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Autore: jas933    26/12/2015    0 recensioni
Non so se è possibile innamorarsi così.
Sapete, quel genere d'amore in cui tutto succede all'improvviso, dove uno sguardo ti entra subito nel cuore. Ecco, specie un amore a prima vista, insomma.
Non ho mai creduto al genere d'amore platonico come nei film, dove tutto succede subito e la ragazza si rende conto che il ra-gazzo è l'amore della propria vita. No, mai.
Ho sempre cercato di ragionare in modo razionale e prendere le cose con tutta la calma di questo mondo, avendo sempre il con-trollo dei miei sentimenti.
Avevo sempre paura di rimanerne ferita perché, prima o poi, sapevo che sarebbe successo. Ho avuto molte, troppe, delusioni ed ora come ora pensavo sarebbe stato difficile innamorarmi ancora.
Ma nessuno puo’ sapere quanto il destino puo giocare con le nostre vite e quando meno te lo aspetti ecco che l’Amore, con la A maiuscola bussa alla tua porta.
"Per favore lasciatemi una piccola recensione in modo da saper quali sono i pro e i contro, grazie mille :D*
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Guardo la sveglia, erano le cinque meno un quarto.
Questa sto­ria mi sta dando la testa e non so il perché. Voglio dire: ok c’e­ra un ragazzo nel bar che mi stava osservando e che poi aveva un foglio con scritto il mio nome e cognome ma non mi ha se­guita né tanto meno molestata...grazie a Dio.
Mi giro e rigiro nel letto nel tentativo di riprendere sonno ma non riesco cosi decido di alzarmi e dirigermi verso il bagno.
Ho due occhiaie che potevo far invidia ad un panda ed i miei capelli sono un disastro (non che normalmente siano il massimo ma almeno avevano un aspetto decente).
Mi lavo la fac­cia e mi sento subito meglio.
Provo a pettinarmi i capelli con scarsi risultati, a quanto pare questa mattina non ne vogliono sapere di sistemarsi.
Dopo dieci minuti per­si a litigarci, decido di farmi una bella coda di cavallo. La mia immagine riflessa, allo specchio, mi guardava attentamente con gli occhi verdi e brillanti. Bene, molto meglio!
Scendo le scale e mi dirigo in cucina.
Kate è seduta nella sala da pranzo intenta a finire le ultime correzioni delle verifiche
 
Kate insegna inglese in una scuola elementare e ama molto sta­re con i bambini, a differenza mia.
Ho sempre pensato che per lei fosse il lavoro adatto.
In quanto a me, lavoro come assistente del capo-ufficio in una piccola azienda in centro città. Mi piace molto il mio la­voro anche se a volte il mio capo me lo fa detestare a morte.
 
Mi avvicino a Kate e prendo il posto accanto.
- Giorno -
- Giorno. Non hai dormito vero? - mi chiede Kate distogliendo lo sguardo dai fogli.
- Ecco..ehm..non molto. Avevo cose a cui pensare..sai il lavoro..un po’ quello e questo.. -
- Da quando il lavoro entra di notte nei tuoi sogni? Questa mi è veramente nuova Jess. Dimmi la verità, è per il ragazzo miste­rioso – intona Kate, abbassando la voce quando pronunciò “ra­gazzo misterioso”.
- Non è il ragazzo misterioso - dico facendo il segno delle virgo­lette – Semmai lo stalker misterioso, gli starebbe a pennello. -
- Ma..Jess...stavo pensando..ieri hai provato a chiedere al barista se lo conosceva o no? O magari potrebbe essere stato Kevin a dargli il tuo nome e cognome?? Sai, per aggiungerti su Face­book..o qualcosa del genere.. -
Guardo Kate a bocca spalancata con la mia fetta biscottata in una mano e il coltello in un’altra, immobile. Non ci avevo pen­sato. Perché non ci ho pensato?? Voglio dire, Kevin!
Kevin è il cameriere del bar che frequentiamo io e Kate, ed è il ragazzo più pettegolo che abbia mai conosciuto e so per certo che sarebbe stato in grado di farlo.
-Non ci avevi pensato a Kevin, vero?- mi chiede Kate con il suo sorrisetto “ho ragione e lo so”.
