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Autore: Inquisitor95    23/12/2015    1 recensioni
L'ultimo anno scolastico: il più memorabile, il più tormentato e difficile da affrontare. Nove ragazzi decidono di andare per il fine settimana nella baita di montagna sul Crow's Peak vicino Seattle. La notte di Halloween non è mai stata così divertente per loro, tuttavia qualcosa turberà la loro notte che si trasformerà in un incubo ad occhi aperti nel quale la paura sarà l'elemento base.
[Storia Interattiva]
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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10.

Abbandono






Alex
Hotel abbandonato – 1.40



« Sta' buono, Sammy. » dico insistendo, a quel punto lascio da solo il ragazzo uscendo dalla stanza in cui ci troviamo, facendo così posso vedere meglio la struttura in cui siamo entrati: dei divanetti sono accatastati in mal modo, dall'altro lato c'è una porta chiusa con delle porte di vetro, sembrano appena appoggiate e staccate dai cardini; a bloccarmi la visuale è un enorme agglomerato di macerie che sembravano chiudere l'ingresso principale, riesco ad immaginare com'era questo posto prima che cadesse in disuso: una bella reception che accoglieva i clienti facendoli sentire a proprio agio e soprattutto lasciando che si immergessero nel delizioso salotto, solo ora noto il camino spento, qualche anno fa doveva essere sempre acceso. Siamo nell'hotel.
Mi sento accapponare la pelle, abbiamo quasi attraversato tutta la montagna tramite il passaggio, cerco di dare una spiegazione diversa ma non possiamo essere in altro posto che non sia questo. Siamo in un posto dove la gente rischiava di ferirsi, dovrebbe esserci qualcosa di utile in giro.
Mi sposto poggiando i piedi sul legno scricchiolante coperto dalla moquette antica, violacea e scolorita, umida per via delle neve che entra e che si scioglie. Mi sposto quasi trattenendo il fiato, come se qualcuno potesse sentirmi, in realtà spero che questo posto sia abbandonato a che l'assassino sia lontano miglia da noi!
Mi muovo verso le grandi porte di vetro e vedo dei tavoli accatastati come capita, non seguono più un preciso ordine, suppongo che sia una sala ristorante, potrebbe quindi portarmi alla cucina dove sicuramente ci sarà un piccolo kit di pronto soccorso, che succede se un cuoco di taglia per sbaglio? Quasi trattengo un salto di gioia ricordandomi per chi sto facendo tutto questo: Samuel Collins!
Cosa mi importa di lui? Fino a poche ore non mi importava nulla, probabilmente non avrei mai pensato di aiutarlo. E ora sto per salvargli la vita? -Sei un cazzone, Alex- mi dico insultandomi. -Però stai facendo la cosa giusta...- mentre lo penso lo sussurro anche, come per convincermi della cosa.
Sposto la lastra di vetro via dalla mia strada con delicatezza evitando che quella cada e si frantumi in centinaia di pezzi; la faccio poggiare a terra e spiccò un balzo per entrare nella sala ristorante. C'è molto buio e mi ricordo di aver preso la torcia quando sono uscito a cercare Violet, la utilizzo ancora e mi faccio luce: c'è molta polvere e quasi mi viene da starnutire per come pizzica il mio naso.
Appena svolto l'angolo di un parete attrezzata vedo subito l'intera sala al completo, ci sono tavoli ribaltati, sedie ovunque e spostate in un modo davvero curioso; due pilastri sostengono la stanza e il tetto, vedo le doppie porte della cucina verso il quale cammino velocemente facendo sempre attenzione di non finire in qualche fosso o nelle profondità dei piani inferiori alla sala ristorante.
Entro nella cucina aiutandomi con la torcia per vedere meglio, appena faccio pochi passi in avanti subito qualcosa cattura il mio olfatto: mi copro con la manica perché la puzza di sangue è davvero rivoltante e impregna ogni centimetro di aria. Avanzo superando una lunga fila di frigoriferi e mi avvicino a dei banchi da lavoro in acciaio, cerco lì il kit medico ma trovo solo polvere e un serpente morto.
