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Autore: katyjolinar    23/12/2015    1 recensioni
Seguito di "Il veleno del Pungolo Orrendo". Moccicoso ha 5 anni, ora, e vive una vita normale, esattamente come i suoi coetanei. Questa è la storia di come crescerà e diventerà un uomo, seguito e amato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia, senza mai dimenticare le tradizioni vichinghe.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Moccicoso, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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Quello stesso pomeriggio venne sparsa la voce dell'imminente matrimonio dei due ragazzi.
Tutti si misero subito all'opera, anche perché c'era pochissimo tempo per preparare tutto, ma, nonostante la fretta, non venne lasciato nulla al caso, doveva essere tutto perfetto.
I due sposi non smisero mai di litigare e, tra battute sarcastiche e insulti non troppo velati, arrivò il momento di andare a dormire e di condividere lo stesso letto.
Appena entrati in stanza, Hiccup chiuse la porta, mentre Astrid si fermò in mezzo alla stanza, con le braccia incrociate e lo sguardo assassino posato sul fidanzato.
"Se solo provi a toccarmi, giuro che ti strappo le palle e te le faccio ingoiare!" lo minacciò.
"Ma stamattina non dicevi che le palle non le avevo?" fu la risposta sarcastica del castano, che si sedette sul letto, guardandola ostile quanto lei "Avanti, cambiati e andiamo a dormire."
La bionda borbottò un insulto e andò all'altro lato del letto, dandogli le spalle e indossando la camicia da notte. Quando si voltò, trovò il ragazzo già sotto le coperte, e notò che non indossava nulla, almeno nella parte di sopra.
"Se provi a..." tentò di minacciarlo, ma Hiccup la interruppe.
"Rilassati, ho addosso i pantaloni!" esclamò, esasperato, poi toccò il lato vuoto del letto "Vieni a letto e non fiatare!"
Astrid gli lanciò un'occhiataccia, mettendosi, finalmente, sotto le coperte, e lui spense il lume sul suo comodino.
Per dieci minuti ci fu silenzio, ma, ad un certo punto, la ragazza prese a girarsi e rigirarsi, prendendo a pugni il cuscino e il materasso. Per un po' il giovane sopportò, ma dopo mezz'ora non ne poté più e si voltò verso di lei, afferrandole la mano che stava per tirare l'ennesimo pugno al materasso.
"Vuoi stare ferma?" esclamò "Sto cercando di prendere sonno!"
"Anche io!" rispose lei, con rabbia "Ma questo letto è  troppo duro!"
"E poi sarei io la ragazzina viziata..." borbottò Hiccup, lasciandole andare il polso "Che cosa ti aspettavi? Un letto di piume, magari come il tuo?" Astrid stava per rispondere, ma non le diede il tempo "Questo è il mio letto, l'ho costruito io con l'aiuto di papà qualche tempo fa, è solo un'asse di legno di pino coperta con un sottile strato di paglia, e non lo cambierò solo perché la mia fidanzata non riesce a dormirci, chiaro?"
"Stronzo!" fu l'unica cosa che riuscì a dire come risposta la giovane, cercando di liberare la mano dalla presa dell'altro.
"Forse non hai capito la situazione, Astrid." continuò lui, a denti stretti "Sei in camera mia, nel mio letto, quindi vedi di abituartici in fretta, possibilmente entro la prima notte di nozze."
"Quello sarà il giorno in cui perderai tutto il tuo armamentario." lo minacciò ancora la bionda, avvicinando il volto a quello del fidanzato, con rabbia "Ti farò a pezzi, lo giuro!"
Hiccup non rispose, non ne valeva la pena, ma era stufo di litigare, in quel momento voleva solo andare a dormire. Doveva zittirla definitivamente, affermando di nuovo la sua autorità, come aveva fatto poche ore prima.
Decise di usare la stessa tecnica. Approfittando della vicinanza, portò una mano sulla nuca della fidanzata, tenendola ben salda tra i capelli, e poi la baciò, senza darle modo di ritirarsi.
