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Autore: laragazzadislessica    27/12/2015    1 recensioni
È stata nascosta in un corpo non suo. Ha dovuto combattere nonostante nessuno le avesse insegnato a farlo, ma è ancora viva. Avrà una seconda possibilità per poter vivere la vita che le è stata strappata troppo presto?
Dal Testo:
...- Lo so bene. È per questo che ora andrò a New Orleans. –
- Cosa? No, no, no. Caroline non puoi… - Bonnie venne presa dal panico e lo si sentiva bene.
- Bonnie ho tutto sotto controllo...
Genere: Fantasy, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: CarolineKlaus, Elijah, Hayley, Klaus, Nuovo, personaggio | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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House of the rising sun
parte quarta




Klaus finì il bourbon nel bicchiere con un solo sorso. Il liquido ambrato gli scivolò in gola lasciandogli un retrogusto aspro sulla lingua. Posò il suo bicchiere vuoto su uno dei tavolini e poi chissà perché, alzò lo sguardo al cielo. La notte aveva colorato il manto celeste con il suo vestito nero e le stelle brillavano come piccole punte di aghi vicinissime l’une alle altre. Era passato solo un giorno. La sera prima Bry, sua sorella, lo aveva salvato dalle streghe che volevano usare le sue ceneri come concime per quella terra santa che veneravano con tanta fatica. Quella mattina Bry, aveva appena iniziato a scandire qualche parola prima di tentare di uccidere Rebekah. Nel primo pomeriggio Bry, aveva reso dieci cervelli vampiri poltiglia solo per curiosità. Nel secondo pomeriggio Bry, gli aveva raccontato la sua storia. La sera Bry, si era messa tra lui e Elijah per separarli in un gesto che non aveva ben compreso, e poi aveva affermato di poter sistemare quello che era successo, di poter salvare la vita a Hayley e a sua nipote. Ora, a tarda notte, Bry era ancora attaccata alle tempie di Hayley, bloccando così il sangue della piccola che altrimenti avrebbe segnato la sua stessa morte. Gli ingredienti che servivano erano stati trovati tutti da Marcel e messi sul tavolo di legno più grande, mancavano solo i sacchi di terra.
Non doveva fare altro che aspettare e non era solo. Né Rebekah, né Elijah, né Marcel lo avevano abbandonato. Restavano lì ad attendere con lui che qualsiasi cosa avesse in mente Bry, riportasse in vita la sua bambina.
Bry, Brynhild, la Divina Brynhild, sua sorella o chiunque essa fosse, cosa voleva da lui?
Spuntata dal nulla, con quel sorriso sempre pronto e quegli occhioni azzurro zaffiro che seguivano ogni suo passo. Avevano in comune la stessa madre e avevano passato diverse giornate insieme come amici un tempo, ma ora, ora cos'erano? L'essere nati dalla stessa coppia li rendeva fratelli, ma bastava veramente solo questo? Poteva considerare Bry al pari di Rebekah? Di certo tra le due c'era una gran differenza che non si fermava al solo modo di rivolgersi a lui come fratello, ma c'era dell'altro. Non riusciva a considerare Bry come sua sorella. Forse era ancora troppo presto, o forse il suo cuore immortale si era irrigidito, eppure... no, non era quello.
Espirò dal naso posando il bicchiere vuoto sul tavolino pervaso adesso da un nuovo quesito. Come aveva fatto Bry a vivere mille anni in un corpo da lupo? Si immaginò essere al suo posto, cosa che sarebbe potuta davvero succedere, visto i genitori che si trovavano, lui cosa avrebbe fatto? Se fosse stato lui quello all'essere stato allontanato per forza dall'unica cosa che gli restava al mondo? Cosa avrebbe fatto per mille anni in un corpo da lupo? Come avrebbe mangiato, dormito, come si sarebbe difeso? Come sarebbe sopravvissuto? Soprattutto, come non avrebbe fatto a non impazzire?
Si voltò verso di lei, Bry che concentrata era immersa in quello che era il suo prezioso potere e ora Klaus ispirò dal naso. Cosa doveva fare con lei?
Una cosa era certa. Se sua sorella fosse davvero invischiata in quella cosa, questa sarebbe stata l’ultima vita che avrebbe vissuto e sarebbe stato lui a porgli fine.
