Capitolo 4
E |
rano arrivati nel minuscolo villaggio di Feran
appena in tempo: l’unica locanda stava per chiudere. Lina, con le sue buone
maniere (consistenti in minacce di pestaggi e distruzioni tramite i suoi
incantesimi), era riuscita a convincere l’oste a cucinare per loro, anche se la
cucina era ormai chiusa da un paio d’ore. -Non ha resistito al mio fascino!-
aveva commentato con un sorriso ed una strizzata d’occhi.
L’oste-cuoco
era tornato in cucina con la coda tra le gambe, dopo aver segnato tutte le
ordinazioni. Doveva sbrigare un lavoro non indifferente, e tutto da solo!
Alcuni di quegli stranieri (la ragazzina con i capelli rossi, e i due giovani
dai capelli lunghi) avevano ordinato un vero e proprio banchetto, ma non si era
potuto rifiutare, giacché la ragazzina dal seno piatto lo aveva minacciato con
un incantesimo. “Mi sono ritirato in questo posto per evitare le persone
strambe... che sfortuna!” pensò mentre si dava da fare ai fornelli.
Quando la
cena fu servita, Lina Gourry e Will rimasero in adorazione per una frazione di
secondo, con gli occhi lucidi, poi si gettarono all’attacco dei piatti più
succulenti. Zelgadiss, Ameria e Zirna li osservavano divertiti, mentre Xellos
si era seduto un po’ in disparte, le gambe accavallate, sorseggiando il suo the
verde, e sorridendo.
Il
combattimento gastronomico era già cominciato, e questa volta Will aveva preso
parte attiva agli assalti. Nella locanda deserta e silenziosa, l’unico rumore
era il tintinnio delle forchette che cozzavano tra loro.
-Ehi Will!
Non è giusto che ti allei con Lina!- disse Gourry, nel tentativo di difendere
l’arrosto di cinghiale che si era appena guadagnato. Il principe e la maga,
infatti, lo avevano attaccato contemporaneamente, mirando al prelibato pezzo di
carne. -Mi dispiace Gourry!- rispose divertito il giovane. Attaccò i denti
nell’arrosto nello stesso momento in cui lo fece Lina. Si guardarono con aria
di sfida, e cominciarono a tirare, senza staccare i denti dalla carne.
-Stiamo
degenerando...- commentò Zelgadiss tristemente.
-Mi
domando che razza di principe si comporta così a tavola!- Ameria sembrava
abbattuta quanto la chimera.
La carne
si ruppe nel mezzo: -Uno a uno!- disse felice Will, deglutendo il suo boccone.
Aveva il viso completamente unto, e Lina non era messa meglio. Si guardarono e
scoppiarono a ridere. Gourry ne approfittò, e cercò di rubare una grossa patata
dal piatto dell’amica. Purtroppo il tubero scivolò, e schizzando via dal piatto
finì dritto in fronte ad Ameria, che sbilanciata cadde all’indietro.
-Ameria!
Stai bene?- chiese Zelgadiss, cercando di rimanere serio. Ma non appena la
ragazza si risollevò non si trattenne più e scoppiò a ridere: sulla fronte
della principessa era comparso un grosso bernoccolo rosso. Quando al tavolo si
smise di ridere, Will si accorse che la sorella, seduta di fianco a lui, si era
addormentata sulla sedia, appoggiata allo schienale. -Shh!- fece agli altri,
che fissarono la bianca ragazza.
-Doveva
proprio essere stanca per addormentarsi con il casino che abbiamo fatto!-
sussurrò Gourry. Will si alzò, con l’intenzione di portarla di sopra, ma Xellos
gli si avvicinò: -Non preoccuparti, la metto io a nanna. Voi finite pure di
mangiare.-. Will lo squadrò un momento, incerto se fidarsi o meno, poi annuì
col capo.
-Will, sei
sicuro di quello che fai? Xellos è un demone, potrebbe non esitare ad
eliminarla!- disse Lina seria. Zelgadiss si era alzato in piedi, e guardava
torvo il demone, che aveva sollevato la ragazza tra le braccia. Will fissò Lina
con espressione serena: -Non c’è da preoccuparsi. Non le farà del male.-.
Quando parlava a quel modo era difficile capire se la dolcezza che trapelava
dalla voce fosse stupidità, o conoscenza di verità per gli altri nascoste. Lina
annuì. -Ma Lina!- si preoccupò Zel.
-State
tranquilli. Il ragazzo è saggio.- disse semplicemente Xellos. Si girò, e si
avviò verso le camere.
-Perché
avete lasciato che ci pensasse lui? Ha già provato ad ucciderla!- Zelgadiss non
era per niente tranquillo. -Calma Zel. Will ha ragione, Xellos non le torcerà
un capello. Se vuole capirci di più in questa storia non può permettersi di
perdere una pedina importante come lei!- spiegò Lina.
-Tu
piuttosto- disse rivolta a Will, -non riesco a capire se sei tanto stupido, o
tanto intelligente! Non ce la racconti giusta!- lo fissò seria. Will sorrise e
socchiuse gli occhi. Portò un dito davanti alla bocca e sussurrò: -E’ un
segreto!-.
Xellos
adagiò Zirna sul letto, prestando attenzione a non svegliarla. Scostò una
ciocca di capelli che le si era fermata sul viso. Rimase per qualche tempo a
guardare la giovane, il respiro regolare non gli faceva dubitare che stesse
dormendo. “Oggi non mi avrebbe certo permesso di prenderla in braccio, come
facevo quando era una bambina...”.
-A vederti
così, sembri quasi buona...- disse pensieroso. -Sei la mia più grande delusione
Zirna... e sei stata la mia più grande speranza. Avevi ragione, la sorte è
amara.-. Fece per andarsene, ma la ragazza si mosse nel sonno -Papà- bofonchiò.
Il demone fece un passo verso di lei, allungando una mano per carezzarle la
testa, ma si fermò. Ritrasse velocemente il braccio, si voltò, e scomparve.
-Credo che
Xellos non sia una presenza positiva per te...- commentò Lina, guardandolo con
un sopracciglio alzato. -Oh andiamo Lina, stavo scherzando!- sorrise Will,
grattandosi la testa.
