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Autore: _yulen_    22/12/2015    1 recensioni
Yekaterina Danilenko è una ragazza di origine russe, ma che prima dell'Apocalisse abitava a Fargo, un piccolo paesino in Georgia. Orfana di madre, morta dandola alla luce, è cresciuta con il padre che nonostante la mancanza della moglie, è riuscito ad educarla.
All'età di cinque anni fa la conoscenza dei fratelli Dixon e da lì nasce una profonda amicizia che l'accompagnerà per tutta l'adolescenza, ed è proprio in quel periodo che si innamora di Daryl, il minore dei due fratelli.
Quando i morti iniziano a risorgere, Kate sa che potrebbe morire da un momento all'altro, ma non vuole andarsene senza prima essere riuscita a dichiarare il suo amore.
Tra fughe da orde di vaganti e lotte per sopravvivere, Kate dovrà riuscire a trovare il coraggio di confessare al suo amico di vecchia data i suoi sentimenti e un'altro piccolo segreto che potrebbe distruggere la loro amicizia.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Merle Dixon, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo32 
 
 
 
  
 
 
 
Non ho idea di che ore fossero quando mi svegliai, ma nella caverna arrivava la flebile luce del sole che rischiarava lo spazio buio. Sulle pareti, nei punti in cui l’acqua colava, il riflesso dei raggi colpiva quelle scie bagnate creando dei punti di luce che andavano a finire sulle mie palpebre abbassate. 
Infastidita da quel chiarore mi coprii gli occhi con un braccio e solo quando mi girai su un fianco e sentii qualcosa scivolare via dalle spalle mi accorsi di essere nuda. Scattai a sedere e automaticamente voltai il capo prima verso sinistra trovandovi solo un sacchetto poi verso destra dove vidi la mia maglia che mi aveva coperta per tutta la notte. Il resto dei miei vestiti giaceva un po’ davanti all’entrata e un po’ davanti al fuoco, le cui braci spente spostate dal vento, si muovevano nell’aria. 
Cazzo! 
Le immagini della sera precedente si formarono nella mia testa e chiusi un pugno davanti le labbra per nascondere un timido sorriso, tutto il mio corpo era percorso da un piacevole formicolio ed io mi sentivo euforica. Era la prima volta in assoluto che provavo simili emozioni e per me fu come tornare indietro alla mia prima volta. 
Presi il sacchetto al cui interno scoprii esserci delle more che, ne sono sicura, la sera prima non c’erano. Spostai lo sguardo dalle mie mani alla grotta, cercando con gli occhi Daryl senza però trovarlo. Fino a quel momento, pur percependo la mancanza di qualcosa, non mi resi conto che era proprio lui il tassello mancante e mi chiesi dove fosse finito e soprattutto a che ora si fosse svegliato. 
Indossai velocemente la biancheria e la maglia e arrivata all’entrata della caverna per raccogliere pantaloni e stivali vidi Daryl seduto su un masso con una sigaretta in bocca e alcuni rami ai suoi piedi dai quali stava ricavando delle frecce. Finii di vestirmi, raccolsi il sacchetto che attaccai alla cintura e mi fermai dubbiosa a guardarlo: non sapevo come comportarmi con lui, non era tipo da mostrare apertamente i suoi affetti e optai per l’utilizzo di un approccio classico. 
«Torniamo alla fattoria?» domandai dopo averlo raggiunto. 
«Mmh» annuì senza guardarmi. 
Intagliò l’ultimo ramo, toccò la cuspide con il polpastrello dell’indice per essere sicuro che fosse ben appuntita e la caricò sulla sua balestra, infilò le altre frecce dentro la faretra e guardandomi una volta mi intimò di muovermi con un cenno del capo. 
Camminai dietro di lui senza dire una parola nonostante avessi molte cose per la testa. 
Il mio stomaco era in subbuglio e non riuscivo a smettere di ridere come una quindicenne alla sua prima cotta, anche il mio umore si era risollevato parecchio e riuscii a vedere le cose in modo differente. 
