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Autore: Fede Seminara    24/12/2015    2 recensioni
Dean Winchester, un uomo forte, coraggioso, disposto a tutto per colui che amava più di qualsiasi altra cosa. lui, quell'uomo che non avrebbe mai abbandonato a costo di perdere tutto. Lui, il compagno di una vita ha deciso di andar via, di scappare dalla sua vita per averne un'altra. Sam non c'è più e Dean si sente a pezzi. dentro si sé porta un vuoto che non riesce più a riempire, nonostante l'amore di qualcuno pronto a salvarlo dal precipizio in cui stava cadendo. Sam era tutto ciò che contava, era suo fratello e il suo compito era quello di proteggerlo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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- CAPITOLO 14 –





Con mio grande stupore aprii gli occhi e lessi sul mio orologio che erano le dodici e venti del mattino. Il mio stomaco iniziò a brontolare e decisi di accontentarlo.
Prima di uscire di casa mi feci una doccia al volo, mi vestii e mi avviai verso la mia macchina.
Quando uscii dalla stanza notai che il cielo era perfettamente limpido. Il sole splendeva alto nel cielo, ma i suoi deboli raggi non riuscivano minimamente a scaldarmi. Il vento gelido di Dicembre sovrastava ogni cosa.
Dopo circa venti minuti di viaggio in auto raggiunsi una paninoteca al centro della città. Avevo una gran fame e non vedevo l’ora di addentare un bellissimo hamburger ripieno.
Con un abile manovra degna di un applauso, parcheggiai la mia piccola e mi diressi all’interno del locale. Non appena entrai, un odorino invitante invase le mie narici mandando in estasi tutto il mio corpo. Amavo troppo il cibo e mangiare mi metteva sempre di buon umore.
All’improvviso, mentre aspettavo il mio turno per ordinare, notai dietro al bancone una serie di addobbi natalizi. Rimasi sorpreso del fatto che mi fossi scordato che fra pochi giorni si sarebbe festeggiato il natale.
Arrivò finalmente il mio turno, ma non me ne resi conto. Continuai a fissare con aria nostalgica un piccolo alberello abbellito con tante palline colorate. Sospirai, mentre il ragazzo dietro al bancone mi fissò con aria divertita.
-Hey amico, non hai mai visto un albero di natale?- mi domandò in tono canzonatorio. Alzai lo sguardo e lo fissai distrattamente.
-Insomma, vuole ordinare o no? Sta creando la fila!- continuò irritato.
Per un secondo mi guardai intorno notando delle persone che attendevano sbuffando il proprio turno, così mi affrettai ad ordinare una bottiglia di birra e due mega hamburger.
-Può accomodarsi, glielo portiamo al tavolo noi!- esclamò il ragazzo senza neppure guardarmi.
Mi avviai verso un tavolo vuoto e iniziai a pensare. Ero stato talmente preso per la questione di Sam che avevo completamente dimenticato che stavo per passare il mio primo natale senza di lui. Chissà cosa avrei fatto e soprattutto come mi sarei sentito. Nessuno dovrebbe mai passare le feste natalizie da solo, anche se in fondo non ci credevo poi così tanto. Quando eravamo piccoli io e Sam festeggiavamo sempre da soli, nostro padre era sempre fuori a caccia. La notte ci faceva trovare un piccolo regalo sotto un misero albero e in un modo o nell’altro, nella sua semplicità riusciva a farci sentire tutto il suo calore anche a miglia di distanza. Mio padre credeva in me e sapeva che Sammy sarebbe stato al sicuro al mio fianco. Diceva che anche se non ero abbastanza grande, ero già un uomo e mi sentivo orgoglioso di esserlo. Ora però non avevo più nulla per cui essere soddisfatto e mi sembrava di vivere la mia vita senza un senso. Certe volte ci si sente inutili e soprattutto persi. Io mi sentivo così e ne avevo terribilmente paura. Mai in vita mia mi ero ritrovato in questa situazione, senza assolutamente sapere cosa fare. Ad un tratto una giovane ragazza mi poggiò sul tavolo il vassoio con la mia ordinazione. Quando alzai il capo le sorrisi lievemente e la vidi arrossire e fuggire via. La giovane avrà avuto si e no diciotto anni, sicuramente aveva iniziato da poco a lavorare lì ed era molto impacciata. Mentre lei non osava guardarmi, io la scrutai da capo a piedi cercando di tirar fuori le mie emozioni. Era molto carina anche se troppo piccolina. Aveva lunghi capelli biondi fino all’altezza del sedere, occhi scuri e un fisico perfetto. Continuai a fissarla sperando in meglio, ma non suscitò in me nessuna reazione. Era davvero molto bella, ma non riuscii a provare nulla. Non si trattava solo di un momento di confusione per me, qualcosa non andava. Come era possibile che dopo una vita passata ad andare a letto con le ragazze avessi improvvisamente cambiato sfonda?.