-Lina,
secondo te perché oggi i demoni non hanno attaccato?- chiese Ameria, che si
aspettava di trovare uno stuolo di creature infernali sulle loro tracce. -Ci ho
pensato anch’io. L’unica spiegazione è che siano davvero intenzionati a
catturare Will, non ad ucciderlo. Aspettano solo il momento più opportuno...
capito Zel?- la maga non si era scordata perché il principe era rimasto solo
per qualche minuto quel giorno. Zelgadiss fece finta di niente e continuò a sorseggiare
il caffè.
-Che si
mostrino questi demoni!- disse fiero Will, -Ho delle guardie del corpo da far
impallidire Whitnei Huston!-. Una goccia di sudore comparve sulle guance dei
compagni.
Xellos si
materializzò dal nulla, di fianco al ragazzo in piedi: -Ecco fatto! Come
direste voi umani: “dorme come un angioletto”!-.
-Grazie.-
gli sorrise Will.
-Ehi...
evita di fare il carino con me, mi infastidisci!- rispose il demone.
-E perché?
Ho solo cercato di fare la persona educata.- disse il ragazzo.
-Ma come,
non lo sai? I demoni si nutrono di odio e di sentimenti negativi! Se ti rivolgi
a lui con gentilezza, affetto e amore, ne risente!- spiegò Ameria.
-Ah,
davvero?- il ghigno di Will non lasciava presagire nulla di buono, e Xellos
cominciò a preoccuparsi. -Caaaro il mio demonietto! Vieni qui che ti
abbraccio!- il principe cominciò a rincorrere il demone per tutta la locanda.
-Noooo!
Lasciami in paceee!- gridava Xellos tenendosi la testa.
-Ehm...
Ameria? Credo che il tuo promesso sposo abbia gusti... un po’ ambigui...- Lina
seguiva con lo sguardo i due che continuavano a correre a destra e a sinistra.
Ameria faceva lo stesso, totalmente sconcertata.
Xellos,
stanco di quel gioco, scomparve, e Will tornò dagli amici, ridendo come un
matto.
-Che bello! Sembra proprio un’arma efficace contro i
demoni! Dovrò allenarmi di più!-.
Lina
sbatté la testa sul tavolo: -Sei senza speranza!-.
-Sarebbe
stato molto più facile, se Xellos fosse stato una bella ragazza! Magari come te
Lina!- aggiunse sorridendo allegramente. Lina sollevò la testa e arrossì
completamente: ma volevano farla impazzire? Zel che l’abbracciava, Will che
continuava a dirle che era carina, Gourry... ecco, Gourry poteva dire qualcosa,
no? Insomma, un principe, un BEL principe, le faceva i complimenti, e lui se ne
stava zitto? Ma cosa si aspettava da lui?
-Sei
impazzito?- disse lo spadaccino all’improvviso. Lina lo guardò “Oh, Gourry...”.
-Come fai
a dire che Lina è bella? Non vedi come è piatta?- disse poggiando una mano sul
suo seno.
-Oh-oh...
fuori di qui!- gridò Ameria correndo via.
-GOURRY...?-
Lina si ergeva minacciosa. Zel afferrò Will per la treccia, e lo trascinò
dietro il bancone della locanda, dove Ameria si era rifugiata, tenendosi le
dita nelle orecchie.
-GOURRY?????-
stava per scoppiare. -L-Lina...?- disse l’amico con un filo di voce, facendosi
piccolo piccolo.
-Aaaarghhh!-
l’urlo straziante dello spadaccino fece tremare i vetri della locanda. Da
dietro il bancone videro Lina sbattersi le mani soddisfatta, mentre si dirigeva
verso la sua camera. I tre misero fuori la testa: non sapevano cosa aspettarsi,
dato che la maga non aveva scagliato incantesimi, e non si era sentito alcun
botto.
-V-vi
p-prego... tiratemi giù....- chiese Gourry, tutto un livido, attaccato al soffitto
per mezzo di forchette e coltelli.
-Oh
poverino!- disse Ameria volando ad aiutarlo, seguita da Zelgadiss. Non appena
lo spadaccino fu a terra, sostenuto dalla chimera, Will con aria da saputello,
gli fece il verso: -Un cavaliere non fa certe cose!-.
“Quando fa
così mi fa andare su tutte le furie! Ma come si permette di toccarmi? E di
lamentarsi del mio seno!” si fissò il petto, mentre si infilava la camicia da
notte, lunga fino ai piedi, ma sbracciata. Sospirò. “Cosa devo farci se il mio
seno è piccolo?” pensò triste.
Si mise a
letto, sotto le lenzuola. -In questa zona fa un caldo assurdo... e pensare che
la pioggia avrebbe dovuto rinfrescare l’aria-. Si rigirò nel letto, cercando la
posizione più comoda per dormire. Qualcosa però continuava a ronzargli in
testa, non capiva cosa. “C’è un elemento che mi sfugge...”. Infine si decise a
pensare ad altro per potersi addormentare: una situazione rilassante come un
bagno caldo alle terme l’aiutò, e cadde in un sonno profondo.
Cominciò a
sognare.
Si trovava in un palazzo, assieme a lei
c’erano i suoi tre amici. Ridevano allegri, ma non sentiva quello che stavano
dicendo. Poi Gourry le cinse la vita con un braccio, avvicinandola a sé. “Ehi,
ma che fa?”. Il suo io era esterno alla Lina che vedeva, era come un’ombra che
assisteva ad una scena della sua vita. Non era il passato. Non ricordava quel
palazzo... e nemmeno che Gourry la stringesse a quel modo con tale naturalezza!
E lei non si era arrabbiata, anzi, aveva fatto lo stesso, stringendo lo spadaccino,
e inclinando il capo di lato, appoggiandolo al petto dell’amico!
Comparve dal nulla un uomo. Sembrava un religioso, ma il suo
abbigliamento non le fece capire a che ordine appartenesse. All’improvviso
tutto si oscurò. Il palazzo divenne un’immensa distesa di rovina in fiamme. Era
sola, i suoi amici erano scomparsi.
