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Autore: Palketta    27/12/2015    1 recensioni
Quella Vigilia si stava rivelando migliore di quanto prospettato quella mattina, ma forse era solo una percezione dovuta alla febbre; in quel momento non importava.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La febbre si è alzata questa notte, potresti stare tu con Kei finché non torniamo? Mamma ha avuto un’emergenza al lavoro e il mio treno è stato soppresso a causa della neve. Ovviamente mio fratello dice che non è necessario, ma saremmo più tranquilli…Scusaci per il disturbo.
Akiteru.


Quando Akiteru-kun gli aveva scritto quella mattina, Tadashi non ci aveva pensato un secondo: si era vestito e, borsone in spalla, si era diretto a casa Tsukishima.
Erano 5 anni, ormai, che passava la vigilia di Natale insieme a Kei, ed ogni anno la giornata si svolgeva sempre nello stesso modo: nel primo pomeriggio raggiungeva casa dell’amico e tutti insieme preparavano la cena.
La signora Tsukishima si occupava del menù, Akiteru sistemava la tavola e lui e Tsukki erano gli addetti al dolce.
Avevano impiegato anni a perfezionarsi e i risultati erano impeccabili –per somma gioia della padrona di casa-: niente piu’ farina per tutta la cucina, niente impasto strabordante dalla teglia, nemmeno un centimetro di pan di spagna bruciato ma, più importante di tutto, niente Tsukki che lasciava la cucina asserendo di non poter fare meglio di così!
Finita la cena, i ragazzi si dirigevano in centro, dove aspettavano la mezzanotte davanti al grande albero al centro della piazza, per poi tornare a casa del biondo e passare il resto della nottata a vedere film di Natale e addormentarsi irrimediabilmente davanti alla TV.
Il fatto che quell’anno Tsukki si fosse ammalato proprio il giorno prima della Vigilia aveva ovviamente impedito lo svolgersi di quella tradizione.
Come se non bastasse Akiteru era bloccato a Tokyo per via della neve, la signora Tsukishima era stata richiamata in ospedale per un’emergenza –sotto le feste c’era sempre tantissimo lavoro per i medici- e i suoi genitori erano stati invitati, come sempre, ad una festa aziendale fuori città.
Era l’unico a potersi prendere cura dell’amico.
“Puoi contare su di me, Tsukki, non ti deluderò!”, pensò suonando il campanello.
Sicuramente il biondo avrebbe avuto da ridire sulla sua incursione, ma Tadashi non lo avrebbe certo lasciato solo nel momento del bisogno!
C’è da dire che sapeva benissimo che l’immagine dell’amico debole e febbricitante, che si trascinava appoggiandosi al muro per raggiungere la cucina o il bagno, non era assolutamente plausibile, e che mai la madre avrebbe lasciato il suo adorato (per quanto scontroso) figlio da solo in condizioni tanto gravi, ma…Quando si parlava di Tsukki, Tadashi andava completamente in agitazione, più di quanto non fosse solito preoccuparsi per chiunque in condizioni normali.
Cominciò a preoccuparsi quando dopo un minuto di attesa, nessuno venne ad aprirgli la porta.
“Magari non ha sentito o sta dormendo…” cercò si rassicurarsi mentre suonava una seconda volta, più a lungo.
Cominciò davvero a preoccuparsi quando i minuti divennero ben due.
“E se gli fosse successo qualcosa che gli impedisce di alzarsi?!”
Sull’orlo delle lacrime iniziò a bussare ripetutamente, fino a che un volto visibilmente scocciato non si sostituì al legno della porta, dandogli l’opportunità di fiondarsi all’interno.
« Tsukki! Stai bene? Grazie al cielo sei vivo!» preoccupato com’era non si accorse del sopracciglio pericolosamente inarcato dell’altro, dunque trasse un profondo sospiro di sollievo.
Sollievo che durò fino a che non notò un dettaglio importantissimo che lo fece scattare di nuovo «Ma cosa ci fai in piedi?! Dovresti riposarti!»