- Ehm..a dire il vero no. Dai Kate, anche tu ti saresti fatta pren­dere dal panico. Insomma, chi sarebbe stata calma leggendo il proprio cognome e nome su un biglietto? -
- Sì, può darsi, ma di certo non mi sarei immaginata chissà che storia. Voglio dire, conoscendoti, avrai pensato che sia un’a­gente delle FBI o qualcosa del genere. L’ho sempre detto io che guardi troppa TV. - Dice Kate alzando gli occhi al cielo.
Sospiro, rassegnata. Non ho una frase o qualcosa per replicare. Purtroppo sono fatta cosi, mi faccio prendere subito dal panico in questo genere di situazioni.
Spalmo la marmellata sulla mia fetta biscottata e la mangio ed intanto Kate versa, sia a me che a lei, una bella tazza di caffè fu­mante.
 
Esco di casa per andare al lavoro e ho il “mal lunedì”. E' sem­pre il giorno della settimana di cui si ha più il terrore: la matti­na, quando ti svegli, sembra che stai andando in guerra e per tutto il giorno hai una faccia da ebete o da “se ti avvicini ti uc­cido”.
Arrivo con dieci minuti di ritardo. Non so perché, ma tendo sempre a rallentare quando sto quasi per arrivare in azienda, probabilmente per colpa di quell'arpia del mio capo (mi ricorda sempre la tizia d’” Il diavolo veste Prada”).
Entro in ufficio e lì c'è LEI che mi guarda in cagnesco e io come al solito abbasso lo sguardo. Jess devi assolutamente te­nerti stretto questo posto, qualunque cosa lei dica, stai zitta.
- Vedo che come al solito sei in ritardo Jessica. - Mi rimprovera il mio capo ufficio.
- Beh..ecco vede..c'era abbastanza traffico stamattina.. -
- Sì, deduco che come al solito quando esci di casa, anche il resto della città voglia uscire e si creino gli ingorghi.. - intona in modo ironico ma allo stesso tempo so che vuol dire “la tua scusa del traffico non regge”. - detto questo, voglio presentarti il tuo futuro superiore..prego entra.. - Mi sono persa dopo l'ulti­ma frase. -FUTURO SUPERIORE-, quindi vuol dire che que­st'arpia non sarà più il mio capo. OH sì!! Dio esiste! Stento a crederci, e scaccio il pensiero di mettermi a ballare come una deficiente di fronte al mio EX capo e quello nuovo.
Sbatto le palpebre e mi sistemo gli occhiali per mettere a fuoco quello che sto vedendo, il tizio del bar. E' LUI!
-Ti presento Jack. Mio figlio –
Chi?Cosa?Dove?Quando..ma soprattutto chi l'ha sposata?!
- E lei, Jack, sarà la tua futura assi­stente Jessica, quella di cui ti ho parlato prima. –
Vorrei tanto sapere cosa avrà detto su di me a suo figlio. Non oso immaginare che risate si saranno fatti sul mio conto. Li im­magino seduti su uno sdraio con un cocktail in mano a ridere di gusto di me. Ok, forse avrò mandato in tilt il sistema, ma è suc­cesso una volta. E l'altra volta le ho rovesciato per sbaglio il caffè addosso ma ero inciampata, non è stata colpa mia. Oh sì, e c'è stata quella volta stavo ballando la “Maccarena” perché quella sera sarei partita per le mie ferie.
Ok, vorrei sotterrarmi.
Jack mi guarda e io vorrei tanto chiedergli del bi­glietto ma, d'un tratto, ho un lampo di genio.
Il biglietto l'aveva prima, l'arpia glielo avrà dato per osservarmi da vicino. Lei sa che frequento molto spesso quel posto. Tante paranoie per nulla.
-Ti ricordi di me? - mi chiede.
Lo guardo. “No, non mi ricordo chi sei ne tanto meno voglio sa­pere chi sei, brutto stalker” vorrei rispondergli invece mi limito a chiedergli - Dovrei? -
Sorride e non mi piace. Non mi piace come si atteggia, come parla e com'è, TUTTO. La felicità di sapere di avere un nuovo capo è svanita nel momento esatto in cui l'arpia ha pronunciato “questo è mio figlio”.