-Succederà questo se non combatterai sul serio... con tutte le
armi in tuo possesso!-. L’uomo le era di fronte: corti capelli biondi, occhi
nerissimi, un viso che non sembrava avere età. Un lampo di luce le fece
chiudere gli occhi, e all’improvviso si senti gridare: -Noooooooo!-. Cominciò a
piangere disperata. Lina cercò di capire il perché del comportamento della sua
immagine, poi li vide. I suoi amici. Ameria aveva il ventre squarciato, infilzata
su una stalattite di roccia, il sangue che colava fino a terra. Zelgadiss era
piantato ad un albero, trafitto da decine di frecce magiche. Il suo abito era
impregnato del suo sangue, dalla bocca dischiusa ne usciva un rivolo, mescolato
alla saliva; i suoi occhi erano spalancati, ma vuoti.
Si guardò intorno, tentando di trovare Gourry, ma terrorizzata per ciò che poteva vedere,
mentre la Lina del sogno era in ginocchio, e ancora gridava. Si avvicinò a se
stessa. Per terra, di fronte a lei, la testa del biondo ragazzo era ricoperta
di sangue. Il corpo giaceva lontano qualche metro. Il volto contratto, bocca e
occhi spalancati... -Gourry! Gourry! Nooooooooooo!- le gambe cedettero, e finì
in ginocchio, a fissare piangendo il capo dell’amico.
-Succederà questo... ricorda!- di nuovo la voce di quell’uomo.
Si svegliò
di soprassalto, con il viso completamente bagnato dalle lacrime. Senza
riflettere minimamente, si precipitò fuori della sua stanza, e bussò con
violenza alla camera dell’amico.
Gourry
aprì la porta dopo qualche istante, con la spada in pugno. -Lina!... ma
cosa...- si accorse che la maga stava ancora piangendo. -Che ti è successo?
Stai male? Sei ferita?- lasciò andare la spada a terra, e cominciò a scuoterla
leggermente per le spalle, cercando di ottenere una risposta. La sua voce e la
sua espressione mostravano chiaramente la sua preoccupazione.
Lei si
portò lentamente le mani alla bocca, mettendo a fuoco l’amico tra le lacrime.
-Lina!-
Gourry continuava a guardarla, sempre più spaventato.
Deglutì, e
per quanto sapeva di fare un gesto stupido, allungò le mani sul collo del
compagno:
-Sei tutto intero!- disse con un filo di voce.
-Ma certo!
Sei tu che mi sembri sconvolta! Cosa è successo?-.
Lina
scivolò piano a terra, in ginocchio. Prese a fare lunghi respiri, intramezzati
di tanto in tanto da qualche singulto. Aveva smesso di piangere, rendendosi
conto che si era trattato solo di un brutto, bruttissimo incubo. Gourry si
inginocchiò di fronte a lei, la fissò preoccupato. Vedendo i grandi occhi
dell’amica sbarrati dal terrore, cercò di rassicurarla: -Va tutto bene
Lina...-. La abbracciò, stringendole forte le spalle. -Lina, è tutto ok... non
preoccuparti.- sentì che l’amica ricambiava l’abbraccio, e affondava il viso
nella sua spalla, ricominciando a piangere.
Dopo
qualche istante, scostò l’amico. -Ora sto meglio Gourry...- disse, ma non
sembrò troppo convinta. Il giovane l’aiutò ad alzarsi: -Raccontami tutto, vieni
dentro, sei congelata-. In effetti era vero: le sue braccia sembravano cubetti
di ghiaccio, nonostante ci fosse un caldo pazzesco. Gourry infatti aveva
indosso solo i pantaloni del pigiama, e la finestra della sua camera era
spalancata. Non che entrasse molta aria... non c’era neanche una minuscola bava
di vento. Si sedette sul letto, e Gourry la avvolse in una coperta. La fissò,
attendendo una spiegazione.
-Ho fatto
un incubo terribile...- si interruppe, pensando di non farcela a raccontare ciò
che aveva visto.
-Non sei
il tipo da spaventarsi per un incubo... non era normale, vero?- chiese Gourry,
che da qualche giorno sembrava più intelligente del solito. Lo guardò: nel
vedere il suo viso, incorniciato dalla lunga frangetta bionda, con gli occhi
azzurri puntati su di lei, la colpì un flash della sua testa mozza. Fu percorsa
da un brivido, che la fece tremare violentemente.
-Se è
troppo difficile riportare ciò che hai visto, spiegami almeno perché un incubo
ti ha sconvolta così tanto. Non è da te piangere a quel modo Lina... mi stai
facendo preoccupare.-.
“Oh, Gourry, se tu sapessi...”. Sospirò profondamente. -Non era un sogno normale...
credo che qualcuno abbia cercato di avvisarmi. Un chierico, o forse un
monaco... non ho capito chi fosse, non l’avevo mai visto prima. Mi ha detto che
se non combatterò con tutte le armi a mia disposizione, voi... voi...-, -No,
non c’è bisogno che tu lo dica, ho capito.- la interruppe l’amico.
-Era così
reale, così vero...!- cominciò, con la voce che tremava.
-Ora pensa
a dormire. E’ ancora notte, sei sconvolta, e devi riposare.- disse sorridendole.
Lina si alzò, con l’intenzione di tornare nelle sua camera. Appena fu in piedi,
sentì di nuovo le gambe cedergli, e un altro flash degli amici massacrati le
attraversò la mente. Gourry non la lasciò cadere, e in un attimo la sollevò tra
le braccia: -Sicura di voler dormire da sola?- chiese, ma senza la più pallida
ombra di malizia. La guardava ancora preoccupato. Se non si fosse sentita così
impaurita e confusa, gli avrebbe lanciato qualche incantesimo mooolto doloroso,
ma si limitò a guardarlo e ad annuire, senza lamentarsi di essere ricondotta in
camera in braccio.
-Lina, se
dovessi avere ancora quell’incubo, o non ti sentissi tranquilla, non esitare a
venire in camera mia. Non chiuderò la porta a chiave.- disse lo spadaccino,
esitando per un momento, prima di posarla sul letto.
