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Autore: sasaneki    24/12/2015    5 recensioni
Eppure, da due anni a quella parte, doveva ammettere che il periodo natalizio non era poi così vuoto e smorto. E il merito era di un certo biondino che, al contrario suo, adorava il Natale come un bambino.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E BUONA VIGILIA, GENTE!
Dato che siamo in pieno periodo natalizio, ho pensato bene di scrivere qualcosa a tema con protagonisti questi due esserini. Avevo in mente fin da subito qualcosa di molto fluff, quindi vi avverto che c'è il rischio di diventare diabetici una volta giunti alla fine di questa minuscola oneshot. Ma se ve la sentite lo stesso, ben venga. Chi sono io per fermarvi.
Era da tanto che non scrivevo qualcosa di dolce su di loro. Anche se questa storia non è il massimo, spero che possiate comunque apprezzarla.~
Buone feste, amiki!


Disclaimer: One Piece © Eiichiro Oda
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Warmth


 
Roronoa Zoro non era mai stato un tipo tradizionalista. Per lo meno, non lo era più da un bel po’ di tempo.
Non che detestasse le ricorrenze e le festività, semplicemente gli erano del tutto indifferenti. In particolar modo il Natale.
Nemmeno si ricordava più la sensazione piacevole di avvertire sulla pelle e nel cuore lo spirito e l’euforia natalizia. Da quando aveva raggiunto un’età sufficientemente matura, non era più stato in grado di percepire quell’atmosfera. E un po’ se ne rammaricava perché, dopotutto, nel profondo dell’anima sentiva di aver perduto irrimediabilmente qualcosa, ed era consapevole che, difficilmente, sarebbe stato in grado di riottenerla.
Eppure, da due anni a quella parte, doveva ammettere che il periodo natalizio non era poi così vuoto e smorto. E il merito era di un certo biondino che, al contrario suo, adorava il Natale come un bambino.
Anche se, in ogni caso, Zoro continuava a detestare l’inverno, le vie gremite di gente intenta a raccattare regali e il freddo pungente. Ma, soprattutto, detestava farsi trascinare fuori di casa da Sanji, per passeggiare lungo le vie vivacemente illuminate della città e accompagnarlo a fare la spesa per il cenone di Natale o aiutarlo a comprare i regali per la loro compagnia scapestrata. Non che i loro amici fossero persone con grandi pretese, intendiamoci. A Rufy bastava regalare una buona quantità di cibo – che ovviamente spettava al biondo cucinare – e a Chopper una scorta di zucchero filato per renderli dannatamente felici e soddisfatti. Per quanto riguardava Robin e Franky, qualche bel soprammobile per arredare il loro nuovo appartamento, ad Usopp qualche cianfrusaglia assurda, a Brook qualche oggetto per scacciare spiriti e fantasmi vari e a Nami… beh, lei era sempre maledettamente e fastidiosamente difficile sui regali.
Nonostante Zoro odiasse accompagnare Sanji in giro, non riusciva mai a dirgli di no. Colpa della furbizia e dei subdoli ricatti con cui il biondo lo incastrava.
«Se non mi aiuti puoi scordarti il mio culo per i prossimi mesi».
Insomma, il verde non poteva certo rifiutarsi. Diamine, quale persona sana di mente avrebbe mai potuto resistere a quel culo sodo e perfetto che si ritrovava Sanji?
«Torciglio, sei veramente uno stronzo».
Per questo motivo, in quel momento, Zoro se ne stava in piedi, con le mani nelle tasche del suo cappotto, le spalle tremolanti per il freddo pungente e mezzo volto coperto da una sciarpa di lana verde, dinnanzi alla vetrina di un negozio, ad aspettare che Sanji finisse di ammirare ogni singolo prodotto.
Borbottò qualcosa fra sé e sé, presumibilmente qualche imprecazione e insulto rivolto al suo adorabile fidanzato. Probabilmente fu solo un caso, ma quando Zoro digrignò chiaramente «Cuoco di merda, muoviti», Sanji sbucò fuori da quel negozietto, chiaramente senza aver comprato nulla.
«Mi hai fatto aspettare al freddo un quarto d’ora e non hai comprato niente?» chiese il verde, aggrottando la fronte.
«Oh, povero Marimo. Ti si è gelato il culo, per caso?» lo schernì, nonostante avesse colto l’espressione visibilmente incazzosa e irritata del suo ragazzo.
Zoro, dal canto suo, alzò lo sguardo al cielo mentre inspirò profondamente per evitare di cacciare qualche insulto troppo pesante.
«Hai la minima idea del freddo che faccia a stare fermi ad aspettare che un idiota osservi ogni singolo prodotto presente in un negozio? E senza comprare nulla.» domandò retorico, preoccupandosi di marcare l’attenzione sull’ultima parola.
«Se era un problema di temperatura, potevi benissimo fare una corsetta, Marimo».