Mi scappa una risata: fortuna che Violet non è con me o sarebbe scappata urlando per l'orrore. Svolto l'angolo della cucina e posso illuminare i lavelli, con mia sorpresa sono pieni di un liquido, più mi avvicino e più posso vedere come il liquido diventi rosso scuro, qualcosa galleggia ma un conato di vomito mi impedisce di avvicinarmi.
Mi piego su me stesso spostandomi dall'altro lato della cucina ed entrando in quella che penso sia la caffetteria vista la grande macchina del caffè che c'è. Sputo della saliva con lo stomaco ancora sottosopra e alzo lo sguardo: delle braccia pendono appese con un uncino a un filo di metallo, sotto di esse un bancone d'acciaio pieno di sangue rosso e fresco, un grosso coltellaccio da cucina ne è macchiato.
« Cazzo... che sta succedendo qui? » la mia voce trema per la paura, sento gli arti rigidi ma li sblocco con la forza e quasi mi faccio male da solo; non vorrei farlo ma la situazione me lo impone: entro nella stanza cercando di non far caso alle braccia umane che continuano a grondare sangue e prendo il coltellaccio stringendolo tra le mani. Ho un'arma adesso!
Esco dalla stanza sperando di non trovare altri pezzi di corpo; ho già visto abbastanza per i miei gusti e non so con quale forza riesco a trattenermi dal vomitare: Sam conta su di me ed essendo l'uomo della situazione devo essere forte!
Cerco di evitare il lago di sangue che brilla sul pavimento, mi metto un mano davanti al naso per bloccarmi il respiro così da non inalare quella puzza disgustosa e poi finalmente la buona notizia: dall'altro lato della cucina vedo una piccola scatola bianca con una croce verde fluorescente; cerco di farmi strada fino all'oggetto facendo attenzione a non farmi prendere troppo dall'entusiasmo, sono ormai vicinissimo alla valigetta quando dei suoni mi impediscono di andare avanti: sono piuttosto vicini ma non sono nella cucina, sembrano dei sussurri, o forse un grugnito e poi segue un tintinnio. Mi volto nuovamente verso la valigetta e la prendo in mano, la apro e mi accerto che il necessario ci sia, è completa di tutto e ho voglia di urlare “Cazzo sì” se non fosse per il costante rumore che sento. Chiudo la valigetta e mi sposto a ritroso avvicinandomi ad una porta secondaria che noto solo ora che mi ci avvicino e apro leggermente l'anta.
Sembra portare in un corridoio molto curato visto com'è il resto della struttura, non so perché ma sono spinto dalla curiosità e mi avvicino sempre di più al suono; supero il disimpegno che dalla tappezzeria viola sembra riportare alla reception, vedo la porta di un magazzino e poi svolto nuovamente l'angolo trovandomi sulla balconata di una grande stanza, una sala convegno piena di sedili ripiegabili.
I miei occhi vacillano su quello che c'è al centro del palco: si tratta di una persona, o almeno ha gli arti di una persona normale, indossa abiti sporchi, la tuta di un lavoratore nell'industria forse; la sua pelle però è raggrinzita, la sua stazza sembra quella comune dalla distanza in cui mi trovo ma dovrebbe essere molto più grosso, come un orso.
Immagino sia un uomo, anche se molto più grosso. Cerco di chiamarlo ma mi accorgo subito delle catene che lo tengono legato alle pareti come fosse una bestia da macello, alza il volto mostruoso e deforme ma chiaramente appartenente a un uomo. Lo capisco dagli occhi, sono umani ma e iniettati di sangue!
« Voglio la tua carne... » l'uomo gigantesco sibila guardandomi con i suoi occhi dal basso verso l'alto, si lecca le labbra pregustando il mio sapore, esce sangue dalla sua bocca che si riversa sul pavimento, ai suoi piedi c'è l'osso di una gamba. Mi volto e corro, devo tornare da Sam.