La maga
scostò il viso dalla spalla dell’amico, sorridendo incerta. -Va meglio ora...
grazie Gourry. Spero di non rifare quell’incubo.-. Gourry la stese sul letto
disfatto. Lina non accennò nemmeno a muoversi. A vederla in quello stato di
shock, sentì una morsa intorno al cuore -Lina, non mi piace lasciarti in questo
stato...- iniziò.
-Smettila
di preoccuparti per me! Io nel sogno ero viva e vegeta!- il suo tono aveva
ripreso un poco della sua solita collera.
Gourry la
coprì, e le rimboccò il lenzuolo, aggiungendo una coperta, poiché non sembrava
essersi ancora scaldata. Lina arrossì lievemente per quelle piccole attenzioni.
-Cerca di
dormire...- le disse dolcemente. Poi si chinò su di lei, e le diede un bacio in
fronte. Lina si sentì arrossire violentemente, e rimase per un momento stordita
e stupita. Gourry la guardò: non sembrava minimamente imbarazzato per ciò che
aveva fatto!
-Gourry!
Ma che ti salta in mente?- tentò di gridare, esterrefatta, a bocca aperta. Non
aveva la forza di reagire.
-Bè,
quando ero piccolo, e facevo incubi spaventosi, la mia mamma mi rimetteva a
letto dandomi un bacio sulla fronte dicendo: ‘Il bacio ti proteggerà dai mostri
degli incubi, ora non devi più aver paura!’- le sorrise. “Gourry, ma perché fai
tutto senza riflettere? Come se ogni cosa fosse lecita?” si chiese la maga
sospirando. Evitò di arrabbiarsi, anzi, in quel momento era davvero riuscito a
tranquillizzarla. -Allora puoi stare tranquillo... non farò altri incubi. Torna
a dormire anche tu, ci siamo stancati parecchio oggi.- ricambiò il sorriso.
L’amico si
avvicinò alla porta: -Buonanotte Lina. Se qualcosa ti turba, non farti
scrupoli... ma non buttarmi giù la porta, intesi?- disse sorridendole e
strizzandole l’occhio.
-Cercherò
di limitarmi!- rispose lei con un sogghigno.
“Ne ho
fatti tanti di incubi, ma questo non era sicuramente frutto del mio
subconscio... era di sicuro il messaggio di qualcuno... ma di chi?” mentre
ancora rimuginava sul nuovo sviluppo, e pensava che avrebbe ripreso sonno con
molta fatica, si addormentò.
Qualcosa
lo aveva svegliato, ma tendendo le orecchie, non aveva sentito rumori sospetti.
Rimase a fissare il soffitto per qualche tempo, poi, dato che il caldo non gli
dava pace, decise di andare a fare un giro per quel ridicolo paesino. Zelgadiss
si rivestì, e uscì dalla camera facendo pianissimo.
Non appena
ebbe fatto un passo fuori della porta della locanda, si accorse che una figura
era seduta appoggiata al muro, alla sua destra. La fissò per un momento. Il
Fantasma teneva le ginocchia abbracciate, e il viso nascosto, con la fronte
appoggiata alle ginocchia. Una commistione di bianco e nero, di luce e tenebre:
l’abito scuro, la pelle candida. Una creatura del bene e del male.
Zirna
volse di poco il viso, giusto per riuscire a vedere chi la sovrastava, poi
tornò a nascondersi completamente. La chimera notò che l’occhio della ragazza
era terribilmente arrossato: doveva avere pianto. Era stufo dei piagnistei di
quei due strambi personaggi. Decise di andare a fare il suo giro, ma non riuscì
a muovere un passo. Si sentiva stranamente in colpa. “Sembra così triste...”
pensò, senza smettere di fissarla.
La strada
era deserta, non si sentiva nessun rumore, se non un lontano cicalìo.
All’aperto l’aria sembrava meno pesante, ma una brezza fresca non avrebbe
guastato. La luna era ormai troppo bassa all’orizzonte, ma le stelle erano così
luminose che spandevano sulla terra una luce soffusa.
La ragazza non si mosse nemmeno di un
millimetro. “Perché non riusciamo a capirci? Eppure siamo così simili...” pensò
triste Zel. Poi si sedette accanto a Zirna, senza fiatare. Forse un po’ di
compagnia avrebbe potuto consolarla in qualche modo.
-Non
riesci a dormire?- domandò senza guardarlo. Zel sussultò lievemente: non si
aspettava che la ragazza si mettesse a far conversazione. -No.- rispose
semplicemente.
-Per me è
diventato molto difficile. Sogno sempre la morte dei miei genitori.-. Zel la
fissò, un po’ incredulo. Si stava aprendo con lui! La ragazza continuava a
tenere il viso nascosto. Le sue spalle però presero a sussultare: doveva aver
ripreso a piangere. “Deve essere stato terribile assistere all’assassinio dei
suoi genitori... e i demoni non devono avere avuto troppo tatto, non è nella
loro natura.” pensò Zelgadiss, vergognandosi di aver pensato che fossero
simili. No, non lo erano... il suo scopo
gli sembrava enormemente sminuito di fronte a quella ragazza, che si era vista
trucidare i genitori sotto gli occhi, aveva dovuto trascorrere da bambina sette
anni in mezzo ai demoni, e ora vedeva perfino il fratello minacciato. “Cosa
posso fare io per lei?” si chiese.
Volle
tentare di tranquillizzarla, ponendole una mano sul braccio, ma nel preciso
istante in cui lo fece, fu invaso da una girandola di terribili visioni:
stragi, cadaveri, demoni... ed infine quelli che potevano sembrare i suoi
genitori. Ritrasse la mano in fretta, e la guardò inorridito. Erano le sue
vittime: aveva visto i massacri di cui era stata l’artefice. La luce e le
tenebre...
Zirna lo guardò
di nuovo, con l’occhio sempre più arrossato. Il ragazzo di pietra fece appena
in tempo a cambiare espressione: non sarebbe stato gentile continuare a
fissarla a quel modo, quasi terrorizzato, tanto più che lei non sembrava
essersi accorta di ciò che era successo. Si sentì lievemente in imbarazzo, e
non poté dissipare una sensazione di inquietudine che gli cresceva dentro:
essere fissato a quel modo non gli piaceva per niente.
