“Io sono innocente”.
 
“Non è vero. Tu sei colpevole. L’hanno capito tutti. L’ho capito anch’io, che non sono molto sveglio. Ho passato anni a cercarti, schifoso pezzo di fango. Ho dato via tutto quello che avevo per inseguire te e la scia di morti che ti precedeva. E ora, in questa casa, la mia oltretutto, siamo faccia a faccia. E io posso parlarti. E io posso vendicarmi”.
 
“Io sono innocente”.
 
“No, tu non sei innocente. Hai massacrato persone. Padri e madri, mariti e mogli, anche i loro figli, se ti andava. Sei un uomo mentalmente instabile, che a volte se ne rende conto e altre, invece, non dà molto peso a questo problema. Tu e il tuo coltellaccio avete fatto soffrire. Avete spento vite innocenti per una guerra interiore di cui loro non c’entravano nulla”.
 
“Io sono innocente”.
 
“Smettila di dire stronzate. Non sai quello che dici. Non sai quello che fai. Non hai coscienza. Anche i peggiori dei mostri ne hanno un po’, sai? A differenza tua: un enorme, repellente scherzo della natura. Sì, la tua nascita è contro natura. Persino la tua vita è contro natura. E, da abominio che sei, hai deciso di fottere con ciò che ti sta intorno, uccidendo e portando panico e disperazione”.
 
“Io sono innocente”.
 
“Ho dovuto uccidere per arrivare fino a te! Ho dovuto far soffrire tutti per raggiungerti, lo capisci? La mia famiglia, i miei amici, tutti. Ho dovuto usare il tuo stesso coltellaccio gramo per farmi strada fino a qui. E ora, dopo aver quasi seminato il caos per una guerra che combatto da troppo tempo, ti fermerò. Qui, adesso”.
 
L’uomo attaccò l’assassino, fallendo.
Intanto, la polizia entrò, e aprì il fuoco sull’uomo.
Eppure, in quel momento di follia, lui sapeva che non sarebbe mai riuscito a rompere lo specchio con quel coltello.