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Autore: Prinzesschen    08/03/2009    3 recensioni
Era più di un’ora che stavo li seduta su quella dannata sedia! Avevo persino preso in considerazione che tutta quella storia potesse essere stata solo uno scherzo di pessimo gusto del mio manager. Ero agli inizi di quella che a detta di molti sarebbe stata una brillante carriera. Beh, c’era solo un piccolo e per nulla trascurabile particolare da prendere in considerazione: eravamo solo la mia chitarra ed io…coppia inscindibile, senza dubbio, ma ciò non toglieva che non si poteva diventare artisti famosi se non si avevano quantomeno soddisfacenti capacità canore e senza una band. Ero li, sola, in un paese a me sconosciuto e di cui conoscevo a malapena la lingua. Sola in Germania, l’unico posto in cui non avrei mai pensato di finire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fineeee

 

14

Bip. Bip. Bip

Che suono fastidioso.

Dov’ero?

Tutto era bianco. Come se attorno a me non ci fosse nulla.

E…non c’ero neanche io.

Che stava succedendo?

-Mel?

Quella voce. La sua voce.

TOM!!

Provai ad urlare ma nessun suono raggiunse le mie orecchie.

-Mel tesoro non puoi morire! Svegliati cazzo svegliati! Sei la mia ragione di vita Mel, se tu non ci sei più io perché vivo?

Sei crudele Melanie Mayer. Crudele!

Apri questi occhi! Fammi perdere in quei due magnifici oceani azzurri.

Ti prego. Sono settimane che sei qui!

Settimane? Cos’era successo? Qui dove?

Ah….l’incidente! Se c’era anche Tom però voleva dire che non ero morta! Ma allora perché non lo vedevo?

-Mel i tuoi genitori sono disperati. Stanno perdendo la speranza. Tuo fratello ti lascia sempre disegnini accanto al letto. E’ in gamba. Sembra più maturo dei suoi 8 anni.

Devi vivere! Devi svegliarti! Per lui! Per i tuoi genitori! Per me! Per Bill, per Gustav, per Georg, per Karin.

Giovanni? Il mio piccolino. Era li per me. Era chissà dove insieme a Tom con i miei genitori, con Bill, Georg, Gustav, Karin!

-Amore mio io ti amo…i dottori dicono che non ce la farai, ma io so che sei forte! Lo sei!

Allora non era più arrabbiato con me…aveva capito tutto!

Oh Tom! Avrei voluto abbracciarlo stringerlo baciarlo, ma quel dannato bianco mi avvolgeva. Dov’era il mio corpo?

Dovevo farcela! Dovevo!

Chiusi gli occhi. Anche se dubitavo che fossero mai stati aperti, a questo punto. Solo rifiutai quel bianco.

Sentii l’aria di un ventilatore colpirmi il viso lateralmente.

Provai a muovere la mano. C’era! Era stesa al mio fianco! Avevo il mio corpo.

-Mel! Oh Mel!- Tom doveva essersi accorto del mio movimento perchè mi prese la mano tra le sue e me la baciò.

-Dai! Dai!

Provai ad aprire gli occhi e le mie palpebre vibrarono.

-Vai forte Mel! Ce la stai facendo! DOTTORE!

Qualcuno arrivò di corsa dalla stanza accanto e mi poggiò qualcosa sul petto.

Doveva essere quell’aggeggio che usavano i dottori per misurare i battiti.

Mossi l’altra mano.

-Si sta riprendendo! E’ un miracolo!- la voce del vecchio dottore era felice.

Tom mi abbracciò ed io socchiusi gli occhi.

-Tom..-dalle mie labbra non uscì che un sussurro.

 

Alzai poco poco una mano e gliela poggiai sul capo, posato sul mio grembo.

Ero di nuovo con lui.

-Ti amo…- sussurrai ancora.

-Anch’io amore, anch’io!- piangeva. Lui non piangeva mai.

-Piangi? Tu…non devi piangere…- gli dissi con grande sforzo.

-Piango da giorni ormai…che vuoi che sia adesso? Almeno sto piangendo di gioia! Ma tu devi stare zitta! Non ti devi agitare ok? Accuccia.

Ecco il mio Tom.

Tom uscii lanciandomi un bacio da lontano ed entrò la mia famiglia. Riabbracciarli dopo mesi fu una sensazione magnifica.

Mio fratello! Piangeva come una fontana, come d’altronde anche i miei.

Senza volerlo scoppiai anche io in lacrime. Strinsi forte Giovanni. Mi voltai verso il comodino e vidi un sacco di disegni impilati. Il primo raffigurava me e lui per mano su un giardino verde. Un altro che si intravedeva appena raffigurava un paesaggio simile, ma c’erano anche i miei genitori con noi e da sotto il primo foglio spuntavano dei piccoli tratti decisi e calcati di colore giallo riuniti sotto un cappellino ed intuii dovessero essere i  rasta di Tom.

-Quel ragazzo, Tom, è il tuo fidanzato?- mi chiese innocentemente Giovanni sorridendo felice senza sciogliere l’abbraccio.

-Si…lo è.

Lui stava sullo stipite della porta e mi sorrideva.

I miei genitori si voltarono e gli sorrisero. Probabilmente avevano avuto modo di parlare e di conoscersi in quei…

-Quanto sono stata in coma?- chiesi piano piano cercando di tirarmi su.

-5 settimane Melly…- mi disse mia mamma.

Era una donna forte ma in quel momento mi sembrò tanto tanto fragile.

Ero di nuovo con le persone che amavo. Ero di nuovo felice.

