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Autore: Ilanak    26/12/2015    15 recensioni
Un racconto natalizio sull'amicizia e l'amore, con un omaggio ai personaggi dell'Intruso Alain e Isabelle.
Dedicato a mia sorella.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Saint Martine 1799



Da un cielo senza stelle la notte calava e in una piccola casa bianca una luce filtrava dalla finestra. Mancavano sette giorni alla notte di Natale, ma non c’era alcun segno di questa gioiosa attesa in casa Soisson, giacché erano ben altri i pensieri e le difficoltà che incombevano su quella famiglia.
 “Come sta?” chiese Alain appoggiando entrambe le mani sulle spalle della moglie seduta accanto ad un lettino di legno chiaro, rischiarata dalle fiamme di un fuoco vivo proveniente dal camino dietro di lei, i capelli corvini raccolti in una morbida treccia laterale risaltavano sull’abito giallo chiaro.
“Ha ancora la febbre” disse Isabelle mestamente, spostando la piccola frangia di capelli dalla fronte di Emme, una bambina dai lunghi capelli castani di 8 anni. Teneva accanto a se una bambola di pezza con un abitino a fiori rosa e gialli e un libro di illustrazioni dalla copertina color cipria.
“Domani verrà il dottore Lapierre e ci dirà cosa fare. Vieni , ho preparato del the caldo. Lasceremo la porta aperta” . Alain voleva alleggerire il peso della moglie , un peso che anche lui portava da quando la piccola si ammalò di una forte infezione alla gola che le procurava febbre alta.
Appena arrivati in cucina Alain avvolse la moglie tra le sue braccia e baciandole la fronte le sussurrò “ Andrà tutto bene. Te lo prometto. Non permetterò che succeda qualcosa a nostra figlia, fosse l’ultima cosa che farò ! Ti prego Isabelle, non piangere” cercò di asciugare le lacrime della moglie coi suoi baci e con tutto l’amore che provava.
Isabelle si strinse a lui e per un attimo si sentì meglio ,rassicurata dal calore che solo l’uomo che amava poteva donarle. Poi un lamento proveniente dalla cameretta li destò e corsero al capezzale della figlia che faticava a respirare e tossiva. Cercarono di farla bere e si guardarono negli occhi appena la bimba si addormentò.
“Starò qui stanotte Alain, ma tu vai , riposati ne hai bisogno” Isabelle strinse la mano della figlia
“Chiamami subito se ci sono peggioramenti, tra qualche ora sarò comunque sveglio” sorrise, cercando di non far trapelare la sua preoccupazione e uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.
Odiava sentirsi così Alain. Impotente. Andò fuori a scrutare il cielo, calpestando la neve e sentendosi terribilmente triste.
“Se tu fossi qui amico mio, sapresti cosa dirmi, cosa fare”
Dopo tanti anni non aveva dimenticato, non avrebbe potuto. Il ricordo dei suoi amici André e Oscar non lo abbandonava mai.
Sorrise Alain, il solo pensiero di André aveva il potere di placare le sue inquietudini. Gli occhi si fecero umidi.
“André, dimmi cosa devo fare”.


Palazzo Jarjayes 1768 una settimana prima di Natale


“Bene ! Così Oscar! Bravo! Affonda ! Ora!”
“Ora padre?”
“Si così! Bravo! Ti sei allenato bene oggi” disse il generale arruffando la chioma bionda e riccioluta di Oscar , appena dodicenne
“Grazie padre!” sorrise di vivo compiacimento.
“Hai il pomeriggio libero Oscar, ma prima vieni con me. Voglio farti vedere qualcosa”
Raggiante e curiosa lo seguì, con la spada ancora in mano .
Entrarono dal retro, vicino alle cucine.
“I pavimenti!” la nonna urlò
“State portando la neve in casa! “ arrivò pronta con degli stracci davanti a loro .
“Nonna dov’è André?” Oscar chiese mentre si toglieva gli stivali e indossava le scarpe che prontamente la nonna le fornì .
“André , tesoro , sta finendo un lavoro con Marcel. Te lo mando subito.”
“Sto portando Oscar nei miei alloggi , fallo pure venire nonna”
“Si generale , grazie “ spinse in su gli occhiali.
Oscar s’incamminò dietro al padre su per la scala di marmo. Erano in armonia e lei sentì quanto lui tenesse a lei. Erano giorni felici quelli.
