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Autore: giraffetta    23/12/2015    1 recensioni
/ BellaxEdward // Au // OOC // Storico/
|Ispirato al libro “Jane Eyre” di Charlotte Bronte|
...
“Bella, Bella, Bella!”
Un urlo accorato si levò sul silenzio, lasciandomi senza fiato.
“Dove sei?” urlai al nulla. Nessuno era lì con me, almeno non fisicamente.
Rientrai in casa frettolosamente e mi chiusi nella mia stanza. Era arrivato il momento della rivincita.
Sarei tornata da Edward.
...
“Devi rimanere, Isabella. E per un buon motivo, anzi per mille buoni motivi.” affermò. Poi, si mise in ginocchio dinanzi a me e mi prese una mano.
“Ti offro il mio cuore, la mia anima, la mia casa e i miei beni.” soffiò, posando le labbra sul dorso della mia mano. Non mi lasciai scioccare da quelle parole, sapevo che era tutta una farsa.
“Ti chiedo di vivere accanto a me, di essere il secondo me stesso, la mia compagna su questa terra.” sussurrò più dolce, non lasciando la mano.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Mi svegliai di soprassalto. Sentivo un insistente trillo perforarmi le orecchie e mi coprii con forza la testa col cuscino. Forse, potevo di nuovo riaddormentarmi.
Il trillo però non cessò.
Sbuffando, mi tirai su di scatto e notai le mie compagne di stanza alzarsi silenziose e iniziare a prepararsi. Strizzai gli occhi varie volte e mi decisi a imitarle, alzandomi e recandomi verso uno dei catini. L’acqua era gelida, ma non ci badai e mi lavai in fretta, vestendomi con la divisa. Rifeci il letto e, seguendo le altre, scesi in sala mensa.
Aspettavo una colazione quanto meno sostanziosa, ma quando vidi arrivare una misera brocca di latte e una ciambella identica a quella della sera precedente, sentii lo stomaco stringersi dolorosamente. Inghiottii la mia parte con voracità e mi azzardai a guardarmi intorno.
A un tavolo, scorsi finalmente Angela. Aspettai che si alzassero tutte e mi affiancai a lei.
“Ciao.” dissi timidamente.
Si voltò e ricambiò il mio saluto con un sorriso.
“Volevo scusarmi per ieri. È stata colpa mia se Miss Stetton ti ha punito in quel modo.” ammisi contrita.
Angela si fermò di scatto.
“Bella, non pensare nemmeno una cosa del genere. Miss Stetton mi tratta così per il mio bene, per correggere il mio comportamento errato. Non è affatto colpa tua.” mi rassicurò sorridendo. Non capii bene cosa ci fosse stato di errato nel suo comportamento, ma sorvolai sulla questione.
Riprendemmo a camminare e ripensando alle sue parole, sorrisi.
“Mi hai chiamato Bella.” sussurrai.
Si voltò nuovamente e sorrise.
“Spero non ti dispiaccia. Penso che ti si addica di più.” costatò. Annuii imbarazzata.
Non mi sentivo “bella”, ma potevo provarci.
“Ora devo andare a lezione o Miss Stetton mi punirà per il ritardo. Ci vediamo a pranzo.” mi sussurrò, prima di sparire dietro la porta della sua aula. Non ebbi il tempo di rispondere e proseguii verso l’aula di Miss Humbie.
La mattinata passò veloce e cercai di applicarmi in tutti i modi per imparare l’alfabeto, così da far contenta la mia insegnante.
“Bene, Isabella. Stai facendo molti progressi e credo che in breve tempo imparerai a leggere e scrivere correttamente.” mi incoraggiò a lavoro finito. Sorrisi raggiante: adoravo Miss Humbie, era dolce e gentile e non si spazientiva mai.
A pranzo ricevemmo una scodella di riso e del pane bianco. Mangiai in fretta, girandomi da ogni parte per cercare di scorgere Angela, ma non ci riuscii. All’ora dello svago ci fu permesso di uscire fuori in giardino. E fu sotto un abete che vidi la mia amica intenta a leggere. Mi avvicinai titubante e rimasi in piedi di fronte a lei.
In quel momento, alzò gli occhi e sorrise.
“Oh, ciao Bella. Siediti pure.” Battè una mano sull’erba, accanto a lei. Mi accoccolai vicino alle sue gambe e la osservai riprendere la lettura.
Mi voltai a guardare le altre ragazze e le vidi disperdersi in vari gruppi o fermarsi a sedere ciascuna sotto un albero o vicino a un’aiuola. Solo Angela ed io eravamo in disparte e nessuno si avvicinò per farci compagnia. Da una parte me ne dispiacqui, ma dall’altra fui felice, perché avrei potuto parlare da sola con Angela.
“Non ti ho vista a pranzo.” buttai lì poco dopo. Distolse gli occhi dal libro e annuì.
“Non ho pranzato.” ammise candidamente. Spalancai gli occhi.
“Perché?” chiesi di getto. Mi sembrava impossibile che avesse saltato il pranzo di proposito.
“Miss Stetton ha deciso di non farmi mangiare perché in classe non ho risposto bene a una sua domanda. Me lo meritavo.” spiegò. La guardai incredula.
Per una risposta sbagliata, era stata costretta a saltare il pranzo e ora ammetteva che tutto ciò era stato giusto? Non la capivo.
“Angela, ma non è giusto. Non farti mangiare è una cattiveria bella e buona.” costatai. Sorrise e richiuse il libro.
“No, Bella. Miss Stetton sa quali metodi usare per correggermi. In questo modo, la prossima volta, saprò di dover studiare meglio.” disse calma.
La guardai a lungo e non mi capacitai di tanta rassegnazione e umiltà. Sarei dovuta diventare anch’io così? Remissiva e pronta a subire senza obiettare? Mi sembrava impossibile.
“Non capisco.” dissi scuotendo il capo. Sorrise malinconica.
“Lo so. Molti non capiscono.” ammise.
“Ma se me lo spieghi, posso cercare di capire.” continuai. Sospirò pesantemente.
“Vedi, Bella, io non mi lamento mai. E non perché non ne sono capace, ma perché mi sembra inutile.” confessò. La guardai ancora più confusa. In fondo, io mi lamentavo e ribellavo di continuo, sia dentro di me che fuori.
