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Bip.
Bip. Bip
Che
suono fastidioso.
Dov’ero?
Tutto
era bianco. Come se attorno a me non ci fosse nulla.
E…non
c’ero neanche io.
Che
stava succedendo?
-Mel?
Quella
voce. La sua voce.
TOM!!
Provai
ad urlare ma nessun suono raggiunse le mie orecchie.
-Mel
tesoro non puoi morire! Svegliati cazzo svegliati! Sei la mia ragione
di vita
Mel, se tu non ci sei più io perché vivo?
Sei
crudele Melanie Mayer. Crudele!
Apri
questi occhi! Fammi perdere in quei due magnifici oceani azzurri.
Ti
prego. Sono settimane che sei qui!
Settimane?
Cos’era successo? Qui dove?
Ah….l’incidente!
Se c’era anche Tom però voleva dire che non ero morta! Ma
allora perché non lo
vedevo?
-Mel
i tuoi genitori sono disperati. Stanno perdendo la speranza. Tuo
fratello ti
lascia sempre disegnini accanto al letto. E’ in gamba. Sembra
più maturo dei
suoi 8 anni.
Devi
vivere! Devi svegliarti! Per lui! Per i tuoi genitori! Per me! Per
Bill, per
Gustav, per Georg, per Karin.
Giovanni?
Il mio piccolino. Era li per me. Era chissà dove insieme a Tom
con i miei
genitori, con Bill, Georg, Gustav, Karin!
-Amore
mio io ti amo…i dottori dicono che non ce la farai, ma io so che
sei forte! Lo
sei!
Allora
non era più arrabbiato con me…aveva capito tutto!
Oh
Tom! Avrei voluto abbracciarlo stringerlo baciarlo, ma quel dannato
bianco mi
avvolgeva. Dov’era il mio corpo?
Dovevo
farcela! Dovevo!
Chiusi
gli occhi. Anche se dubitavo che fossero mai stati aperti, a questo
punto. Solo
rifiutai quel bianco.
Sentii
l’aria di un ventilatore colpirmi il viso lateralmente.
Provai
a muovere la mano. C’era! Era stesa al mio fianco! Avevo il mio
corpo.
-Mel! Oh Mel!- Tom doveva essersi accorto
del mio
movimento perchè mi prese la mano tra le sue e me la
baciò.
-Dai!
Dai!
Provai
ad aprire gli occhi e le mie palpebre vibrarono.
-Vai
forte Mel! Ce la stai facendo! DOTTORE!
Qualcuno
arrivò di corsa dalla stanza accanto e mi poggiò qualcosa
sul petto.
Doveva
essere quell’aggeggio che usavano i dottori per misurare i battiti.
Mossi
l’altra mano.
-Si
sta riprendendo! E’ un miracolo!- la voce del vecchio dottore era
felice.
Tom
mi abbracciò ed io socchiusi gli occhi.
-Tom..-dalle
mie labbra non uscì che un sussurro.
Alzai
poco poco una mano e gliela poggiai sul capo, posato sul mio grembo.
Ero
di nuovo con lui.
-Ti
amo…- sussurrai ancora.
-Anch’io
amore, anch’io!- piangeva. Lui non piangeva mai.
-Piangi?
Tu…non devi piangere…- gli dissi con grande sforzo.
-Piango
da giorni ormai…che vuoi che sia adesso? Almeno sto piangendo di
gioia! Ma tu
devi stare zitta! Non ti devi agitare ok? Accuccia.
Ecco
il mio Tom.
Tom
uscii lanciandomi un bacio da lontano ed entrò la mia famiglia.
Riabbracciarli
dopo mesi fu una sensazione magnifica.
Mio
fratello! Piangeva come una fontana, come d’altronde anche i miei.
Senza
volerlo scoppiai anche io in lacrime. Strinsi forte Giovanni. Mi voltai
verso il
comodino e vidi un sacco di disegni impilati. Il primo raffigurava me e
lui per
mano su un giardino verde. Un altro che si intravedeva appena
raffigurava un
paesaggio simile, ma c’erano anche i miei genitori con noi e da
sotto il primo
foglio spuntavano dei piccoli tratti decisi e calcati di colore giallo
riuniti
sotto un cappellino ed intuii dovessero essere i rasta
di Tom.
-Quel
ragazzo, Tom, è il tuo fidanzato?- mi chiese innocentemente
Giovanni sorridendo
felice senza sciogliere l’abbraccio.
-Si…lo
è.
Lui
stava sullo stipite della porta e mi sorrideva.
I
miei genitori si voltarono e gli sorrisero. Probabilmente
avevano avuto modo di
parlare e di conoscersi in quei…
-Quanto
sono stata in coma?- chiesi piano piano cercando di tirarmi su.
-5
settimane Melly…- mi disse mia mamma.
Era
una donna forte ma in quel momento mi sembrò tanto tanto fragile.
Ero
di nuovo con le persone che amavo. Ero di nuovo felice.
Mi
ripresi in fretta. Le restanti tappe del tour furono annullate e Jost e
Carl ci
diedero qualche mese di riposo.
I
Tokio Hotel meno me me con Karin andarono a stare in albergo ed io mi
trasferii
momentaneamente con la mia famiglia nella casa al mare di Palermo.
I
ragazzi venivano ogni giorno a mangiare da noi ed eravamo come una
grande
famiglia.
