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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/12/2015    1 recensioni
[Reincarnation!AU]
Quando il giovane Georges Theo riceve una coccarda in dono da un eccentrico signore, comincia per lui una serie di avventure attraverso Parigi, sulle tracce di un passato sconvolgente.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gavroche, Javert, Jean Valjean, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Les Miserables
Rating:
Giallo
Personaggi/Pairing:
Gavroche, Javert, Jean Valjean, Les Amis, un po' tutti.
Tipologia:
Long-Fic
Genere:
Angst, Drammatico, Sentimentale, Romantico
Avvertimenti: Slash
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.


TRA IL SILENZIO E IL TUONO

PROLOGO

Grazie del tuo aiuto, ragazzo. Permettimi di ricompensarti.”.

Sotto la pioggia battente di una fredda giornata d'inverno, Georges Theo si rigirava tra le mani pallide una coccarda consunta, vecchia e incredibilmente sbiadita, eppure al tatto così familiare e calda da fargli balzare il cuore in gola mentre nella sua mente si affollavano pensieri, sensazioni di orrore ed euforia sembravano inghiottirgli il cuore e lo spirito e il corpo tremava inconsultamente ma non per il freddo, quanto piuttosto per un'insana ed atavica paura che lo soverchiava con la forza di un'onda anomala.

Era un oggetto apparentemente normale, comune, una coccarda come se ne vedevano tante il 14 Luglio in giro per la città, le stesse che – con colori brillanti – facevano bella mostra di sé sui petti dei parigini per dimostrare l'amore profondo che li legava alla loro patria.

Eppure, a Georges sembrava diversa, come se dietro alla sua esistenza vi fosse qualcosa di più, una storia a lui sconosciuta.

E ad accrescerne l'alone di mistero, vi era quel misterioso biglietto che si era ritrovato nella tasca del cappotto una volta tornato a casa, vergato in una calligrafia che aveva istantaneamente riconosciuto ma che proprio non riusciva a ricordare dove l'avesse già vista.

Ah, al diavolo!” esclamò piccato il ragazzino, dando un calcio ad un sasso immaginario sul marciapiede bagnato: “Chi me lo ha fatto fare?!” sbottò, tirandosi su il cappuccio della felpa per coprirsi dalle gocce gelide che gli bagnavano i capelli spettinati e il viso lentigginoso di bambino.

Avrebbe potuto rifiutarsi, certo, seppellire quello strano incontro nei meandri più oscuri del proprio cuore e proseguire con la propria vita come se niente fosse accaduto; ma una forza irresistibile lo aveva attirato fin lì, inesorabilmente, fino all'indirizzo vergato elegantemente su quel pezzo di carta, l'inchiostro sembrava splendere alla luce dei lampioni come se fosse stato oro liquido.

E infine eccolo lì, sotto un porticato e dinanzi ad un cancello che racchiudeva dietro di sé un buio giardino.

Una volta di più, il ragazzino meditò di girare sui tacchi e correre il più lontano possibile da quel posto e dall'eccentrico signore che, aiutato da una lampada ad olio – non le usava più nessuno, Santi Numi, perché l'aveva riconosciuta? -, scendeva verso di lui da una grande villa sulla collina, lo stesso da lui incontrato nella metropolitana solo quella mattina e che aveva semplicemente aiutato a spostare una valigia.

Eppure non lo fece, la stessa voce che lo aveva guidato fin lì gli impedì di fare il benché minimo passo mentre l'uomo, aprendo il cancello con un sorriso, lo faceva entrare.

Benvenuto, ragazzo mio, benvenuto. Prego, seguimi, facciamo in fretta.”.

   
 
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