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Autore: katyjolinar    25/12/2015    1 recensioni
Seguito di "Il veleno del Pungolo Orrendo". Moccicoso ha 5 anni, ora, e vive una vita normale, esattamente come i suoi coetanei. Questa è la storia di come crescerà e diventerà un uomo, seguito e amato dai suoi vecchi amici e dalla sua famiglia, senza mai dimenticare le tradizioni vichinghe.
Genere: Fantasy, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Moccicoso, Testa Bruta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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I giorni seguenti i preparativi continuarono.
Nonostante avesse accettato l'idea di sposarsi, Astrid restava sempre particolarmente ostile con tutti, soprattutto con il fidanzato. Hiccup sopportava in silenzio quando poteva, ma reagiva ogni volta che lei superava il limite, sedando ogni tentativo di rivolta.
Tutto il paese si stava dando da fare, e il pomeriggio del giovedì era già tutto pronto, così che poterono tutti riposarsi, prima della grande festa del giorno dopo.
Hiccup e Astrid avevano passato la mattina in balia del nonno, che voleva far loro provare i vestiti che avrebbero usato il giorno successivo, per controllare che non ci fossero modifiche dell'ultimo minuto, ma al pomeriggio poterono farsi un giro, allontanandosi dal casino e, come aveva suggerito Moccicoso, approfittarne per stare un po' soli.
Subito dopo pranzo, il giovane aveva preso il suo quaderno di pergamena e un carboncino e si era addentrato nel bosco. La bionda, prima indecisa su cosa fare, alla fine lo aveva seguito, seppur senza smettere di borbottare, cosa che, assieme agli insulti e alle litigate con il fidanzato, erano ormai all'ordine del giorno.
Camminarono tra gli alberi, il ragazzo davanti e la ragazza un paio di passi dietro di lui, fino alla radura col laghetto, e scesero giù da un passaggio tra le rocce, poi lui si sedette sull'erba, guardandosi intorno. Astrid lo raggiunse, con aria annoiata.
"Non capisco che cosa ci trovi in questo posto..." disse la ragazza.
"È tranquillo, sto bene qui."spiegò lui, aprendo il suo quaderno, in cerca di qualcosa da ritrarre.
Astrid non disse nulla, cacciò una pietra e decise di sedersi poco lontano. Moccicoso aveva detto loro si passare del tempo insieme, ma a dirla tutta non ne aveva per niente voglia, dal momento che dal giorno dopo avrebbero dovuto comunque passare il resto della vita insieme, da coppia sposata.
Prese un legnetto e si mise a fare dei segni a casaccio sulla terra, annoiandosi, però, quasi immediatamente. Nonostante ciò, continuò quello che stava facendo, tenendosi la testa con la mano sinistra, e il legnetto tra le dita della mano destra.
Dopo circa tre quarti d'ora si sentì osservata, alzò gli occhi e si guardò intorno, scoprendo che Hiccup, seppur concentrato sul disegno, ogni tanto le lanciava un'occhiata. Si alzò e si avvicinò, guardandolo dall'alto, tenendo le braccia incrociate.
"Perché mi guardi, checca?" chiese, acida.
Hiccup le fece cenno di sedersi accanto a lui, ma lei non si mosse, così il ragazzo alzò gli occhi, serio, guardandola come ormai faceva negli ultimi tempi quando lei non lo ascoltava.
"Siediti, Astrid." ordinò, con un tono che non ammetteva repliche.
La giovane sbuffò e si sistemò al suo fianco, controvoglia; il castano aspettò che si fosse seduta, e poi le porse il quaderno, aperto sulla pagina che stava disegnando.
Ciò che vide la sorprese: era un suo ritratto, fatto sul momento, velocemente, in quella mezz'ora che erano rimasti nella radura, ma era perfetto in ogni dettaglio, compresa l'espressione annoiata. Ma ciò che davvero la colpì fu il velo di tristezza che traspariva da quello schizzo veloce.