Sam
Hotel abbandonato – 1.50



Alex mi ha lasciato da solo, quasi sono arrabbiato con lui perché non capisco come abbia potuto, ogni fitta alla gamba però mi ricorda che ho un cazzo di proiettile nella gamba e che rischio il peggio per questo. Emetto dei respiri lenti lasciando che il mio fiato sia regolare; sono nel luogo peggiore del mondo con Alex... con la persona che più mi odia, e che ora mi cerca di salvare la vita.
Non vorrei illudermi ma penso che questa esperienza potrebbe fargli cambiare idea sui gay; scoppio a ridere da solo come un idiota, Alex non cambierà mai: è un idiota.
Sento dei passi veloci, qualcuno che sta correndo verso di me, ogni eco mi fa salire un senso di impotenza di paura; passi pesanti sul legno, ormai è vicino. Non ho un'arma con il quale difendermi in caso fosse l'assassino, poi dalla porta vedo spuntare Alex con la sua giacca da football, un coltellaccio in una mano e una valigetta bianca dell'altra. Ha il fiato pesante, vedo paura nei suoi occhi spalancati.
« Che è successo? » chiedo, la voce che mi esce è così pesante e roca che neanche sembra la mia; Alex ignora la mia domanda buttandosi accanto a me e lasciando il coltellaccio che gli sfugge dalle mani e si trova vicino alla mia mano.
« Dobbiamo andarcene via subito! E prima ti curo questo cazzo di buco prima potrai correre, perché quell'enorme affare vuole ammazzarci e non posso trascinarti ancora! » non capisco di cosa stia parlando, semplicemente apre la valigetta, si butta un po' di disinfettante tra le mani e prende un paio di pinze, a quel punto percepisco il pericolo.
« Alex che cosa vuoi fare? Non vorrai prendermi il proiettile!? » alzo la voce e lui mi tappa la bocca con la mano, è macchiata di sangue e cerco di svincolarmi. « Di chi è questo sangue!? » chiedo, ma lui continua a non rispondermi e sento il terrore paralizzarmi ancora.
« Mordi qualcosa o ti farai saltare la lingua! » dice lui in preda al panico, eseguo l'ordine come fossi obbligato, prendo la manica del mio giubbotto e la tiro il necessario per permettere ai miei denti di stringerla in bocca. « Cercherò di non farti male ma... » la mano gli trema violentemente, qualunque cosa cercherà di fare urlerò dal dolore.
Non dice più nulla, semplicemente passa la fiamma dell'accendino attorno alla pinza per sterilizzarla, poi con una mano mi tiene il polpaccio, con l'altra armata di pinza cerca il proiettile nella mia carne. Urlò così forte da sentire il sangue affluire fino alle orecchie, diventano bollenti e ho come l'impressione che potrebbero scoppiarmi gli occhi, istintivamente gli tiro un pugno con tutta la forza che ho ma lui non smette di scavare con la pinza dentro la mia carne.
Il sangue fuoriusce mentre sento questa presenza scavare fino all'osso della gamba e allo stesso modo comincio a grattare il pavimento con le unghie; muove qualcosa e ho come un mancamento, il dolore termina e sento la vista traballante, le immagini diventano più scure! « Picchiami ancora una volta e giuro che ti infilo il proiettile nel culo! »
