normale adesso. Guarda fuori dal finestrino, osservando le case scorrere una dietro l’altra. Ne riconosce qualcuna, perché su quella strada ci è passato una miriade di volte.

“Sì, a parte qualche graffio e qualche contusione… ma la mia auto aveva una protezione abbastanza dura… mi ha protetto la gabbia…” dice l’altro. Zayn si volta a guardare lui adesso, “e la tua auto?”

L’altro si stringe nelle spalle con noncuranza, “quasi da buttare… ci sarebbe da spenderci un sacco di tempo… ma non credo di sentirmela…”

Zayn annuisce, si morde la bocca nervosamente, sembra pensarci su, ma poco distante vede la casa che stava cercando, e gli fa cenno di accostare.

“Vuoi una mano?” chiede l’altro, ma lui scuote il capo. Apre la portiera e sempre con fare maldestro riesce a prendere a camminare con le stampelle lungo il vialetto. Sente Harry alle proprie spalle scendere dall’auto, ma non sente i suoi passi seguirlo e gliene è grato. Si avvicina alla porta, davanti al garage c’è un’auto che non riconosce. Bussa.

Passa qualche istante, poi la porta si apre, una donna sulla quarantina guarda Zayn confusa prima di sorridere, “posso aiutarti?” chiede.

Zayn la guarda, le labbra schiuse “io--credo di aver sbagliato casa… è… lei--mi scusi è nuova di qui?”

Lei sorride annuendo, “sì, mi spiace, chi viveva qui prima ha lasciato la casa un paio di mesi fa…”

Zayn annuisce, “capisco, sa… dove si è trasferito, il vecchio proprietario?”

La donna scuote il capo, “mi dispiace”

Zayn sospira “grazie lo stesso”. Si volta, riprende a camminare verso l’auto, ma a metà del tragitto si blocca, stringe le mani alle stampelle. Stringe i denti con forza mentre ricaccia le lacrime, e poi riprende a muoversi senza dire niente, risalendo in macchina senza nemmeno guardare Harry per un istante. L’altro nel frattempo si è rimesso alla guida. Un silenzio pesante che fa sentire Zayn completamente fuori posto e vorrebbe solo tornare a casa, adesso.

“Liam corre ancora, non è vero?” chiede di punto in bianco dopo qualche minuto, voltandosi a guardarlo. Ha parlato senza pensarci, d’istinto.

Harry schiude le labbra, probabilmente lo ha preso alla sprovvista, poi si morde la bocca scuotendo il capo, “io… non lo so, ma posso procurarti un contatto…”

Zayn annuisce. Nella sua mente si susseguono pensieri sconnessi e forse dovrebbe riflettere di più, prima di parlare, invece si volta, guarda Harry un po’, e poi “voglio comprare la tua auto, ma dovrai rimetterla a nuovo, per me”

Zayn può vedere chiaramente la confusione nel viso di Harry che per poco non inchiodava sul posto. “Che ci devi fare?” dice l’altro e Zayn sospira,

“Me la vendi o no?” insiste,

Harry sembra pensarci, e Zayn gli dà tutto il tempo necessario per rifletterci anche se vorrebbe insistere, sta per aprire la bocca e dirgli di lasciar stare quando l’altro risponde, “va bene, se vuoi buttarci i tuoi soldi, sono fatti tuoi…”

Zayn abbozza un sorriso, “mi insegni a guidare--nel senso… come in una gara?”

Harry scuote il capo, “sei impazzito? Guarda come sei messo, non credo sia il cas--”

“Harry sono in questo stato per colpa di due imbecilli, almeno la prossima volta se devo ammazzarmi preferisco farlo con le mie stesse mani. Allora mi darai una mano o no?”

Harry lo guarda a lungo, forse tropo per i gusti di Zayn che scuote il capo, voltandosi dall’altra parte.

 

Non parlano, il silenzio tra di loro è raggelante, Zayn vorrebbe tornare a casa e si pente persino di avergli fatto quelle domande. Passano quasi venti minuti, e solo adesso Zayn si rende conto di non conoscere il posto in cui si trovano, “dove stiamo andando? Voglio tornare a casa” borbotta, voltandosi a guardare Harry che sembra scrutare gli edifici attorno, come se cercasse qualcosa. Zayn vorrebbe richiamarlo all’attenzione, ma prima che possa farlo l’altro accosta davanti un’insegna che indica un Pub irlandese dietro l’angolo.

“Harry?” lo chiama confuso, ma l’altro scende dall’auto e Zayn lo guarda mentre gira attorno l’auto, andando ad aprirgli la portiera, allungando una mano. La guarda con sospetto, alternando lo sguardo tra il suo viso e la sua mano e alla fine sospira, allungando la propria, facendosi aiutare a scendere.