Klaus controllò l’ora. Aveva soggiogato Diego nel metterci il meno tempo possibile, ma era un bel viaggio da lì a Mystic Falls. L’aveva soggiogato anche nel dimenticare la strada non appena avesse girato la macchina in direzione New Orleans, ma comunque non era del tutto tranquillo. Il motivo era uno e anche molto semplice. Diego doveva incontrare Caroline. Di un colpo si trovò a sorridere. La sua bella Caroline, così piena di vita e pura come nessun altro vampiro che avesse mai incontrato finora, ed era proprio quello ad averlo attratto a lei. L'aveva voluta e la voleva sua più di quanto avesse voluto qualcosa negli ultimi cento anni, ma Caroline non era una preda facile. Le offrì di raggiungerlo, di visitare la sua città e di restare per sempre, ma forse la caparbietà di quella ragazza nel restare ferma nelle sue convinzioni aveva poi giovato a suo favore. Immaginarsela lì, mentre schiere di nemici attentavano a lui e alla sua famiglia, non era esattamente quello che avrebbe voluto per lei. Se poi metteva in conto che tali nemici potessero, appunto, prendere lei di mira…
L’odore della terra viva riempì il cortile prima che Diego vi entrasse. Non era solo, qualche suo amico vampiro notturno lo stava aiutando tenendo gli altri sacchi. L’ultimo ingrediente era arrivato e cospargeva l’aria di New Orleans con quella di Mystic Falls.
- Cosa facciamo adesso? – Rebekah si voltò verso suo fratello. Bry era in trans. Non li sentiva, né percepiva allora come potevano dirle che tutto era pronto.
- Che ore sono? – chiese poi la voce di Bry. Si voltarono tutti a guardarla. Aveva gli occhi aperti, ma le sue iridi erano ancora colorate da quello strano viola glicine. Era ancora connessa a Hayley.
- Come? Ma non era in trans? – chiese Rebekah, preoccupata che la piccola figlia del sole avesse potuto sentito tutte le sue accuse e che potesse trasformarla in un carbone fumante.
- La terra. È stata la terra a farla svegliare. – l’alcool nel suo sangue originale si era già consumato e ora Elijah non aveva nessuna intenzione di distrarsi. Bry aveva detto di poter salvare anche Hayley e lui doveva fare in modo che quanto avesse detto si tramutasse in realtà.
- Le tre e dieci del mattino. – le rispose suo fratello, ma per quanto il viso di Bry sembrasse inespressivo in quel momento, quella frase sembrò turbarla.
- È ancora troppo presto. – schegge di elettricità celeste volarono dai suoi occhi aperti rendendoli luccicanti come le stelle che Klaus aveva osservato prima.
- Presto? Presto per cosa? – Rebekah si stava agitando. Non voleva perdere sua nipote per niente al mondo.
- Dobbiamo andare in un altro posto. – disse Bry e tutti capirono che non era finita lì.
 
La strada era più trafficata di quanto credesse e Caroline aveva perso del tutto le tracce del vampiro che stava pedinando. Quindi adesso era del tutto sola, in una città sconosciuta e per lo più nel bel mezzo della notte. Era stanca, sia mentalmente che fisicamente. Forse cercare un hotel si sarebbe rivelata un’opzione migliore e domani, con il sole e una bella dormita alle spalle, avrebbe cercato Klaus. C'erano diversi Hotel in quella città e tutti con diverse stelle illuminate sulle insegne, non si era portata nemmeno un cambio in quella decisione azzardata, ma aveva con sé sempre la sua carta di credito. Fu allora che vide una macchina rossa sfrecciare all’angolo della strada. Assomigliava tantissimo all’auto in cui il vampiro di Klaus era arrivato fino a Mystic Falls. Più curiosa che certa, Caroline andò a vedere. Non vi era una anima in quelle strade, ma sicuramente lei era più pericolosa di qualunque male intenzionato si volesse avvicinare. Alla fine dell’incrocio vi era una grande villa con un'entrata ad arco, portone in legno, finestre lunghe e balconi in ferro battuto, ma quello che la colpì più di tutto furono le M incise in una scrittura quasi gotica sui pilastri di quella casa. “Può essere che M stia per Mikaelson. In fondo Klaus è la definizione della megalomania.”
Anche se fosse? Poteva mai entrarci senza essere stata invitata e a quell’ora del mattino? Caroline ci pensò su, ma meno tempo ci metteva nel colloquiare con la sorella di Klaus, meno tempo Katherine sarebbe rimasta nel corpo della sua amica.
Parcheggiò.