- Bene, ora finite le presentazioni, vi lascio soli per discutere del lavoro che farete insieme. Tieni Jessica questi sono alcuni dei documenti che dovrai revisionare insieme a Jack.  Bene, questo è tutto. Jessica, sappi che per me sei stata una persona davvero affidabile su cui ci si può contare, anche se ogni tanto dovresti fare attenzione a quello che fai in ufficio. In questi anni hai la­vorato sodo e spero veramente che continuerai a lavorare così anche con il mio Jack. -
Rimango immobile. In tre anni, è la prima volta che mi fa un complimento. Anzi, tanti complimenti in un discorso solo. For­se, tutto sommato, non era così male.
- Ehm..ecco..signora Johnson..grazie. - dico, abbassando lo sguardo ed arrossendo un po'.
Si gira, esce dall'ufficio e chiude la porta lasciando me e Jack da soli.
Ho il cuore che batte a mille e non so esattamente nemmeno io il perché. Mi sento abbastanza a disagio e vorrei scappare ma non posso.
- Quindi..signorina Piper, davvero non si ricorda di me? - mi chiede di nuovo.
- No, non mi ricordo di lei signor Johnson. Ma a quanto pare lei sì. -
Non voglio fargli capire che da ieri sera fino a stamattina ho pensato a lui e a cosa volesse dire il foglietto in mano. Assolu­tamente no.
Si avvicina a me e mi guarda dritto negli occhi.
- Quindi non si ricorda di me..- sembra turbato ma è difficile dir­lo.
- Vabbè, probabilmente mi ha confuso con un’altra. Insomma..abbiamo parecchio lavoro da fare qui.. - Dico, cer­cando di deviare il discorso. Odio questa situazione e ora mi sento confusa. Non capisco se si riferisca a ieri al bar oppure a qualche altro avvenimento particolare del quale veramente non ricordo.
Finalmente si allontana attacca un post-it sui documenti ed esce dal ufficio mentre io, tirando un respiro di sollievo, inizio a la­vorare. Guardo il post-it in cui c'è scritto: dammi del tu. Ci vediamo più tardi. Faccio una smorfia di disgusto, prendo il post-it e lo butto.
La giornata passa abbastanza scorrevole e finalmente sono le cinque.
Invio un messaggio a Kate avvertendole che farò tardi perché stasera ho un impegno.
Non è vero. La verità è che Jack è ancora in ufficio e voglio fargli alcune domande.
Ho passato tutta la giornata a chiedermi ripetutamente cosa volesse ieri e a sul significato della frase pronunciata stamattina.
Prendo un respiro profondo e mi avvio a passi grandi e decisi.
La sua porta è chiusa ed ho un attimo di esitazione. Forza Jess, non tirarti indietro! Devi assolutamente sapere la verità!
Busso ma nessuno risponde. Riprovo e questa volta, con mia grande sorpresa, la porta si apre e trovo Jack di fronte a me.
Bello è bello. Non ho nulla da obbiettare.
Alto, fisico slanciato e spalle larghe. Capelli tendenti al castano chiaro e occhi verdi.
Mi rendo conto, dopo svariati secondi, di essermi incantata a guardarlo.
Schiarisco la voce – Posso entrare o disturbo?-
Jack mi fa cenno con la mano di entrare e accomodarmi.
Non so perché, ma mi sento centomila nodi allo stomaco come se di fronte a me ci fosse il professore pronto a farmi qualche domanda trabocchetto per destabilizzarmi.
Ooooh..professore. Una visione celestiale si materializza nella mia testa e cerco subito di mandarla via. Insomma Jess! Smettila di fantasticare e fagli quella dannata domanda!
- Allora Jessica, hai qualcosa da chiedere?- Chiede Jack, guardandomi dritto negli occhi. Eppure questi occhi mi sembra di averli già visti e non mi riferisco a ieri.
