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Autore: Sanae77    28/12/2015    7 recensioni
Sinapsi
si•nà•psi
1. In neurofisiologia, la connessione funzionale tra due cellule nervose o fra una cellula nervosa e l'organo periferico di reazione.

E se questa connessione avvenisse anche tra due persone?
Svegliarsi e non sapere dove si è collocati.
Non ricordare come ci si è arrivati.
Essere da soli, ma essere coscienti che di solito accanto a noi c’è un'altra persona, che però non c’è.
Un percorso particolare per scoprire la vita della coppia più famosa di CT.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sanae
Il posto d’onore, sopra la panchina del San Paolo in occasione di una finale, il fragore dello stadio m’investe, forse non ero mai stata in uno stadio tanto grande.
Sugli spalti varie coreografie tutte colorate, e molte delle quelli riportano il nome di colui che ho tifato fin da piccolissima, Tsubasa Ozora.
Sto sudando e non per il caldo, l’emozione è palpabile, l’adrenalina è alle stelle, la tensione e l’emozione delle persone è talmente tanta che ho la sensazione di poterla tagliare con il coltello.
Tutto tace per un istante, per poi esplodere nuovamente all’ingresso in campo delle due squadre. Ho la netta impressione di aver avvertito lo spostamento dell’aria emesso dal boato del pubblico.
Ne sono quasi tramortita, frastornata, mentre sento il mio cuore battere fuori dal petto, e aumenta il ritmo, quando lo vedo, bello, bellissimo con la divisa del San Paolo.
Lo avevo visto soltanto in TV, e devo dire che non rende per niente giustizia al corpo del mio Capitano.
Dopo le foto di rito e il lancio della monetina l’arbitro decreta il fischio d’inizio.
Lui s’impossessa subito della palla e seguito da Pepe vola in porta come un fulmine.
Capisco subito che non sono le partite delle elementari o i campionati Giapponesi, lo intuisco immediatamente dopo che viene atterrato per due volte consecutive.
Per entrambi gli interventi l’arbitro non si scompone, nel frattempo però io mi sono scomposta eccome, alzandomi in piedi e portando più volte le mani alla bocca per coprire il mio stupore e il mio sgomento.
Ho davvero paura che gli facciano del male, dalla TV, non si capisce certo che questi interventi sono così duri e al limite della regolarità.
Ma il suo viso è rilassato, si rialza tutte le volte e prosegue nel suo intento.
La sua costanza viene premiata a sedici minuti dall’inizio, con uno splendido goal in rovesciata, su passaggio di Pepe.
I compagni fanno per raggiungerlo, ma lui scatta sotto la tribuna e una volta arrivato vicino, prima bacia il pugno e dopo lo solleva verso di me. La sua bocca mima un: “per te.”
Mi aggrappo alla balaustra con le nocche che fanno male da tanto che stringono. Mi ero totalmente dimenticata che cosa volesse dire guardare una sua partita e sapere di essere al centro dei suoi pensieri, nonostante tutti pensino che sia dedito soltanto al pallone.
Mi porto la mano al petto, raccogliendo il bacio che mi ha lanciato da basso. Vengo investita da molti flash, ma francamente in questo istante sono l’ultimo dei miei pensieri.
L’adrenalina è a mille e se potessi scavalcherei questa dannata barriera per raggiungerlo e baciarlo, nel frattempo i compagni lo hanno sommerso con i loro complimenti.
La partita prosegue, nel secondo tempo è Pepe a dare spettacolo della sua bravura e velocità. Su splendido assist di Tsubasa mette a segno una magnifica rete. Il San Paolo conduce per 2 a 0, e siamo già a metà del secondo tempo.
Purtroppo quando mancano due minuti alla fine della partita la difesa del San paolo si fa sorprendere con un errore enorme, che permette agli avversari di accorciare le distanze, ma questo non è sufficiente, perché è troppo tardi, infatti, poco dopo, arrivano i tre fischi che decretano la fine dell’incontro.
 
Come un razzo scendo di sotto, ho il cartellino dei visitatori, quindi sono ammessa a zone precluse ad altri, resto in attesa fuori dagli spogliatoi, in attesa di lui che mi ha appena dedicato un goal, un goal che lo ha esposto a tutti, adesso i giornalisti ci riempiranno di domande.
Mi guardo intorno, e sì, sono decisamente pronta a diventare ufficialmente la ragazza di Tsubasa Ozora, dopotutto questo è sempre stato il mio sogno.
 
