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Autore: The_Lock    23/12/2015    1 recensioni
A grande richiesta, il secondo capitolo della saga It's Up to You. Ashley è una matricola che si trasferisce nel campus St. Collins. Tra confraternite e segreti, il gioco interattivo ritorna: a fine di ogni capitolo si dovrà scegliere tra due o più opzioni, ognuna delle quali avrà delle conseguenze. Il primo a commentare ha il diritto di scegliere.
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'It's up to you!'
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 7

 

ST. JUDE HOTEL, ore 19:30

 

Ashley e Jason si incamminarono per il corridoio del primo piano in silenzio. La bionda percepiva da parte del ragazzo un po' di tensione: era preoccupato per i suoi amici quanto lei, forse un po' di più. E quell'aggiunta era sicuramente data dal segreto che i ragazzi condividevano: cosa sarà mai successo? Quale cosa mai così orribile poteva generare così tanta tensione in un ragazzo?
Ashley si sorprese a fissarlo attentamente e distolse immediatamente lo sguardo, ma Jason era così bello!

“Allora, come va nella TPK?” domandò il ragazzo, tanto per rompere il ghiaccio.

“Bene. Tranne per la storia del cibo.” disse, facendo spallucce.

“In che senso?” domandò Jason, aggrottando la fronte.

“Sai, Madison mi vuole magrissima, ma a me piace troppo mangiare.” spiegò, facendo sorridere il ragazzo e, per un momento, vide la preoccupazione svanire dal suo volto.

“Fai bene. Le ragazze che amano mangiare sono le migliori.” annuì Jason ed Ashley arrossì leggermente. I due ragazzi arrivarono alla fine del corridoio del primo piano e si ritrovarono difronte alle scale che conducevano al piano superiore. Indecisi se salire o meno, i ragazzi si scambiarono un'occhiata interrogativa.

“Certo che questo posto mette i brividi.” mormorò Jason.

“Già... tu credi ai fantasmi?” domandò Ashley.

“Non so. Spero non esistano.” sussurrò il ragazzo.

“Coscienza sporca?” scherzò la bionda, dandogli un colpetto sulla spalla ma si morse immediatamente la lingua quando vide che Jason era impallidito e si era irrigidito notevolmente.

“Oh... scusa...” mormorò la ragazza, aggrottando la fronte. All'improvviso il cellulare della ragazza prese a squillare, facendo trasalire entrambi, mentre sullo schermo compariva un numero non salvato sulla rubrica della bionda.

“Pronto?” domandò Ashley. Il volume della voce dell'autore della chiamata era troppo basso e Jason non riusciva a sentire una sola parola, ma vide la ragazza aggrottare la fronte ed un lieve senso di panico si impadronì del moro.

“Chi parla?” domandò ancora la bionda, ma la voce dall'altro capo rispose con una risata agghiacciante che annodò lo stomaco del ragazzo. Ashley parlò al telefono ancora per qualche secondo, poi guardò Jason e gli porse il telefono.

“Vuole parlare con te.” disse la bionda.

“Chi è? Logan?” domandò il moro, prendendo il cellulare con mani sudate.

“Non mi sembra lui... non mi sembra nessuno.” spiegò lei. Jason prese un profondo respiro e prese il cellulare in mano, nonostante sentisse un profondo senso di nausea.

“Pronto?” disse.

“Ciao, Jason. Come va?” disse la voce dall'altro capo del telefono. La voce era modificata con qualche apparecchio elettronico e la camuffava perfettamente.

“Chi parla?” domandò il moro iniziando a sentire il battito cardiaco che aumentava.

“Un amico. Ti ho chiamato per darti delle istruzioni...”
“Non mi interessa! Dimmi chi sei o chiudo la chiamata!” sbottò il moro alzando la voce di scatto improvvisamente e facendo sussultare Ashley.

“Non lo farei, fossi in te. Sono istruzioni che ti servono.”

“Senti, brutto bastardo...”
“Ah! Che fai, mi minacci? Vuoi uccidermi?” domandò la voce con tono sadico e Jason sembrò calmarsi immediatamente e, addirittura, prese a tremare leggermente.

“Cosa vuoi?”
“Giocare. Con voi.”
“E perché noi vorremmo giocare con te?” ringhiò Jason.

“Perché non potrete fare altrimenti. Ho chiuso la porta principale e vi restituirò la chiave solo alle sei del mattino. È un gioco di sopravvivenza- ghignò -i più bravi vivono.”

“Scordatelo!” urlò Jason “Senti brutto idiota, ora tu vai ad aprire la porta oppure giuro che ti spezzo le ossa una ad una.”

“Mmm, non credo accadrà.” rise “Lo faccio per vendetta e tu sai che te lo meriti, che ve lo meritate tutti.”

“Stai vaneggiando.” sbuffò.

“Ah sì? Vuoi una prova che so tutto? Eccoti accontentato!” strillò al telefono la voce e poi interruppe la chiamata. Jason guardò il telefono di Ashley come fosse stato lui l'autore della chiamata. Il moro stava respirando affannosamente e il mondo intorno a lui aveva preso a girare vorticosamente: era uno scherzo o un avvertimento? Erano davvero in pericolo? Ma mentre stava pensando a tutte le possibilità logiche, ecco che partì una canzone a tutto volume: Dancing Queen degli ABBA.