Arrivati nell’appartamento dei genitori , il generale si diresse verso una cassettiera verde salvia intarsiata d’oro. Sopra era posata una scatola di legno color lacca. La aprì e dentro erano conservate le medaglie ricevute durante la sua lunga carriera militare . Oro, argento brillavano, erano meravigliose.
Gli occhi di Oscar si dilatarono! “Padre, sono magnifiche!!”
“Voglio donartene una Oscar, per il tuo compleanno, sceglila tu”
“Davvero padre? Grazie” Oscar non credeva alle sue orecchie! Una medaglia del suo importante papà!
Le prese tutte in mano , non sapeva proprio quale fosse la sua preferita.
“ Oscar fai con comodo, io sto aspettando qualcuno nel mio studio. Tu e André avete il pomeriggio libero”
“Grazie padre. Sono davvero onorato del dono che mi fate” disse Oscar abbassando lievemente il capo.
“A più tardi Oscar” . La porta si chiuse.
Passarono altri 10 minuti ed Oscar si guardò allo specchio. Si accostò le medaglie al petto, cercando di provare orgoglio. Ma si annoiò. All’improvviso un bagliore colse la sua attenzione. Si girò di scatto e vide lo scrigno dei gioielli della madre. Uno scrigno di raso blu. Corse ad aprirlo assicurandosi che suo padre non fosse nelle vicinanze.
Che meraviglia! Diamanti , rubini, perle. Un luccichio inebriante.
Un’acquamarina colse la sua attenzione più di tutto il resto. La sollevò tenendola per il sottile filo d’oro a cui era fissata e se la porse vicino al viso, guardandosi allo specchio . Si stupì dell’effetto di quella meravigliosa pietra sul suo candido viso. Si vide, forse per la prima volta, bella. E per la prima volta le piacque. Decise di provarla e aprendosi il fiocco della camicia se la agganciò al collo...
“Oscar sei qui ? La nonna mi ha detto… “ André si bloccò , osservando il viso e il collo della giovane.
Oscar quasi si strappò la collana dal collo e la rimise al suo posto.
“Si , si André . Sai, abbiamo tutto il pomeriggio libero! Che ne dici di andare a caccia di fantasmi in soffitta?”
“Ottima idea! A chi arriva primo? Dai ti do un po’ di vantaggio!” André corse dietro ad Oscar, non prima però di aver dato un ultimo sguardo al portagioie della madre di Oscar. Avrebbe dovuto ora cacciare dalla sua mente la visione di lei con il pendente al collo . Era bella pensò. Si , non doveva pensarci .
Giorni dopo , fervevano i preparativi per la festa di Natale e la nonna cercava André in tutto il palazzo.
“Benedetto ragazzo ! Dove si è cacciato? Eppure lo sa che tra qualche giorno ci sarà un’infinità di ospiti per il ricevimento di Natale! Scansafatiche! Ecco cos’è “ disse la nonna buttando giù un bicchiere di vino rosso.
“Sempre occupato a lavorare su quei pezzi di legno! Ma che avrà in testa?” e si appisolo’.
E non molto lontano, in soffitta ad insaputa della nonna e di tutti gli altri, André lavorava a qualcosa di molto speciale.
La Vigilia di Natale venne e con sé portò i molti ospiti, parenti e amici, a casa Jarjayes. Tutti elegantemente vestiti giunsero nelle loro carrozze scintillanti ed accolti nelle camere dell’ala ovest del palazzo. I cugini dell’età di Oscar e André erano liberi di giocare con loro nel salone principale e tuttavia, nonostante André fosse continuamente richiamato dalla nonna e ricoperto di incarichi, furono giorni allegri e divertenti. C’era molta ricchezza, cibo, musica e decori in tutta la casa. Questo erano l’unico momento dell’ anno in cui i padroni, solitamente austeri, non badavano a spese.
André aspettava impazientemente la mezzanotte della vigilia per correre in camera di Oscar , come ogni anno.
E come sempre , dopo aver mangiato , bevuto e scherzato davanti al camino acceso, avrebbero finito per addormentarsi accanto al fuoco.
Anche quest’anno André corse, eccitato come non mai. Un po’ nervoso il bel quattordicenne bussò alla porta ed entrò. Sorrise ,Oscar si era addormentata accanto al fuoco probabilmente aspettandolo.
André provò una fitta al cuore alla vista di quel viso perfetto immerso nel sonno e quei riccioli d’oro . Non resistette. Con il dorso della mano l’accarezzo’ sulla guancia vellutata.