Prende il disinfettante e lo apre direttamente sulla mia gamba provocandomi un bruciore tale che riesco a strappare la manica del giubbotto con i denti per quanto tiro; Alex si appresta subito e cercare qualcos'altro nella valigetta, i miei occhi però si aprono e chiudono velocemente nel tentativo di mettere a fuoco ciò che fa; da che prima stava cercando qualcosa a che lo vedo con una siringa in mano il cui ago entra dentro la mia gamba sanguinante.
« Che stai facendo? » dico a fatica, ho lo stomaco così stretto che il suono della mia voce esce ancora rauco e dolorante. Lui butta via la siringa e comincia a medicarmi in fretta e furia con delle garze, usa poi dei cerotti.
« Penicillina... l'ho visto in un film, spero per te che non sia stata una cazzata! » mi degna di una risposta finalmente, a quel punto mi aiuta ad alzarmi, anche se in realtà è tutto merito della sua possente forza se sono in piedi.
« Non mi sento più la gamba... » gli dico mentre mi aiuta a restare in piedi, i suoi occhi vagano dalla porta con cui siamo entrati a qualcosa che risuona in un'altra stanza; è spaventato e gli chiedo il perché: « Che succede, Alex!? »
Finalmente torna a guardarmi. Si china per prendere il coltellaccio e lo stringe in mano facendomi segno di correre, non posso riuscirci ma ha già lasciato la stanza e mi trovo da solo; prego qualcuno nel cielo e stringo i denti cercando di camminare provocandomi un dolore atroce ad ogni passo.
« C'è un...cazzo di uomo-mostro nell'altra stanza. » comincia a dire mentre guarda da un lato all'altro la grande sala in cui siamo, non capisco dove siamo finiti ma il posto è buio. Alex prende una torcia che teneva nascosta da qualche parte e fa luce verso la nostra destra dove c'è un lungo corridoio. « Qualcuno gli sta dando a mangiare, e ho paura che noi siamo la cena! » dice, sgrano gli occhi per ciò che ha detto, cerco di restare al suo passo correndogli al fianco, perderò l'uso della gamba se continuo a sforzarla in questo modo ma almeno sarò ancora vivo... spero.
« Che cosa vuoi dire? » chiedo mentre percorriamo il corridoio di legno, lui continua a guardarsi avanti e indietro fino a che un rumore non echeggia dietro di noi: si tratta di un rumore pesante o un ruggito.
Ci scambiamo uno sguardo e cominciamo a correre nel corridoio in preda al panico, qualunque cosa ci stia rincorrendo di certo non vuole farci del bene, qualcosa però accade: il tetto crolla improvvisamente alle nostre spalle e le macerie ricoprono il corridoio in cui siamo, riesco ad evitarle in quanto cadono sul lato dove corre Alex, di fatti si trova con mezzo corpo schiacciato da quello che sembra un mobile di una camera da letto, forse una scrivania.
« Samuel! » è l'urlo di aiuto che mi getta Alex, vedo la torcia e il coltellaccio che arrivano ai miei piedi, lascio i miei occhi vagare dall'uscita in fondo al corridoio ad Alex.
-Non puoi lasciarlo lì!- dice una parte di me, quella buona che sa che Alex mi ha salvato la vita. -Ripensa però a tutto quello che ti ha fatto, a come ha rovinato il tuo liceo...-
Il respiro si fa corto, ho pochi istanti per scegliere.