Ripensai con un brivido alle parole che avevo rivolto a lady Carmen prima della mia partenza, erano state parole dure, ribelli, ma sensate. Io dovevo ribellarmi, dovevo parlare.
Era giusto farlo.
“Come fai, allora, a mantenerti calma? Io non ci riuscirei.” dissi. Mi sfiorò una guancia con la mano, aggiustandomi una ciocca di capelli nella cuffia.
“Questo non lo so. O meglio, credo di essere nata con questo spirito. Credo che sia giusto correggerci durante la nostra vita terrena, così da riuscire a raggiungere un barlume di perfezione per accedere al Paradiso.” spiegò. Spalancai la bocca, sorpresa. Angela mi guardò e scoppiò a ridere sonoramente.
“Bella, so che è difficile da comprendere. Cercherò di essere più chiara.” Annuii e la fissai seria.
“La nostra vita terrena è solo una piccola parte della nostra esistenza. E dovremmo usare questo tempo per correggerci, così da crescere sani e forti nello spirito.
Le parole cattive o le punizioni sono strumenti che aiutano la nostra anima a migliorarsi.
Pensa al dopo, alla vita eterna: ti piacerebbe vivere per sempre sapendo che la tua anima è cattiva e piena di difetti? A me no.
Meglio subire adesso, per poco tempo, che vivere un’eternità di dolore. Io vivo seguendo questa credenza, cercando di trarre profitto dalle punizioni ed evitando che il mio cuore si riempia di odio e ribellione. Io vivo pensando al dopo.” concluse, perdendosi poi nei suoi pensieri.
Rimasi a fissarla con venerazione. Non capivo fino in fondo le sue parole, ma sentivo che Angela era un’anima speciale, destinata alla rassegnazione, e perciò eletta. Per un attimo desiderai abbracciare la sua credenza, diventare come lei, ma capii che mi era impossibile: il mio cuore era già stato contaminato da odio e ribellione e non avrei potuto mai perdonare mia zia e vivere in pace.
L’ora di libertà passò veloce tra altre mie domande e le altre risposte di Angela e alla fine mi ritrovai di nuovo con Miss Humbie per le lezioni pomeridiane. Anche quel pomeriggio mi applicai con costanza e sentivo ormai di aver già appreso buona parte dell’alfabeto. Presto sarei stata in grado di leggere un libro da sola, e poi di scrivere. A quei pensieri, sorrisi felice.
Solo in sala comune rividi finalmente Angela, già china su di un libro, ma mi sedetti un po’ lontano da lei per evitare di parlarle e farle avere una nuova punizione. Sembrò capire il mio gesto e mi sorrise, tornando a concentrarsi poi sul suo lavoro.
Nonostante la vedevo intenta a studiare, più volte Miss Stetton la rimproverò duramente: una volta perché aveva una pagina del libro sgualcita, un’altra perché stava troppo curva sul tavolo, un’altra ancora perché le sue matite non erano perfettamente in ordine. E ogni volta vedevo Angela stringere le labbra e cercare di porre rimedio all’errore, sempre senza dire una parola o emettere un sospiro.
Mi sembrava che Miss Stetton traesse piacere nel mortificare quella ragazza, nell’umiliarla e sgridarla di continuo. E, nonostante ad Angela tutto ciò stesse bene, dentro di me sentivo che non era giusto.
Avrei voluto ribellarmi al suo posto, rispondere male a Miss Stetton, e dovetti mordermi la lingua
per non mettere in atto un simile proposito. Fortunatamente le ultime ore finirono in fretta e solo
all’ora di cena potei sedermi nuovamente vicino ad Angela.
“Ciao.” la salutai.
“Ciao a te. Com’è andato il pomeriggio?” mi chiese premurosa. Feci spallucce.
“Normale. Sto imparando molto grazie a Miss Humbie. È buona con me.” ammisi. Annuì e si voltò a guardare la mia insegnante, seduta all’altro lato della sala.
“Sì, Miss Humbie è molto buona, è buona con tutti.” commentò.
Volevo farle ancora qualche domanda, sapere se stava bene dopo l’orrendo pomeriggio che aveva avuto a causa di Miss Stetton, ma l’arrivo della zuppa dissolse tutte i miei pensieri. Mi gettai sul cibo con impazienza, quasi strozzandomi.
“Ehi! Affamata, eh?” commentò ridendo Angela, mentre sorseggiava cauta la sua cena. Non le risposi, ma cercai di moderarmi, nonostante la fame.
La verità era che lì si moriva di fame. Il cibo era poco e veniva servito solo tre volte al giorno, a colazione, a pranzo e a cena. Non c’erano merende né porzioni in più. L’avevo chiesto ad Angela, durante la conversazione pomeridiana, e come sempre mi aveva risposto esaurientemente.
In realtà la Blaine’s non era una scuola “normale, era una scuola per orfane e povere. C’era chi aveva dei parenti, che pagavano una specie di retta mensile, e chi invece viveva lì per carità. Tale carità era elargita dai ricchi possidenti che abitavano in zona e che ogni domenica si recavano a turno alla scuola, lasciando generose donazioni.
Era ovvio però che tutti i soldi che si raccoglievano non bastavano per vestiti, cibo e materiale scolastico. Così, alla Blaine’s si faceva molta economia e poco importava se noi ragazze fossimo sempre affamate.
Avevo appreso tali notizie con dispiacere, ma mi ero ben presto rassegnata. Di più, non si poteva fare e d’altronde io stessa riconoscevo in me un’orfana. Patire la fame alla Blaine’s era cento volte meglio che subire le cattiverie di lady Carmen e Tanya.
Mi riscossi dai miei pensieri solo quando sentii del trambusto. La cena era finita e dovevamo tornare nelle nostre camere. Salii con Angela al piano superiore e scoprii che la sua stanza era a sole due porte dalla mia.
“Bene, Bella. Buonanotte.” mi salutò.
“Buona notte.” ricambiai. 
Entrai in camera e mi gettai sul letto vestita, scivolando ben presto in un sonno senza sogni.