Astrid cercò di opporre resistenza, posò le mani sul petto del ragazzo, per spingerlo via, ma fu inutile. Dovette ricambiare il bacio, controvoglia. Lui non si allontanò, approfondì maggiormente il contatto, addolcendolo man mano, e la bionda scoprì che ricambiare diventava man mano più semplice, finché ogni traccia di ostilità sparì. Le mani si rilassarono, ancora posate su petto del giovane, ma invece di spingerlo via si muovevano leggere lungo le linee dei muscoli, per poi salire e avvolgersi attorno alle spalle, mentre le braccia di lui la avvolgevano, non più costringendola, ma accogliendola in un abbraccio protettivo.
Hiccup allontanò il volto, dopo un po', e si accorse che la fidanzata lo stava seguendo, come a chiedere di non interrompere il contatto.
Sorrise, accontentandola. Aveva finalmente capito come tenerla sotto controllo, come azzerare gli scatti di ostilità.
Sapeva che lo odiava, i suoi occhi glielo stavano urlando. Ma il resto del suo corpo agiva contro questo sentimento, e lui non doveva fare altro che accontentarla.
Le sue labbra seguirono i lineamenti del volto, posandovi piccoli baci, tornando poi su quelle di lei, che ancora chiedevano quel contatto, e continuò in quel modo finché non sentì che si stava addormentando; non la mollò neanche quando la giovane chiuse gli occhi, e sentì il suo respiro farsi regolare. Le diede un ultimo bacio e, finalmente, si addormentò anche lui.
Il mattino seguente, quando Hiccup si svegliò, trovò Astrid ancora addormentata, con la testa sul suo petto.
Guardò la finestra, notando una debole luce filtrare attraverso le imposte, e decise di svegliarla.
Con delicatezza le passò un dito sul volto, dalla fronte, poi lungo la linea degli occhi, sul naso e fino alle labbra, dove vi posò le proprie.
Astrid ricambiò immediatamente, apprendo gli occhi e guardando il fidanzato, ancora assonnata.
Il ragazzo non parlò e si allontanò lentamente, mettendosi seduto e afferrando la protesi sul bordo del letto, mentre la giovane si strofinava gli occhi, cercando di ritrovare un po' di lucidità.
Il castano aveva già finito di vestirsi, quando lei si decise ad alzarsi e andò a lavarsi la faccia alla tinozza posata sul tavolo da toeletta nell'angolo.
"Oggi faccio un salto alla fucina." la informò il giovane, avvicinandosi "Devo aggiustare la protesi che mi hai rotto ieri."
"Fai quello che vuoi, non mi interessa." rispose la bionda, acida, prendendo i suoi vestiti e cambiandosi "Io me ne starò in giro."
"Non andrai a trovare quei tuoi amici?" domandò l'altro, dubbioso.
"Non sono affari che ti riguardano." continuò lei, alzandosi in piedi e guardandolo negli occhi, con la solita espressione ostile "Io faccio quello che voglio, non sarà uno stupido ordine del vecchio nano a impedirmelo!"
"Quel vecchio nano, come lo chiami tu, è nostro padre, ed è il capotribù!" la rimproverò Hiccup, stringendo i pugni.
"No, ti sbagli!" lo corresse l'altra, puntandogli il dito contro "Lui non è mio padre! Io me ne frego dei suoi ordini idioti!"
Hiccup fece un respiro profondo, raccogliendo le idee perché lei lo ascoltasse, infine fece un passo avanti, mantenendo lo sguardo duro sugli occhi della fidanzata.
"Bene, allora se non vuoi fare come dice lui, farai come dico io!" ringhiò, prendendola per un braccio "Ora scendiamo a fare colazione, poi tu verrai con me in fucina."
"Te lo puoi scordare, checca!" esclamò la giovane, con aria di sfida, sostenendo lo sguardo del fidanzato.
Il ragazzo non disse nulla e la strattonò in cucina, dove li stava aspettando il resto della famiglia. La fece sedere al solito posto e prese la colazione per entrambi, sotto gli occhi stupiti dei genitori e delle sorelle, che non si aspettavano un cambiamento così improvviso del loro fratello di solito calmo, timido e gentile con tutti.