Il portone si aprì solo spingendolo. Riuscì a passare la soglia, nessun proprietario umano e questo la convinse di più ad andare a dare un'occhiata. L'entrata era piuttosto buia e anonima, ma Caroline adocchiò subito due rampe di scale, una a destra e l’altra a sinistra, che portavano rispettivamente al piano di sopra e al piano ammezzato che circondava la parte sinistra della casa. Altri due passi e si trovò in un cortile rettangolare. Era ampio, con tavoli e sedie in ferro battuto, un bar di legno al lato e una fontana con troppe erbacce che necessitava di una ripulita. Era un bel cortile, ma lasciato andare a se stesso. Un peccato perché aveva un bel potenziale.
- C’è qualcuno? – chiese, ma era da sola, quindi fece affidamento ai suoi sensi. Si concentrò nel sentire qualcosa, e fu accontentata. Sentì il suo odore. L’odore di Klaus. Lo stesso odore che si aspettava di sentire al confine di Mystic Falls quando la portiera di quell’auto si era aperta, ora la stava circondando e si trovò a inalarlo con più avarizia di quanto pensasse. Era proprio un bel profumo. Sentì anche gli altri. Rebekah, Elijah, un odore strano, tra quello dell’ibrido e fragole e poi tanti altri, forse gli altri scagnozzi di Klaus… ma poi ce n'era uno che le sembrò famigliare tanto quanto quelli degli originali. Non era Diego, no… era una donna, magari una licantropa. Sì, l’aveva già sentito, ma davvero non le veniva in mente quando e dove. Pensando, i suoi piedi iniziarono a percorrere le scale lì dove quell’odore si intensificava. Era come se quella persona vivesse in una di quelle stanze. Chi era? Quale licantropo poteva vivere con Klaus? Forse qualche ibrido che Tyler aveva aiutato a liberarsi dal soggiogamento, per questo le era così familiare? O forse la notte insonne la stava facendo fantasticare un po’ troppo. Si fermò fuori alla porta matrice di quell’odore, ma qualcos’altro catturò tutta la sua attenzione, facendole dimenticare cosa stava cercando di scoprire. Si trovava in un corridoio pieno di stanze chiuse, tranne una. Da dove era Caroline poteva vedere cosa c'era in quella camera e vide un treppiedi coperto da un panno. I suoi piedi si mossero più avari di quanto fossero state le sue narici nell'odorare il profumo dell'originale proprietario di quella casa. Era la stanza in cui Klaus disegnava. Il suo odore lì era più intenso e penetrante. C’erano colori in disordine, pennelli in ammollo e disegni di ogni specie. A matita, dipinti, bozzetti. Caroline presa da una grande curiosità, scoprì quello che era sul treppiedi. Raffigurava una ragazzina dai capelli rossi ondulati, dagli occhi azzurro mozzafiato e un sorriso bellissimo. Chi era? Forse era suo l’odore che aveva sentito prima?
Ai piedi della tavolozza dei colori c’era un raccoglitore e dentro vi erano altri dipinti. Caroline ci sbirciò facendo attenzione a non fare danni. Paesaggi. Pitture astratte. Animali selvatici. Persone. Uno era così reale che Caroline volle prenderlo per scrutarne ogni particolare. Era un ragazzo di colore, vestito con degli abiti di un epoca lontana. Aveva tra le mani una spada in un cortile che somigliava quello di quella casa. Sembrava una foto scattata a una scena di una vita passata. Quando Caroline fece per metterlo a posto, ne vide un altro. Una ragazza bionda e dai capelli ondulati.
- Klaus, sei sempre lo stesso. – lo prese aspettandosi di vedersi dipinta dalla mano dell’ibrido col talento più grande che lei avesse mai visto, ma ne rimase delusa. Era una ragazza bionda, con i capelli ondulati, gli occhi azzurri e zigomi alti, ma quella non era lei. – E chi diavolo è questa? –
 
Il posto che dovevano raggiungere era una cima alta, la più alta che c’era in zona, non importava quale. Klaus era al volante di un furgone dal vano ampio, dove c’erano Hayley stesa sul freddo metallo, Bry inginocchio con le mani alla sua testa e Elijah che controllava che i dossi e le curve non facessero staccare Bry dalla connessione con Hayley. Rebekah e Marcel li seguivano con la Spider rossa. Il monte Driskill, il più alto di tutta la Louisiana distava quattro ore dalla città, quindi Klaus optò per le colline più vicine. Riuscì a trovare una distesa d’erba. Si fermò e uscì. Era passato davvero troppo tempo da quando Bry era entrata nel corpo di Hayley e per quanto fosse un essere potente, anche lei esauriva le energie. Aprì la porta scorrevole sul lato del furgone mentre la macchina di Marcel e Rebekah parcheggiava alle sue spalle. Klaus trovò Bry con gli occhi aperti, stavolta erano i suoi veri occhi celesti. Sua sorella scese con un salto afferrando a volo la borsa in cui avevano messo gli ingredienti.