Mentre guardai la ragazza presi a pensare a Castiel e a quanto mi avesse fatto sentire vivo. Improvvisamente desiderai alla follia la sua pelle, sentirla a contatto con la mia, così calda e profumata. Avrei abbracciato il suo petto per l’eternità se soltanto fosse possibile, ma non lo era. Castiel era così bello, limpido e delicato. Profumava di buono pur non avendo nessun profumo addosso. I suoi occhi erano belli come l’universo e non mi sarei mai stancato di guardarli. Mai nella mia vita avevo incontrato qualcuno che avesse la capacità di togliermi il fiato come sapeva fare lui. Non serviva che mi dicesse qualcosa, ma soltanto guardandomi riusciva a mandarmi in estasi. Era così puro e dannatamente proibito e forse fu proprio quello che mi spingeva a desiderarlo. Il classico “bello e dannato”, solo che lui era una creatura dei cieli ed era fatto di luce.
La mia mente era incasinata, nonostante continuassi a desiderarlo ardentemente, l’altra parte di me aveva ancora paura.
Dentro di me sentivo di amarlo e desideravo averlo accanto, accarezzarlo e sentirlo vivere dentro di me. Volevo che quelle sue calde labbra sfiorassero il mio corpo e che non si staccassero mai. Desideravo avere Castiel per sempre al mio fianco. Lui stesso aveva detto “ per sempre” ed io, come uno stupido volevo crederci davvero. Sperare e illudermi, proprio come fa un cane abbandonato a sé stesso che crede ancora disperatamente che il suo amato padrone venga a riprenderlo, ma sa che non lo farà mai. Comunque continuerà ad aspettarlo, perché nonostante tutto lo ama e l’amore rende schiava anche l’anima più pura. Anch’io, proprio come un cane sarei stato disposto ad aspettarlo e a raggiungerlo in capo al mondo.
Chissà cos’ero io ai suoi occhi, se una specie di giocattolo erotico oppure un qualcosa che avesse importanza.
Ricordai il giorno nella stanza del Motel, quando con furia provai a respingerlo, Castiel mi disse : “ Perché ho capito che mi importa di te”. Forse anche lui mi amava davvero, solo che aveva paura di Dio e del suo parere. Ma se come diceva sempre lui e gli altri stupidi angeli, che Dio fosse amore e pace, allora perché non avrebbe dovuto accettare? Quando si parla di amore non si spiega se verso lo stesso sesso, se verso il sesso opposto oppure nei confronti di un animale. L’amore è ovunque ci si senta a casa. Nessun rifugio mai sarà bello quanto il cuore della persona che si ama. Lì si è al sicuro, caldi e soprattutto felici. È quello il posto in cui sarei voluto vivere per sempre, nel cuore di quell’angelo bellissimo e sentirmi cullato dal suo amore.
Mi ritrovai a pensare a tutte quelle volte in cui lo avevo respinto e trattato male. Gli avevo urlato contro, lo avevo insultato e soprattutto trattato come se fosse uno straccio da buttar via, ma nonostante ciò lui era rimasto al mio fianco. Ora però si stava distaccando ed io iniziai a sentire il suo allontanamento come un qualcosa di devastante. Avevo capito che senza di lui non potevo resistere, ma spesso ci si rende conto dell’importanza che hanno alcune persone solamente quando le perdi. Fino a quel momento però credi che resteranno per sempre con te, ma un fiore se non viene annaffiato tutti i giorni, muore. Ed è così che stava accadendo, avevo dato per scontata la presenza di Castiel fino a quando non sentii che stava per andarsene.