Quando tornammo alla fattoria e intravidi Kim, le corsi incontro e l’abbracciai gettandole le braccia al collo, a causa del mio gesto improvviso e brusco rischiammo quasi di cadere, ma ondeggiando sui talloni riuscimmo a prevenire la caduta. 
«Sono stata una stronza ieri, mi dispiace» dissi sincera. 
La mia amica si staccò e mi sorrise maliziosa spostando lo sguardo da me, che avevo ancora un'aria da ebete, a Daryl che ogni tanto mi lanciava occhiate di sfuggita. 
«Com'è stato?» domandò dandomi una gomitata al fianco. 
«Com’è stato cosa?» chiesi non afferrando il punto del discorso. 
«Non fare la finta tonta con me, vuoi farmi credere che tu e Van Helsing là via avete passato tutta la notte insieme senza combinare nulla?». 
Arrossii e abbassai la testa nascondendo la faccia nelle mani, non avevo nessuna intenzione di scendere nei dettagli e raccontarle come avessimo trascorso il nostro tempo, sapeva cosa avessimo fatto e non serviva che sapesse altro. 
«Coraggio, confidati con la tua amica». 
La spinsi via con fare scherzoso rifiutandomi di darle corda e alla fine ci trovammo sull'erba in una lotta di solletico che venne interrotta quando qualcuno si schiarì la gola per richiamare la nostra attenzione. 
Un po' imbarazzate per il nostro comportamento infantile ci rialzammo rimuovendo ogni residuo di terra dai pantaloni, Andrea ci stava guardando divertita e un piccolo sorrisino che le bucava le guance si era formato sulle sue labbra. 
«Siamo pronti, stiamo aspettando solo voi due» disse. 
La guardai confusa e poi lanciai lo stesso sguardo a Kim. 
«Stiamo per celebrare il funerale di Patricia» spiegò guardando la mia espressione smarrita. 
Annuii in segno di comprensione e seguii le due ragazze verso un albero dove, adagiati davanti al tronco c’erano dei ciottoli ammassati gli uni sugli altri in una forma ovale allungata, intorno a quella tomba rudimentale si era formato un cerchio composto dai nostri amici e da ciò che rimaneva dei membri della famiglia Greene. 
Beth era in lacrime e si stava aggrappando con tutte le sue forze a Maggie che stava singhiozzando sommessamente per dare un po’ di coraggio alla sorella minore mentre Hershel era al loro fianco per celebrare la funzione. Anche i miei compagni erano tristi, ma c’era anche qualcos’altro che oscurava i loro volti e concentrandomi su Shane che sembrava una bomba pronta ad esplodere notai di come stesse lanciando occhiate di fuoco a Rick e a Glenn. 
Dando un leggero colpetto al fianco di Kim richiamai la sua attenzione. 
«Perché Shane sembra pronto a uccidere quei due» chiesi a bassa voce. 
«Dopo che gli zombie sono scappati dal fienile si è scatenato l’inferno, fortunatamente siamo riusciti ad abbatterli tutti anche se Patricia è stata attaccata. Alla fine quando tutto si è calmato Shane si è avventato su Hershel urlando come un pazzo e Glenn per evitare che le cose precipitassero di nuovo ha ammesso di sapere da tempo che c’erano degli zombie nel fienile e che se c’era qualcuno da incolpare quello era lui, Rick poi ha confessato che parte della colpa era pure sua». 
Annuii facendomi bastare quella spiegazione e tornai ad abbassare il capo in segno di rispetto ascoltando le parole dette in onore di un’altra vittima caduta a causa di quella malattia. 
Dopo il funerale ognuno si disperse per riprendere i propri lavori, io e Kim tornammo alla tenda per spendere un po’ di tempo insieme. Anche se mi ero scusata per il mio atteggiamento avuto il giorno precedente mi sembrò che non fosse ancora abbastanza, inoltre qualche ora passata con la mia migliore amica mi avrebbe giovato. 
Prendemmo dal camper un cesto di vestiti da cucire e ci sedemmo lì vicino per sistemare ciò che si poteva e ridurre in pezze ciò che ormai era inutilizzabile; ora che i centri commerciali erano diventati un optional era meglio riciclare ciò che si poteva. 
