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Autore: IchigoKoala_95    28/12/2015    1 recensioni
"Aveva fatto in modo di non dover scegliere più."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Choices
 
Era il ventinove dicembre 2004, fuori nevicava.
Erano nella stanza di lei, sdraiati sul letto uno accanto all’altro, le mani che si sfioravano, e stavano parlando. Parlavano di cosa avrebbero mangiato a cena, dei giorni ormai lontani trascorsi ad Hogwarts, degli scherzi che Pix architettava ai danni di Mrs Purr per far arrabbiare Gazza, del matrimonio imminente di Harry e Ginny. Parlavano di cose poco importanti ed erano sereni. Erano rimasti li, tranquilli, finchè il ragazzo non aveva deciso che tutta quella tranquillità l’aveva stancato. Aveva allungato un braccio e aveva iniziato a torturarle un fianco, mentre con l’altro l’aveva stretta a sé per impedirle di scappare. E allora lei, non potendo fare altro, aveva cominciato a ridere senza riuscire a trattenersi, come una bambina, fino a quando avevano iniziato a rotolare sopra il piumone e  le lacrime avevano fatto capolino dai suoi occhi luminosi. Perché se c’era una cosa alla quale Hermione Granger non sapeva proprio resistere era il solletico.

E Draco Malfoy lo sapeva fin troppo bene.

Raggiunto il suo scopo l’aveva lasciata andare, le aveva asciugato il viso con le dita e si erano sdraiati di nuovo, un po’ più vicini di prima, lui supino e lei prona ma con la schiena leggermente inarcata, in modo da poterlo guardare senza sforzo. Quindi era stato il turno di Hermione di dare fastidio a lui, continuando a fare fiocchi (che Draco puntualmente disfava) con i lacci che scendevano dal cappuccio della sua felpa. Alla fine lui si era dovuto arrendere alla sua cocciutaggine, si era rassegnato a tenere quel maledetto fiocco ed era scoppiato a ridere. In quel momento la mente di Hermione era stata riempita un unico pensiero: 
Era dannatmente bello quando rideva. 
I suoi occhi si illuminavano e sembrava che tutte le sofferenze della guerra fossero lontane anni luce.
Le sembrava di vivere un sogno precluso al resto del mondo, nel quale esistevano soltanto loro due, le loro risate cristalline e gli abbracci che lui le rubava quando lei era semplicemente troppo stanca per opporvisi o per dar retta alla sua testa formidabile. Se l’avesse fatto, non si sarebbe mai potuta regalare quegli attimi di assoluta felicità durante i quali si lasciava andare e non si curava di cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. Era infatti certa che il suo cervello avrebbe catalogato quei gesti come sbagliati, perché non era consono trovarsi in quel luogo, in quel momento, con lui, pur sapendo che se Ronald Weasley ne fosse venuto a conoscenza l’avrebbe sicuramente ucciso con un Avada Kedavra ben piazzato.
Perché Ronald Weasley era il suo fidanzato, e in quanto  tale, non tollerava che altri si avvicinassero a lei anche solo per farle solletico.

Il problema era che da troppo tempo Hermione non si sentiva amata, da troppo tempo lui la trascurava per il Quidditch, per gli amici, o perché si dimenticava di lei e lei era stanca di questo suo comportamento. Ciononostante non riusciva a troncare quel rapporto che era nato da anni di amicizia, che poi con il tempo si era sviluppato, e che aveva dato origine ad un fidanzamento che durava da sei anni. Tutti si aspettavano che da un momento all’altro lui le avrebbe chiesto di sposarla, e che lei avrebbe detto si, perché secondo loro era scritto da qualche parte che le cose dovessero andare in quel modo, che Hermione Granger e Ronald Weasley sarebbero stati insieme per tutta la vita.
Ma la vita è fatta di scelte, e Hermione aveva vissuto una guerra durante la quale aveva dovuto operarne molte. Per troppo tempo era stata costretta a prendere decisioni che avevano salvato la pelle a parecchie persone, persone che lei amava, che le erano amiche, che conosceva appena o che non conosceva affatto, decisioni che, neanche a dirlo, si erano rivelate giuste. Ma poi la guerra era finita e il peso degli eventi, di tutto quello che aveva dovuto subire, delle perdite, delle cicatrici, del dolore, le era rovinato addosso e l’aveva resa fragile e stanca, tanto stanca da indurla a fare un’altra scelta. Avrebbe semplicemente fatto quello che gli altri si aspettavano da lei, e se in questa dicitura rientrava la voce “fidanzamento con Ronald Weasley”, allora si sarebbe fatta andare bene anche quello.

Aveva fatto in modo di non dover scegliere più.