Violet
Boscaglia – 1.35



Cammino lentamente, cerco di ricordarmi come si fa a respirare visto che sento di averlo dimenticato. I ricordi si fanno veloci e si accavallano l'uno sull'altro: una cosa è più forte di qualunque sensazione io provi, il dolore.
Mi appoggio al tronco di un albero nel bosco, ancora col fiato pesante, verso altre lacrime visto che sono da sola e probabilmente sto per morire. Osservo la ferita alla spalla che continua a sanguinare, faccio un respiro e riprendo a camminare ricordandomi che io cado sempre in piedi!
Non posso lasciare che la scuola perda la sua miglior cheerleader. Mi fermo ancora una volta e mi crollano le gambe, cado nella neve pensando all'attimo in cui quell'uomo mi ha sparata, ho sentito solo dolore ma nonostante quello la mia mano continua a stringere con forza il ramo di legno che ho strappato al cespuglio. Continuo a respirare e a farmi forza, mi alzo in piedi sostenendomi con la mia arma.
Senza una meta, persa nel vuoto cerco un luogo che mi possa fare stare bene, un luogo in cui mi senta al sicuro, ma non esiste in questa montagna! Doveva essere una serata come un'altra, dovevo fare sesso con Alex. Invece è cambiato tutto e adesso sono da sola e morente. I miei ricordi cercano di vedere Alex e la sua reazione allo sparo, è fuggito ma sono contenta di questo: se avesse cercato di soccorrermi mi avrebbe raggiunta e l'assassino avrebbe sparato contro di lui uccidendolo. Comincio a piangere sperando che adesso stia bene, che qualcuno mi possa finalmente trovare.
Voglio aiuto. Voglio Alex. Ma l'unica cosa che temo potrò avere è una lenta morte per via del sangue che perdo.
Un rumore colpisce la mia attenzione mentre sono dispersa nel nulla, mi volto e vedo qualcosa spuntare dalla boscaglia, un paio di corna grandi e un musetto tenero, si tratta di un grosso cervo, sembra adulto dalla stazza e sembra anche forte. Non ne ho paura visto che qualunque cosa possa accadermi adesso è solo un dolce assaggio della morte.
Eppure quel cervo sembra quasi indicarmi la strada, continua a guardare verso destra e poi mi guarda, si incammina verso la via che indica e lo seguo senza pensarci, trovandomi in un sentiero innevato e con alcuni pali della luce, prima non credo di averli notati, non ho visto nessuna luce nei dintorni ma mi rendo conto che potrei non essere passata neanche di qui e mi stia immaginando tutto.
Continuò a seguire il cervo, così sicuro di sé e in salute, posso solo sperare che la natura mi stia portando in un luogo dove posso morire dissanguata con la pace nel cuore. La ferita neanche fa più male, non sento neanche più tanto freddo a dir la verità, sento uno strano senso di calore.
Superiamo entrambi una via nel bosco e vedo in lontananza una lugubre chiesetta, distolgo lo sguardo immediatamente cercando di non perdere di vista il cervo guida. Poi la vedo: è il profilo della baita, la casa di Nicky e Ben; riprendo a piangere per la gioia: sono quasi a casa e al sicuro da qualunque pazzo assassino che cerchi di uccidermi, eppure una volta che sono vicina al garage sento qualcosa di strano alle mie spalle, ho come il timore che l'assassino mi stia seguendo, guardo nuovamente la baita e cerco di scorgere un movimento nel salotto o di capire se mi sto immaginando tutto. A questo punto mi trovo ferma.
Devo andare alla baita? Le luci sono spente e forse non c'è nessuno in casa, sono usciti a cercarmi. Forse dovrei quindi cercarli anche se prima ho rischiato di perdermi...