 
Tsubasa
Lei, mi volto è lì tra gli spalti, finalmente. Il mio sguardo è due anni che la cerca tra la gente e non la trova, ma adesso c’è, è lì per me, per sostenermi, per amarmi.
Quando segno la prima rete perdo il controllo, mi precipito ai suoi piedi e baciando il pugno lo indirizzo al suo cospetto.
Vorrei saltare le gradinate e correre a sollevarla e farla ridere felice di questa vittoria. Vedo già centinaia di flash che la inondano, già immagino i titoli di domani. Il serio e posato Ozora ha donato il suo cuore a una misteriosa sua connazionale. Non m’importa, voglio che tutti sappiano, che sono felicemente fidanzato, non voglio scocciature nella mia vita.
La partita finisce ci siamo fatti fare un goal agli ultimi minuti, ma la vittoria è nelle nostre mani, con un'euforia, che sfiora la follia, andiamo negli spogliatoi, immagino che lei stia scendendo di sotto per attendermi, dopo ci sarà il bagno di fotografie e giornalisti, sono pronto, decisamente pronto.
 
Appena finita la doccia esco, lei è lì, come immaginavo, arrivo al suo fianco e le cingo la vita, centinai di flash c’investono, mentre molti microfoni compaiono di fronte ai nostri volti, scosto un attimo Sanae da un lato per non farle subire troppe pressioni, intanto il primo giornalista parla, ma io alzo una mano e cala il silenzio.
Sanae è ancora dietro di me quando io parlo con una disinvoltura che non avrei mai immaginato. “Immagino che tutti vi starete chiedendo chi sia questa deliziosa signorina al mio fianco – dico tutto d'un fiato – nessun mistero, è la mia fidanzata da due anni e mezzo, e… ci conosciamo praticamente da una vita, dalle elementari per l’esattezza, quando io mi sono trasferito nella sua città per giocare a pallone, lei è tuttora la prima Manager della squadra locale, nonché manager della Nazionale Giapponese, ovviamente anche la mia ragazza” espongo sorridendo e posando un delicato bacio sulla sua guancia, dopo intreccio le mie dita alle sue e me la tiro dietro sottraendola agli avvoltoi.
Che altro c’è da aggiungere è una cosa talmente semplice e naturale, che non vedo il motivo di altre domande e spiegazioni.
Il mio gesto deve averli stupiti perché per la prima volta me ne vado tra il silenzio generale. Mentre odo soltanto qualche CLICK delle macchinette fotografiche.
“Sei impazzito?” mi domanda Sanae mentre mi segue in questa specie di fuga alle mie spalle.
Mi blocco, lei sbatte contro di me, non c’è nessuno nel corridoio che porta all’uscita riservata solo a noi.
Quindi sussurro sulle sue labbra: “Sì, sono pazzo di te, perché ti amo.”
I suoi occhi si fanno lucidi mentre sento le sue braccia intorno al collo che mi cingono con forza e passione, quella che sta mettendo in questo bacio rubato nei corridoi di uno stadio, e come la prima volta che l’ho baciata, un altro passo importante avviene sotto gli occhi del mio amato pallone.
Il mio ‘ti amo’ è venuto proprio dentro le sue fondamenta, tra i suoi corridoi.
 
 
 
Sanae
 
Per fortuna in valigia avevo messo un vestito da sera, avevo immaginato la vittoria e una possibile festa, al fianco di Tsubasa stiamo facendo ingresso in questa maestosa hall di un hotel extra lusso, preso appositamente dalla società.
La macchina che ci è venuta a prendere ci fa scendere di fronte al marciapiede dov’è stato allestito un tappeto con gli stessi colori della squadra del San Paolo.
Il Capitano apre la portiera e dopo mi porge una mano, l’afferro felice perché faccio fatica a camminare con i tacchi e questo vestito nero lungo a sirena che fascia il mio corpo. Raccolgo un gran respiro ed esco.
Lui, i suoi occhi incollati a me ardono. Quando si avvicina al mio orecchio il suo soffio è caldo mentre mi sussurra: “Sei stupenda Anego!”
Annuisco regalandogli un sorriso, se solo sapesse quanto è STUPENDO lui in abito scuro.
Mi conduce lungo il tappeto offrendomi il braccio, mentre i flash illuminano il nostro percorso, la festa scalmanata è già stata fatta oggi per le strade della città, adesso tocca alla società.
Entriamo e vengo subito accolta dal calore e da Pepe, che al suo fianco ha una graziosa ragazza, forse è la sua fidanzata penso, ma vengo subito smentita quando la presenta come sua sorella, Yemanja. Sento Tsubasa irrigidirsi per un attimo al mio fianco, ma forse è solo la mia impressione, perché adesso sorride e si salutano tranquillamente, forse mi sono sbagliata.
 