Per molto tempo in effetti era stata  felice. Loro due si conoscevano fin da quando erano ragazzini e si volevano bene. Lei si era addirittura illusa di amarlo, e per un certo periodo probabilmente era  davvero stato cosi.
Poi però era arrivato Draco.
A distanza di quattro anni dal loro fidanzamento lui era piombato (di nuovo) nella sua vita e l’aveva completamente sconvolta, perché del ragazzino arrogante e spocchioso, figlio di Mangiamorte, che aveva quasi ucciso Silente, non era rimasto più nulla. Il tempo e la vita l’avevano cambiato e davanti agli occhi di Hermione si era presentato un uomo affascinante, con lo sguardo penetrante di chi ha vissuto troppe disgrazie e subito troppe delusioni. Hermione non gli aveva fatto domande, si era stancata anche di quelle, aveva accettato che lui rientrasse a far parte della sua quotidianità e aveva capito che forse l’aveva fatto per chiederle perdono. Gli aveva concesso una seconda possibilità e lui l’aveva colta al volo.
Aveva iniziato a dedicarle involontariamente quelle piccole attenzioni che Ronald non le dava più, che la facevano sentire importante e che la facevano sorridere anche quando non ne aveva voglia.
Le diceva che era bella senza un motivo preciso, le faceva solletico quando era triste.


Aveva portato una ventata di freschezza e novità nella prigione dorata che lei si era volontariamente costruita, e in alcuni momenti a Hermione sarebbe davvero piaciuto poter scappare con lui da quella vita che lei stessa si era scelta. In alcuni momenti, a quella possibilità ci aveva pensato per davvero ma poi la realtà era sempre tornata a ricordarle che per uscire dalla gabbia e librarsi verso la libertà, avrebbe dovuto ricordarsi come si faceva a volare e questo le avrebbe richiesto uno sforzo che non sarebbe più stata in grado di sostenere.
Per questo motivo quella volta in cui Draco le aveva detto che non gli era indifferente e aveva provato a baciarla, lei si era rifugiata nel sentimento che provava per Ronald e l’aveva respinto. Gentilmente, con parole dolci, ma l’aveva respinto.
Aveva avuto troppa paura di staccarsi da quella routine alla quale ormai si era abituata e che, sapeva, avrebbe previsto il matrimonio in un futuro non troppo lontano.

Era il ventinove dicembre 2006, fuori nevicava.
Erano nella cucina dell’appartamento di Hermione, lui era appena arrivato e dopo averla salutata se l’era caricata sulle spalle a testa in giù come un sacco di patate. L’aveva fatto perché si era reso conto che quel giorno un leggero velo di tristezza appannava il suo viso meraviglioso. Le aveva fatto fare un giro del salotto e poi l’aveva lasciata giù. Quella volta era stata lei a fargli solletico per prima e si era goduta a pieno la risata del ragazzo, che aveva reso ancora più perfetto il suo volto bellissimo e aveva illuminato i suoi occhi che erano diventati del colore dell’argento fuso.

Quando stava con Draco si sentiva amata, se loro due si trovavano nella stessa stanza si cercavano con lo sguardo e l’elettricità nell’aria era palpabile, quando lui per gioco la stringeva al suo petto muscoloso si sentiva protetta e percepiva che quello avrebbe potuto essere amore, se solo lei non avesse deciso che il finale della storia sarebbe stato differente. Hermione aveva capito che se avesse avuto il coraggio di fare un’ultima scelta, avrebbe potuto essere felice anche con lui. Ma non era stata abbastanza forte e aveva fatto in modo che Draco diventasse un ricordo. Un tenero, piacevole, affettuoso e terribilmente evanescente ricordo.
In fin dei conti, scegliere non significava forse rinunciare a qualcosa?

Era il ventinove dicembre 2055, fuori nevicava.
Erano passati cinquant’anni da allora, Hermione Granger aprì gli occhi in quella camera che era stata sua e che, dopo il matrimonio, era diventata sua e di Ronald.
Quella camera in cui aveva condiviso momenti di felicità anche con un’altra persona.
Ma chi era Ronald? Quel nome le ricordava qualcosa, però proprio non riusciva ad associarlo a qualcuno di preciso… Un ragazzo? Un padre? Un figlio? Un amico? Il gatto? Il tempo aveva fatto il suo corso, e con una delle eroine del mondo magico non era stato affatto magnanimo. Quella che era stata una delle menti più brillanti di Hogwarts si stava spegnendo un poco ogni giorno, vinta,  dopo una strenua resistenza durata anni, da quella terrificante malattia che i babbani chiamano Alzheimer.
Poco dopo un uomo con i capelli non più rossi come un tempo fece capolino dalla porta socchiusa che lasciava intravedere il terrazzo imbiancato.
“Hermione cara, sono Ron. Hai riposato bene?”
Le si avvicino e le diede un bacio sulla fronte, lei lo guardò smarrita per un attimo, poi capì: quello doveva essere suo marito.
“Vuoi uscire a prendere un po’ di aria fresca? Hai sempre amato la neve!” le chiese.
Lei annuì, dopo essersi messa il cappotto lo segui serena sul terrazzo e mentre muoveva piccoli passi alcuni ricordi felici legati all’uomo che le teneva la mano affiorarono alla sua mente.
Poi d’un tratto le parve di udire il suono di una risata lontana, si voltò a guardare il letto e si percepì addosso lo sguardo di due occhi del colore dell’argento fuso.
Si sentì strana. 
Ma fu solo per lo spazio di un breve respiro, poi tutto sfumò di nuovo.

Era stato soltanto l’ennesimo tentativo del cervello di Hermione di trattenere un meraviglioso ricordo che il tempo aveva già portato via con sé.


Eccoci alla fine! Spero vi sia piaciuta!
se aveste voglia di lasciare una recensione sarei super felice! Un bacio a tutti!
  
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