Nicole
Viale delle baite – 1.50



Avanziamo velocemente nella piccola e stretta via fatta di arbusti e di cespugli, gli alberi innevati sembrano tutti uguali e quasi perdo l'orientamento se non sapessi con certezza che la baita è alle nostre spalle. James e Serena sono vicini e poco più indietro rispetto me; lo scoprire che le auto sono fuori uso ha praticamente fatto impazzire Serena che sembra non riuscire neanche più a camminare per la paura, non posso fare nulla per aiutarla e continua a blaterare inutilmente.
« Voglio andarmene a casa a disegnare! » dice lei continuando ad ignorare le dolci parole che James le sussurra, ho i nervi a pezzi e non posso sopportare ancora Serena.
Mi volto verso di lei mettendole le mani sulle spalle e scuotendola con forza. « È una situazione di merda per tutti noi ma non posso sentirti dire ancora che vuoi andare a casa perché è quello che vogliamo tutti! » le mie parole la fanno zittire e faccio un sospiro, la lascio andare e riprendiamo a camminare mentre James mi raggiunge.
Serena è poco dietro di noi e quindi lui abbassa la voce così da poter sussurrare al mio orecchio. « Non essere dura con lei, è abbastanza sconvolta. » lo fulminò con lo sguardo, poi mi ricordo a chi sto per rispondere con freddezza e mi sciolgo, anche se lui vuole Blair io non voglio trattarlo male.
« È una situazione difficile per tutti. Sono anch'io abbastanza stressata e non riesco a contenermi... » sussurro in risposta, dopo queste parole il silenzio cala tra noi.
Solo il fruscio dei rami e della neve smossa riempie l'aria, poi sentiamo delle voci poco distanti e vedo il profilo di una lunga fila di baite, infine entriamo nel sentiero per le automobili, la strada principale che ci permettere di camminare fino all'auto rossa di Ingrid: proprio davanti all'automobile c'è Ben, accanto a lui sia la secchiona che Blair; ci avviniamo facendo loro un segno e correndogli contro. Quando siamo abbastanza vicini la prima cosa che faccio è quella di abbracciare mio fratello.
É provato in volto: ha gli occhi infossati, probabilmente è lo stesso sguardo che abbiamo tutti vista la paura e la tarda ora; ci troviamo finalmente tutti e sei uniti.
« Ben finalmente ti ho trovato! Pensavo ci saremmo rivisti alla baita... » dico respirando a fatica, l'aria che emetto si cristallizza creando una nuvola bianca simile al fumo. Lui annuisce più volte. « So già tutto della visione! »
« Blair ne ha avute altre! » dice lui, prima che possa aggiungere altro si volta verso Serena, la vede sconvolta ma non è sua intenzione tranquillizzarla. « Serena devi stare lontana dalla chiesa va bene? Nel bosco c'è una piccola struttura, non devi avvicinartici per nessun motivo va bene? » la ragazza annuisce e poi rivolge uno sguardo ad Ingrid.
« L'abbiamo già vista... abbiamo aperto l'ingresso perché volevamo entrarci... poi però è arrivata la poliziotta! » risponde Serena, mi volto passando lo sguardo tra i due che parlando, quasi separandomi dal gruppo e pensando ad altro mentre loro sembrano così felici di ritrovarsi.
Qualcosa dietro di noi poi si muove: mi volto per prima visto che il suono dei passi è pesante, una figura armata di fucile da caccia si trova davanti ai nostri occhi, tiene l'arma con entrambe le mani, il volto coperto da un passamontagna e indossa una divisa verde militare con stivali annessi; getto un urlo ma non riesco a sentire altro che le grida di Serena in quanto lei è in preda al panico, sento di vivere il mondo in maniera diversa, quasi come se rallentasse improvvisamente ed avessi il tempo per agire, per salvarmi la vita.
Ben comincia a correre e vedo Serena che sembra seguire la sua stessa direzione, James prende Blair quasi di peso ed entrambi di spostano verso un'altra direzione passando davanti ai miei occhi; percepisco un senso di isolamento e abbandono mentre Ingrid resta immobile senza sapere cosa fare, paralizzata dalla paura. Cerco una soluzione veloce in quanto siamo praticamente sotto il tiro dell'assassino: potremmo prendere la macchina ma rischieremmo di perdere troppo tempo; potremmo nasconderci tra le baite e sperare che l'assassino non ci segua oppure potremmo fare quello che stanno facendo tutti, scappare senza una meta chiara!



