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Autore: _Sam12    27/12/2015    1 recensioni
Non sapeva dire cosa l'avesse colpita di lei, forse una parola o il modo in cui piegava di lato la testa quando sorrideva. Rimase tra i suoi pensieri tornando quando meno se lo aspettava.
Si incontrarono per caso ad una gita, e si ritrovarono per caso anche in seguito, come a chiedersi cos'è a questo punto che può avere davvero senso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 4


Uscimmo nel giro di un quarto d'ora perché l'acqua era troppo fredda e ci asciugammo con una sorta di coperta che non so bene perché mia madre aveva pregato di infilare nello zaino e che per puro caso io vi avevo lasciato dentro.

Recuperammo le nostre cose e ci incamminammo per raggiungere gli altri.

Valeria aveva ragione quando aveva detto che quella che avevamo preso era una scorciatoia, infatti arrivammo alla cosiddetta meta nel giro di venti minuti.

Era uno spiazzo tra gli alberi, una sorta di radura che permetteva la visuale delle montagne tutt'attorno.

“Vale, dov'eri finita?? Se hai fatto qualcosa di esaltante senza di me non te lo perdonerò mai!” esclamò Giorgio correndole incontro.

Valeria alzò le spalle: “Mi sono solo attardata, niente di che.”

“Emma, ti prego, dimmelo tu...cosa ha combinato quella disgraziata?” mi chiese il ragazzo con sguardo implorante.

Valeria scosse la testa alzando gli occhi al cielo: “Abbiamo sbagliato strada, smettila, su.”

Sorrisi dentro di me vedendo che stava mantenendo la promessa di non dire quello che era successo benché non fosse effettivamente nulla di così terribile.

“Raggiungiamo gli altri che stanno mangiando. I catechisti arriveranno nel giro di una ventina di minuti e in teoria dovremmo aver già finito per tornare indietro.” ci spiegò allora lui arrendendosi.

“Che tempismo.” commentò Valeria allegramente.

Le sorrisi per seguire poi Giorgio e raggiungere il gruppo.

Ci sedemmo sull'erba ed aprii lo zaino estraendo il panino che era finito in un qualche punto indefinito sul fondo.

Una ragazza bionda con il naso leggermente schiacciato mi chiese: “Come ti chiami?”

“Emma. Tu?”

“Marika.” rispose lei.

“I tuoi capelli sono piastrati o lisci naturali?” chiese un'altra ragazza bassina con tantissima matita sugli occhi: “Comunque mi chiamo Sofia.” aggiunse.

“Sono così naturali.” le risposi imbarazzata per il fatto che in molti ora mi stessero guardando.

Nel frattempo Valeria aveva preso due panini dallo zaino, entrambi di uguale grandezza, avvolti fino a metà nello stesso tovagliolo verde e ricoperti di carta velina.

Ne srotolò uno con meticolosa cura, senza strappare la carta trasparente, ma piegandola tre volte su se stessa.

Il mio telefono, allora, vibrò due volte e lo tirai fuori dalla tasca dei pantaloni per leggere il messaggio.

Era di Maria, una mia amica che frequentava la mia stessa scuola: ci eravamo conosciute quando entrambe avevamo provato ad iscriverci nella squadra di pallavolo con risultati rovinosi.

Dopo pochi mesi avevamo deciso di desistere nell'impresa prima che fossero costretti a cacciarci fuori a calci.

Sei ancora intera o qualcuno ti ha fatta inciampare giù da un burrone?”

Trattenni una risata e risposi: “No, ma non è mai troppo tardi. In realtà non è terribile come temevo (in sintesi non sono ancora finita in un angolo a piangere. Emma: 1; Vita: 0 )

Passiamo ad argomenti più importanti...ragazzi carini?”

Maria, ma non pensi ad altro?? No, comunque no, ahah...però ce n'è uno che si chiama Giorgio ed è simpatico.”

Eddai, qualcuno ci sarà...”

Okay, okay...volendo c'è un ragazzo che non è male, è biondo e ha gli occhiali.”

Ecco, cominciamo a ragionare.”

Alzai gli occhi al cielo scrivendole che le avrei raccontato tutto quando ci saremmo riviste e chiusi la conversazione.

“Amici in ansia per la tua incolumità?” la voce di Giorgio mi riscosse dai miei pensieri.

“Più o meno.” acconsentii.

“Mi raccomando, fai sapere alle tue amiche quanto io sia irresistibile.”

“Non mancherò!” promisi scoppiando a ridere.

