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Autore: Pandora_2_Vertigo    22/12/2015    0 recensioni
Kristina sbarca a Denver per abbandonare una vita monotona e triste, svuotata dalla perdita del padre, un anno prima per un incidente stradale.
A Denver troverà un nuovo quartiere, nuove conoscenze, ma anche nuove ombre a cui prestare attenzione.
- Si può sapere dove cavolo eri finita? – Fred mi accoglie in casa.
- All’ospedale avevano bisogno di qualcuno che facesse un doppio turno… - non gli dico nulla di quello che mi è successo. Anche perchè dire ad un cacciatore che un vampiro mi ha sedotta, portata nel suo rifugio, ha bevuto del mio sangue e infine mi ha baciata, non mi sembra questa grande idea. Che avrebbe pensato di me?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kristina'
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15.

- C-cosa?
La guardo esterrefatta. Mi ha appena chiesto se ho visto un vampiro.
Erika mi sorride, in piedi davanti a me.
Sono sconvolta.
La testa è un marasma confuso. Tutto ruota nonostante sia seduta.
Poco fa credevo di aver perso la mia migliore amica per sempre, poi me la  ritrovo davanti alla porta di casa, ora mi chiede se ho appena visto un vampiro!
La vedo accigliarsi.
- Oh, forse non dovevo dirlo…- dice facendo scomparire il sorriso dal suo volto innocente. – Fred ho detto qualcosa di sbagliato? – si rivolge a mio fratello.
Sempre incredula, lentamente giro lo sguardo verso di lui, che si sta aprendo una birra in cucina.
- No, Kris ora sa tutto. – dice come se niente fosse.
E’ sereno, non ne capisco il motivo. Lui non è sconvolto quanto me per la presenza di Erika nella stanza. Ma che sta succedendo?
- Fred? Lei sa?
- Certo.
- Come certo!
- Kris, io ed Erika siamo stati una coppia per 3 anni. È ovvio che sa.
A quel punto mi infurio, alzandomi rabbiosamente dal divano.
- Mi stai dicendo che l’unica imbecille che non ne sapeva niente di vampiri e tutto il resto ero io?
- Non vederla così…
- Io la vedo per quello che è!
- Kris ora cerca di calmarti che ti spiego. – dice Erika sorridendomi.
- Tu non parlare! – le rispondo acida – non so nemmeno se tu sei chi dovresti essere. Ti ho appena visto in versione vampiro e ora sei qui, auto-invitata a casa MIA!
- Versione vampiro?
- Si esatto, mi hai conciata per le feste!
- Veramente non ti seguo….
- Kris basta, calmati ora – Fred prende in mano la situazione. – evidentemente quella che abbiamo visto non era Erika.
- Ma…Ma…era lei…
- No, lei è qui, viva e vegeta.
- Ma era identica….
- Kris, sono io davvero… - mi dice implorante la mia amica avvicinandosi di un passo.
Mi prende la mano e la stringe a se. E’ calda e il suo profumo inconfondibile. Quante volte ci siamo prese la mano per consolarci, in passato. Una sensazione inimitabile.
Mi sciolgo e mi fido di lei.
- Erika, sicura di non avere una gemella malvagia? – dico calma e sorridente, ad occhi chiusi.
Ride di gusto assieme a mio fratello, l’atmosfera nella stanza si rilassa.
Fred arriva alle nostre spalle e ci circonda con le sue braccia forti, nelle mani tiene due bottiglie di birra.
- Ragazze mie, è Natale! Che ne dite di brindare a questa piccola riunione di famiglia?
Stappiamo, brindiamo e ci scambiamo i regali, immersi nella nostra oasi privata di felicità.
Erika ci ha portato dei doni, per ricambiare l’ospitalità.
A me un lettore mp3.
- Almeno quando viaggi sulla metro fino in ospedale non ti annoi – ha commentato.
- Grazie! Ma che ne sai che prendo la metro? – risponso accigliata.
- So più di quanto tu creda – dice, rivolgendo uno sguardo mellifluo in direzione di Fred.