-Ti fa
schifo toccare una come me?- chiese triste la ragazza. Zelgadiss rimase
interdetto. -No, ma che vai a pensare?- rispose incredulo.
-Hai
allontanato la mano come se fossi un mostro...- fece una pausa, -...ma in fondo
hai ragione: sono un mostro.-. “Ah! La mano!”. Inventò la prima scusa
plausibile: -No! Pensavo che potesse infastidirti...- disse tutto d’un fiato.
Sembrò
funzionare: -Mmh- sollevò la testa per guardare le stelle. Zelgadiss fece lo
stesso.
-E’ tutta
colpa mia.- La chimera non fiatò, la guardò incuriosito. -E’ colpa mia se i
miei genitori sono morti. Volevano me. E ora vogliono Will... e io non sono in
grado di proteggerlo.-. Un’ultima lacrima percorse il pallido volto, che non
mutò espressione, perso in ricordi lontani e tristi.
-No! Non
devi nemmeno pensarlo! Non è tua la colpa di ciò che i demoni hanno fatto ai
tuoi genitori. Sono loro i veri colpevoli! Giocano con le vite degli uomini
come se non avessero alcun valore! Non devi assolutamente ritenerti la causa di
tutto, ma devi lottare, e difendere tuo fratello per come ti è possibile!-. Si
stupì da solo per quello che aveva detto: di solito era pessimista e negativo.
Questo era tutto merito di Lina, della sua energia e della sua determinazione.
Era riuscita ad intaccare la sua grigia visione del mondo.
Zirna lo
fissò. -Suppongo che tu abbia ragione. Vorrei poterti credere senza dubbi, ma
non è così semplice. Comunque ti ringrazio per il tentativo. Tu e i tuoi amici
siete davvero speciali... sono felice di avervi conosciuto.- sorrise alla
chimera socchiudendo gli occhi. Zelgadiss rimase per un momento smarrito, poi
le sorrise a sua volta.
Rimasero
seduti a fissare silenziosi le stelle ancora per qualche tempo, ma non si
accorsero dell’ombra che si muoveva furtiva sui tetti, e sogghignava tra sé e
sé.
-Ma dove
sarà il bagno? E dove si è cacciata Zirna? Ho un mal di testa incredibile...
forse ho bevuto un po’ troppo questa sera- Will procedeva lentamente per il
corridoio buio, con una mano premuta per metà sul volto e sulla testa, nel vano
tentativo di evitare che pulsasse dolorosamente.
-Eppure
quando sono andato a dormire era nel suo letto... auch... se la testa non mi
facesse così male, tenterei di contattarla, ma temo proprio che il cervello mi
scoppierebbe all’istante!-.
-Che fai
tutto ssssssolo ragazzo?- disse una voce sibilante di fronte a lui.
-Oh, mi
scusi, sa dov’è il ba... oh-oh- terminò, guardando la figura attraverso le dita
della mano. Era un’ombra scura, con occhi e denti bianchi e molto meno
trasparenti del resto del corpo. Aveva un forma vagamente umanoide, con lame al
posto delle dita. “Ma chi è? Jack lo Squartatore?” pensò il ragazzo con un
brivido, togliendosi la mano dalla faccia, e cercando l’elsa della spada. Una
miriade di goccioline comparvero sulla sua nuca “Merda! Ho lasciato la spada in
camera!”.
-Ti va di
venire a fare un giro con me?- chiese il demone.
-Mmh...-
Will si puntò un dito in fronte, come per riflettere meglio, -... mi dispiace,
ma mi è stato insegnato a non parlare con gli sconosciuti, a non accettare
caramelle, a non seguirli se lo chiedono, e...-
-Bassssta
cossssssì! Insssssolente! Credi di prendermi in giro?- il demone era già
infuriato “Come? Per così poco?”.
Attaccò
veloce, con le lunghe lame, ma Will riuscì ad evitarle, e fece un balzo
indietro. O meglio, più di uno! Prima sulle braccia, poi sulle gambe, le
braccia, le gambe, e... SDENG! IL MURO!!!!!! -Ohi ohi... ho calcolato male la
distanza...- disse a terra, in una posizione alquanto innaturale. Si sedette, molto finemente, a gambe aperte,
tenendosi la testa tra le mani: questa volta sembrava davvero scoppiare. Il
demone si avvicinava minaccioso. Cosa poteva fare? Non aveva armi, la testa gli
girava ancora per la botta, non sarebbe riuscito a fuggire. L’unica era usare
la magia. Una mano si strinse attorno alla pietra bianca: sentì una scarica di
energia muoversi inquieta tra le dita. Non poteva mettere tutti in pericolo...
come doveva fare? Gridare! Sicuramente Lina o gli altri si sarebbero svegliati!
Ma in effetti, perché non erano ancora arrivati? Il suo schianto contro il muro
aveva fatto un fracasso pauroso. Mentre continuava a perder tempo pensando a
tutte queste cose, non si accorse che il demone si era fermato. Quando lo notò,
lo fissò con volto interrogativo, e poi ne seguì lo sguardo (se quelle due
palle bianche potevano definirsi sguardo...): Xellos era accanto a lui! Non si
era nemmeno reso conto della sua comparsa!
-Che ci
fai qui, Xellosssssss? Ti ssssssstanno cercando!- sibilò il demone.
-Piuttosto,
tu cosa sei venuto a fare qui?- chiese gelido Xellos, con uno sguardo
agghiacciate.
L’ombra
sembrò esitare. -Lo ssssai benisssssimo! Devo fare il lavoro che tu non hai
portato a termine! Devo uccidere il ragazzo!- disse arrabbiato.
Il ghigno
di Xellos fece accapponare la pelle a Will: -Risposta sbagliata!- il demone
dall’aspetto umano si scagliò veloce contro l’altro, scomparendo e riapparendo
ripetutamente.
-Traditoreee!-
riuscì a pronunciare l’ombra, prima di dissolversi, distrutta da Xellos con un
solo colpo di bastone.