«Mi sento in colpa» dissi. 
Kim sollevò lo sguardo dalla coperta che stava cucendo e mi guardò. 
«Perché hai fatto sesso con Daryl?» chiese con nonchalance. 
Anche se quello era un altro dei motivi per cui il mio cuore non si era ancora calmato non era il vero motivo della mia inquietudine. 
«Non ho intenzione di avere questa conversazione» risposi. «Non da sobria». 
La mia amica fece spallucce e sorrise. «Vorrà dire che la prossima volta che andrò in città porterò qui dell’alcool e ti farò ubriacare». 
«Se ti interessa così tanto il gossip perché non ti cerchi una rivista?». 
«Non è la stessa cosa, quelle sono storie vecchie, e poi dubito che sentirò ancora parlare di William e Kate» rispose, il ghigno che aveva prima si fece più sinistro. «Ho bisogno di storie nuove, Daryl non sarà William e tu non sarai Kate, beh, a parte per il nome…». Si fermò qualche secondo e corrugò la fronte non riuscendo ad articolare una frase che avesse senso, poi continuò. «Insomma, hai capito dove voglio arrivare, ma devi ammettere che la vostra relazione è piuttosto interessante. Vi serve solo un’erede». 
Quella frase mi fece distrarre dal mio lavoro al punto che finii con il pungermi l’indice con l’ago, una piccola goccia di sangue si formò sulla pelle e prima che potesse macchiare la stoffa dei miei leggings portai il dito in bocca. 
Presi dal cumulo di vestiti una maglia e la lanciai a Kim per vendetta. 
«Ti sembra una cosa da dire?» borbottai con il polpastrello ancora tra i denti. «Comunque non è per quello che sono nervosa. Anche io sapevo degli zombie, non è giusto che solo loro due si prendano la colpa». 
«Pure io lo sapevo, eppure non mi sto facendo tutti questi problemi» commentò disinteressata. 
«Perché tu non ti addolcisci nemmeno se ti cospargono di miele». 
«E anche Dale ne era a conoscenza, ma anche lui è rimasto in disparte». 
«Io voglio dirlo, non mi sento in pace con me stessa». 
«Ormai il danno è fatto, perché devi per forza essere parte di qualcosa che è passato? Faresti solo peggio, Shane è ad un passo per fare un massacro e ieri sono state scavate abbastanza buche, i bicipiti delle mie braccia sono stanchi». 
Mi fermai per qualche secondo guardando verso l’albero dove notai altre due buche che prima non avevo visto. 
«Perché ne avete scavate altre se solo Patricia è morta?». 
«Quei geniacci nel fienile tenevano amici e familiari, abbiamo bruciato i cadaveri dei conoscenti e sepolto la moglie di Hershel e il suo figliastro». 
Ero profondamente dispiaciuta dall’apprendere che i vaganti dentro al fienile non erano persone a caso, ma tenere i propri cari in quello stato non era una cosa giusta, se fosse capitato a me avrei sparato, avrei avuto qualche remora a proposito, ma non avrei mai lasciato che le persone che amavo vivessero in quelle condizioni. 
Guardai la mia amica concentrata sul suo lavoro e l’immagine di me e lei sedute vicine mi rimandò all’idea di due vecchiette in un ospizio mentre ricamavano a maglia ricordando i vecchi tempi. 
«Credi che sarà questa la fine che faremo?». 
«Cosa?» domandò strabuzzando gli occhi. «Essere rinchiusi in un fienile? Spero di no!». 
«No, è che siamo sedute con ago e filo in mano mentre cuciamo maglie che poi dovremmo buttare in ogni caso e stavo pensando che sembriamo due vecchie giunte allo scadere dei propri giorni ma che ancora fanno centrini all’uncinetto ricordando i tempi passati». 
«Probabilmente moriremo prima». 
Viva la sincerità. 
«Volevo che mentissi e che rispondessi che sì, potrebbe accadere». 
«La prossima volta dimmelo prima quando vuoi sentire una bugia». 
