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Autore: Mirella__    26/12/2015    3 recensioni
E se Goku fosse scomparso misteriosamente durante lo scontro con Baby?
Cosa sarebbe successo se lo Tsufuru avesse vinto?
In un mondo in cui tutti sono diventati dei burattini, Pan e Mr. Satan sono gli unici a non essere infetti.
Ma, ormai, per il campione dei campioni l'età si sta facendo sentire ed è costretto a lasciar scappare Pan per evitare la sua eliminazione.
La ragazza dovrà vivere nascosta alla luce, cercando ogni giorno di diventare più forte per poter far ritornare il mondo alla normalità.
Ce la farà?
Genere: Avventura, Dark, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lotta per la libertà

 

Capitolo 2

 

Vecchie conoscenze

 

Quello era l'ultimo giorno nel quale avrei vissuto tra la civiltà del pianeta Plant. Mi strinsi nel giubbotto mentre il fiato si condensava in piccole nuvolette.

Il mio passo era svelto, ma non troppo, perché dovevo uniformarmi agli altri, passare del tutto inosservata ed era una cosa che solitamente non mi riusciva difficile.

Gli Tsufuru erano schematici, per le strade non esisteva nessun chiacchiericcio di sottofondo, il silenzio regnava sovrano. I rumori delle auto, tipici della città, erano ridotti al minimo, grazie alle nuove tecnologie della Capsule Corporation.

Dovevo trovare una falla nella sicurezza per riuscire a fuggire da quella città, ma non sarebbe stato un problema. Il confine era sufficientemente lontano dagli altri Saiyan e da Baby; sarei riuscita a sfuggire ai poliziotti di Nuova Bacittu.

La sede centrale della polizia era situata nell'ultimo distretto della città. Le forze armate occupavano un limitato territorio e da lì, tramite i super computer, il teletrasporto e altre piccole migliorie amministravano la sicurezza dell'intero pianeta. Non che ci fosse poi molto a cui badare. Gli Tsufuru erano inevitabilmente e indiscutibilmente devoti a Baby. Non esisteva criminalità, tutto veniva fatto alla luce del sole. Coloro che non riuscivano ad adattarsi al nuovo sistema impazzivano e venivano internati. Era di questo che la polizia principalmente si occupava: i ribelli.

Dovetti utilizzare più volte la mia velocità per bypassare i vari blocchi che mi dividevano dal mondo esterno. Una volta superato l'ultimo distretto, fuori c'era solo natura. Una natura selvaggia, incolta, indomita. Lì, all'orizzonte, si ergeva il Grande Obelisco di Balzar. No, non era quello vero, ovviamente, ma solo e semplicemente un'imitazione. Non era da lì che dovevo passare. La mia aura in quella zona era ancora percepibile. Mi spostai verso ovest, evitando gli accampamenti di altre forze dell'ordine che stanziavano da quelle parti unicamente per controllare la situazione.

Non esistevano fuggitivi, non esisteva gente davvero capace di scappare via. Il virus dello Tsufuru intaccava il sistema nervoso, cresceva come un parassita all'interno del corpo umano. Vi erano poi delle eccezioni: gente che non riusciva a far conciliare il proprio io con quello dello Tsufuru e che si riduceva a stati pietosi, pari a quelli dei malati mentali.

Rabbrividii tra me e me.

Quei casi erano rari, alla tv parlavano di una manifestazione della malattia su duecento milioni di persone, o qualcosa del genere, non ero mai stata un tipo attento a queste cose, perché preferivo perdermi nei ricordi di una mia vita passata e davvero felice.

Mi morsi le labbra.

E pensare che avevo creduto davvero che tutto sarebbe tornato a posto quando avevo visto mio nonno assumere le sembianze di Super Saiyan di quarto livello. Ero stata una sciocca bambina che, in seguito a quella trasformazione portentosa, aveva creduto d'avere la vittoria in pugno. Mio nonno invece era scomparso nel nulla, senza una spiegazione, senza alcun... senso.
Lo scontro tra lui e Baby era stato così agghiacciante, cruento e veloce tanto che i miei occhi inesperti non avevano avuto l'occasione di seguirlo. Avevamo perso tutto. Alcuni tra i nostri migliori guerrieri erano spariti nel nulla, come Uub e Junior.