Spesso ho sentito paragonare la vita di un uomo ad un viaggio in treno. Ogni percorso ha le proprie fermate, nella quale saliranno molte persone. Il treno della vita farà molte tappe, dove spesso molta gente deciderà di scendere. Si rimane soli, fino a quando saliranno quelle persone speciali che ci accompagneranno fino alla fine del viaggio. Nel tragitto della mia vita, desideravo Castiel e non volevo lasciarlo scendere, non poteva. Io avevo bisogno di lui perché aveva rubato il mio cuore e tutti sanno bene che un uomo non può vivere senza il proprio cuore. lo aveva strappato via con forza dal mio petto, lasciandomi senza respiro e costringendomi alla resa. Dio quanto lo amavo! Avrei dato tutto per lui pur di averlo accanto.
Ad un tratto, a forza di pensare mi ritrovai a masticare anche un pezzo di carta che avvolgeva il panino. Ero distratto e il panino era finito da un pezzo. Sputai quello schifo e mi guardai intorno sperando che nessuno mi avesse visto, ma con mia grande sfortuna notai che la giovanissima cameriera mi stava guardando ridacchiando. Le sorrisi imbarazzato, poiché non solo avevo fatto la figura dello stupido, ma anche perché i pezzi di carta masticati li avevo lasciati cadere a terra. Vidi la giovane avvicinarsi intimorita. -Mi dispiace, io non volevo … è stato un errore, insomma … ero sovrappensiero!- dissi cercando di giustificarmi.
-Non si preoccupi!- Rispose piegandosi per raccogliere la carta. Nel piegarsi la ragazzina si mise in una posizione provocante, non saprei dire se lo avesse fatto apposta o semplicemente non se ne stava rendendo conto. Se fosse accaduto in un tempo precedente, probabilmente ci avrei provato spudoratamente, ma ora il mio cuore apparteneva ad un altro. -Desidera qualcos’altro ?- mi disse sorridendo.
-No, grazie!- risposi. Lei annuii e tornò dietro al bancone.
Quando stavo per andarmene, improvvisamente una figura alta di un uomo mi piombò davanti. Indietreggiai di colpo dalla sorpresa e notai con stupore che era Gabriele.
-Dean!- esclamò sorridendo.
-Vedo che tutti voi avete il vizio di farmi prendere colpi eh!?!- esclamai ironico.
-Devi venire con noi!-disse afferrandomi per un braccio.
-Noi chi!?!- domandai, ma dopo pochi secondi mi ritrovai catapultato in un altro posto. Sorpreso mi guardai intorno e vidi solo alberi.
-Dove siamo Gabriele!?!- domandai preoccupato.
-Tranquillo Dean!- rispose.
-Tranquillo un accidenti!! Dimmi dove siamo!-
Ad un tratto dietro di lui comparvero anche Castiel e Balthazar. Cas stranamente non osò guardarmi in faccia e questo mi fece soffrire molto. -Castiel … - lo chiamai sentendo un nodo serrarmi la gola. L’angelo mi guardò di sfuggita, poi tornò a fissare Balthazar, quasi come se gli stesse comunicando qualcosa con lo sguardo.
-Immagino che Gabriele sia stato molto svelto nel darti spiegazioni, non è vero?- disse Balthazar avvicinandosi a me.
-Beh … veramente non me ne ha date proprio!- dissi irritato.
L’angelo sorrise e guardò il suo amico come se volesse prendermi in giro.
Gabriele scoppiò a ridere e si avvicinò a Castiel con aria divertita. Fissai Cas con tristezza, ma vidi che lui non alzò neppure per un secondo lo sguardo su di me.
-Stiamo in guerra Dean, ufficialmente e tu farai parte del nostro esercito. Inizialmente qualcuno si è opposto al fatto di farti combattere, in fondo un umano non ha i poteri giusti per affrontare una simile incombenza, ma è vero anche che stiamo parlando di Dean Winchester. Sei stato richiesto ai piani alti e credo che tu possa esserci utile!- disse fissandomi negli occhi.
-Puoi scommetterci entrambe le ali che vi sarò utile e anche se non me l’aveste chiesto, avrei partecipato comunque. Si tratta di Sam, è compito mio proteggerlo!- risposi.
-Fino a un certo punto Dean!- intervenne Gabriele.