-Va tutto
bene ragazzo? Non ti ha fatto del male, vero?- il demone si era voltato, e si
stava avvicinando a Will.
-No,
niente di rotto...- rispose mentre si alzava, con una mano sulla fronte, e
l’altra appoggiata al muro. -Non dovresti preoccuparti per me, dopotutto hai
appena tradito i demoni, e la tua situazione non penso che sia felice a questo
punto.- gli disse, cercando di lasciare andare la testa, ma accorgendosi che
ancora gli girava spaventosamente.
-Oh, non
c’è problema! Non intendo tradire il mio superiore, ed eliminando quell’infimo
demone, ho solo tolto di mezzo un ostacolo!- gli sorrise in risposta Xellos.
-Ah-ah, no
caro! Non ti avvicinare!- Will riuscì a fare un paio di passi indietro.
-Che ti
prende, volevo solo farti passare il mal di testa!- rispose innocente, con un
viso tutto acqua e sapone.
-Non
credermi così stupido Xel- lo sguardo di Will si fece serio e penetrante. -Non
mi toccherai con la tua magia. Ricordati che sono un vulcano pronto ad
eruttare, e risvegliarmi potrebbe costare la vita anche a te!-.
Perché
quella sensazione terribile? Nemmeno di fronte a creature potenti provenienti
da altri mondi Xellos si era mai sentito così in pericolo... A quegli stupidi
seguaci di Volfeed aveva persino sottratto l’arco di luce. Invece quel ragazzo
rimaneva per lui un mistero...
-Ma bene!
Non ti facevo così istruito! Bravo! Sai perfettamente che se io usassi su di te
la mia magia, il precario equilibrio che il sigillo mantiene si spezzerebbe, e
non potresti più tenerti a freno... Complimenti!- disse compiaciuto e
sorridente.
-Modestamente,
ho studiato parecchio!- Will gli fece l’occhiolino. -Ohi ohi... se solo mi
facesse meno male... chiamerei Zirna... ma dove può essere finita?- sempre
tenendosi la testa, il principe si incamminò nel corridoio, alla ricerca del
bagno.
“Mmh...
telepatia...” rifletté Xellos, e scomparve.
Il mattino seguente Lina si svegliò stranamente stanca. Le sembrava di avere dormito poco, o male. “Che strano... pensavo di non riuscire proprio a dormire dopo quell’incubo...” rabbrividì. Aveva ormai finito di rivestirsi. “Ora che ci penso, mi sono addormentata mentre cercavo di darmi delle risposte! Possibile? Non è da me appisolarmi nel mezzo delle mie riflessioni!” pensò, mentre si legava la sua inseparabile fascia attorno alla testa, e cingeva la spada.
-Ne
parlerò con gli altri. Ora che è passato un po’ di tempo, non dovrei avere
problemi- la testa di Gourry rotolò straziata davanti agli occhi della sua
mente. Scacciò l’immagine scuotendo il capo. -Basta! Una bella colazione mi
rimetterà a nuovo!- gridò con un dito puntato al soffitto. Si mise a correre
per raggiungere la sala da pranzo.
I suoi
amici erano già a tavola, ma tutti quanti, eccetto Will, avevano un’espressione
allucinata, degli enormi calamari sotto gli occhi, e continuavano a
sbadigliare. Perfino Zel non riusciva a contenersi!
-Ehi...
che avete?- chiese, mentre contagiata da loro, emetteva un sonoro sbadiglio.
-Lina, non
ho mai dormito così male! Certo, come un sasso, ma mi sento più stanca di
prima!- disse Ameria, che aveva addirittura i lacrimoni agli occhi.
-Già... io
riesco a dormire ovunque, che strano...- commentò Gourry, lanciando un’occhiata
un poco preoccupata all’amica. Lina annuì senza aprire bocca. “C’è qualcosa che
non va...”.
-Dato che
avete dormito male, potevate almeno venirmi ad aiutare stanotte, no? Che razza
di guardie del corpo siete?- Will sembrava davvero contrariato.
-Aiutarti?-
chiese Lina senza capire.
-E tu
Zirna, si può sapere dove eri?- rimproverò la sorella. Zirna, ingoiando uno
sbadiglio, guardò di sottecchi Zelgadiss, arrossì, e a bassa voce cercò di
giustificarsi: -Ehm... ero andata a fare un giro... ma non so perché, mi sono
seduta un attimo qui fuori, e mi ci sono risvegliata questa mattina...-.
-Ti sei addormentata fuori dici... Will, sei stato
attaccato?- chiese Lina preoccupata, dopo aver capito cosa era successo.
-Già, e se
era per voi, o ero fritto io, o mi scatenavo e facevo un macello!- le rispose
il ragazzo, col muso lungo e le braccia incrociate.
-Ma per
fortuna c’ero io!- Xellos era comparso dal nulla, incautamente proprio dietro
Lina. La maga fu svelta: lo afferrò per il collo e lo immobilizzò. -Ti ho già
detto mille volte di non comparirmi alle spalle Xel! Ora mi hai proprio
stancato!- scaraventò il demone dalla parte opposta della sala. -Flare arrow!-
gridò Lina. Un’esplosione scosse l’intero edificio. Ameria, Zelgadiss e Zirna
avevano sollevato uno scudo protettivo, temendo il peggio. Invece la potenza
dell’incantesimo non era stata disastrosa, e nonostante i danni fossero
notevoli, la locanda era ancora in piedi.
-E’
impazzita?- chiese Ameria a Zel, a bassa voce per non farsi sentire dall’amica.
-Ragazzi,
temo che sia un po’ nervosa!- li avvisò lo spadaccino.
-Xel, lo
so che non ti ho colpito, vieni fuori immediatamente! E non ti azzardare a comparirmi
alle spalle!- sbraitò la maga, agitando il pugno nell’aria.
-Mi vedrò
ben dal farlo da questo momento!- il demone era seduto nell’aria, sopra il
punto in cui si era abbattuto l’incantesimo. -Non credi di avere esagerato?- le
disse mentre scendeva, e la guardava. Lina si era seduta al tavolo, e aveva
lanciato un’occhiata interrogativa agli amici, che tenevano ancora attivo lo
scudo. Nessuno di loro badava al gestore, che piangeva disperato in un angolo,
senza aver il coraggio di chiedere alla ragazzina un risarcimento per il
disastro combinato.
