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Autore: seapaws    27/12/2015    3 recensioni
Londra, 1868. Nulla è cambiato da quando Jordan l'aveva lasciata: gli stessi cieli grigi, di ferro; gli stessi edifici anneriti dal fumo e dal tempo, le stesse fabbriche che sembrano non dormire mai. Sono tutti volti di una città che, nonostante lo sviluppo tecnologico e industriale che sta attraversando, è corrotta e spezzata per via della criminalità e, causa ancor più nascosta, i templari.
Lo stesso ordine che lei e Alexander, suo fratello, tradirono poco più di quattro anni fa.
Ma adesso Alexander è morto e Jordan si era promessa di non tornare mai più. Ma è proprio una lettera ricevuta da una sua vecchia conoscenza a farle cambiare idea; non solo per vendicarsi ma anche per trovare la Sindone prima di tutti, Assassini compresi.
Tuttavia Jordan sembra non aver fatto i conti con i gemelli Frye, che sembrano possedere la sua stessa determinazione, e soprattutto con il più giovane dei due, Jacob.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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City di Londra, 1868

Londra era fredda e grigia, quella mattina. Nubi scure che sembravano promettere soltanto pioggia oscuravano il sole e un vento fin troppo gelido per essere solo autunnale avvolgeva la città, spazzando via occasionalmente foglie cadute o detriti. Sebbene fosse ancora molto presto le fabbriche erano già operative, gli impiegati -soprattutto bambini e adolescenti- scorrazzavano per gli edifici con fare affaccendato.

Jordan si strinse ulteriormente nel cappotto, reprimendo a stento un brivido. Il vento le scompigliava i capelli soffiandole sul volto e lei cercava di scostare le ciocche dagli occhi con fare stizzito, rinunciando quasi subito e pentendosi di non averli legati in una treccia. Almeno avrebbe potuto cacciarla dentro il cappotto.

Scuotendo leggermente la testa, Jordan si guardò intorno. 

Tutto era esattamente come ricordava, nulla era cambiato di una virgola nonostante mancasse da Londra ormai da diversi mesi. A qualche metro da lei, un gruppo di Blighters sorvegliava l'operato dei vari impiegati, occasionalmente avvicinandosi minacciosamente a chi, evidentemente, non svolgeva il proprio lavoro in maniera adatta. 
Se non avesse avuto fretta, Jordan sarebbe intervenuta più che volentieri, ma doveva  cercare di tenere un profilo basso. Katherine risedieva a Whitechapel e Jordan era sicura che numerosi membri della banda l'avrebbero attesa comunque per le strade del quartiere; inoltre lei era stata marchiata come traditrice e confidava sul fatto che Crawford avesse dato istruzione a tutti i suoi sgherri di ucciderla, qualora avesse fatto ritorno nella capitale inglese. Nessuno lascia l'ordine se non con i piedi in avanti, peggio ancora se la traditrice in questione era a conoscenza di piani e dettagli di cui una semplice pedina non avrebbe dovuto essere.

La ragazza svoltò l'angolo e imboccò un vicolo a caso, aumentando sempre di più la velocità della sua corsa. Le armi che aveva appeso alla cintura e le pistole nelle fondine le battevano contro i fianchi, ma non per questo la sua andatura rallentò. Riconobbe Whitechapel nel momento esatto in cui mise piedi nel quartiere: gli edifici anneriti dal fumo erano inconfondibili, e Jordan si mise alla ricerca della casetta a nord del distretto, residenza degli Adkins da quando suo fratello era morto e Katherine aveva dato alla luce James. 

La cognata stessa l'aveva rassicurata sul fatto di non aver cambiato domicilio e Jordan adesso camminava con più sicurezza rispetto a prima. Notò, con sua grande sorpresa, che non vi erano Blighters per le strade ma un'altra banda riconoscibile dal diverso colore dalle divise rispetto ai primi: essi indossavano abiti di un verde indefinibile, così diverse dal rosso che caratterizzava i Blighters. Perplessa, Jordan camminò proprio davanti a uno di loro e sentì una leggera ansia stringerle lo stomaco, ansia che scomparì quando nessuno di loro reagì se non con sguardi disinteressati o vagamente incuriositi. La ragazza tolse la mano dal pugnale sotto la propria giacca, rassicurata, e decretò che l'unico problema che avrebbe mai potuto avere con quelle persone era il colore del loro vestiario. Quel verde era orribile, e si chiese chi fosse stato tanto idiota ad averlo scelto. 