“Sono proprio felice che tu ti stia ambientando così bene, Emma.”

Sobbalzai e mi voltai verso quella voce sottile e glaciale: Naomi mi stava sorridendo con la bocca leggermente piegata verso l'alto e gli occhi stretti in una smorfia.

“Emm...grazie.” balbettai.

“Per fortuna c'è il sole oggi!” esclamò Valeria intromettendosi nella conversazione e forse sperando di cambiare discorso.

“Scommetto che è tutto grazie a Valeria” continuò come se niente fosse “lei è così brava a far sentire le persone speciali...”

“Naomi.” Valeria sembrava sul punto di alzarsi in piedi, aveva tutti i muscoli tesi e lo sguardo fisso in quello dell'altra “Basta, per favore.”

“Non riuscivo bene a capire le dinamiche di quello che stava succedendo, ma Naomi si fermò per davvero e si voltò dall'altra parte con mio enorme sollievo.

Continuammo tutti a parlare di altro, come o dove sarebbero andati in vacanza o programmi per la serata.

Non sapevo se mi spaventava di più la proposta di giocare a nascondino nei corridoi bui, saccheggiare la dispensa o uscire di nascosto.

Ma forse non erano seri quando lo dicevano.

Dopo poco arrivarono i catechisti, fecero l'appello e assieme a loro scendemmo per tornare indietro.

La discesa mi sembrò molto più breve della salita, e in due ore circa arrivammo alla casa dove avevamo lasciato gli zaini e dove avremmo passato le seguenti due notti.

“Avete tutto il tardo pomeriggio libero.” stava dicendo una catechista “Per le sette vi vogliamo qui, così apparecchieremo e ceneremo tutti insieme. A dopo ragazzi. Il numero della vostra camera vi è già stato assegnato, controllate sui tabelloni là sulla parete.”

Si sentirono delle lamentele come: “Non ce le lasciano mai scegliere a noi...” seguite da degli sbuffi, poi tutti si accalcarono a controllare con chi sarebbero stati.

Valeria, davanti a me, stava scorrendo con lo sguardo la lista assieme a Giorgio, dapprima la vidi rabbuiarsi, poi sul suo viso si aprì un sorriso sghembo quasi divertito.

Stava allontanandosi per prendere lo zaino, ma prima di andarsene mi passò accanto e con ancora l'accenno del sorriso di prima mi bisbigliò “Non vedo l'ora di prestarti lo shampoo.”

Alzai le sopracciglia interrogativa, ma lei era già sparita su per le scale.

Mi avvicinai al tabellone: camera 22 Naomi, Emma, Valeria

Strabuzzai gli occhi incredula: quella non sarebbe stata una camera, ma una bomba ad orologeria e io non avevo nessuna voglia di starmene nell'occhio del ciclone a sentirle litigare.

Con un sospiro raccolsi il mio zaino e salii le scale per il secondo piano.

Giorgio mi superò urtandomi una spalla: “Avete un'ora per sistemarvi, poi raggiungeteci in cortile, vi aspettiamo, dillo tu a Vale.” mi disse prima di continuare la sua corsa.

Sorrisi divertita senza capire perché avesse tutta questa fretta, e raggiunsi la mia camera.

Bussai prima di girare la chiave nella toppa ed aprire.

“Siamo educate, vedo.” mi accolse la voce fredda di Naomi.

Le feci un sorriso stentato e mi sedetti sull'unico letto rimasto libero: era una stanzetta piccola, c'era una finestra rettangolare con le tende gialle, la parete di un semplice bianco e una scrivania nell'angolo.

“Com'è il bagno?” chiesi titubante.

“Normale.” mi rispose Valeria uscendovi e gettandosi sul letto.

“Giorgio ha detto che ci aspetta tra un'ora in cortile.” le informai.

“Perfetto.” esclamò Naomi “La doccia la faccio prima io, se non vi dispiace.” così aprì lo zaino, estrasse il beauty e sparì nel bagno.

“Non è sempre così insopportabile.” mi sussurrò Valeria per non farsi sentire.

“Per fortuna.” bisbigliai io in risposta.

Disfacemmo e ordinammo quel poco che avevamo negli zaini mentre aspettavamo che Naomi finisse.

Vale ordinò sulla scrivania e ai piedi del letto le sue cose, lo aveva fatto persino con un certo ordine, forse di importanza o colore.

La cosa mi inquietava quasi, ma immagino che mia madre l'avrebbe amata.


  
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