Ok, Kei non era noto per la sua pazienza, ma con Yamaguchi cercava sempre di tenere a bada quel lato del suo carattere.
Ma qui si stava esagerando davvero!
Prima sua madre con le sue mille raccomandazioni da medico, poi suo fratello che chiamava ogni 40 minuti e adesso ci si metteva anche il suo migliore amico, dandolo addirittura per…Morto?
«Primo», fece prendendo finalmente la parola e zittendo istantaneamente il moro «ho solo 38.3: non è il caso di darmi per spacciato; e secondo, sono “in piedi” –disse calcando bene le parole- perché se fossi davvero rimasto sdraiato come era mia intenzione fare, probabilmente mi avresti buttato giù la porta o avresti chiamato l’ambulanza. O sbaglio?» fece con tono ironico e sfidandolo a negare.
Non attese risposta: il cellulare nella mano dell'amico diceva già abbastanza.
Sospirando si avviò verso il divano, con l’intenzione di rimettersi sotto la coperta e riprendere la visione del suo ‘film di Natale’, come lo chiamavano sua madre e suo fratello per prenderlo in giro.
«E’ già scappato il T-Rex?» fece l’amico che, appropriatosi di uno spazietto di divano e coperta, aveva intuito subito cosa stesse guardando.
Era facile, dopotutto.
Dopo il terzo anno consecutivo, i suoi familiari avevano imparato a trovare ogni genere di scusa per defilarsi dall’ennesima replica di Jurassic Park. L’unico a restare a fargli compagnia era Yamaguchi.
«Lo guardo io con te! Ognuno ha il suo film speciale a Natale, ed è triste vederlo da soli…A me piace tanto quello con lo scheletro che canta, ma ha il nome troppo difficile e non me lo ricordo mai! Comunque lo guardo sempre quando lo fanno in tv, ma mamma e papà scappano ogni volta, forse hanno paura…Facciamo così: io guardo quello dei dinosauri con te e tu guardi quello dello scheletro con me, ti va?» gli aveva detto la prima volta che si era fermato da lui a dormire e da allora si erano sempre fatti compagnia a vicenda, imparando a memoria l’uno il film preferito dell’altro, anche se i loro gusti non potevano essere più diversi.
Kei sorrise a quel ricordo infantile, ben attento a non farsi vedere dall’altro.
«No, sono appena arrivati sull’isola.» rispose semplicemente.
La visione del film trascorse tranquillamente: Kei si illuminava ogni volta che un dinosauro entrava nell’inquadratura e Yamaguchi ripeteva che mai e poi mai avrebbe messo piede in un parco del genere.
Erano appena iniziati i titoli di coda, quando il cellulare del biondo prese a squillare.
«Bollettino medico: sono ancora vivo» rispose con sarcasmo, senza nemmeno guardare il mittente della chiamata.
Vide con la coda dell’occhio Yamaguchi sparire in cucina e riprese a rassicurare il fratello; per la verità aveva un po' freddo ma mai lo avrebbe ammesso con il suo interlocutore.
Quando riagganciò prese il termometro e misurò la temperatura: 38.7.
Si alzò, questa volta portandosi dietro tutta la coperta e raggiunse l’altro in cucina, dove lo trovò intento a bollire un pentolino d’acqua.
«La febbre si è un po’ alzata e ho freddo, mamma dovrebbe aver lasciato in frigo della zuppa-» constatò semplicemente.
Subito Yamaguchi aprì il frigo e mise il piatto nel microonde.
«Te la porto appena è pronta, vai a sdraiarti però!» fece con tono preoccupato.
L’altro si alzò e, trascinandosi fino in salone, si ributtò di peso sul divano. Odiava dover dipendere da qualcuno in quel modo, ma davvero iniziava a sentirsi la testa pesante.
Aveva chiuso gli occhi da qualche minuto, quando avvertì un peso leggero posarglisi delicatamente addosso; riaprendoli si trovò davanti l’amico che con gesti lenti e delicati gli stava sfilando gli occhiali, dopo avergli portato un’altra coperta.
«Scusa Tsukki! Pensavo stessi dormendo. Ce la fai a mangiare qualcosa e prendere la medicina?»
Annuendo si tirò un po’ su, mentre Yamaguchi correva a prendere un vassoio con la ciotola di minestra, una fetta di pane e un bicchiere d’acqua per mandare giù la pasticca.
«Tanti auguri e buon cenone a me!» fece sarcastico, provocando una risatina nel compagno, felice di vederlo stare ancora abbastanza bene da fare battutine. «Tu non mangi?» disse notando che il moro gli si era accucciato davanti e lo fissava.
«Mangio dopo. Ho visto che tua madre ha lasciato qualcosa anche per me, ma non ho ancora fame.»
«Mh.» rispose, riprendendo a sbocconcellare qualcosa.
Mangiò lentamente, prese la medicina e si rimise sdraiato, ma servì a ben poco: la febbre non accennava a scendere, lui era esausto e l’altro, sempre più preoccupato, stava considerando di nuovo l’idea di chiamare il numero per le emergenze.
Quando vide l’amico alzarsi per l’ennesima volta, Kei lo afferrò per la manica del maglione e, con gli occhi lucidi, lo pregò silenziosamente di rimanere.
Non serviva altro al moro che si sedette di nuovo e, fatta cambiare posizione al biondo, gli fece appoggiare la testa sulle sue ginocchia. Prese a passargli delicatamente la mano tra i capelli, canticchiando a bassa voce qualche canzone di Natale, inventandosi qua e là le parole inglesi che non conosceva.