Nel frattempo era arrivata nell'indirizzo che Katherine le aveva scritto, per sicurezza, nella lettera speditale tre mesi prima. Alcuni bambini scorrazzavano intorno, altri invece stavano fermi ad osservare ciò che accadeva nel quartiere. Una di loro, dalle trecce scure e dall'abito verde scuro la guardò incuriosita ma Jordan finse di non aver notato nulla, occupata nel cercare di riconoscere tra le varie casupole quella che stava cercando ed esitò davanti alla porta annerita, una volta riconosciuto l'edificio. 
Era così diverso. Sapeva che dopo la morte di Alexander Katherine non avesse a disposizione un patrimonio a cui attingere, soprattutto quando il figlio nacque, ma Jordan non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata spettatrice di una cosa del genere. Inoltre, la cognata era stata piuttosto chiara, l'ultima volta che si erano riviste e la giovane si era rassegnata all'idea che non avrebbe rivisto più il nipote.        
Ma Katherine le aveva mandato una lettera dicendole che aveva un urgente bisogno di vederla di nuovo e parlarle. All'inizio, Jordan era sospettosa: negli ultimi tempi lei aveva girato tutta l'Inghilterra in lungo e largo, spostandosi di città in città senza mai lasciare traccia del suo passaggio e si era sopresa non poco di come la cognata fosse riuscita a rintracciarla.  Aveva evitato di proposito Bath -Crawford avrebbe potuto mandare chiunque a cercarla lì in quanto sua città natale-, e non possedeva un vero e proprio domicilio. Offriva i propri servigi a chi ne avesse avuto bisogno in cambio di vitto e alloggio, prendendo precauzioni come fornire nomi falsi, partire sempre dopo pochi giorni e non tornare mai due volte nello stesso posto. Ecco perché quando il portalettere aveva annunciato che c'era una lettera in più nella sua borsa, Jordan si era insospettita. Avrebbe voluto bruciare la lettera senza nemmeno scartarla e dimenticarsene, ma poi aveva riconosciuto la calligrafia sottile di Katherine e l'aveva scartata con mani leggermente tremanti.

Nella lettera, Katherine non accennava a nient'altro se non a quelle poche notizie che Jordan già conosceva e al desiderio di rivederla al più presto. Lei l'aveva riletta più volte, cercando di trovare indizi nascosti tra quelle poche righe scritte con un inchiostro di scarsa qualità ma con il solo risultato di sguarcirla ulteriormente.  
Non aveva trovato nulla e questo l'aveva spinta a partire, bruciando quel foglio stropicciato e confidando nelle proprie abilità qualora qualsisi cosa fosse andata storta. 

Respirando a fondo, Jordan bussò. 

Non era pronta a rivederla. Pensava di esserlo ed era convinta che il viaggio fosse stato abbastanza lungo per prepararla a un possibile confronto, ma capì che non era così. Jordan sapeva bene che Katherine la incolpava per la morte del marito. E, in fondo, lei non le dava tutti i torti; dopotutto Jordan era sopravvissuta e Alexander no. 
Il rumuore della porta che si apriva cigolando la destò, facendole sollevare la testa. Riconobbe immediatamente Katherine, anche se la donna che era davanti a lei era ben diversa da come ricordava: smorta e un po' spenta, ma tutto sommato ancora viva, che rifiutava di sottomettersi a tutto quello che la vita le aveva fatto subire e le aveva tolto. 
Katherine la cacciò immediatamente dentro casa e, controllando che non ci fosse nessuno a osservarle, girando il chiavistello per tre volte. Quando le parlò sembrò essere eccessivamente stanca, come chi non dorme da giorni.

"Qualcuno ti ha seguita?" 

Jordan alzò un sopracciglio. "Perché avrebbero dovuto?" 

"Sai bene quanto me cosa significa il tuo ritorno in città. E soprattutto con quei capelli... non avresti potuto indossare un copricapo?" 

"Perché a Londra non esistono altre persone con i capelli rossi, ovviamente. Sta' tranquilla" aggiunse, quando Katherine sembrò nuovamente sul punto di interromperla. "Nessuno mi ha seguita, né tantomeno denunciata. A quanto pare per Starrick non sono così importante come pensavo. Mi fa piacere sapere che ti preoccupi per me, comunque. Altrimenti non mi avresti mandato quella lettera." 

Katherine la guardò. "Ci hai messo parecchio per arrivare. Te l'ho spedita tre mesi fa"  

"Ringrazia piuttosto che sia arrivata. Mi vuoi dire che cosa sta succedendo? Dalla lettera non ho ricevuto notizie eclatanti. Dovrai fare meglio di così, dato quello che sto rischiando." Disse lei, vagamente infastidita. La cognata aveva dato per scontato il suo ritorno, qualora avesse ricevuto quella dannata missiva, e in quel preciso istante si stava odiando per quanto prevedibile fosse stata.
 
Katherine si strinse le mani in grembo. "Sì, io... lo so. Jordan, non so da dove cominciare, non so nemmeno come ho fatto a resistere in questi anni. Tutto sta cambiando e incomincio a temere per la mia incolumità, e soprattutto per quella di James.
Ecco perché ho bisogno del tuo aiuto. Ora più che mai."














Note dell'autrice: Ma salve! Scommetto che vi eravate dimenticati di me. Eh, non vi do tutti i torti. Ma comunque sono tornata! Sempre in Assassin's Creed, ma con una storia diversa che mi sono decisa a scrivere e pubblicare dopo qualche ripensamenti. Ho adorato Syndicate, ma soprattutto ho adorato i gemelli Frye e Jacob è diventato tra i miei personaggi preferiti in assoluto. Questo spiega la mia presenza qui ma vabbè
Comunque, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Se Jordan sembra una figura ancora enigmatica è perché non la conoscete molto bene. Il suo passato sarà ancora da svelare, perché ha effettivamente lasciato i templari e soprattutto come le sue vicende si intrecceranno con quelle degli Assassini. Le recensioni, che siano positive o negative sono sempre apprezzate! ;)
Alla prossima! :D
-Amethyst (che ben presto cambierà nickname, si spera per l'ultima volta eheheheheeh :D)
  
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