Giovanni
adorava Gustav. Lo torturava dalla mattina alla sera e Gustav oltre a
provare
una sincera simpatia per mio fratello, ne approfittava per prendere una
certa
famigliarità con i bambini.
Karin
adesso era quasi al sesto mese.
La
pancia era evidentissima e lei la sfoggiava fieramente ovunque andasse.
I miei
genitori l’adoravano e la viziavano come fosse figlia loro. Ma
infondo per me
lei era come una sorella.
Karin
aveva avuto la sfortuna di perdere i suoi genitori da piccola ed ora
eravamo
noi la sua famiglia.
Quella
mattina non volevo assolutamente svegliarmi. Mi rotolavo tra le coperte
con
insofferenza e ripiombavo nel sonno ogni cinque minuti.
Ero
ancora in dormiveglia quando sentii bussare alla porta.
Sbuffai
sonoramente.
-Giovanni!!
E che cavolo! Voglio dormire!
La
porta si aprì piano e la testa di Tom fece capolino. Sorrideva
divertito.
-Non
sono Giovanni tesoro…calmina eh!- mi riprese scherzosamente
richiudendo la
porta e sedendosi vicino a me sul letto.
-Che
ci fai qui?- chiesi sorpresa sorridendogli dolcemente.
-Non
posso venire a far visita alla mia ragazza?
Sbuffai
divertita.
-Che
impressione sentirti dire “la mia ragazza”…che ne
è del sexgott?
Avvicinò
il suo volto al mio e mi baciò con dolcezza, ma non quella
dolcezza semplice
tipica dei baci. No. La dolcezza che Tom metteva quando mi baciava era
diversa.
Era qualcosa di magico e ineguagliabile, riuscivo a sentire tutto
l’amore che
provava per me.
Le
sue labbra morbide e calde mi svegliarono del tutto e lo attirai verso
di me
mettendogli una mano sulla nuca e strisciando sul letto ancora
più vicino a
lui.
-Hey!-
disse staccandosi con un’espressione dannatamente e
magnificamente maliziosa
stampata in volto.-Non riusciamo a controllarci stamattina eh?
-No…-
sussurrai contro le sue labbra riavvicinandolo a me. –Non ho
voglia di
controllarmi…ma tanto i miei non sono usciti?
-Si….proprio
quando sono arrivato…
-E
allora? Che cosa ti frena?- gli chiesi abbracciandogli il collo e
riprendendo a
baciarlo.
Sorrise
sghembo contro le mie labbra.
-Chi
ha detto che mi sto frenando?
Mi
accarezzò la schiena alzando un po’ la maglietta del mio
pigiama ad
orsacchiotti e scese a mordermi piano il collo.
Lo
adoravo con tutta me stessa.
Respiravo
pesantemente e lui con me.
Mi
sdraiai e lo trascinai con me in maniera che i nostri corpi aderissero.
Il
suo cellulare squillò.
-Mhm….-mugugnai
con il capo appoggiato alla sua spalla mentre lui continuava a posarmi
lievi
baci sul collo alternati a morsetti.
-Non
rispondo…- disse con voce tra lo scocciato e l’implorante.
-Devi…-lo
ripresi io.
-No,
non devo.
Continuava
nella sua occupazione e il cellulare intanto squillava.
Lo
presi e risposi io.
-Pronto?
-Tom
Kaulitz?
Era
una voce femminile.
Allontanai
Tom da me con uno strattone e lo guardai in animalesco.
-Sono
la sua ragazza…- risposi calcando il più possibile la
frase in modo che
arrivasse diretta e spedita al cervello di quella
gallina.
Tom
mi prese la mano e cominciò a posare piccoli baci lungo tutto il
mio braccio.
-Chi
è ?- scandì piano in maniera che capissi.
Io
mi avvicinai una mano al collo e imitai il gesto di un
taglio netto.
Mi
guardò confuso e un po’ spaventato.
-Sono
l’assistente di David Jost…-disse la donna
dall’altro capo del telefono...posso
parlare con il signor Kaulitz?
Adesso
si metteva pure con la segretaria di Jost?!
-Sono
Melanie Mayer signorina può dire a me…- la avvisai
specificando chi fossi.
-Oh
bene! Mi scusi non l’avevo riconosciuta…il signor Jost
voleva che vi avvisassi
che le vostre vacanza stanno giungendo al termine e che a Berlino
è richiesta
la vostra presenza per ricominciare le interviste e le
registrazioni…
-La ringrazio… vedremo di contattare David…arrivederci.- ero sollevata. Voleva solo avvisarci che dovevamo ricominciare a lavorare! Tom non m tradiva con lei.
THE END
Ringraziamenti:
E siamo alla fine! Le cose si sono appianate e gli imbrogli sbrogliati! Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa mia fanfiction, tutti coloro che hanno recensito e messo la storia tra i preferiti dandomi così fiducia...GRAZIE! Di cuore...
Credo che per una autrice finire una storia sia insieme una cosa terribile e una cosa bellissima. Mi spiego...terribile perchè comunque le storie che si scrivono entrano definitivamente nel cuore e nella mente di un autore ma bellissima perchè la soddisfazione di essere riuscita a finire qualcosa, di essere riuscita a completare un progetto in cui mi sono impegnata davvero tanto, mi gasa da morire!!Baci a tutti e ancora GRAZIE MILLE!!