A Kei piaceva la voce di Yamaguchi. Se la maggior parte del tempo teneva un tono alto e squillante, quando cantava  la sua voce diventava profonda e calda. Cullato da quelle melodie, finalmente riuscì a rilassarsi.
Riaprì gli occhi un’oretta dopo, svegliato dal caldo e dalla voce di Yamaguchi che gli arrivava ovattata dal corridoio. Probabilmente il telefono aveva squillato e aveva risposto lui; doveva essere ancora suo fratello, visto che l’amico era ancora attaccato alla cornetta “Quello stupido avrà spero tutto il credito per telefonare a me, invece di mandare gli auguri ai suoi amici… A proposito di auguri, che ora sarà?”
Proprio in quel momento l’altro tornò in sala e, trovandolo sveglio, si aprì in un sorriso enorme dei suoi «Buon Natale, Tsukki! Ti eri addormentato come un sasso, quindi non ho voluto svegliarti. E’ mezzanotte e ventitré!» lo informò sedendoglisi a fianco.
«Mh. Auguri. Era Akiteru, al telefono?»
«Si. Ha detto che proprio non ce la fa a partire stanotte, quindi gli ho detto di non preoccuparsi e di tornare al dormitorio. Era davvero molto dispiaciuto e ti fa tanti auguri…Ha detto che ti porterà un regalo enorme per farsi perdonare, non e’ fantastico?»
Eccolo di nuovo lì, quel lato di Yamaguchi che lo faceva emozionare per ogni minima cosa, ben lontano dall’aria preoccupata di qualche ora prima.
«Per quanto riguarda me, invece…Il mio regalo te lo darò quando starai meglio, pazienta ancora un po’ e…Rimettiti presto, per favore!»
Rispose con un cenno di assenso e prese il termometro: 37.9.
Benissimo, la pasticca e la dormita avevano fatto il loro dovere.
«Tu hai più mangiato? Mi andrebbe un thé con biscotti. Ho anche la cioccolata calda, se vuoi…»
«Vado subito, Tsukki!» e sparì di fretta in cucina, tornando poco dopo con il vassoio di prima e posandolo tra loro.
«Senti, Tsukki, possiamo accendere un po’ di tv se vuoi. E’ tardi, ma qualcosa da vedere dovremmo trovarlo! » e rivolta la sua attenzione al televisore iniziò a fare zapping da un canale all’altro.
Kei lo fissò il silenzio.
E’ vero che passavano da anni la Vigilia insieme, ma di solito chiacchieravano tutti insieme a tavola, uscivano, mangiavano schifezze…Questa volta erano soli, lui era stato uno straccio tutto il tempo e si era anche addormentato lasciandolo solo ad annoiarsi. “Chissà cosa aveva fatto nel frattempo, poi…” si chiese. 
«Non devi stare per forza qui, sai? Magari sei ancora in tempo per unirti a qualche gruppo in centro, dovresti provare a sentire la squadra.» La sua intenzione era quella di permettere al suo migliore amico di passare quello che restava della notte di Natale divertendosi, ma evidentemente non aveva scelto con abbastanza cura le parole da dire, visto che l’altro si girò a guardarlo con aria offesa.
«Ti ho forse dato fastidio in qualche modo?»
Esitò; sembrava davvero ferito dalla sua proposta.
Aveva già commesso un errore simile con suo fratello, in passato, e solo negli ultimi tempi il rapporto tra loro stava migliorando…Non poteva permettersi la stessa cosa con Yamaguchi.
«No, affatto. Solo che pensavo volessi divertirti. Non dev'essere stato divertente passare la serata preparando brodini e misurandomi la febbre.»
«È vero, non è stato divertente ed ero anche preoccupato da morire, ma…Avrei rinunciato a qualsiasi festa pur di rispettare la tradizione e passare la vigilia con te, sul divano, guardando Jurassic Park per la centesima volta!» distolse lo sguardo e arrossì violentemente -evidenziando ancora di più le lentiggini che gli ricoprivano le guance, cosa che segretamente a Tsukki era sempre piaciuta- poi, come folgorato da un’illuminazione, tornò a guardare Kei con aria imbronciata  «E spero che sia stata la febbre ad averti fatto pensare che io potessi andare a divertirmi sapendo che tu eri a casa malato e solo, o davvero sei diventato proprio uno scemo, Tsukki!»
Sul momento, Kei rimase spiazzato da quelle parole che sembravano quasi una dichiarazione, sentendo un calore sospetto salirgli al viso. Poco male, avrebbe dato la colpa alla febbre per il suo rossore.
Tornando a guardare la faccia dell’altro la vide distorta in un’espressione davvero buffa, tra il broncio di poco prima e la realizzazione di averlo appena insultato, e decise che non gliel’avrebbe fatta passare liscia.
«E così io sarei uno scemo, eh, Yamaguchi? Per fortuna ci sei tu, che sei così figo…» fece assottigliando lo sguardo e guardandolo dritto negli occhi.
L’altro rantolò un verso preoccupato, ritraendosi appena verso il bracciolo del divano.
«Perdonami, Tsuk-» una risata inaspettata lo interruppe.
«Ecco, adesso ti riconosco!» fece il biondo, sinceramente divertito. Era sempre uno spasso punzecchiarlo un po’.
«Eh? Ma che dici Tsukki, io sono sempre lo stesso… Non e’ che ti si è alzata di nuovo la febbre? Vado a prendere il termometro!»
«Sto bene, sto bene. Dimmi, piuttosto, cosa hai fatto mentre dormivo?» chiese stiracchiandosi.