. Ehm..ecco..si..volevo chiederti..-
-Ah, allora il mio post-it l’hai letto..bene signorina..-
Il modo in cui pronuncia “signorina” mi fa deviare la strada per mezzo secondo. Non capisco se sia lui in sé a farmi questo effetto oppure il problema sia che non ho un contatto con un uomo da tipo..troppo tempo. Non so nemmeno quanto ne sia passato dall’ultima volta.
 
Credo proprio sia stata quando Kate, la mia “super amica” mi abbia incastrata con una festa a sorpresa, a detta sua. Più che festa mi ha rinfilato l’amico del tipo con cui doveva uscire, dicendo che dovevo rimettermi in gioco.
Non ricordo molto dato che, al terzo bicchiere, non ricordavo né nome né volto di quella persona, che si dileguo’ nel nulla.
Giustamente vi starete domandando se avessi chiesto a Kate: ovvio.
Ma lei si è limitata a dirmi che l’amico era in verità un collega e che il suo ragazzo non aveva molto contatto con lui. Mi è sempre sembrata una balla colossale.
Penso proprio che si sia dileguato per il semplice fatto che volesse una *botta e via” mentre io, probabilmente, gli avro’ detto che volevo sposarmi, avere figli e quant’altro. E molto probabilmente avro’ anche detto come chiamarli e la data in cui dovremmo sposarci.
Purtroppo, quando mi ubriaco (e credetemi non ci metto molto), tendo a parlare a vanvera e dire troppo di cio’ che penso (cose che nella vita “reale” non direi mai!) e credo proprio che quella sera sia stata la sera in cui ero proprio esasperata. Beh, era la prima “uscita” dopo la mia relazione con Brandon, quindi sono ben che scusata.
Fatto sta che il tipo non si fece più vedere.
Purtroppo ho provato anche a cercarlo su Facebook, ma non mi usciva alcun risultato dal nome e cognome donatomi dal collega.
Presumo che il tipo non abbia mai avuto intenzioni serie sin dall’inizio dato che nemmeno la prima sera è stato sincero riguardo il nome, un certo Daniel.
 
Ritorno alla realtà e Jack è ancora in attesa di quello che voglio chiedergli. Non so affatto se quello che sto facendo sia la scelta giusta. Forse nemmeno voglio saperlo perché aveva quel biglietto. No Jess! Tu vuoi saperlo. Non fare la fifona come al solito. Respira e, dannazione, parla!
- Ecco, ieri per caso ti ho visto al bar..e mi chiedevo..ehm..del perché avessi il mio nome e cognome scritto..-
-Semplice: volevo indagare sulla mia futura impiegata- risponde Jack senza un minimo di riguardo.
- Ah..- mi ritrovo a dire, come se la risposta che mi ha dato non mi soddisfacesse per niente.
- Delusa?- mi chiede accennando un sorrisetto.
- No..- Dico, cercando di guardare altrove.
- Jessica..c’è dell’altro?- chiede
- No direi…ehm..buona serata- dico alzandomi di scatto rendendomi conto che l’atmosfera si sta leggermente facendo pesante.
Sistemo i miei occhiali, come sempre quando sono imbarazzata, e mi avvio verso la porta.
- Jessica? –
- Si, Jack? – rispondo voltandomi verso di lui e continuando a camminare.
- A domani. Stai att..-
Non fa in tempo a finire la frase che finisco per sbattere la testa contro la porta.
Perfetto Jess. Fortuna ci eravamo promesse di evitare figuracce con il nuovo capo.
Imbranataggine: 1 – Jess: 0
 -Ahi..- dico toccandomi la testa cercando di evitare lo sguardo di Jack. – Oh, non ti preoccupare sono abituata. Sai a casa non faccio altro che sbattere di qua e di là..tipo ieri ho sbattuto la gamba contro il tavolo – dico ridendo cercando di sdrammatizzare la situazione. Poi guardo Jack, e mi sento veramente un’idiota. Mi guarda con fare pensieroso come se stesse scrutando un esemplare a lui ignoto.
- A domani! Jack..a domani!- Apro la porta, esco e la richiudo dietro di me.
Dannazione. Mi rendo conto di avere dimenticato la borsa dentro. Pazienza, la riprenderò domani. Cercherò di svegliarmi prima che lui arrivi.
  
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