Astrid mangiò in silenzio, lanciando occhiatacce omicide nei confronti del fidanzato e, quando tutti ebbero finito, il castano la trascinò verso la bottega, ignorando le sue proteste e gli insulti.
Entrati nella fucina, Hiccup fece sedere la bionda al tavolo vicino alla finestra, poi si mise al lavoro, concentrandosi sulla protesi che doveva riparare.
Passò un'ora, tra il lavoro di lui e gli sbuffi annoiati di lei, quando alla finestra si presentarono i primi clienti, con richieste varie di riparazioni o ordini di utensili.
Il giovane accontentò pazientemente tutti, accogliendo con un sorriso le congratulazioni per l'imminente matrimonio, e continuando a ignorare le lamentele e gli insulti borbottati dalla fidanzata.
Ma l'attenzione della giovane si risvegliò quando uno dei ragazzi del suo gruppo, Oleg, si avvicinò per farsi affilare l'ascia. Il giovane bulletto passò l'arnese all'altro, facendo finta di ignorare la ragazza.
"Ehi, Oleg!" lo chiamò, alzandosi in piedi e sporgendosi verso di lui.
"Oh, ciao, Astrid!" la salutò il giovanotto, con un sorriso di scherno stampato in faccia "Ho sentito che ti sposi."
"Già." borbottò la giovane, lanciando l'ennesima occhiataccia a Hiccup, concentrato nel suo lavoro.
"Sai, Astrid, non credevo che ti piacessero le ragazze." la prese in giro Oleg, guardandosi le unghie con aria di superiorità "Ma avrei dovuto prevederlo, ho sempre avuto qualche dubbio sul fatto che fossi un maschio o una femmina..."
"Io ti ammazzo, stupido scimmione senza cervello!" esclamò la bionda, uscendo dalla capanna di corsa per darle al ragazzo, ma venne bloccata da Hiccup, che la prese per i fianchi e la tenne stretta, guardando l'altro duramente e consegnandogli l'ascia.
"Ecco, te l'ho affilata!" disse, riportando dentro la giovane "Ora sparisci! La bottega è chiusa!"
Detto ciò chiuse la porta e lasciò andare la compagna, che era ancora tesa.
"Credevi davvero che ti avrebbe accolto come faceva prima?" domandò, serio "A quello non gliene frega nulla di te, ti seguiva solo perché prima eri quella tosta, ma ora che sei la fidanzata dello sfigato non sei più nessuno per lui!"
Astrid stava per reagire violentemente, ma lui non glielo permise, le afferrò saldamente le mani e la attirò a sé, sostenendo il suo sguardo.
Lei non si mosse, ma l'odio che portava dentro era in procinto di farla esplodere. Non le era rimasto più nulla, non aveva una famiglia, gli amici se ne erano andati, ed era fidanzata con... quello!
Hiccup intuì il suo turbamento, capì che stava per esplodere, e decise di farla sfogare. Si abbassò su di lei, continuando a guardarla negli occhi, ma questa volta non usò un minimo di costrizione, né di autorità; unì le sue labbra con quelle della ragazza e attese. Fu lei a fare la mossa successiva, nel momento immediatamente successivo, approfondendo il contatto e stringendogli le mani, quasi non volesse lasciarlo andare.
Lo odiava, ma in quel momento stava odiando di più il resto del mondo, un matrimonio con uno sfigato non era più la cosa peggiore che le fosse capitata.
Quando si allontanarono era molto più calma, e Hiccup le sorrise.
"Adesso la smetterai di lamentarti?" chiese, mentre lei faceva un passo indietro, abbassando lo sguardo.
"D'accordo, accetto il matrimonio." rispose la bionda "Ma tu resti sempre una checca sfigata, e puoi scordarti che accetterò di consumare, venerdì notte!"
Hiccup sospirò, alzando gli occhi al cielo. C'era ancora molto lavoro da fare, con lei, ma forse era sulla buona strada.
   
 
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