Le voleva bene pensò. Tanto. Ma perché quella fitta?
Oscar si mosse ed aprì gli occhi.
“Buon compleanno Oscar!” sorrise André, porgendole un piccolo fagotto azzurro.
“André ! Mi sono addormentata scusa. È per me!? Aspetta vieni” tirò fuori da sotto il letto una scatola con dei pasticcini e una bottiglia di limonata. Si sedette sul tappeto di fianco al camino mentre André ravvivava il fuoco.
“Eri strano questa settimana ...ti nascondevi spesso “
“Veramente, c’era un motivo. Apri il pacchetto su!” André si sedette di fronte ad Oscar.
“Si ! Certo! “ con le piccole mani bianche Oscar si sfrego’ gli occhi e poi scartò il regalo. André sembrava un po’ nervoso.
Oscar rimase senza parole. S'illumino alla vista di quel lavoro certosino.
“Allora è per questo che ti nascondevi André !” In mano aveva una rosa , una piccola rosa di legno finemente intagliata e dipinta di bianco. Un piccolo forellino per far passare il nastro di velluto celeste. Una piccola opera d’arte.
“Si era per questo” sorrideva André tirandosi indietro il ciuffo e scoprendo il bel viso.
“Ho visto come guardavi i gioielli di tua madre. Certo questo non ha nessun valore, però…”
“André” disse Oscar con gli occhi chiusi
“Grazie, grazie André. È bellissima. Ma sai che non mi è permesso portare questo genere di cose.”
“Lo so. Senti facciamo così. Sarà un segreto. Tuo padre non lo saprà mai. Non mi aspettavo certo che tu la indossassi”
“Allora...perché André? Perché me l’hai voluta donare?” Oscar lo guardava , incuriosita dallo strano atteggiamento del suo amico.
“Oscar, io...ecco io…” non poteva certo confessarle che la vista della ragazza col gioiello della madre lo aveva irreparabilmente segnato .
“Volevo solo farti vedere la mia abilità d’intagliatore!“ rise nervoso
“Allora i miei complimenti!” Oscar sorrise e si sentì grata per quell’amicizia così speciale.
Ma qualcosa era cambiato. Non erano più bambini. E sapevano che non avrebbero più potuto dormire insieme. Così dopo aver festeggiato con qualche dolcetto e averla fatta ridere con qualche aneddoto sui cugini ospiti del palazzo, André la salutò e si ritirò in camera sua.
La fitta al cuore non cessava. Lo teneva sveglio suo malgrado.
Sveglia Oscar teneva tra le mani la rosa di André. Era splendida pensò e si addormentò sognando una rosa fatta di neve.
Qualche settimana dopo tutto sembrò dimenticato. Oscar continuò i suoi allenamenti, divenuti ancora più impegnativi ora che aveva compiuto 13 anni, e André era sempre il suo servitore e amico.
Una sera però Oscar non resistette. Dopo il bagno , rimasta da sola in camera , tirò fuori una scatola di velluto rossa da un cassetto. La aprì e prese la rosa di André tra le mani annodando il nastro di velluto al collo. Si guardò allo specchio e si portò una mano alla bocca. Era meravigliosa e racchiudeva molto di più di quello che Oscar, all'epoca, potesse capire. Si piacque e nemmeno il senso di colpa che provava poté persuaderla a slacciare quel nastro.
Decise di tenerla. Basta chiudere bene la camicia e il giustacuore e nessuno si accorgerà di nulla pensò decisa.
Ma non fu così. Alcuni giorni dopo , durante un allenamento col padre , Oscar cadde sulla neve e il pendente venne fuori dal giustacuore.
“E questa ? Oscar questa cos’è!?” ruggì il generale strappando il nastro dal suo collo e lanciando la collana sulla neve.
“Non voglio più vedere mio figlio con stupidi gingilli da donna! Mi sono spiegato?!” urlò .
“Si, si padre. Scusate” non voleva, non poteva piangere. Era solo una rosa, una dannata rosa. Si rialzò.
“Ora in casa. C’è il latino da studiare” s’incamminò verso il palazzo.
“Si , certo” Oscar lo seguì. Cercando con la coda dell’occhio la rosa di André e stringendo i pugni fino a farsi male.
Ma altri pugni si sciolsero e andarono a raccogliere la rosa nella neve.
   
 
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