Risi alla sua stupidità e scossi la testa, Kim aveva sempre avuto difficoltà a relazionarsi con gli altri, i primi tempi era stato difficile starle vicino perché non capiva mai quando scherzavo e quando ero seria e non sempre capiva le battute o il sarcasmo usato in una frase, crescendo le sue abilità sociali erano migliorate di molto, ma di tanto in tanto faceva ancora fatica a capire come comportarsi in una data situazione. 
Restammo in silenzio per un po’ accontentandoci della nostra presenza senza per forza parlare, poi arrivò Andrea e sperai seriamente che fosse lì per chiedermi di fare qualcosa di più entusiasmante che cucire. Non prendetemi male, avrei fatto qualsiasi cosa per rendermi utile e aiutare, ma il cucito non è mai stato il mio hobby preferito. 
«Devo sapere dove dormirete da ora» disse guardandoci entrambe. 
Che significa? Che dobbiamo tornare sulla strada? 
Il mio sguardo si fece serio, non volevo mettermi in viaggio, ero ancora stanca e anche se le ferite stavano guarendo ero sicura di non riuscire a reggere un nuovo cambiamento. 
«Hershel ci ospiterà in casa sua ora che le notti iniziano a diventare fredde» spiegò Andrea notando la mia preoccupazione. 
«Siamo in diciannove, non ci staremo mai lì dentro» contestai dubbiosa. 
«Diciassette, la notte due persone faranno la guardia nel camper» rispose Kim. 
«Saremo comunque stretti».   Spostai lo sguardo verso il fienile dove vidi Rick ed Hershel parlare. «Metti le mie cose in un angolo in sala per favore» chiesi ad Andrea. 
Posai ciò che avevo in mano sulla sedia e raggiunsi i due uomini per esprimere le mie perplessità, poi mi fermai a guardare il fienile, feci un rapido giro e diedi dei colpi alle assi. Come avevo appurato in precedenza la struttura non era molto solida, ma con le giuste modifiche avremmo potuto renderla più resistente e sicura in modo da viverci o almeno dormire. 
«Hai un minuto?» domandai quando Hershel finì la sua discussione con Rick. 
«Ti fa male la spalla?» chiese il vecchio. 
«No, anzi migliora di giorno in giorno grazie alle cure» risposi con un sorriso. «So che vuoi accoglierci in casa, ma siamo numerosi. Pensavo che se trovassimo delle assi con cui rinforzare il fienile e pavimentare completamente il primo piano, io posso spostarmi anche lì». 
«Le notti sono fredde, ti prenderai un malanno» commentò bonario. 
«Non è un problema, gli inverni li ho tutti passati a Mosca, posso sopportare anche di peggio». 
Rimase per qualche minuto a soppesare la mia proposta, ma alla fine acconsentì dicendomi che se avessi cambiato idea, avrei trovato la porta sempre aperta. 
«No, voglio che restiamo insieme e comunque il fienile puzza ancora di zombie» intervenne Rick. 
Per un istante vidi il padrone di quella proprietà farsi scuro in volto. 
Usare del tatto no, eh? 
«Basta lasciare il portone aperto per far cambiare l'aria, fino quando sarà inagibile dormirò in casa». Ero convinta più che mai della mia decisione e l'avrei seguita anche senza il loro permesso. 
Per i lavori avrei dovuto trovare delle assi, ma non sapevo come ristrutturare qualcosa di grande come un fienile, mi sarebbe servito sicuramente aiuto e avevo già in mente a chi chiedere. 
«Kate!». 
Voltandomi vidi Kim farmi segno di avvicinarmi a lei e dopo essermi scusata la raggiunsi, il cesto che prima era in mezzo a noi ora era riposto dentro il camper dietro un angolo della porta. 
«Ieri mentre tu non c'eri abbiamo organizzato i gruppi che andranno a cercare provviste da immagazzinare, Glenn pensava di andare in una farmacia nel paese qui vicino e sarebbe il caso che tu andassi con lui» disse. 
Il solo pensiero di uscire e incontrare qualche infetto mi fece diventare bianca come un cencio e scossi la testa per rispondere alla sua richiesta. 
