Inverno-Requiem for the Snow soldier Vaga, il soldato nella landa innevata Sempre pronto, l’assetto dell’armeria leggera La cintura, dalla metallica placca, è dalle granate colmata E dondolano, quegli esplosivi, come le foglie nella sera. Le spinge, la gelida brezza di fine-Dicembre Il periodo di congedo è finito, bisogna rimettersi all’opera Sparare senza pietà, proiettili e pallettoni, a chiunque getta ai tuoi piedi le sue ombre Esse sono ovunque, in qualsiasi momento, e si spostano e corrono e danzano, come le corpulente danzatrici nel corso dell’opera. Corpulente: così appaiono quelle sfumature Non una sola, è la parte del manto che non si fa sfiorar da loro Il soldato, gelido e infreddolito, riscopre adesso le sue più remote paure E lo pervade, un gelo ancor più grave, nel suo più intimo decoro. Inizia a scomporsi, a guardarsi intorno Con occhiate sempre più inquiete, scruta il bianco ambiente circostante Non si accorge che il rosso sole tramonta, ponendo fine al consueto giorno Un silenzio lugubre cala, insieme al buio fitto, e ora le paure dell’uomo sono tante. Le occhiate si fan sempre più veloci, la retroguardia più lesta Le ombre continuano imperterrite a danzare, e adesso imitano due mani Due grosse mani che reggono un coltello, come se vogliano al poveretto tagliare la testa Il soldato, non vedendoci più dalla paura, ora imbraccia un mitra e spara a raffica, come se non ci fosse un domani. Uno scoppio metallico dopo l’altro, in pochi secondi Ogni cosa è un bersaglio, ogni nuvola, ogni albero ed ogni ramo innevato Non gli importa di vedere, tant’è che tiene gli occhi chiusi, i proiettili che si infrangono sui fiocchi lucenti, quasi biondi Danza, spostandosi sulle punte, fin quando la carica non finisce, e ritornano le sensazioni di paura, nel totale silenzio, e nel vento gelato.
Riapre lentamente, le palpebre congelate Gli occhi, arrossati, vedono ora ciò che è accaduto Nulla intorno a lui è integro, anche le dune di neve son scoppiate Il tutto si è risolto in un quadro complicato, forse un Picasso, un soqquadro sparuto. Digrigna i denti, visibilmente sconvolto Mai visto, dai tempi del conflitto mondiale, un simil bordello Con la coda dell’occhio, che ha ora il colore del magma incandescente, nota qualcosa allontanarsi, come un conosciuto volto Ma non era un volto, ne una persona, ne una cosa umana, era l’ombra di prima, ma stavolta quel proiettamento non danzava, ed era molto più snello. Trema, l’eroe dei decenni scorsi Imbraccia di nuovo il mitra, come per voler rifare casino Ma s’impanica, al ricordo dell’aver esaurito tutti i colpi, per un eccessivo spavento e un errato modo di porsi Al che l’ombra si sposta, di lunga distanza, con gran velocità, nel freddo ora insopportabile, fino ad appostarsi su un ramo di pino. “Basta!”, si dice il soldato, con tono forte e deciso Era ora di affrontare le proprie paure, uno contro uno, a mani nude Si toglie la cintura degli esplosivi e lascia andare il mitra, mentre gli si dipinge una nuova espressione sul viso L’espressione di un vero soldato, ferrea, potente, rigida, sempre in guardia, quella che ti insegna a tenere, in caserma, il sergente più rude. Cammina svelto, fino ai piedi del tronco Qui prende un sospiro, lungo e freddo, ed inizia a salire Sale usando le unghie e i piedi, aggrappandosi ai rami, ed arrivando ad uno cionco Un soffio glaciale, a questo punto, lo pervade e una sofferta imprecazione arriva a fargli dire. E’ diventata notte fonda, in un niente Se ne accorge quando, nel suo salire il pino, scruta il cielo, Alza la mano e tasta, per trovare un appiglio, ripetendosi di non cedere, nella mente, Ed ecco che un soffio, dall’alto verso il basso, di freddo sotto zero, gli fa socchiudere le palpebre e lo rende ancor più morente, come nella vicenda di un martire nel vangelo. Ma egli non demorde, giammai, Digrigna i denti, riposiziona il piede destro e riprende la scalata, Lancia imprecazioni, sa che la figura misteriosa avrà grossi guai, Quella strana creatura, o non-creatura, dovrà vedersela con una bestia adirata. La mano destra ora è aggrappata ad un ramo, quello dove si trova l’ombra misteriosa Questa, con occhi gialli da felino, scruta dal basso il soldato e sogghigna, come ad aver tutto sotto-controllo L’eroe ora vi è sotto, si fissano, gli occhi di lui sono rossi, la carnagione è per il freddo divenuta blu, ed è talmente assorto che non si accorge di un qualcosa: Delle mani di poco fa, le quali, hanno raccolto da terra la cintura del soldato e che, da dietro, gliela stringono attorno al collo…
Molte ore dopo, un commando d’ispezione rinviene il corpo, impiccato sul ramo La scenografia intorno è devastata, ci sono proiettili ovunque, ma non tracce di altri soldati In effetti nessun altro era passato, e sembrava che il soldato fosse abboccato ad un amo Laddove l’esca l’aveva piazzata la disorganizzazione, quel plotone era solito al lasciar morire i membri abbandonati. Ma questa volta era diverso, l’uomo non sarebbe stato ricordato bene Dalla scena, pareva che non avesse retto la paura e che sarebbe impazzito, sparando ovunque e suicidandosi alla fine “Non sembrava proprio un esempio di coraggio, ma un vero esempio di codardia” diranno i compagni del caduto e varie altre iene
Se solo avessero saputo la vera storia, del gelo provato dal soldato della neve, del suo eccesso di follia, del suo tentato riscatto, e della sua triste fine…
Postazione dell'autore:
Lo so, lo so, è semplicemente orrenda, illeggibile, non so cosa avessi in testa (o meglio lo so, Star Wars VII) quando ho partorito questo robo.
E il bello è che ci ho pure messo parecchio a scriverla, a causa del dover trovare le rime.
Comunque no, non sono morto (anche se nessuno ricorderà di me, in quanto ho scritto solo un'altra storia, quasi un anno fa poco visualizzata) ma ho avuto un'annataccia tra impegni e semi-depressione e decadimento momentaneo dell'interesse.
Ringrazio le eventuali critiche, sempre ben accolte e ben accette e vi saluto.
Sperando in un 2016 migliore...