“Vado a prendere due tartine” dico rivolto a Tsubasa che adesso sta chiacchierando con Pepe.
“Ok, un attimo e ti raggiungo” risponde il mio Capitano.
“Aspetta ti accompagno” esclama Yemanja, mi volto, le sorrido e annuisco, mentre incontro lo sguardo preoccupato del mio ragazzo. Non capisco questa espressione però.
Arriviamo al tavolo e inizio a passare in rassegna i vari vassoi, sono tutti molto colorati, li osservo e non conoscendo il cibo non so decidermi, ma la sorella di Pepe viene in mio soccorso.
“Questo è tutto pesce della zona cucinato in maniera semplice, credo che possa piacerti” asserisce convinta.
Quindi afferro una tartina e la mangio. “Mh, sì, è davvero ottimo” dichiaro mentre ne prendo un’altra.
“È molto che state insieme?” mi giro scandalizzata, una domanda così da una quasi perfetta sconosciuta, mi imbarazza e non poco, ma poi mi ricordo della differenza culturale dei nostri paesi e cerco di rispondere nel modo più educato possibile, anche se la domanda poteva benissimo risparmiarsela.
“Abbastanza, sono due anni e mezzo.”
“Immagino sia dura stare lontani?”
Che vuole questa? Dove vuole andare a parare? Perché Tsubasa aveva quello sguardo? Ma prima che possa insospettirsi della mia NON risposta, mi affretto a dire: “Certamente non è una passeggiata, ma siamo destinati, e sono sicura che ce la faremo, ormai manca poco, dopo tornerà in Giappone.”
“Mh, di solito chi esce dal Brasile, poi entra in qualche squadra europea, non credo che possa tornare in Giappone.”
Abbasso lo sguardo su buffet pensando alle sue parole, non c’avevo davvero pensato. E certamente non ho intenzione di farlo adesso, stasera, e rovinarmi la serata, accidenti a lei!
“Vedremo al momento opportuno, scusami, ma torno da Tsubasa” mi ha stufato e voglio andarmene, tra le mie mani però adesso ho un alcolico, e ho tutta l’intenzione di berlo in fretta, non ho voglia di pensare, cavolo!
Butto giù il liquido, in un fiato, e prima di arrivare dal Capitano, ne afferro un altro.
Inizio a sorseggiare anche quello mentre veniamo fatti accomodare ai tavoli per la cena.
 
 
Tsubasa
Osservo il suo corpo adagiato sul letto, ancora non mi capacito di come sia riuscita a bere senza che me ne sia accorto, per fortuna l’ho vista andare al bagno a fine cena con passo incerto.
Per fortuna ho deciso di seguirla, per fortuna ero lì, quando me la sono trovata praticamente dormiente tra le braccia.
In auto ha bofonchiato frasi senza senso sull’Europa, mentre l’autista ci riaccompagnava a casa.
Ho suonato il campanello, tra il viso divertito di Roberto e il mio imbarazzato sono riuscito a portarla di sopra, ovviamente in collo, visto che dormiva molto pesantemente.
È distesa sul letto, indossa ancora il vestito, forse dovrei toglierlo? Intanto afferro le scarpe e le adagio sul pavimento, mi passo una mano sul volto perché so che devo toglierle almeno l’abito.
Spengo la luce della camera e accendo quella del bagno in comune, almeno non sarà tutto così visibile come la luce diretta.
Torno dal lei, la faccio rotolare sul fianco e tiro giù la cerniera del vestito, dopo la metto nuovamente a pancia in su e sospiro prima di afferrarla per le spalle e sfilare la parte alta dell’abito. Una volta compiuta questa impresa, lo faccio scendere fino alle gambe e la libero dall’ingombro.
Ha della biancheria intima nera, distolgo lo sguardo, anche se non è facilissimo, e con un gesto afferro il lenzuolo e la copro, arrivo vicino alla sua nuca la bacio e augurandole: “Buonanotte Anego”
“Notte capitano” mi risponde biasciando le parole, poi si volta dall’altro lato e il suo respiro si fa pensate. Sta dormendo, quindi raggiungo camera mia per fare altrettanto, sono davvero stanco.
 