«Farò un elenco con i medicinali, accompagnalo tu o mandaci qualcun altro, ma per il momento io preferisco rimanere qui». 
«Sai che prima o poi dovrai affrontare il problema». 
«Sì, ma ieri quando ero nel bosco con Daryl, ci siamo imbattuti in alcuni zombie e non sono riuscita a reagire. Non sarei di alcun aiuto là fuori». 
Kim sbuffò, ma non insistette. «Smonti tu la tenda? Io finisco di spostare le ultime cose?». 
Annuii e rimasi sola per un paio di minuti, giusto il tempo di scrivere su un foglietto i medicinali da prendere e togliere i paletti che percepii una presenza alle mie spalle. Fui sul punto di urlare come un’isterica, ma quando la persona che mi era dietro si posizionò a fianco di me in modo che potessi vederla riuscii a calmarmi. 
«Ti serve qualcosa?» domandai a Daryl. 
Non avevo idea di come intavolare un discorso con lui in quel momento e avevo paura di rovinare tutto con una parola detta male. 
«Non dovresti lavorare con la spalla ancora in via di guarigione». 
Roteai gli occhi al cielo e mi voltai. 
«Non sapevo fossi un dottore. Sei qui per analizzarmi o perché hai bisogno di aiuto?». 
Per tutta risposta lui tirò fuori qualcosa dalla tasca. 
«Questi sono tuoi» disse. 
«È il mio orologio, lo avevo dato a Sophia e poi lei lo aveva perso». 
Era tutto sporco di terriccio e c’erano dei fili d’erba incastrati sotto il vetrino, ma funzionava ancora. 
«L’ho trovato vicino un torrente, alcuni sassolini erano entrati nei circuiti, ma sono riuscito a farlo ripartire. C’era anche questo» disse mostrandomi il mio coltello. 
«Hai aggiustato il mio orologio». 
Rispose con un grugnito. «Non ti allontanare più, se non ti uccidono gli zombie lo farò io quando ti ritroverò». 
Quella minaccia a me suonò più come una promessa che se mi fossi persa di nuovo lui mi avrebbe comunque trovata lo stesso. Sorridendo tornai alla mia mansione, ma Daryl mi spinse via in modo che lui potesse continuare il miolavoro. Frustrata, e anche un po’ arrabbiata, ricambiai il gesto solo per finire con il culo a terra. 
Ma quanto è forte? 
Mi rialzai e tentai un’altra volta di spostarlo, puntai anche la punta dei piedi nel terreno e spinsi sui polpacci, ma lui non si spostò di un centimetro. 
«Non hai altro da fare? Tipo scoiattoli da scuoiare?» domandai con una vena sarcastica. 
«No». 
«La tenda la stavo smontando io». 
«E ora lo sto facendo io». 
«Sei insopportabile» sbuffai. «Secondo te che dovrei fare?». 
Tutti erano presi dai propri compiti; i veicoli erano stati tutti spostati ai lati della casa in modo che se avessimo dovuto andarcene in tutta fretta non avremmo trovato la strada sbarrata, c’erano un paio di persone impegnate a fissare le imposte per rendere la luce meno visibile da lontano e in quel momento mi tornò in mente la mia proposta.
«Io ho avuto un’idea. Diciassette persone in una casa come quella non ci entreranno mai, ho pensato che se riuscissimo a trovare una falegnameria o una segheria potremmo sistemare il fienile, renderlo più caldo e sicuro così qualc-». 
«No» mi interruppe Daryl. 
«Non sai nemmeno cosa voglio dire». 
«Non ti sposterai lì». 
Spazientita dal suo comportamento cercai di ricorrere alla mia calma per non scoppiare e dire qualcosa che non avrei dovuto dire. 
«Perché no? Sopporto il freddo meglio di tutti voi» insistetti. 
«Perché nel fienile andremo io e Merle» rispose. 
Mi sentii un po’ ferita dal fatto che non avesse preso in considerazione l’idea di chiederlo anche a me, ma abbandonai quel sentimento subito, il giorno prima mi aveva detto di stare alla larga dal fratello e non mi ci volle molto per capire che non gli piaceva quando io e lui eravamo vicini. 