Si girò verso il fidanzato, a bocca aperta. Possibile che fosse così bravo a disegnare? E poi... come aveva fatto a vedere il suo stato d'animo? Lei era sempre stata molto brava a nasconderlo...
"Io disegno quello che vedo." disse il ragazzo, rispondendo alla tacita domanda "E ciò che ho visto ora in te è questo."
Astrid si morse le labbra, distogliendo lo sguardo. Non poteva abbassare la guardia, soprattutto in presenza dello sfigato; non poteva cedere, doveva resistere.
Hiccup non disse altro, riprendendo a lavorare sullo schizzo, nonostante la modella non fosse più nella posizione iniziale. La ragazza aveva bisogno di un momento per raccogliere le idee, e lui aveva deciso di lasciarle tutto il tempo di cui aveva bisogno.
Ma dopo un po' fu lui stesso a rompere il silenzio.
"Sei triste perché mamma e papà non ti hanno voluto adottare, vero?" domandò, senza alzare gli occhi dal disegno "Ed è anche il motivo per cui ce l'hai con me."
"Non sono affari tuoi." ringhiò la bionda, tornando sulla difensiva.
Il giovane sospirò. Non voleva tornare a litigare, non il giorno prima del loro matrimonio. Chiuse il quaderno e lo mise via, insieme al carboncino, e allungò il braccio, passandolo attorno alle spalle della fidanzata e attirandola a sé.
Come sempre, all'inizio lei cercò di opporre resistenza, ma poi cedette, poggiando la testa sulla spalla di lui.
Era tesa, avrebbe voluto mantenere il controllo, ma non ci stava riuscendo. Quella situazione era snervante, stava odiando il mondo intero per tutto quello che le stava capitando, e, cosa che le faceva salire ancora di più la rabbia, l'unica persona che aveva capito che qualcosa non andava in lei era l'ultima che avesse voluto vedere.
Quasi non si accorse che aveva cominciato a piangere. Strinse i pugni, pronta a colpire il ragazzo pur di sfogare ciò che sentiva dentro, però sentì una mano di lui afferrarle delicatamente il polso, mentre con l'altra le asciugava le lacrime, spostandosi di fronte a lei.
Lo guardò negli occhi, quegli occhi verdi di un drago combattente erano imperscrutabili. Come era possibile che lui riuscisse a vedere fino dentro alla sua anima e lei non aveva alcuna idea di cosa gli stesse passando per la mente?
Abbassò nuovamente lo sguardo, lasciando andare le lacrime, mentre Hiccup si avvicinava ancora, poggiando la fronte su quella di lei e lasciandola sfogare.
"Andrà tutto bene." le sussurrò "Lo so che sta andando tutto storto, ma passerà, vedrai."
"Come... come può passare?" balbettò la bionda, presa dallo sconforto "Non ho più nessun amico... sono rimasta sola..."
"No, non sei sola, Astrid." la corresse Hiccup, rassicurante, afferrandole delicatamente il volto con entrambe le mani e baciandola sulle labbra.
Astrid ricambiò il bacio, chiudendo gli occhi. Era talmente sconfortata che non sentiva più neanche l'odio nei confronti del suo fidanzato, anzi quel semplice gesto era diventato un appiglio, una corda a cui aggrapparsi per non rischiare di affogare.
E, mentre quel bacio si faceva più profondo, una breve immagine le passò veloce nella mente, come se fosse un lontano ricordo sepolto nel tempo.
Un bambino dai disordinati capelli neri gattonava verso di lei, seguito da Hiccup, che poi lo aveva preso in braccio e si era ancora avvicinato, baciandola sulle labbra, mentre il bimbetto poggiava una margheritina sulla sua pancia, gonfia per una gravidanza giunta quasi al termine.
Aprì gli occhi, confusa, e fissò il ragazzo. Il ricordo scomparve, così come era arrivato, mentre lui si alzava in piedi e la aiutava, per poi darle un altro fugace e rassicurante bacio sulle labbra, prima di riaccompagnarla in paese ed affrontare le ultime ore prima del gran giorno.
   
 
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