Poi tira fuori uno scatolone dal borsone da viaggio, una specie di borsa di Mary Poppins…sembra senza fondo.
Mio fratello lo scarta e ne tira fuori un casco per la moto nero, opaco con disegni etnici bianchi. E’ stupendo.
- Questo perché so che vai come un matto quando sei di fretta.
- Non dovevi – le risponde sorridendole e avvicinandosi per porgerle un bacio sulla guancia.
Erika si sposta all’ultimo momento e le loro labbra si incontrarono. Gli passa le braccia dietro la nuca e lo trattiene a se. Non si staccano. E’ una situazione molto imbarazzante.
Non è la prima volta che li vedo baciarsi, sono stati una bellissima coppia, ma la loro storia è finita da un anno.
- Ehmm, ragazzi. – provo ad interromperli. – Scusate! – continuo alzando il tono di voce.
Lentamente si staccano e si sorrisdono.
- Siete sicuri che non avete qualcosa da dirmi? – tento di attirare l’attenzione.
Non si accorgono di nulla, rimanengono imbambolati a guardarsi.
- Vabbè, ditemi quando la mia presenza sarà di nuovo gradita. – sbuffando simpaticamente mi reco in camera mia.
Mya dorme sul letto nel suo angolo preferito. Ovviamente snobba la cesta che le ho preparato fin dal nostro arrivo in questa casa e che, per le feste, le ho pure addobbato.
- Auguri miciona! – dico accarezzandola e svegliandola.
Lei si stiracchia e miagola in risposta.
- Come sono ridotta, la notte di Natale a fare gli auguri alla mia micia. Meno male che ci sei tu. – dico stringendomela al petto.
Suona il campanello e Mya si spaventa. Nel tentativo di fuggire mi graffia un braccio.
- Ahi! Che male!
Mi alzo, sbircio in sala per essere sicura che i due piccioncini si siano staccati, vedo Fred intento ad aprire.
- Buona sera e Felice Natale a tutti!- una voce gioiosa riempie la stanza.
- William ,entra! Auguri anche a te!
Vedo lui e mio fratello stringersi la mano e darsi una pacca sulla spalla a vicenda.
Li raggiuno.
- Auguri Will, Buon Natale! – sfodero il più allegro dei miei saluti.
La sua presenza mi mette sempre di ottimo umore.
- Auguri Kristina!
Il suo sorriso smagliante, mi abbaglia per qualche istante e me lo ritrovo con le braccia attorno ai miei fianchi che mi posa un delicato bacio sulla guancia. Arrossisco per la sorpresa.
Staccandomi lo osservo, non è in uniforme, per una volta, ma indossavjeans e un maglione nero a collo alto, sotto ad un cappotto nero. Sta veramente bene.
- A-accomodati – dico piano.
- Grazie. Ho portato dello vino per festeggiare. – dice incrociando lo sguardo di Erika – Ciao, noi non ci conosciamo, io sono William.
- Piacere Erika. Sono in visita.
La mia amica non si fa imbambolare dal suo sorriso, solo a me succede?
Evidentemente si.
- Hey prima abbiamo sentito delle sirene… - esordisce mio fratelo.
- Alt! Stasera sono fuori servizio, non voglio sentir parlare di omicidi, sirene e ambulanze.
- Hai ragione. Fred tappati la bocca. – gli dico facendo la linguaccia a mio fratello.
Scoppiamo a ridere assieme.
A notte fonda Will si congeda, dopo una serata trascorsa in allegria, dopo aver parlato e scherzato a lungo con me, anche perché i due piccioncini hanno ritrovato il loro sentimento perduto.
Ci salutiamo, scambiandoci ancora gli auguri.
Mi posa un delicato bacio sulle labbra e richiuse la porta dietro di se.
Intontita dalle mille emozioni della serata, e dal vino, mi dirigo in camera mia e guardo fuori dalla finestra.
Osservai i tetti dei palazzi vicini, ma non vedo nulla.
Certo non mi aspetto di sicuro che un pipistrello atterri sul davanzale del mio balcone, però…spero di intravedere qualcuno.
Dopotutto è Natale.
Presto mi rassegno.
- Buon Natale Julian. – sussurro al nulla.