Perfetto, allora quel maniaco non stava scherzando: sapeva veramente quello che era successo...

“Che ti ha detto?” domandò Ashley.
“Che ha chiuso la porta e...” mormorò, non riuscendo più ad articolare un'ulteriore frase perché dire ad alta voce le cose orribili che aveva sentito sarebbe equivalso ad ammettere che erano in guai belli grossi.

“Impossibile... io ho la chiave.” disse Ashley cercando nella tasca del vestito e tirando fuori una vecchia chiave arrugginita. Un barlume di speranza si rifletté sul volto del moro e Jason afferrò la chiave come fosse stata l'antidoto a quel maligno veleno che lo stava pervadendo.
“Andiamo!” disse Jason.

“Ma Tristan e Linsday?” domandò Ashley. Il moro si bloccò e si comandò di respirare profondamente: cosa bisognava fare? Se il maniaco aveva ragione, allora erano tutti in pericolo e bisognava accertarsi che Tristan o Linsday stessero bene, ma dall'altro lato avevano la chiave per poter aprire il portone principale e uscire, sfuggendo alle grinfie di quel potenziale assassino.

 

A) Jason e Ashley cercano Tristan e Linsday
B) Jason e Ashley tornano alla hall

 

 

Tristan si passò l'avambraccio sulla fronte e tornò sui suoi passi: aveva superato la camera 217 di qualche stanza ed era più che contento di allontanarsi dal luogo in cui si era manifestata quell'ombra spiona. Ora che la sensazione del freddo sovrannaturale era stata sostituita dall'intenso calore delle candele, Tristan aveva preso a sudare copiosamente.

Il rosso bussò alla camera 217, ma non ottenne risposta; decise comunque di entrare e, facendo pressione sul pomello della porta, spinse l'anta di legno per ritrovarsi in una camera buia. Un'ondata di odori quali muffa, chiuso e polvere lo colpì con violenza e gli fece storcere il naso, ma Tristan era deciso di parlare con la ragazza e non voleva perder tempo: la faccenda del fantasma aveva donato una nuova prospettiva alla situazione e Tristan si era calmato.

“Linsday?” disse il rosso, prendendo una candela dal pavimento del corridoio ed entrando in camera. Con la luce della candela che illuminava la stanza e proiettava l'ombra di Tristan sulle pareti rendendola più spettrale e in qualche modo anatomicamente sproporzionata, il senso di non essere da solo tornò a tormentare il rosso.

“Tesoro?” domandò Tristan, girando per la piccola stanza che comprendeva solo due letti singoli, due comodini ed un bagno separato dalla stanza da una piccola porta di legno bianco.

Tristan si sedette sul letto ed alzò un nuvolone di polvere che lo fece tossire, poi poggiò la candela sul comodino e si morse le labbra, domandandosi sul perché Linsday non fosse lì ad aspettarlo, quando poi, all'improvviso, i suoi occhi si posarono su qualcosa che rifletteva la luce presente sul letto opposto. Tristan allungò la mano e avvicinò l'oggetto a sé fino a scoprire con suo stupore che era il cellulare di Linsday. Il rosso aggrottò la fronte ma il suo flusso di pensieri sospettosi fu interrotto quando il suo cellulare squillò per un messaggio. Tristan prese l'apparecchio in mano e lesse prima il mittente “Numero Sconosciuto” e poi il testo del messaggio: “Sto venendo ad ucciderti.”

Tristan ingoiò aria nel leggere quelle quattro semplici parole, ma si fece forza e si convinse di avere a che fare con uno dei suoi stupidi amici che avevano voglia di fargli prendere un colpo.

Ragazzi, non fate gli idioti.” scrisse, mentre notava di malumore che i pollici e la mano erano malfermi poiché stava tremando come una foglia.

Lo Sconosciuto gli inviò in risposta la foto di una sparachiodi e Tristan spalancò gli occhi.

Imbecilli. Freddie sei tu?” rispose con tono di ripicca, ma le sue orecchie si tesero al suono di passi che arrivavano verso di lui: era impazzito? Era un altro rumore o era davvero un killer psicopatico? Magari lo stesso che aveva visto negli spogliatoi o la sagoma all'angolo del corridoio. Il cellulare squillò nuovamente e Tristan trasalì aprendo una seconda foto: l'immagine raffigurava una porta su cui vi era appeso, dorato, il numero 217.
Tristan smise di respirare in quel preciso momento e tese l'orecchio per ascoltare un rumore qualsiasi che gli indicasse che vi era effettivamente un assassino fuori dalla porta.

Aprimi” ricevette come ultimo messaggio.

 

A) Tristan apre la porta
B) Tristan si rifugia in bagno



Cari ragazzi e care ragazze,
ringraziamo Kimkim per le decisioni prese per il capitolo precedente! Come vedete questa storia differisce molto dalla prima perché invece di creature mostruose ed un dottore psicopatico, abbiamo direttamente uno psicopatico. Fa sul serio? è un esterno o uno dei ragazzi? E qual è il segreto che tormenta i ragazzi della BBK? 
Commentate saggiamente e colgo l'occasione per augurarvi un Buon Natale!
Tanti Auguri,
The_Lock

  
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