 

 

Mi ripresi in fretta. Le restanti tappe del tour furono annullate e Jost e Carl ci diedero qualche mese di riposo.

I Tokio Hotel meno me me con Karin andarono a stare in albergo ed io mi trasferii momentaneamente con la mia famiglia nella casa al mare di Palermo.

I ragazzi venivano ogni giorno a mangiare da noi ed eravamo come una grande famiglia.

Giovanni adorava Gustav. Lo torturava dalla mattina alla sera e Gustav oltre a provare una sincera simpatia per mio fratello, ne approfittava per prendere una certa famigliarità con i bambini.

Karin adesso era quasi al sesto mese.

La pancia era evidentissima e lei la sfoggiava fieramente ovunque andasse. I miei genitori l’adoravano e la viziavano come fosse figlia loro. Ma infondo per me lei era come una sorella.

Karin aveva avuto la sfortuna di perdere i suoi genitori da piccola ed ora eravamo noi la sua famiglia.

 

 

Quella mattina non volevo assolutamente svegliarmi. Mi rotolavo tra le coperte con insofferenza e ripiombavo nel sonno ogni cinque minuti.

Ero ancora in dormiveglia quando sentii bussare alla porta.

Sbuffai sonoramente.

-Giovanni!! E che cavolo! Voglio dormire!

La porta si aprì piano e la testa di Tom fece capolino. Sorrideva divertito.

-Non sono Giovanni tesoro…calmina eh!- mi riprese scherzosamente richiudendo la porta e sedendosi vicino a me sul letto.

-Che ci fai qui?- chiesi sorpresa sorridendogli dolcemente.

-Non posso venire a far visita alla mia ragazza?

Sbuffai divertita.

-Che impressione sentirti dire “la mia ragazza”…che ne è del sexgott?

Avvicinò il suo volto al mio e mi baciò con dolcezza, ma non quella dolcezza semplice tipica dei baci. No. La dolcezza che Tom metteva quando mi baciava era diversa. Era qualcosa di magico e ineguagliabile, riuscivo a sentire tutto l’amore che provava per me.

Le sue labbra morbide e calde mi svegliarono del tutto e lo attirai verso di me mettendogli una mano sulla nuca e strisciando sul letto ancora più vicino a lui.

-Hey!- disse staccandosi con un’espressione dannatamente e magnificamente maliziosa stampata in volto.-Non riusciamo a controllarci stamattina eh?

-No…- sussurrai contro le sue labbra riavvicinandolo a me. –Non ho voglia di controllarmi…ma tanto i miei non sono usciti?

-Si….proprio quando sono arrivato…

-E allora? Che cosa ti frena?- gli chiesi abbracciandogli il collo e riprendendo a baciarlo.

Sorrise sghembo contro le mie labbra.

-Chi ha detto che mi sto frenando?

Mi accarezzò la schiena alzando un po’ la maglietta del mio pigiama ad orsacchiotti e scese a mordermi piano il collo.

Lo adoravo con tutta me stessa.

Respiravo pesantemente e lui con me.

Mi sdraiai e lo trascinai con me in maniera che i nostri corpi aderissero.

Il suo cellulare squillò.

-Mhm….-mugugnai con il capo appoggiato alla sua spalla mentre lui continuava a posarmi lievi baci sul collo alternati a morsetti.

-Non rispondo…- disse con voce tra lo scocciato e l’implorante.

-Devi…-lo ripresi io.

-No, non devo.

Continuava nella sua occupazione e il cellulare intanto squillava.

Lo presi e risposi io.

-Pronto?

-Tom Kaulitz?

Era una voce femminile.

Allontanai Tom da me con uno strattone e lo guardai in animalesco.

-Sono la sua ragazza…- risposi calcando il più possibile la frase in modo che arrivasse diretta e spedita al cervello di quella gallina.

Tom mi prese la mano e cominciò a posare piccoli baci lungo tutto il mio braccio.

-Chi è ?- scandì piano in maniera che capissi.

Io mi avvicinai una mano al collo e imitai il gesto di un taglio netto.

Mi guardò confuso e un po’ spaventato.

-Sono l’assistente di David Jost…-disse la donna dall’altro capo del telefono...posso parlare con il signor Kaulitz?

Adesso si metteva pure con la segretaria di Jost?!

-Sono Melanie Mayer signorina può dire a me…- la avvisai specificando chi fossi.

-Oh bene! Mi scusi non l’avevo riconosciuta…il signor Jost voleva che vi avvisassi che le vostre vacanza stanno giungendo al termine e che a Berlino è richiesta la vostra presenza per ricominciare le interviste e le registrazioni…

-La ringrazio… vedremo di contattare David…arrivederci.- ero sollevata. Voleva solo avvisarci che dovevamo ricominciare a lavorare! Tom non m tradiva con lei.

THE END

Ringraziamenti:

E siamo alla fine! Le cose si sono appianate e gli imbrogli sbrogliati! Voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa mia fanfiction, tutti coloro che hanno recensito e messo la storia tra i preferiti dandomi così fiducia...GRAZIE! Di cuore...

Credo che per una autrice finire una storia sia insieme una cosa terribile e una cosa bellissima. Mi spiego...terribile perchè comunque le storie che si scrivono entrano definitivamente nel cuore e nella mente di un autore ma bellissima perchè la soddisfazione di essere riuscita a finire qualcosa, di essere riuscita a completare un progetto in cui mi sono impegnata davvero tanto, mi  gasa da morire!!
Baci a tutti e ancora GRAZIE MILLE!!
  
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