 
Sanae
Un raggio di sole illumina la stanza, apro un occhio, ma lo copro subito con una mano, inoltre la testa mi pulsa da morire, che diavolo è successo?
Mi guardo smarrita, sollevo il lenzuolo e sotto ho soltanto la biancheria intima, ma come diavolo ci sono arrivata qua?
Poi una lucina in fondo al buio della memoria. Certo, la testa che esplode, che gira… sono stata una sciocca, ho bevuto troppo, adesso ricordo qualcosa, per colpa di quella sorella, non ben definita, che mi ha parlato di Europa… Europa, come se non avessi già altre preoccupazioni in testa.
Scuoto la testa sollevandomi: pessima idea! Quindi torno a sdraiarmi, guardo l’ora sono solo le otto, decisamente posso dormire un altro po’.
 
Dopo un tempo che non so calcolare, avverto il materasso piegarsi sotto il peso di qualcosa, apro un occhio e Tsubasa è seduto sul mio letto, con una mano sento che mi sta accarezzando la testa, dopo parla: “Ehi dormigliona tutto bene?”
Mi sento in profondo imbarazzo, sto tenendo il lenzuolo arpionato al petto, mentre mormoro: “Scusa, scusa, non mi sono resa conto di aver bevuto così tanto.”
Lo sento sorridere. “Anego, non è che tu abbia bevuto così tanto in realtà, mi sa che non lo avevi mai fatto e il tuo fisico ha ceduto prima del previsto, non preoccuparti, può succedere.”
“Che figura!”
“Ah piantala; piuttosto, te la senti di andare al mare? Sono già le undici.”
“Le undici?” dico sollevandomi di botto a sedere sul letto, il lenzuolo scivola, ma lo afferro al volo. La testa regge e non gira, per fortuna.
“Calma, calma, il mare non scappa, possiamo stare fino a stasera se vogliamo, abbiamo tutto il giorno libero da impegni.”
“No, no, voglio vedere il mare e magari fare un bagno; mi sistemo, indosso il costume e andiamo” mi affretto a rispondere, ho già perso troppo tempo a dormire, e di tempo purtroppo ne abbiamo pochissimo, non posso certo sprecarlo così.
“Ok allora, ti aspetto di sotto.”
“Perfetto!”
 
Quindi come un fulmine vado al bagno mi rendo un minimo presentabile, indosso il costume blu nuovo appositamente comprato per venire qua, e dopo aver messo anche il vestito scendo di corsa, il capitano è giù che mi aspetta con gli asciugamani già pronti.
 
 
Tempo attuale
Sanae
Stiamo guardando la scena insieme, come se fossimo sospesi sulle nuvole e noi dall’alto guardiamo verso il basso. Non posso crederci; provo ancora il profondo imbarazzo di quella mattina, quando mi sono trovata mezza nuda nel letto.
“Oddio, allora sei stato tu a togliermi i vestiti?” esclamo sorpresa dalla scoperta.
“Beh, non potevo chiamare Roberto” risponde sorridendo divertito.
“Scemo, io credevo di essere riuscita a toglierli da sola” dichiaro un po’ imbronciata.
“Ma dai! Se non sei neppure riuscita a salire le scale da sola” mi canzona tirandomi un colpetto al braccio.
“Hai sbirciato quella volta Ozora! Confessalo!” lo stuzzico.
“Anego… ero ancora innocente a quei giorni, infatti, scemo; ho pure spento la luce e acceso quella del bagno. Mi fosse accaduto adesso avrei sbirciato eccome” risponde birichino mentre vedo comparire un sorrisetto a lato della bocca.
“Avresti approfittato di una povera ragazza sbronza” esclamo in tono sarcastico e teatrale.
“Ma dai non reggi un bicchiere di alcol, non farmi ripensare, ho dovuto portarti in braccio quella sera.”
“Oh che fatica, povero il mio Capitano” lo sfotto un po’.
“Per la mia Manager questo e altro” risponde annuendo soddisfatto.
La nebbia si dissolve e la scena continua a compiersi sotto di noi.
   
 
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