«Beh, io ci vado lo stesso e tu non puoi fare niente per fermarmi». 
In quel momento sembrai una bambina piccola dell’asilo in vena di fare dispetti, ma la mia non voleva essere una provocazione, quanto più una dimostrazione di indipendenza. Mi faceva piacere che si preoccupava così, ma la sua gelosia mi dava sui nervi. 
«Quando hai finito di smontarla, portala nel camper». 
Si alzò parandosi davanti a me per impedirmi di muovermi e guardandosi intorno per essere sicuro che nessuno ci stesse guardando mi afferrò per le braccia trascinandomi con lui verso un albero che ci avrebbe parzialmente nascosti. 
«Non ti voglio vicina a lui» disse con voce grave. 
«Perché non vuoi fidarti di me? È acqua passata». 
«Perché so com’è fatto e non darà pace a nessuno dei due». 
Risi e scossi la testa, non era una novità che Merle si comportasse bambino nonostante fosse un adulto, ma quei suoi comportamenti da infante non di scalfivano più. 
«Basterà ignorarlo, prima o poi si stancherà e troverà altro da fare. Io ho preso la mia decisione e non cambio idea».
«Sei dannatamente testarda». 
«E dovresti esserne sollevato, o non riuscirei a sopportarti» sorrisi. 
Da lontano vidi Kim farmi cenno di avvicinarmi mentre caricava borse vuote nel porta bagagliaio dell’auto. 
«Ci si vede» dissi lasciando Daryl al suo lavoro. 
Raggiunsi la mia amica che mi porse una penna e un pezzetto di carta su quali scrissi la lista dei medicinali da prendere. 
«Aggiungi anche i preservativi, ti serviranno» sorrise maliziosa. 
«Kim!» la ripresi. 
Tutto il sangue che avevo in corpo fluì verso la faccia, le mie guance diventarono bollenti ed ero sicura che se qualcuno ci avesse messo un uovo sopra si sarebbe cotto. 
Le diedi uno schiaffetto al braccio anche se avrei tanto voluto spingerla a terra e farle passare la voglia di ridere. 
Dalla casa uscirono anche Rick e Glenn e mentre l'ex sceriffo caricò in auto le armi e un paio di borsoni vuoti salutai il mio amico. 
«State attenti, ok?» dissi. 
«Guarda che non stiamo andando in guerra» rispose Kim. 
«Kate» mi richiamò Rick. «Andrà tutto bene». 
Posò una mano sulla mia spalla e la strinse leggermente facendo un piccolo cenno con il capo, poi salì in macchina. 
«Andrai con loro?» chiesi corrugando la fronte. 
Privare il gruppo del proprio leader non mi sembrava un'idea saggia, preferivo che fosse Shane a partire e lasciare al campo qualcuno di cui mi fidassi completamente. 
«Dobbiamo controllare anche un paio di supermercati, in due ci vorrebbe più tempo» rispose Rick. 
«Ok, ritornate qui vivi e tutti d'un pezzo». 
«Puoi contarci». 
I tre salirono in auto e dopo che il motore fu acceso sparirono oltre la stradina di ghiaia. 
Mentirei se dicessi che la loro assenza non mi turbava, Kim e Glenn era delle perone importanti per me e anche se io e Rick non avevamo passato molto tempo assieme ero preoccupata anche per lui. Potevo solo restare ferma e aspettare che tornassero, pregando che tutto andasse per il meglio. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*angolo autrice*
Ehilà, come va?

Non mi son dimenticata della mia promessa, infatti qui c’è il capitolo trentadue che a dire la verità volevo pubblicare ancora stamattina
insieme ad un altro capitolo, ma per un qualche motivo ogni volta che provavo a formattare il testo la pagina crashava.
Domani copierò i restanti e cercherò di pubblicarne due prima di andare a dormire.
Ci saranno ancora cinque capitoli che sto finendo di copiare, poi ci si sentirà verso gennaio, nel qual caso non riuscissi
a pubblicare per Natale vi faccio ora gli auguri di Buone Feste.
Vi saluto e alla prossima,

yulen c:
   
 
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