Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: Fanni    22/12/2015    0 recensioni
In certe situazioni non sai davvero come comportarti.
Fingi di sapere tutto, di avere la soluzione a quel problema, fingi di stare bene e di non aver paura..
ma quelle sono tutte bugie, bugie dette cercando di far bene.
Ma la verità è sempre la miglior cosa, è sempre la miglior cosa affrontare le proprie paure, è sempre la miglior cosa ammettere di aver bisogno di aiuto.
Ma in certe situazioni, la confusione è cosi grande che dimentichi come ci si comporta, dimentichi le cose importanti.. dimentichi chi sei davvero.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Christian Beadles, Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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:CHAPTER 1:






Eravamo bloccati.
Tutti erano bloccati, ormai le macchine erano ferme da ore e le persone iniziavano ad agitarsi ancora di più.
-“Dobbiamo trovare il modo di andarcene.”- aveva le mani strette sul volante, ed il suo sguardo era completamente perso.
-“L’unico modo è proseguire a piedi, ma non possiamo.. vero?”- non avevo distolto lo sguardo da lui, nemmeno per un secondo.
Il solo guardarlo mi faceva sentire sicura, una volta, mentre ora avevo solo paura.
-“Prendiamo le nostre cose e andiamo.”- tirò fuori le chiavi dell’auto ed aprì lo sportello, uscendo con massima velocità.
Seguimmo i suoi movimenti, e con le borse in spalla, iniziammo a camminare.
-“Se dovessimo incontrare quei morti?”- Mike era vicino a Justin, quasi attaccato a lui.
-“Li affronteremo, abbiamo una pistola.”- gli rivolse un piccolo sorriso, quasi come se volesse rassicurarlo.
Mi ero allontanata di poco, ero a qualche passo di distanza da loro che camminavano davanti a me.


Dopo qualche ora di cammino i piedi iniziarono a dolermi, ed inciampai.
Sussurrai un cazzo, dopo aver notato di essermi ferita ad una mano.
Senza pensarci strappai un pezzo di maglia e l’avvolsi attorno alla mano, stringendo più che potevo.
-“Ronnie, non possiamo fermarci.”- il suo sguardo era freddo, così come la sua voce.
Corrugai la fronte e strinsi le dita sul pezzo di stoffa, poi mi alzai ricominciando subito a camminare, senza dargli una risposta.
Questa volta camminai davanti a loro, con passo veloce.
Sentivo i loro bisbigli, e per un po’ mi concentrai unicamente su quelli.
-“Ronnie mi starà odiando.”- aveva una voce bassa e la stanchezza si percepiva in essa.
-“Beh, io ti adoro e lo sai, ma le stai rendendo il lavoro davvero facile.”- aveva il fiatone ed i suoi passi si facevano sempre più pesanti.
Mike era ancora piccolo ed aveva bisogno di una pausa, come tutti noi.
-“Non possiamo continuare, non stasera.”- mi girai di scatto incrociando le braccia al petto.
-“Siamo tutti stanchi e se dovesse succedere qualcosa non saremmo in grado di difenderci.”- mi guardavo intorno, poi sospirai e poggiai il borsone a terra e dopo qualche secondo mi sedetti.
-“Okay.”- fu l’unica cosa che disse, poi nient’altro, poggiò solo le sue cose sul terreno e si sedette, poggiandosi ad un albero.