- Cosa facciamo ora? – gli chiese suo fratello, ma Bry alzò un dito per azzittirlo. Non c’era tempo da perdere e non ci voleva un genio per capire che a sua sorella non piacevano le chiacchiere inutili. Corse al centro della radura, mentre il cielo si era colorato in un rosa salmone lì dove il sole stava per sorgere. Bry si inginocchiò a terra appoggiandoci le mani. L’onda del suo potere Hoenano partì dai suoi palmi investendo la terra che si ritrasse in un fosso profondo più di due metri. Afferrò la borsa e senza preoccuparsi dei convenevoli rovesciò tutto dentro. Prese le forbici, non era un ingrediente citato nel suo libro, ma le aveva chiesta espressamente prima di salire nel furgone, le aprì, afferrò i suoi lunghi e perfetti capelli, li fece passare tra le due lame e lì tagliò. Tutti, senza battere ciglio e poi li buttò nel fosso, come se fossero anche loro parte degli ingredienti. Dopo alcuni secondi di silenzio, una Bry dai capelli cortissimi si voltò verso gli altri.
- Cosa fate lì impalati? La terra e la ragazza, ora! – urlò ai quattro vampiri che erano rimasti rapiti dal suo operato. Elijah corse da Hayley, il corpo di quella ragazza aveva subito già troppi martiri, quindi si occupò di trasportarla con cura. Klaus e Marcel portarono i sacchi, mentre Rebekah non si mosse da dov’era. Bry aveva alzato le mani al cielo, esattamente come Klaus l’aveva vista fare nel ricordo in cui lei affrontò la loro madre usando fulmini come arma e qualcosa alle loro spalle mutò. Il cielo. Lo spicchio rosso del sole stava sorgendo con una velocità che in mille anni di albe, gli originali non avevano mai visto. A macchia d’olio, la luce solare stava coprendo l’oscurità della notte, in una rapidità triplicata.
- Sei tu a fare questo? – le chiese Rebekah scioccata, si era proprio scioccata, ma Bry era troppo concentrata per risponderle, ci pensò Klaus.
- Ovviamente. – ma la sua voce era cambiata. Fino a poche ore fa, Klaus avrebbe spiattellato l’enorme potere di sua sorella in faccia a tutti e si sarebbe anche divertito nel farlo, ma ora invece no, anzi, era preoccupato, non per la circostanza surreale, ma proprio dal potere enorme che quella, che era un'arma creata dalla natura per poterli uccidere tutti, sapeva emanare.
Il sole raggiunse il centro del cielo, come se fosse stato mezzogiorno, ma erano soltanto le cinque e mezza del mattino, quando dal terreno iniziò a germogliare una pianta. Foglie dopo foglie, rametti dopo rametti, quell’esile arbusto si stava trasformando in qualcos’altro alla stessa velocità di quell’alba soprannaturale. Ci vollero solo pochi secondi e una quercia robusta e folta fu davanti ai loro occhi. L’albero della vita. Un intero albero creato da Bry dal nulla.
- Ora? – le chiese Klaus. Era vicino a lei, tutti lo erano eppure nessuno si era accorto che Bry aveva le mani chiuse l’una sull’altra, come a nascondere qualcosa. Un luccichio su una lucida superfice argento che riuscì a farsi vedere attraverso le sue manine fece supporre a Klaus che sua sorella stesse stringendo le forbici tra le mani.
- Non ti piacerà quello che accadrà ora. – Bry aprì le mani scoprendo il loro contenuto e Klaus si chiese come aveva fatto sua sorella a procurarsi un paio di bisturi, poi ci arrivò… “Posso modificare la materia”. Bry aveva trasformato le forbici in un bisturi! Klaus spalancò gli occhi nell’istante in cui realizzò cosa sarebbe successo. Allungò una mano verso sua sorella per cercare di fermarla, ma una forza lo scaraventò lontano da lei. Lì scaraventò lontano da lei. Marcel, Klaus ed Elijah si trovarono a rotolare per metri prima di potersi fermare. Elijah che fino ad allora aveva avuto Hayley tra le braccia, se ne trovò senza. Trovò l'aiuto di Rebekah e alzandosi Elijah potette vedere dov’era la ragazza. Hayley era trattenuta in aria dalla stessa forza che li aveva scaraventati via. Da Bry.