«Bhe’ ecco…H-Ho provato a farti una cosa, ma-» sospirò pesantemente, prima di continuare «Su internet la fanno sempre più facile di quanto non sia!»
«Mh?» che aveva combinato mentre dormiva?
«Oh, pazienza, tanto lo sai che non so fare nulla! Però non ridere, per favore, giuro che mi sono impegnato un sacco!» e così dicendo sparì per l’ennesima volta in cucina, tornando con due piatti uno sopra l’altro.
Arrivatogli di fronte, posò il piatto sul tavolino e gli si inchinò a fianco, mostrandogli il contenuto.
Fragole.
Fragole tagliate in cima e riempite con un ricciolo di panna e un paio gocce di cioccolato sopra.
Alcuni cappuccetti erano scivolati di lato, la panna si era smontata liquefacendosi e gli “occhietti” erano colati con lei…Tuttavia capì subito di cosa si trattava e sorrise –di nuovo-.
Quella Vigilia si stava rivelando migliore di quanto prospettato quella mattina, ma forse era solo una percezione dovuta alla febbre; in quel momento non importava.
«Pffff, questi babbi natali sono ridotti uno straccio peggio di me, pare.» lo provocò.
«Lo so, pensavo che sarebbe stato più fac-Hai capito cosa sono?! Sei fantastico, Tsukki!» fece stupito ed entusiasta Yamaguchi.
«Non era difficile. Non sono perfetti, ma nemmeno così male come dici. Dovresti essere più sicuro delle tue capacità, te lo dico sempre.» disse prendendone uno e portandoselo alle labbra. «Grazie del pensiero.» 
Ne mangiò un paio in silenzio, prima di sentire insistentemente lo sguardo del moro addosso.
«Che c’è?» domandò Kei, svegliando l’altro dalla sua trance.
«Eh? Ah…Mi chiedevo se adesso fosse il momento giusto per darti il mio regalo…» fece torcendosi insistentemente le mani con fare nervoso.
«Adesso sto meglio, se vuoi puoi darmelo. Ma pensavo fossero queste, il tuo regalo.» disse indicando le fragole, ormai tutte impiastricciate di panna.
«Ok, allora…Potresti chiudere gli occhi?»
Incuriosito decise di accontentarlo.
Sentì le mani dell’altro poggiarsi sulle sue ginocchia e dal rumore sommesso di vestiti ipotizzò che dovesse essersi alzato. Poi il peso sulle sue ginocchia si spostò in avanti e poté sentire il respiro dell’altro a pochi millimetri dal suo viso.
«Yamag-» stava per aprire gli occhi, quando fu zittito da una mano premuta sulle sue labbra.
No, quella non era una mano. La porzione di pelle che percepiva a contatto con la sua bocca era troppo sottile e leggermente screpolata: un bacio.
Rimase spiazzato da quanto stava succedendo, ma non interruppe il contatto, né aprì gli occhi; semplicemente si godette quella carezza lieve e tremolante che l’altro gli stava donando.
Non seppe per quanto tempo rimasero così, ma quando sentì la presenza dell’altro riprendere una certa distanza ammise con se stesso che gli sembrava durato decisamente troppo poco.
Aprì gli occhi e concentrò la sua attenzione all’amico che, sbalordito, lo fissava a bocca aperta e occhi sgranati.
«Non ti sei spostato…?» mormorò evidentemente più a sé stesso che all’altro.
«Avrei dovuto?» domandò tranquillo a sua volta.
«Bhe’, ma…»
«Vorrà dire che la prossima volta mi sposterò, se preferisci.» disse con finta noncuranza, contando mentalmente i secondi che ci sarebbero voluti all’altro per recepire il sottointeso –nemmeno troppo velato-.
“1...2…”
«Oh insomma, Tsukki!» protestò gonfiando leggermente le guance.
“…3…4…”
« Io sono se-»
“5…”
«…ri-»
“6 secondi. Niente male.” Pensò divertito.
«Prossima volta?! Tsukki! N-Non mi stai prendendo in giro, vero? Davvero tu…?»
«Oh insomma. Fa’ silenzio, Yamaguchi. Devo ancora ringraziarti per il regalo, mi pare.» e così dicendo si sporse in avanti, prendendo delicatamente tra le mani il viso dell’altro che si era avvicinato a sua volta, e annullando la distanza che si era creata.
Anche quello fu un bacio leggero, un contatto appena a accennato, ma per entrambi andava bene così: c’era tutto il tempo del mondo per approfondire.
Si staccarono, Yamaguchi un sorriso a 32 denti, Kei le labbra leggermente incurvate all’insù, ma che il moro etichettò come uno dei sorrisi più belli che l’altro gli avesse mai rivolto.
Fu il biondo a rompere il silenzio.
«Allora, vuoi rimanere per terra tutta la sera o vieni sul divano? Mi pare che tu debba ancora vedere il tuo film di Natale. Farò il sacrificio di vederlo con te, come tutti gli anni.» concesse con tono canzonatorio.
«Arrivo Tsukki. Ma prima misurati la temperatura, così mando un messaggio ad Akiteru-kun e lo batto sul tempo!» disse trotterellando a prendere il DVD e a rimettere le fragole –o quel che ne rimaneva- nel frigo.
Tornato in salone, si accomodò sul divano ma, se prima si era ritagliato un angolino attaccato al bracciolo, adesso si era completamente accoccolato a Kei giustificandosi con un «Erano anni che volevo vedere un film così con te!»
Le luci spente impedirono a Yamaguchi di vedere il rossore che ormai imporporava le guance del biondo, che tuttavia passò un braccio sulle spalle del moro per tirarselo più vicino.
 