Ormai era notte fonda, Mike dormiva sulle mie gambe e Justin faceva tutto tranne che guardarmi.
-“Devi smetterla.”- avevo lo sguardo fisso su Mike, ed ero intenta a spostargli alcune ciocche di capelli, decisamente troppo lunghe, che gli ricadevano sulla fronte.
-“Potresti anche parlarmi.”- alzai lo sguardo aspettandomi che lui facesse lo stesso, ma continuava a non guardarmi.
La sua attenzione era riposta completamente in quella pistola.
-“Cazzo, Justin.”- mi guardò ed accennò una lievissima risata, mi prendeva in giro.
-“Pensavo non dicessi parolacce.”- incrociai le braccia al petto, e sbuffai.
-“Che ti prende? Perché ti comporti da idiota?”- poggiò la pistola sulle sue gambe ed alzò semplicemente le spalle.
-“Non lo so, Ronnie, e sono dispiaciuto.”- lentamente, e davvero lentamente, si alzò e prese posto accanto a me.
Allungò una mano e la girò ponendo cosi il palmo verso l’alto.
-“Non puoi fare così, non puoi trattarmi come se per te fossi niente e poi venire qui e fare così.”- scuotevo la testa strofinando la stoffa della maglietta che avevo avvolto attorno alla ferita.
-“Abbiamo bisogno di te, Justin.”- gli presi la mano.
Poggiò la sua testa alla mia, ed annuì in modo quasi impercettibile.
-“Mi dispiace.”- mi strinse la mano, ma non appena lo fece sussultai premendo i denti nel labbro inferiore.
Mormorò vari scusa, iniziando a strofinare il naso contro la mia guancia.
-“Sto bene.”- gli rivolsi un piccolo sorriso, ma distolsi subito lo sguardo da lui per poggiarlo su Mike.
-“Finalmente.”- Mike aprì di scatto gli occhi e si mise a sedere, con un viso ancora stanco ed una parte della sua guancia completamente sporca di terreno.
Mi veniva da ridere, ma mi trattenni, fare rumore non era una delle cose migliori da fare.


Nessuno di noi aveva dormito molto e non appena il sole iniziò a sorgere, ci rimettemmo in cammino.
Ci eravamo allontanati di molto dalla città e più ci allontanavamo più le cose erano difficili.
-“Fermi.”- protesi le mani davanti, rimanendo bloccata.
Il mio stomaco diventò una poltiglia, osservavo quelle cose che camminavano in cerca di cibo e pronte ad attaccare, pronte ad attaccare noi se ci avessero visto.
-“Ne sono troppi, i colpi non basterebbero.”- avevo afferrato il braccio di Justin, che continuava a camminare verso di loro, lo tirai verso di me cercando di far meno rumore possibile.
-“Sei impazzito?”- Mike parlò al posto mio e colpì Justin sul braccio, il quale si scostò massaggiandosi il braccio subito dopo.
-“Non me ne ero reso conto, scusami.”- continuava a fissare quelle cose, quasi come se fosse ipnotizzato.
Poi iniziò ad indietreggiare.
-“Andiamo.”- stavamo attenti a non calpestare niente, a respirare il più piano possibile, ma non sempre questo basta.

Tutto sembrava essere finto, nulla sembrava reale e nessuno si accorgeva che i giorni passavano, e così le settimane, e così i mesi.
Erano passati circa quattro mesi, l’epidemia si era diffusa ancora di più e scorte di cibo e acqua erano finite.
-“Troviamo un auto, e cerchiamo una città vicina.”- Justin e Mike mi fissavano, ma poi iniziarono ad annuire.
-“Si, sono d’accordo.”- Mike annuì ancora una volta e guardò Justin che prese subito parola.
-“Dobbiamo essere veloci e stare attenti.”- serrò la mascella e si guardò intorno, prendendo il borsone e caricando la pistola.
Dovevamo tornare in strada, trovare un auto funzionante ed andare via.
Nei giorni seguenti ci eravamo avvicinati sempre di più alla strada.
Eravamo lì, ma anche loro.
Tutto fu’ veloce, ricordo ancora i lamenti, gli sguardi di terrore e ricordo noi che correvamo in un auto pregando che questa si accendesse.
Quella era andata, noi stavamo andando.
Ma fu’ tutto troppo veloce, troppo confuso e c’era troppo sangue.


















SPAZIO AUTRICE:
Salve!
I capitolo sono sempre un po’ confusi, ne sono consapevole
ma diciamo che questi sono “un’introduzione”
che porteranno poi al centro della
storia.
Spero davvero che vi piaccia, lasciatemi un commento
e ditemi cosa ne pensate.
bacioni, fanni.
  
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