Il verde digrignò i denti.
«Io avrei un’idea migliore per riscaldarmi. E non so quanto tu possa trovarla piacevole» ribatté minaccioso, se pur con una punta di malizia. Ma Sanji, ovviamente, non si fece intimorire minimamente. Anzi, la proposta lo allettava parecchio.
Gli si avvicinò famelico, con fare sensuale, posando le mani sui fianchi spessi di Zoro, fasciati dal cappotto, per poi sfiorare le sue labbra con le proprie.
«Proposta allettante» sussurrò rocamente, assottigliando lo sguardo.
Zoro percepì un brivido lungo la spina dorsale. E non certo per il freddo pungente. Anzi, quello sembrava esserselo totalmente dimenticato.
Sorrise sghembo, per poi congiungere le proprie labbra a quelle del cuoco. Ma qualcosa andò storto.
«Ma prima… i regali» aggiunse il biondo, scostandosi un’istante prima che l’altro potesse stampargli un bacio sulla bocca.
«Diamine se sei stronzo!» sputò il verde imbronciato e deluso.
Ma Sanji non badò più di tanto all’insulto ricevuto e sorpassò il verde per poi afferrargli una mano e trascinarselo dietro. E, inspiegabilmente, Zoro lo seguì senza troppe cerimonie e senza proferire alcuna parola. Ed era inutile che si ostinasse a fare il duro, perché Sanji sapeva sempre come smorzare quel lato un po’ burbero e scontroso.
Nemmeno si accorse che le proprie guance si imporporarono impercettibilmente di rosso, mentre la mano che stringeva Sanji sembrava essersi riscaldata in un attimo, più di quanto non avesse fatto rimanendo nella tasca della giacca per una decina di minuti. Non protestò nemmeno quando il biondo intrecciò le dita sottili con le proprie, facendo ben aderire i loro palmi. Semplicemente si beò di quel calore immenso, senza preoccuparsi del leggero imbarazzo che lo avvolse.
Diamine, dopotutto erano pur sempre nel bel mezzo delle vie della città, sotto migliaia di luci e occhi curiosi. E Zoro non era certo il tipo da abbandonarsi a smancerie e cose da fidanzatini in pubblico, ma per quella volta poteva anche concedersi uno strappo alla regola.
Sanji si voltò a guardarlo un istante, per poi sorridere appena.
«Ma guarda, sei diventato rosso».
Zoro doveva ancora capire come cazzo facesse quel cuoco a passare dall’essere un individuo gentile e romantico – anche se il termine gli faceva leggermente ribrezzo – ad essere l’uomo più stronzo e irritante di tutto il cosmo.
«È il freddo» borbottò, leggermente imbarazzato e irritato, distogliendo repentinamente lo sguardo per non far trapelare più di quanto Sanji non avesse già compreso.
Diamine, quanto era irritante quel cuoco. Gli bastava uno sguardo per leggergli dentro. E la cosa lo infastidiva.
«Oh, il freddo. Mica sei arrossito per l’imbarazzo!»
«Certo che no, torciglio» sbottò.
«Scherzi?! Un tipo come te che ammette di essere imbarazzato… non sia mai!» lo schernì, rivolgendogli un sorriso sinceramente divertito, per poi dargli le spalle e tornare a percorrere le vie della città, senza mai mollare la sua mano.
Il verde digrignò i denti, consapevole del fatto che Sanji avesse pienamente colto nel segno, di nuovo. Ma una scossa gli attraversò il cuore quando lo vide sorridere di gusto. E doveva ammettere a se stesso che, per quanto odiasse il fatto che il cuoco si divertisse a prenderlo per il culo, vederlo ridere di gusto era qualcosa che lo appagava in una maniera indescrivibile.
Arrestò improvvisamente i propri passi, costringendo il biondo a indietreggiare.
«E ora che succed—»
Non fece in tempo a terminare quella domanda, perché due labbra morbide e calde glielo impedirono, stampandosi dolcemente sulle proprie. E Zoro le assaporò lentamente, avvertendo quel leggero retrogusto acre e pungente del fumo. Schiusero le loro bocche, lasciando che le proprie lingue si cercassero per poi accarezzarsi sinuosamente a vicenda.
Dopotutto, il verde doveva ammettere che non era poi così male come credeva passeggiare per il centro della città, sotto il periodo natalizio. E la presenza di un certo cuoco bastava a ridargli quel calore e quell’atmosfera tipici di quelle feste, e a farlo sentire a casa in qualsiasi luogo si trovasse.
Nemmeno si accorsero che i primi fiocchi di neve iniziarono a posarsi silenziosi e indisturbati sul marciapiede, sui loro capelli e sui loro volti, sciogliendosi in un battito di ciglia in minuscole e gelide gocce d’acqua. E non si curarono neanche del freddo che aleggiava attorno a loro, perché le loro mani erano ancora saldamente intrecciate l’una all’altra, per poi stringersi involontariamente. E a entrambi bastava quello per riscaldare le loro anime.

 
   
 
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