Riprendo il mio lavoro, troppo presto rivedo l’ospedale. Perennemente pieno, anche nei giorni di festa. Natale ha portato una vecchia amica e nuova allegria. Quale regalo migliore. Sono serena.
Non ho particolari preoccupazioni, a parte un vampiro che ce l’aveva con me, una immortale misteriosa identica alla mia migliore amica, ed un altro esemplare che….non so bene cosa pensare di lui.
I nostri contatti si sono ridotti, da proprietà che ero inizialmente, ora cosa sono?
Lascio i pensieri a casa, sotto il cuscino pronti ad essere tirati fuori appena spengo la luce della mia stanza. Tormentarsi ulteriormente è inutile.
Prepararsi psicologicamente a cosa sarebbe potuto accadere anche.
In qualsiasi caso ne sarei rimasta scioccata.


Finito il turno prendo la metro, ascoltando la musica col mio nuovo lettore mp3.
Scendo alla mia fermata e continuo a camminare con le cuffie nelle orecchie.
Mi isolo con le note dei Foo Fighters.
Dovrei prestare attenzione ad ogni singolo rumore. Dovrei essere pronta a qualsiasi pericolo. Dovrei. Ma non sono pronta. Me la trovo davanti. Non mi accorgo di nulla. Semplicemente o la testa ed è lì, davanti a me. La vampira. Sempre bellissima, porta i lunghi capelli biondi sciolti, un corto giubbotto marrone, jeans e stivali.
Una vera persecuzione. Alzo gli occhi al cielo, vorrei tanto imprecare.
Lentamente sorrido e mi levo le cuffie, ritirando il lettore in borsa, dalla quale estraggo il mio pugnale.
- Buonasera, qual buon vento?
Nessuna risposta.
- Mmm siamo di poche parole.
Niente.
- Almeno vuoi dirmi il tuo nome? So che non sei Erika.
- Helena – risponde dopo qualche secondo.
- Bene Helena – riprendo – Mi vuoi dire chi sei realmente?
Non risponde ma inclina la testa.
- Cosa vuoi da me?
- Samuel ha detto di ucciderti.
- Chi se ne frega di Samuel. Tu cosa vuoi?
- Sangue.
- Certo, ovvio. Faccio sempre domande scontate. Da dove vieni? Chi ti ha reso vampira? – chiedo, mettendomi comunque in una posizione di difesa.
So che non devo conversarci. Agire. Attaccare. Ma prima ho qualche domanda che richiede una risposta.
Non soddisfa la mia curiosità, ma mi attacca. Fortunatamente sono pronta, così sfuggo all’affondo dei suoi artigli, porta unghie molto lunghe e scommetto molto resistenti. Si sbilancia. Anche lei non deve essere una combattente molto esperta. Approfitto della situazione e la ferisco al braccio con la mia arma, lasciandole una ferita rossastra, da cui però non esce sangue.
Si riprende guardando la parte lesa e fissandomi dura, molto arrabbiata. Affonda ancora, ancora e ancora.
Evito il primo colpo, ma non il secondo, dritto allo stomaco, e con il terzo mi squarcia cappotto e maglione ferendomi al braccio, dalla spalla al gomito, perdo sangue, ma non mi preoccupo.
- Ok, siamo pari. – dico riprendendomi.
Ho l’affanno, lei ovviamente no.
Rapida, fulminea mi è di nuovo addosso, mi prende e mi spinge addosso ad un muro, facendomi urtare con la schiena. Per un attimo il colpo mi impedisce di respirare. Mi tiene alla base del collo, issata per aria
Da così vicino vedo che i suoi occhi sono rosso cupo, quasi nero.
Le sue labbra si curvano in un ghigno, mentre si passa la lingua sulle labbra, sta già pregustando il sapore del mio sangue.
Stringo ancora il mio pugnale tra le mani, provo ad affondarglielo nel petto. Siamo vicine, non sarebbe stato troppo complicato, più facile del previsto. Muovo appena il braccio, mi blocca il polso, lo stringe e me lo curva in modo innaturale. Per il dolore mollo la presa e sento il tintinnio del metallo che rimbalza sull’asfalto.
Non riesco a muovermi per la sofferenza. Mi sto arrendendo. Un morso in più non avrebbe cambiato la situazione, ma avrei perso la battaglia. Chiudo gli occhi. Mi aspetto di sentire lacerare la pelle del collo da un momento all’altro.
Non accade, sento una voce.
- Adesso basta.
E’ calma, fredda, bassa e molto vicina.
Scivolo a terra, nessuno più mi sostiene appresso il muro.
Gli occhi di Helena si allargano, sorpresi e sconvolti. Abbassa lo sguardo lungo il suo petto, come me. Vedo una mano spuntarle all’altezza del cuore e poi ritrarsi, fulminea stretta a pugno, lasciandole uno squarcio. La vampira si accascia, per poi sgretolarsi in miliardi di granelli di polvere.
Senza fiato, a bocca aperta rialzo lo sguardo dall’asfalto. Lo vedo bello e potente, immortale ai miei occhi come mai prima. Julian mi ha salvata.
Si inginocchia davanti a me e mi sorride.
- Respira Kris. – dice soave.
Gli obbedsco. Mi solleva e io mi stringo a lui passandogli le braccia attorno al collo, nonostante la mia ferita. Il dolore sta passando, non sanguina più; presto si rimarginerà lasciando solo delle cicatrici al posto dei segni degli artigli. Lo guardo. I suoi occhi sono dolci, mi rassicurano.
- C-come hai fatto?
- Ad eliminarla dici? È un trucchetto, non esiste solo l’argento per eliminare noi vampiri. Ora ti riporto a casa.
Si muove leggero e rapido tra i palazzi. L’aria fredda ci lambisce aggressiva. Mi stringo di più a lui.
Arriviamo al balcone della mia stanza e mi deposita a terra.
Mi sorrise e si gira per andarsene.
- Julian aspetta. Non andare.
- Non posso restare, non sono gradito.
- Entra un attimo, parliamone tutti assieme.
- Non invitarmi Kris.
- Aspetta dai, vado a chiamare Fred.
Non lo lascio rispondere, corro dentro, per fortuna non chiudo mai a chiave la porta finestra. In sala le luci sono spente. Strano. Che siano usciti?
Trovo un biglietto sul tavolo.
Ciao Kris,
siamo andati in un ristorantino per cena.
Scusaci se ti lasciamo sola, ma… Dai hai capito.
A dopo.
Un bacione, Erika.


Sorrido.
Corro di nuovo in camera, sul balcone. Non c’è più. Se n’ andato.
Una macchia rossa, sul parapetto attrae la mia attenzione. E’ un pacchetto, con un fiocco rosso, di seta.
Lo apro, contiene un ciondolo. Una croce, a braccia ondulate, con in centro un pietra azzurra.
La tiro fuori dalla scatola e me la lego al polso, facendo un paio di giri con il nastro nero.
La bacio e corro dentro, arrabbiata.

Aggiornamento natalizio, e si vede! Buon Natale a tutti! Pandora
  
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