Ben
Viale delle baite – 1.45



Seguo Blair ferma davanti la macchina di Ingrid, la ragazza si blocca improvvisamente e si volta pensierosa con gli occhi sbarrati, sembra aver realizzato le parole dell'indiano; mi avvicino a lei poggiandole una mano sul braccio, sfregando appena la mano per darle conforto, lei mi ricambia un'occhiata triste, ha gli occhi lucidi e penso che possa piangere ma Blair è forte e non lo farebbe davanti a noi.
« Ho avuto una visione: ho visto Serena in una chiesa e una... bestia, un uomo o un orso che la divorava! » dice, sento un vuoto allo stomaco come se mi avesse dato un pugno con tutta la forza, questa storia sta diventando sempre più incredibile e non riesco a capire: un uomo-mostro? Un pazzo assassino, le fiamme attivate da Alex, la visione della mia morte si impossessa della mia mente e sento l'obbligo di rivelarla prima che Blair possa vederla a sua volta e preoccuparsi anche per me, ha già molto a cui pensare.
« Ascoltate: dobbiamo andare subito alla baita e chiuderci dentro e fanculo a tutti! Dobbiamo restare al chiuso... » sono sul punto di parlare, mi sembra così strano parlare della mia morte. « Mia zia mi disse che sarei morto sbranato da un lupo in una caverna e non voglio morire in questo bosco! »
Sia Blair che Ingrid mi rivolgono uno sguardo pieno di tristezza, nessuno di noi vuole morire e come ora Blair ha avuto visioni riguardo Violet, Serena e qualcuno che era con Alex. Ora viene rivelata la mia morte... « Mi dispiace Ben, io... » Blair balbetta qualcosa, ha gli occhi lucidi e mi poggia una mano sulla guancia: il suo solo contatto mi rafforza come se mi riempissi di energia, mi piace che si preoccupi per me, non vorrei che lo dovesse fare però vista la circostanza.
« Che facciamo? Voglio dire lo dobbiamo dire a Serena? » chiede Ingrid, poi come se l'avessimo chiamata, vediamo la ragazza bionda sbucare dal bosco insieme a Nicole e James; mia sorella corre contro di me e mi abbraccia.
« Ben finalmente ti ho trovato! Pensavo ci saremmo rivisti alla baita... » dice lei quando si separa da me. « So già tutto della visione! » prosegue ma mi affretto ad interromperla.
« Blair ne ha avute altre! » mi volto verso Serena e cerco di contenere il tono di voce visto il terrore che percorre il mio corpo, come se sentissi la presenza della morte intorno a noi. « Serena devi stare lontana dalla chiesa va bene? Nel bosco c'è una piccola struttura, non devi avvicinartici per nessun motivo va bene? » lei annuisce con occhi persi nel vuoto.
« L'abbiamo già vista... abbiamo aperto l'ingresso perché volevamo entrarci... poi però è arrivata la poliziotta! » dice lei rivolgendosi ad Ingrid, probabilmente parlano di quando ad inizio serata sono andate insieme ad esplorare il bosco.
« Non preoccuparti, quello che dobbiamo fare è stare il più a lungo possibile in luoghi chiusi. Dovessimo aspettare l'alba... » anche se fosse? Non abbiamo contattato qualcuno, magari però possiamo provare a chiamare la polizia dalla centrale elettrica in qualche modo.
Poi tutto il mondo muta: i miei occhi si spostano dietro Serena che continua a parlare, lei segue il mio sguardo ed entrambi vediamo la figura dell'assassino che avanza; mi volto senza pensarci due volte e comincio a correre sentendo qualcuno dietro di me, voglio scappare verso il bosco e per farlo devo entrare nel giardino di una baita fiancheggiando la staccionata, sento urla e spari e rumori che non riesco a percepire bene; Serena mi chiama da dietro ma la ignoro. Corriamo per quella che mi sembra l'eternità finché non ci fermiamo ad un bivio, sento l'assassino attaccato alle nostre spalle come se avesse scelto di seguire noi. « Non preoccuparti, Serena. Ci salveremo entrambi! »
Lei continua a piangere mentre si stringe al giubbotto violaceo, annuisco più volte e guardo il bivio di nuovo: un rumore coglie la mia attenzione, sono dei suoni pesanti che provengono dalla via innevata di destra; mi volto verso sinistra trovando un muto silenzio e l'ombra di alcuni passi impressi sulla neve, non so dire dove portino o di chi possano essere. Devo scegliere per il bene di entrambi.

 
  
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