Mentre gli
altri si riportavano cautamente a tavola, Lina fissò il demone: -Ci hanno
addormentato.- era un’affermazione.
-Sì Lina.
E’ stato un demone ombra... anche se è un demone di basso livello, può utilizzare
incantesimi subdoli. E’ per questo che nessuno si è accorto del casino che
abbiamo fatto stanotte- sorrise a Will.
-Allora,
se ho ben capito, TU avresti salvato il nostro bell’addormentato?- chiese Lina
incuriosita.
-Che cosa
avrei dovuto fare? Russavate come ghiri, e non potevo certo permettere che mi
portassero via questa potenza della natura da sotto il naso, no?- sorrise
Xellos con un’alzata di spalle.
-Mi pareva
strano che non ci fosse una spiegazione materiale al tuo gesto altruista- sogghignò
Lina.
-Non mi
piace che continui a ronzare attorno a mio fratello, ma devo ammettere che sei
stato provvidenziale.- sbuffò Zirna, palesemente poco felice che Will dovesse
qualcosa a quel demone.
-Su Zirna,
non farne una questione...- Xellos si grattò la testa. -A proposito! Non mi
avevi mai detto di essere telepatica!- l’affermazione del demone la colse di
sorpresa. Ammutolì per un attimo: -Non credo che la cosa ti riguardi- disse
seccata.
-Oh,
invece “la cosa” mi interessa molto!-.
-Perché la
fai così lunga Xel? Se ha doti particolari, credo che sia normale che sappia
usare la telepatia.- disse Lina ingoiando una frittella strabordante di miele.
-La
telepatia può essere appresa con grande studio dagli esseri umani... bisogna
avere una certa predisposizione, ed essere imbevuti di conoscenze di magia
bianca. Le più portate sono le sacerdotesse. Ciò non toglie che solo pochissime
siano in grado di utilizzarla a piacimento. Ma sembra che la nostra Zirna la
usi come se fosse una cosa normale, o mi sbaglio?- chiese Xellos con un
sopracciglio alzato.
-Sì. Li
abbiamo visti litigare, anche se lei non apriva bocca, Will le rispondeva come
se sentisse le sue parole.- rifletté Lina per tutti. Zel e Ameria annuirono
pensierosi, mentre Gourry si grattò il naso, e con una scrollata di spalle
riprese a mangiare tranquillamente. -Continuo a non vedere dove stia il
problema- commentò, rigirando distrattamente sulla forchetta un’altra
frittella, in modo che il miele si spandesse su tutta la superficie.
-Il problema
sta nel fatto che anche Will è in grado di usarla. E ti posso assicurare che
non è una cosa normale, dato che i suoi poteri sono fortemente sigillati da
quel ciondolo.- terminò Xellos.
Lina smise
di far roteare la frittella. Per un istante fissò il vuoto. -Zirna... hai detto
che i vostri poteri sono un’eredità dei nonni?- chiese lentamente, con gli
occhi spalancati.
-Bè, così
mi avevano detto i miei genitori... ma cosa vi prende... è così importante che
sappiamo usare la telepatia?-. Will fissava incuriosito la maga e il demone,
apparentemente senza comprendere.
-Hai già
capito cosa significa, eh Lina?- chiese il demone sorridendo con viso sornione.
-Vorreste
spiegare anche a noi di cosa state parlando?- sbottò la chimera, seccato di
saperne meno degli amici, e di non ricevere le dovute delucidazioni.
-Se si
tratta di una cosa genetica...- Lina fece una pausa e guardò i due fratelli
come se li vedesse per la prima volta, -... significa che hanno sangue di elfo
nelle vene!- rivelò.
-Come? Sangue
di ufo? Cos’è?- chiese Gourry ingenuo. Un calcio nello stinco da sotto il
tavolo lo zittì all’istante.
Sei paia
di occhi si fissarono sul principe e la sorella. SEI? -Mi scusi signore... non
credo che questo discorso la riguardi... le spiacerebbe portare altre frittelle
e togliersi momentaneamente dai piedi?- le labbra di Lina erano tirate in un
ghigno, una piccola palla di fuoco era comparsa tra le sue mani. Una grande
goccia di sudore scese lungo la guancia del gestore. Tossicchiò -Con
permesso... volevo solo portare via i piatti vuoti...- si allontanò
indietreggiando con un sorriso imbarazzato, lo sguardo fisso sull’incantesimo
che si contorceva pericoloso tra le mani della ragazza.
-Vorresti
dire che discendono da elfi? Elfi veri? Insomma, quelli con le orecchie a
punta, grandi conoscitori della magia ancestrale?- sussurrò Ameria incredula.
Zelgadiss era assorto in chissà quali pensieri: forse stava cercando di
collegare l’incantesimo usato su di lui, alle reminiscenze dell’elfico studiato
con Rezo.
-Non
diciamo assurdità! Per quel che ne so, gli elfi se ne sono andati da queste
regioni, da questo mondo secoli e secoli fa! Prima quasi della lotta al gran
demone!- Zirna era più sconcertata di loro. Will stranamente non aveva
commenti: sul suo volto non c’era più il solito sorriso.
-Bè,
sostanzialmente è vero. I pochissimi elfi rimasti hanno pressoché dimenticato
l’uso della magia, si sono isolati, hanno cercato di vivere in pace. Credo che
fino ad un paio di generazioni umane fa, ne esistessero ancora piccole
comunità, ma in luoghi difficilmente raggiunti dagli uomini.- spiegò Xellos.
Lina annuì. -Ciò non toglie che uno di quegli elfi possa per un qualche strano
motivo, aver sposato un essere umano... forse era un vostro nonno, o un vostro
bisnonno. Potrebbe essere il motivo per cui tu, Zirna, sei in grado di usare
magia bianca e magia nera senza problemi. Le tue capacità attingerebbero alla
magia ancestrale elfica, che non aveva di queste distinzioni.- disse
pensierosa, cominciando a mettere a fuoco la natura dei due compagni di
viaggio. Gourry la fissava con espressione interrogativa. “Forse è meglio che
non le dica ora che non ho capito molto di quello che ha detto...” pensò
scuotendo il capo.