Cercavo di non pensare a loro due, ma la loro fine era stata troppo rapida, fulminea. Uub era stato trasformato in un cioccolatino e mangiato da Baby. Ricordo che all'epoca Buu gli aveva dato parte dei suoi poteri per aiutarlo nello scontro, ma i risultati non erano stati affatto quelli sperati. Majin Buu si era voltato verso me e mio nonno Satan, inglobandoci all'interno del suo corpo e fuggendo appena in tempo.

Da lì in poi, era iniziato il teatrino.

Mio nonno si era finto sotto l'influenza di Baby e viveva sull'orlo della sua stessa bugia da quelli che ormai erano quattordici anni.
Nel frattempo io ero cresciuta, nascondendomi nella sua enorme villa, concentrandomi per tenere sempre e costantemente la mia aura celata. Era stato anche quello una sorta di allenamento e, di fatto, della mia indole impulsiva e facile all'arrabbiatura era rimasto davvero poco.

Avevo ventiquattro anni e ormai avevo perso ogni speranza, ma dal giorno in cui mio nonno mi aveva allontanato da casa tutto era destinato a cambiare.

Mi alzai in volo quando fui certa d'essere entrata nell'area protetta e da lì seguii una mappa che mio nonno aveva lasciato nella memoria del mio orologio ad ologrammi.

Arrivata a destinazione mi accorsi di essere nel bel mezzo del nulla: era una semplice radura. Gli alberi, imponenti e rigogliosi, si stagliavano verso il cielo, offrendomi una sorta di protezione naturale da un occhio esterno; erano un tipo di pianta particolare, il tronco diventava più spesso alla sommità e i rami nascevano da quella che sembrava una cupola di legno. Quelle erano piante strane, sulla Terra non esisteva nulla di quel tipo.

Scossi la testa, non ero nemmeno un'esperta di botanica. Quel posto era quel che mi serviva, ciò che potevo considerare il più sicuro possibile. Aprii la valigia e presi una capsula Oplà della Capsule Corporation.

Baam!

Una casetta provvista di tutti i comfort possibili prese il posto in quello spazio.
Sorrisi tra me e me: non era male, dopotutto. Aggrottai le sopracciglia, però, quando vidi che, accanto a dove prima vi era la Oplà House, si trovava un'altra capsula.

“Che diamine?” La premetti e non era ancora sparito il fumo che...

“Ghiro ghiro!” Due braccia meccaniche mi avevano afferrata per la testa. “Pan-mia-amica-Pan-mi-sei-mancata!” Il piccolo Gil mi aveva stretta in un abbraccio stritolatore.

“Energia-telefono”.

Non avevo fatto in tempo a capire cosa intendesse che già il mio cellulare era sparito nella sua bocca. Sbuffai: alla meglio, il dispositivo sarebbe diventato un accessorio del robot, alla peggio... beh, in fondo non avevo nessuno da chiamare. All'amarezza di quell'ultimo pensiero seguì una piccola traccia di vitalità.

“Gil!” Urlai stringendolo a me. “Che... che fine avevi fatto?”

“Nonno-Satan-mi-ha-riparato”. Disse lui tutto contento. “Nonno-Satan-mi-ha-riprogrammato-per-prendermi-cura-di-te-Pan”.

Lo osservai con gli occhi lucidi. Gil era una reliquia, una delle poche cose che mi restava del viaggio interstellare fatto con Nonno Goku e Trunks. Avevo creduto fosse andato distrutto, invece mio nonno era riuscito a ricostruirlo. Chissà quanto era stato difficile farlo senza l'aiuto di Bulma! Magari Majin Buu ci aveva messo del suo. Repressi delle lacrime, ormai non c'era più tempo per quelle. Nella valigia mi aspettavano altre capsule, pesi, attrezzi che avrei potuto utilizzare per aumentare la mia forza. Sarebbe stato l'odio a guidarmi e così sarei diventata anche io una Super Saiyan.

“Gil. Ho bisogno di te,” mi avvicinai al piccoletto che sembrava molto contento nel rendersi utile. “Devi ispezionare l'area qui attorno senza mai allontanarti per più di quaranta chilometri. Ho bisogno di allenarmi e devo capire in che tipo di territorio sono finita. Puoi ricreare una mappa digitale?”

Il robottino annuì energicamente. “Pan-ordina-Gil-obbedisce”. E via, con una velocità sorprendente, Gil sparì tra la fitta boscaglia.

Sorrisi, almeno avrei avuto un po' di compagnia.

  
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