Note:
Salve! :)

Lo so, sono veramente in ritardo, stavolta >.< 
È passato un mese dall'ultimo aggiornamento, ma purtroppo sono stata impegnatissima con l'università, tra prove intercorso e conferenze! Sono riuscita solo oggi a trovare un po' di tempo, prima di essere rapita dalle feste di Natale e dallo studio (maledetti esami di gennaio e.e).
In questo capitolo, Bella ha iniziato a conoscere meglio Angela e la "sua" visione del mondo, che è ripresa da quella che aveva Elena Burns, migliore amica di Jane Eyre, nel romanzo della Bronte! Ho sempre trovato affascinante questa personalità "sottomessa", essendo io, come Bella e come Jane, più incline a ribellarmi, e quindi ho voluto inserire anche nella mia storia questa caratteristica.
Col prossimo capitolo faremo un piccolo salto temporale di qualche mese e vedremo Bella più ambientata in questa scuola per orfani!
Ci tengo a ringraziare tutti quelli che continuano a seguire la storia, ad aggiungerla a preferite/ricordate/seguite e a chi trova un minuto da spendere per lasciarmi un parere, ci tengo davvero molto! <3
Ne approfitto per augurarvi Buon Natale e anche Buon anno nuovo e tanta tanta felicità :)
Alla prossima!
(Spero di riuscire ad aggiornare un po' più spesso! :))

un bacione, Giraffetta



 
  
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