-Non è una guerra qualsiasi, qui è in ballo la supremazia assoluta e non possiamo permetterci di fallire. Se perdessimo, l’Inferno e le creature demoniache prenderebbero il sopravvento e per la Terra sarebbe la fine. Sono demoni talmente forti che neppure il coltello di Sam potrebbe scalfirli!-
-E allora cosa farò!?!- domandai preoccupato. Baltahzar si voltò verso Castiel e gli fece cenno di avvicinarsi. L’angelo obbedì al suo amico e gli porse un sacco, poi per la prima volta da quando era lì posò gli occhi su di me, ma non mi sorrise. Mi guardò tristemente e in quel momento capii che colui che si era opposto di farmi combattere era stato proprio lui. -Questo è un dono da parte del cielo Dean!- disse porgendomi il sacco. Con curiosità mi sbrigai ad aprirlo ed estrassi da dentro una piccola collana con un pendente color del mare. Guardai il dono con curiosità, ansioso di capire a cosa servisse.
-All’interno di questo ciondolo vi è racchiusa una parte di grazia di tutti gli angeli del paradiso. È un talismano molto potente e quando lo indosserai nessun demone potrà ucciderti. È una specie di corazza che ti terrà al sicuro, ne avrai bisogno!- disse sorridendomi.
Guardai ancora una volta il ciondolo incredulo, poi lo indossai. Quando l’oggetto fece contatto con la mia pelle, un lampo improvviso di luce mi assalii, poi tornò tutto normale.
-Non levartelo mai di dosso Dean, qualunque cosa accada!- esclamò Gabriele guardandomi con improvvisa serietà.
-No, no lo toglierò!- risposi.
Ad un tratto vidi Castiel voltarsi e scomparire nel nulla, poi anche Gabriele fece la stessa cosa. In mezzo al nulla rimanemmo solo io e Balthazar.
-Cosa gli è preso ai tuoi amichetti!?!- domandai ironico.
-Gabriele è il solito spaccone, Castiel invece è preoccupato, come del resto dovremmo essere tutti noi!- rispose sorridendomi lievemente.
-Preoccupato per la guerra?- domandai stupidamente. In realtà sperai che la risposta fosse diversa da quella che credevo ovvia.
-Anche … è preoccupato per te Dean. Ha paura che possa accaderti qualcosa!- disse improvvisamente.
-Non sembrava così preoccupato! E poi non dovrebbe esserlo, sa quanto a me stia a cuore questa faccenda! Ah e tanto per intenderci sto dalla vostra parte solo perché voglio salvare mio fratello!- risposi.
-Dean Winchester, ti siamo molto grati per tutto quello che hai fatto e stai facendo per noi ed è proprio per questo che Dio ci ha ordinato di regalarti parte della nostra grazia! Con quel ciondolo addosso è come se fossi uno di noi, solo senza ali!-
-Cioè sarei un angelo!?!- esclamai sorpreso.
-Una specie. Non puoi essere ucciso da nessun tipo di lama. Non sei un vero e proprio angelo, per cui nessuna arma magica o meno può toccarti. Sei immune ad ogni genere di attacco, ma se perdi il ciondolo tornerai ad essere vulnerabile. Cerca di stare attento Dean, Dio è stato molto chiaro!- continuò.
-Perché Dio vorrebbe aiutarmi!?!- domandai.
-Alcune domande non hanno risposta!- disse sorridendo, dopodiché mi prese per un braccio e mi teletrasportò nuovamente al locale dove ero prima, poi di lui persi ogni traccia.
-Pff … angeli!- esclamai tra me e me.
Guardai nuovamente il pendente e vidi all’interno di esse un movimento circolare impressionante. L’energia angelica si muoveva ad un ritmo lento e controllato, mentre l’azzurro accesso della grazia brillava attraverso il vetro. Era meraviglioso, tanto che mi incantai a fissarlo. Quando lasciai nuovamente il ciondolo cadere sulla mia pelle, provai un senso di bruciore assurdo, quasi come se il vetro fosse diventato di colpo incandescente, ma non osai levarmelo di dosso. Il bruciore divenne insopportabile e mi lasciai sfuggire un grido. Quando spostai nuovamente il ciondolo vidi che marchiate sulla mia pelle c’erano due paia di ali. Rimasi impressionato da quello che era appena successo, ma ancora una volta decisi di non levarlo dal mio petto. Mi fidavo di Castiel e nonostante il suo folle comportamento non avrei mai creduto che quel ciondolo potesse essere pericoloso. Il mio angelo non mi avrebbe mai potuto fare del male, dovevo soltanto avere fede.
   
 
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