Non seppero precisamente a che punto del film si addormentarono, ma quando la mattina dopo la signora Tsukishima e Akiteru riuscirono a tornare a casa, li trovarono ancora addormentati accoccolati sul divano, sotto la coperta e con il film che ancora girava nel lettore.
 
 

Note Palkette ~❀ 
Zalve! ♥ 
Torno con questa cosina scritta per la Vigilia e finita a Santo Stefano…Sono spaventosamente lenta, *sob*

 Si lo so, dovrei finire la long, ma-
Insomma, Tsukki e Yama accoccolati sul divano erano troopo invitanti e patatini per non scriverci sopra, quiiiiindi…Niente, spero vi piaccia!!
Come sempre ringrazio _Kurai_ e Sawako_RagDOLL che si subiscono i miei orrori ortografici (prima o poi vi pago in biscotti e cuoricini, giuro)  e Laisa che CON PACATEZZA E GARBO commenta ogni aggiornamento e mi sprona a continuare a scrivere quando mi areno ♡ ♡ ♡ 
La dedico a  g i r e i, se mai la leggerà, che probabilmente sta aspettando ancora l’aggiornamento alla long…PERDONO!! (T^T)  ♡ 
A prestoooooo e buone feste, popolo :3

CHUUUUUUUU
 
 
 
 
  
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