Klaus si alzò correndo verso di lei, mentre la piccola mano di Bry stringente il bisturi si avvicinava alla pancia curva di Hayley, ma non riuscì ad avvicinarsi. Il suo corpo sbattette su una superficie invisibile. Una barriera.
- BRYYYYYYYYYYYY!!!!!!! – urlò cercando di oltrepassare tale potenza, ma sua sorella aveva già inciso una lunga linea diritta sulla pelle nuda della donna che portava in grembo sua figlia. – NOOOOOOO!!!!! –
Anche Elijah iniziò a battere contro a quella barriera magica, ma quella potenza non poteva essere abbattuta.
Bry, protetta dalla sua stessa magia, mise le mani sul ventre insanguinato di Hayley e come aveva sfilato il pugnale di Papa Tunde dal petto di Klaus, fece uscire da quella pancia quasi ibrida la sacca placentare. La teneva fluttuante nell’aria.
Lì. Tra sangue e liquido amniotico c’era sua figlia. Klaus la vide, piccolissima e indifesa e poi non vide niente più. La rabbia, lo accecò completamente.
- SE OSI USARE LA VITA DI MIA FIGLIA PER QUALCHE TUA RAGIONE, SE IL TUO SCOPO È SACRIFICARLA AI TUOI DEI, SE MI HAI TRADITO SORELLA, SAPPI SOLO CHE LE TORTURE CHE MIKAEL HA AFFLITTO AI TUOI CARI SONO NULLA IN CONFRONTO A QUELLO CHE TI FARÒ IO! –
Solo allora Bry si voltò verso i vampiri che aveva lasciato fuori, ma guardò solo suo fratello. Non ebbe il modo di dire niente, perché i rami dell’albero da lei creato, iniziarono a muoversi in direzione di quel feto. Si intrecciarono tra loro formando un basco. Bry ci fece volare dentro la piccola. I rami si chiusero come due braccia di madre che abbracciano un figlio. Bry accarezzò l’albero recitando parole nella sua lingua e ai suoi tocchi il legno divenne iridescente, come lo divenne lei. Non c’era nessuna differenza tra i due. Flussi di luce e scintille elettriche circondarono quegli esseri colorando l'aria di un celeste pallido e luminoso, così luminoso da impedire la loro visuale, anche se gli occhi che ora stavano assistendo a quella scena appartenevano a dei vampiri originali. Klaus continuò a colpire quella barriera fino a farsi sanguinare il dorso della mano e in bocca poteva già pregustarsi il sapore di quel sangue che non aveva ancora assaggiato, del sangue di sua sorella e ne avrebbe bevuto fino all'ultima goccia. Rebekah afferrò la sua mano insanguinata che lasciò un'orma rossa viva su quella parete magica. La strinse nella sua proprio quando con l'altra asciugò una sua lacrima che non si era reso conto di aver pianto e prima che gli occhi di chi aveva fatto bene a dubitare, prima che potesse pronunciarsi nell'aiutarlo in qualsiasi vendetta volesse issare su la divina Brynhild, successe.
Un suono che non era abituato a sentire, scavalcò quella nebbia azzurrina facendolo voltare. L'impronta della sua mano era andata via e quel fumo magico superò i limiti issati dalla barriera di Bry. Klaus allungò una mano, non c'era più, la barriera era scomparsa. Un pianto, quel suono era un pianto da neonato. Sua figlia? Era il pianto di sua figlia?
La nebbia era oramai dissolta e l'albero magico e Bry tornarono ad essere visibili. I rami che avevano chiuso il feto di sua figlia erano aperti mostrando la bambina più bella che lui avesse mai visto. Fu come se un nodo stretto nel cuore si fosse sciolto all'istante, fu come sé sentisse ora un altro se stesso all'infuori del suo corpo, fu come sé fosse sempre stato legato a lei, a quella piccola, a sua figlia.