-Quello
che dici è incredibile... eppure, potresti avere ragione...- Zirna sembrava
stupita, e soppesava le parole una ad una. Tutti la fissavano, ugualmente
concentrati. Solo a Xellos non sfuggì l’impercettibile sorriso che si dipinse
per un istante sulle labbra di Will: il sorriso di chi pensa che il suo segreto
sia stato infine scoperto.
-D’accordo!-
Lina interruppe il silenzio, attirando su di sé l’attenzione. L’ombra di una
nuvola oscurò per un momento il cielo, e i raggi del sole che entravano dalla
finestra scomparvero dal tavolo. -Ora ne sappiamo un po’ di più su voi due, e
se QUALCUNO non farà la spia,- guardò minacciosamente Xellos, - abbiamo un
minuscolo vantaggio sui demoni che vi danno la caccia. E’ un’informazione che
può tornare utile.- disse annuendo tra sé.
-Bene!...
ehm... che si fa?- chiese Gourry titubante.
-Oh,
Gourry, semplice: continuiamo ad andare a sud, alla ricerca del giacimento di
pietre. E’ chissà che non scopriamo qualcosa anche su di esse! Devono in
qualche modo essere collegate agli elfi, non vi pare?-.
-Sì, a
questo punto non c’è dubbio.- annuì pensieroso Zelgadiss.
-Ma ora
devo io chiedere qualcosa a voi- affermò Lina, fissando seria Zirna e il
demone. Tornò a sedersi, per un momento rimase in silenzio, poi inspirò
profondamente. -Questa notte, ho fatto un incubo. Sono certa che si sia
trattato del messaggio di qualcuno. Un uomo, dai biondi capelli corti, gli
occhi di un nero profondo, e lo sguardo di una persona senza età. Indossava
vesti da religioso, ma non mi sembrava un monaco, né un chierico... Vi ricorda
qualcuno?- chiese.
Zirna
rifletté per un momento, nel tentativo di mettere a fuoco la persona descritta:
infine negò scuotendo la testa. Xellos sembrava pensare intensamente, il viso
concentrato, le labbra tese. Il nome uscì carico di odio: -Ren!-.
-Come?-
domandò Zirna meravigliata.
-Chi
sarebbe questo Ren? Non ne ho mai sentito parlare!- intervenne Lina.
Xellos,
gli occhi a fessura aperti fissavano il vuoto, parlò come se stesse trovando
una spiegazione per se stesso: -Il tirapiedi di Dolphin. E’ un demone ambizioso,
non si accontenta di stare al suo posto, e le prova sempre tutte per guadagnare
punti davanti ai Signori dei demoni. Non stento a credere che ci sia lui dietro
tutto questo. Molto probabilmente fu lui a sottoporre Zirna agli esperimenti, e
ora riesco anche a comprendere per quale motivo io non sia stato avvisato del
fatto che lei e il Fantasma erano la stessa persona. Ren non mi sopporta, di
sicuro ci ha messi l’uno contro l’altra affinché almeno uno di noi venisse
eliminato: sarebbe stato un ostacolo in meno per lui!-.
-Io... non
avrei mai pensato a Ren! Mi trattava sempre con un certo riguardo...- la bianca
ragazza scuoteva la testa, incredula.
-Certo!
Eri la sua creatura! Inoltre il
fallimento deve essere stato per lui un duro colpo... per non parlare del fatto
che i superiori ti affidarono alle mie cure, quando probabilmente avrebbe
voluto occuparsi di te di persona!- Xellos la fissò, riflettendo.
-Fermi
tutti! E cosa c’entra questo Ren con il mio sogno? Cioè, perché mai un demone
mi viene a dire che, se non utilizzerò tutte le armi in mio possesso, i miei
amici faranno una brutta fine?- ragionò Lina, con una mano alzata per fermare
il demone e la sua allieva.
-Una
brutta fine?- chiese Ameria, mezzo spaventata e mezzo incuriosita.
-Avrei dovuto
immaginarlo... le raccapriccianti immagini che ho visto potevano essere opera
solo di un demone...Ameria infilzata come su uno spiedino, Zel inchiodato ad un
albero, Gourry...- esitò un momento, ricacciando il brivido, -... senza testa!
Tipico gusto splatter da demoni!- si accorse che i tre amici la guardavano
spaventati.
-Mmh... è
molto strano che Ren ti abbia inviato un sogno di questo tipo... Vuole che tu
usi tutte le tue armi...- Xellos rifletteva grattandosi distrattamente il
mento.
-Non ha molto
senso... se è un sottoposto di Dolphin, una volta chiamata a me la Laguna
Blade, o addirittura il Giga Slave, sarebbe spazzato via... salverei i miei
amici, come ha detto lui... ma perché dirmelo? Aaaahhhhh! Io non ci capisco più
niente!- si scompigliò i capelli con le mani, in un gesto di isterismo.
-Calmati
Lina! Magari è un demone pentito, e ti ha voluto dire come eliminarlo!- suggerì
Gourry.
-O magari
potremmo diventare amici!- sbraitò esasperata. -Non dire sciocchezze Gourry!-.
-Forse è
tutto un trucco, e vuole spingerti ad usare i tuoi incantesimi più potenti per
qualcosa...-tentò Zelgadiss.
-E cosa?-
domandò Lina, sperando in una risposta. Una goccia di sudore scese lungo la
guancia della chimera: -Non lo so...- sussurrò.
-Visto che
non stiamo facendo progressi, che ne dite di avviarci? Sono curioso di sapere
qualcosa di più sulla mia natura elfica!- sorrise allegro Will alzandosi. Lo
imitarono, e uscirono in strada mentre Zirna si attardava a pagare il conto.
Xellos
fissò per un momento Will, chiedendosi se non aveva male interpretato quel suo
sorriso poco prima. In tutta risposta, il ragazzo lo guardò e strizzò,
complice, l’occhio.