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Autore: cielscheckmate    26/12/2015    2 recensioni
Una ragazza - una ragazza fantasma, per puntualizzare - non ricorda nulla del perchè non è piú viva, o chi era prima di morire. Non conosce neppure il suo nome, eppure è curiosa per il suo passato. Cerca indizi ovunque, invisibile agli occhi del mondo. Finchè non incontra qualcuno che può vederla, e che l'aiuterà. La nostra cara protagonista non si sentirà più tanto sola, anche quando affronterà momenti difficilissimi e scelte orribili, alla ricerca di chi era prima.
NB: avevo già postato questa storia sul mio profilo wattpad, ohwowser, ma ho deciso di postarla anche qua.
Genere: Drammatico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Drowned, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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No Past

Guardai le mie gambe ciondolare giú dalla panchina sulla quale ero seduta. C'era qualcun altro accanto a me, una donna, deve aver avuto 30 anni. Era intenta a scrivere al cellulare, ogni tanto sul suo volto spuntava un sorriso. Lei non si accorse di me, nonostante le sventolassi la mano davanti al viso. Tanto, non se ne sarebbe resa conto. 
Mi alzai, e camminai tra tante persone. Le strade erano piene in quel periodo, e non era neppure molto tardi. Se avessi avuto un orologio, avrei certamente potuto dirlo con piú precisione. Passai davanti al mio negozio preferito, anche se é difficile a dirsi. Non compravo mai nulla — non potevo —, ma adoravo guardare le sue vetrine colorate. Erano sempre decorate a festa, piene di vestiti carini. Se avessi potuto indossare qualcosa, avrei sicuramente indossato uno di quegli abiti. Salutai la cassiera, una ragazza carina e sempre disponibile. Lei, ovviamente, non mi degnó di uno sguardo. Sospirai, guardando il punto dove avrebbe dovuto esserci il mio riflesso nella vetrina. Niente. 
Non ricordo esattamente quanto mi sono accorta di essere un fantasma, nè il motivo per il quale io lo sia diventata. É davvero strano, non ho idea di come sono fatta. Non ho mai visto la mia faccia, non che io ricordi. A volte mi piace immaginarla, ma non mi riesce molto bene. Finisco col pensare alle facce di altre persone che “conosco”: io so tutto di loro, ma loro non sanno niente di me. 
Ho comunque imparato ad osservare. A guardare attraverso le cose, proprio come le persone normali guardano attraverso me. A chiedermi il perchè di molte situazioni. Probabilmente, nella mia vita precedente ero una fotografa con un buono spirito d'osservazione. Ci pensavo spesso, chissà chi ero e se avevo amici, o ero sola allo stesso modo in cui lo sono ora...
Il rumore della saracinesca del negozio che si abbassava mi strappò violentemente dai miei pensieri. Distolsi lo sguardo dalla vetrina, ovviamente sgombra del mio riflesso, e continuai a camminare. A molte persone una situazione del genere farebbe comodo: niente impegni, invisibilità, potersene andare ovunque senza che nessuno glielo possa proibire. Ma essere privi di contatti con il mondo esterno, non avere nessuno con cui confidarsi o scambiare due chiacchiere inutili, tenere una di quelle conversazioni vuote che tanto odiavo, era orribile. Mi sarebbe bastato anche avere qualcuno con cui parlare, che so, del tempo. Qualcosa che ponesse fine alla mia solitudine, che mi ha accompagnata fin da quando mi ricordavo. 
Non che di ricordi ne avessi molti: non conoscevo neppure il mio nome, e non mi ero mai posta il problema di darmene uno. Tanto, chi mai avrebbe avuto bisogno di usarlo? 
Intanto, il sole era scomparso dietro qualche palazzo e lasciava posto alla notte. Di solito, a quell'ora, raggiungevo il mio posto preferito. 
Era una collina lontana dalla città, un posto nel quale nessuno veniva mai. Lo adoravo perchè mi sembrava di poter toccare le stelle. Purtroppo, essere un fantasma non ti da il potere di volare.
C'era un po' da camminare per raggiungerla, ma a me tutto sommato piaceva muovermi. Guardarmi intorno, vedere la vita normale passarmi affianco. 
Costeggiai marciapiedi pieni di negozi ancora aperti, illuminati dalla luce dei lampioni. Urtai qualcuno, mentre mi guardavo attentamente intorno e studiavo l'ambiente, memorizzavo ogni albero di ciliegio, ogni crepa nel muro, l'ubicazione di ogni panchina. Lo facevo spesso per ricordare meglio i posti, e puntualmente mi scontravo contro qualcuno. Anche questa volta, il malcapitato si guardó attorno spaesato ma dopo qualche secondo ritornó a camminare. 
Ero quasi arrivata, i negozi iniziavano a diradarsi e sempre meno persone popolavano le strade. Eppure... Qualcosa catturó la mia attenzione.
Il vecchio magazzino, proprio alla fine della strada. C'erano parecchi vecchi cabinati lí e nessuno ci andava mai. La porta era socchiusa, e una luce bluastra filtrava da sotto. M'insinuai nella stanza, ed ero sicura che se avessi avuto del sangue che mi scorreva nelle vene, davanti a quella scena si sarebbe congelato.
   
 
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