- Lei è un Hoenan e può usare la natura a suo piacimento, anche per nascere. – gli disse Bry ma la sua voce a stento si sentiva. – Sapevo che avresti tentato di fermarmi nel momento in cui avresti capito il procedimento dell'incantesimo, per questo ho issato la barriera. – si spiegò, anche se quello che aveva appena fatto per suo fratello, superava ogni immaginazione. Klaus si avvicinò a sua figlia, mentre Elijah andò a prendere Hayley. Il suo ventre stava già sanando, era già un ibrido. Rebekah non poteva crederci, doveva essere contenta perché sua nipote era salva, ma non lo era, non del tutto, Bry era davvero un essere forte, forse addirittura invincibile e... poi la sua mano fu presa da qualcuno e quando abbassò il viso trovò la mano di Marcel nella sua. Era accanto a lei, come sarebbe dovuto sempre essere e la mente di Rebekah lasciò perdere qualsiasi concezione stava creando per potersi godere quel momento.
Klaus andò a prendere sua figlia. Delicatamente mise le sue mani attorno alla cosa più preziosa che avesse mai potuto afferrare e fu terrorizzato nel poterle farle male, ma invece sua figlia smise di piangere. Come se stesse solo cercando questo, come se stesse solo aspettando suo padre e lui era arrivato, e non l'avrebbe mai lasciata andare via. Morbida, tenera, dolce, profumata e bellissima. Sua figlia. Le baciò la guancia e rise divertito quando si rese conto che era così piccola che le sue labbra le coprivano mezza faccia. Era il giorno più bello della sua vita e lo doveva tutto a Bry, sua sorella. Si voltò con un gran sorriso e gli occhi pieni di lacrime di gioia.
- Come avrei potuto farle del male? Come avrei potuto far del male a te? Non capisco… -
Klaus allungò la mano libera afferrandole il braccio prima che potesse cadere a terra. Era stanca, stanchissima.
- …cosa ti è successo? – finì la frase in un sospiro già sorretta completamente da Klaus e lui in quell'attimo si rese conto di stare stringendo quello che per tutta la sua vita aveva disperatamente cercato, dei suoi simili, la sua vera famiglia e per un breve attimo la sua mente calcolatrice tacque sotto al battere forte del suo cuore.
 
Invece di trovare delle notizie della Divina Brynhild, Liv si era addormentata in mezzo ai libri di magia della sua famiglia. La sveglia suonò alle sei come ogni giorno. Alla prima ora aveva biologia, ma era l’inizio del secondo trimestre e perdere una lezione non sarebbe significato molto. Spinse i libri gettandoli via dal letto, poi afferrò il piumone e si mise sotto incurante di essere ancora vestita.
- Questo non è il giorno giusto per dormire. –
Liv spalancò gli occhi mettendosi a sedere in mezzo al letto. Un ragazzo magro, dalla carnagione chiare e i capelli a spazzola castani era nella sua stanza.
- Chi sei? Come sei entrato? – gli puntò una mano contro, dimenticando che la sua magia e quella di tutte le streghe era fuori uso.
- Calmati. Non sono realmente qui. Ho un messaggio per te proveniente da New Orleans. –
Liv lo guardò di nuovo, no non lo conosceva affatto, poi una cosa fra le tante che le aveva detto le sfrecciò in testa.
- Non sei qui? Sei una strega e stai usando la magia? Come? - Liv si alzò dal letto raggiungendolo.
- Sh! - il ragazzo alzò una mano e ogni millimetro del cranio di Liv si accese.
- Cosa mi stai facendo? – Liv venne spinta a terra, ma non per il dolore, anzi. Era come se tutti i suoi sensi si stessero attivando contemporaneamente.
- Sì, riesco ad usare il potere perché la cosa che ci ha reso inermi, adesso è momentaneamente fuori uso. È una ragazzina tanto generosa, specialmente quando si tratta del fratello. Si è quasi uccisa per salvare la sua progenie e la lupa che le ha dato la vita e ora, tutti i suoi incantesimi sono cancellati, fino a quando non si sveglierà. – il ragazzo chiuse la mano e contemporaneamente l’impulso nel cervello di Liv cessò, ma non del tutto. Si sentiva diversa, completamente. – E per rispondere alla tua seconda domanda, ti ho reso molto più forte. -
- Perché? – addirittura anche la sua vista sembrò cambiare. I colori le sembrarono più accesi.
- Tu sei l’unica strega rimasta in questa cittadina e proprio in questa cittadina c’è qualcosa che io voglio. – le accarezzò il viso, Liv sentì tutti i pori della pelle recepire quel contatto. – E tu devi prendermelo. –
   
 
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