 

Quando entrano, il pub è quasi vuoto a parte un paio di persone in un tavolo all’angolo. Zayn rimane in silenzio a seguire Harry al meglio delle possibilità, cercando di non intrecciarsi con le proprie gambe. Sente una risata sonora ed un accento fortemente irlandese, prima di intravedere dietro il bancone una chioma bionda. Quando il ragazzo si alza da terra saluta con la mano verso Harry e poi, velocemente, riaggancia il telefono.

“Styles, non è un po’ presto per bere?” chiede il biondo ironicamente ma Harry gli sorride e basta. Zayn cerca di sedersi su uno sgabello, e deve aggrapparsi a Harry per farsi aiutare. Una volta assestato posa le stampelle e finalmente può guardare il ragazzo biondo, abbozzando un sorriso.

 “Zayn, ti presento Niall Horan” la voce di Harry è bassa, pacata, con un sorriso sulle labbra.

Il ragazzo biondo allunga una mano che Zayn osserva un attimo, prima di allungare la propria e andare a stringerla,

“Parliamo di affari, quindi?” chiede il biondo e Harry annuisce una volta mettendosi seduto su uno sgabello che fa scivolare vicino a quello di Zayn.

“Non per me, io sono fuori questa volta, è lui che ha bisogno di informazioni”, Zayn guarda Harry mentre lo indica con un cenno del capo e si sente quasi a disagio quando Niall si volta a guardarlo, prima di tornare ad Harry,

Il biondo si lascia sfuggire una risata, “strano, è la prima volta che te lo sento dire”. Quelle parole fanno ridere Harry e di conseguenza, mentre Zayn lo guarda, fanno sorridere anche lui, un po’ contagiato dalla positività nell’aria. Rimane in silenzio a guardarli mentre si scambiano qualche battuta sciocca e poi, quando Harry si volta a guardarlo, si fissano per qualche istante, poi Harry si schiarisce la voce e parla,

 “Puoi chiedere ad Horan ciò che vuoi, lui saprà risponderti a… quasi tutto” lo dice con tranquillità, poi si alza sorridendogli e si allontana, andando verso il bagno.

Zayn crede lo abbia fatto per lasciarli da soli, per non mettergli troppa pressione. Sente gli occhi del biondo addosso, in attesa. Si morde la bocca mentre lo guarda scomparire oltre la porta e poi si volta a guardare Niall, si fa forza, “io… volevo sapere se Liam Payne corre ancora…”

Niall assottiglia lo sguardo, sembra pensarci, ma poi annuisce vistosamente “oh, Payne, certo, diavolo come dimenticarlo, certo che corre, non perde una gara, o quasi…” poi il biondo si piega sul bancone, gli si fa vicino “devo dirgli che lo hai cercato?”

A quella domanda il cuore di Zayn perde un battito, l’istinto è quello di rispondere positivamente, ma il sorriso che iniziava a comparire sulle sue labbra va scemando e scuote il capo “non dirgli niente” risponde secco, “voglio sapere dove corre, ogni volta che c’è una gara, voglio che mi informi, è possibile?” Zayn parla tra i denti, come se gli facesse fatica dover dire quelle cose.

Niall lo guarda perplesso, poi si stringe nelle spalle “per un piccolo compenso, posso fare questo ed altro, Zayn”.

Zayn sorride, si morde la bocca “credo che potremmo andare d’accordo allora, Niall” e detto quello volta il capo, avendo notando con la coda dell’occhio una figura avvicinarsi. Osserva Harry che ora gli si piazza vicino e si guardano per un istante.

Si morde il labbro inferiore e distoglie lo sguardo, andando a prendere le proprie stampelle.

 

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L’auto rallenta la sua corsa finché non si immette nel vialetto della casa. Ha cominciato a piovere e le gocce battono insistentemente contro il metallo della macchina e il vetro. Harry spegne il motore, un attimo di silenzio immersi nella pioggia e si volta a guardarlo adesso,

Zayn abbassa gli occhi, fissa le proprie mani, stuzzicando le pellicine ai lati delle unghie, “significa che mi aiuterai?” chiede di punto in bianco, quasi con imbarazzo,

Harry lì vicino non si muove, ma quando Zayn alza gli occhi per guardarlo lui annuisce, “ti aiuterò… non so… cosa vuoi fare, cosa hai in mente… ma aiutarti mi sembra il minimo, adesso”

Zayn annuisce, i suoi occhi sembrano accendersi, “quando posso venire a vedere l’auto? Quando cominciamo a lavorarci?”

Harry ridacchia e allunga una mano, dando un buffetto contro il suo braccio, “sei impaziente uh? Anche domani, se ti fa piacere”

Il sorriso sulle labbra di Zayn si stende così tanto che non ricorda l’ultima volta che ha sorriso così, almeno da due mesi a questa parte, poi risponde “domani è perfetto”.

  
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