Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: _valy    28/12/2015    3 recensioni
Regina Mills lavora da anni nella casa di produzione di famiglia, alle dirette dipendenze della madre Cora. Il che va bene, finché si tratta di ideare e sviluppare nuovi programmi sul sempre attuale format di una sfida all'ultimo piatto in cucina. Purtroppo, va un po' meno bene quando si tratta di un reality show sul trovare l'anima gemella e vivere il lieto fine dei propri sogni.
Quindi, davvero - alla fine é tutta colpa di Cora e delle sue stupide idee. E forse é anche (un po') colpa di Emma Swan e delle sue stupide idee, ma di sicuro nessuno può incolpare lei.
Genere: Comico, Commedia, Satirico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Cora, Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

 
Felici e Contenti, capitolo IV
 
 
 
Note:
 
Scusate per il ritardo con cui pubblico.
Spero di riuscire a scrivere di più nei giorni a venire. Come sempre, mi auguro che il capitolo vi piaccia.
 
 
 
 
 
Capitolo IV, o Regina Mills è un personaggio di una sit-com anni ‘90
 
 
 
 
 
Nelle puntate precedenti, AKA Recap:
 
Emma Swan incolpa la madre e la coinquilina che preferirebbe non avere Mary Margaret della sua imminente partecipazione al nuovo reality shock "Felici e Contenti".
E abbiamo lasciato Regina Mills nell'ascensore, fermo al secondo piano, con un messaggio di Marian che la informa che sì, i suoi sogni erotici riguardanti una bionda sexy e muscolosa in versione tata sono stati, nei fatti, sogni erotici riguardanti Emma Swan.
 
 
____________________________
 
 
Nei tre minuti che separano il suo (inespresso, perché é chiusa in un ascensore con altre quattro persone e un ottimo servizio di sorveglianza via telecamere) "Sono fottuta, fottuta, fottuta" dall'ingresso nell'ufficio di sua madre al sesto piano, Regina riesce ad intrattenere con se stessa una serie piuttosto impressionante di pensieri (e anche a registrare la grandiosità di questo fatto - cosa che fa perché, sinceramente: ha parecchi pregi, se può essere schietta, e ama apprezzare quando questi vengono messi in mostra).
Nel giro di una notte e un paio d'ore, la sua vita si é trasformata in una sit-com anni '90 di pessima qualità, o in una serie TV di dodici miliardi di stagioni e di altrettanta pessima qualità, in cui succedono le cose più assurde e compaiono i personaggi più improbabili, sempre collegati in qualche strano modo con i personaggi principali (e sul serio, quante volte possono due migliori amiche tenersi la mano in ospedale e farsi massaggi insieme e dormire nello stesso letto e vivere nella stessa casa prima che qualcuno inizi a gridare "Lesbicheeee"? E quante sorellastre sconosciute può un'altra donna scoprire senza iniziare a dubitare che l'intera situazione in cui si trova sia frutto di una sua malattia mentale o di una sbronza colossale dovuta ad un paio di shot di tequila di troppo?).
 
La situazione non é delle migliori, Regina può ammetterlo senza troppi problemi. Ma alcuni elementi sono comunque in suo favore: a) (sì, é metodica a questi livelli anche nella sua testa) nulla é mai accaduto tra lei e suddetta Emma Swan; b) non é stata in nessun modo coinvolta nel processo che ha portato a scegliere la sopracitata Emma Swan come concorrente del suo programma televisivo, quindi nessuno potrà accusarla di favoreggiamento alla carriera o di danneggiamento della stessa (come é più probabile che sia, data la natura del reality show cui quella donna parteciperà); c) tre anni sono trascorsi da quei pochi mesi in cui Emma Swan ha lavorato per lei ed é più che probabile che suddetta Emma Swan non si ricordi in nessun modo di lei (dopotutto, si saranno parlate tre o quattro volte in tutto e Regina stessa ha avuto più problemi di quanto ami ammettere col processo mnemonico che l’ha portata a collegare il volto e la persona con il nome che questa porta).
In conclusione, in un minuto e mezzo Regina riesce a convincersi che date quelle premesse, tutto andrà per il meglio - se solo riuscirà a: a) evitare mail, messaggi, chiamate, incontri con Marian ("Non ci posso credere 'Gina! Vedi? É destino!," già la immagina) più o meno per il resto della sua vita; b) nascondere tutto a sua madre.
Non che ci sia nulla di che da nascondere - perché, sul serio, vedi punto a).
 
(Il restante minuto e mezzo vede Regina intenta a visualizzare mentalmente il resto della figura di Emma Swan, qualcosa che sia anche solo un particolare in più di una chioma di capelli biondi e dei muscoli niente male - non che Regina sia disposta ad ammetterlo ad alta voce, o anche con se stessa. La sua mente le configura soltanto una giacchetta di pelle, quindi lascia perdere.
É arrivata davanti alla porta dell'ufficio di Cora Mills, in ogni caso.)
 
 
_______________________
 
 
L'incontro con sua madre, che come sempre funge da preambolo alla riunione vera e propria, procede senza intoppi e senza (troppi) insulti. Dura soltanto cinque minuti, quindi questa potrebbe essere la ragione. O forse la ragione é che Cora la informa che non incontrerà i concorrenti prima di una settimana - e per i tre minuti successivi Regina, più che ascoltare la madre, complotta e complotta e complotta (e fa salti di gioia acrobatici nella sua mente, accompagnati da fuochi d'artificio arcobaleno).
 
Le due restanti riunioni, con i membri dei vari dipartimenti e con gli altri maggiori azionisti e pubblicitari, seguono in rapida successione il primo incontro.
 
Regina ha parecchie cose da fare e parecchie spiegazioni da fornirne e rimproveri da elargire, quindi riesce a non passare tutto il suo tempo a pensare ad Emma Swan.
In compenso, scopre che diavolo ci vogliono fare con quei quattro concorrenti di troppo: la spiegazione é assurda (é certa che ci sia sua madre dietro, perché nessuno nello staff degli autori avrebbe mai autorizzato una cosa simile senza la sua pre-approvazione preventiva) ed é accompagnata da uno schizzo mal fatto e complicato su una lavagna tirata fuori da chissà dove che ricorda a Regina una puntata di quella serie TV sulle lesbiche di Los Angeles che le ha fatto vedere Marian un paio di anni prima, sostenendo che fosse un cult, "E, sul serio, non puoi non avere mai sentito citare questo grafico Regina! É praticamente la cosa più conosciuta dell'intero programma!".
 
Dopo dieci minuti di spiegazione, seguiti da un silenzio imbarazzante, Cora si alza in piedi, dismette il preposto a capo dello staff degli autori e fornisce un breve riassunto dell'intera situazione e dell'idea che ne sta alla base.
E Regina odia ammetterlo, ma sua madre ci sa fare - perché in poco più di 60 secondi ha illustrato il tutto, farcito di sorrisi targati CoraMills, a metà tra l'arrogante e il condiscendente, e ha distribuito a tutti una clausola di non divulgazione da firmare ("Sì cara, anche tu - la sicurezza non é mai troppa").
 
 
Questo non le impedisce di scrivere un messaggio a suo figlio non appena esce dalla sala conferenze, per informarlo che "Ho finalmente scoperto che cosa ne sarà di quei quattro concorrenti. E ho anche guadagnato una bella panoramica sull'andamento generale del programma. Ti racconto tutto stasera amore, buona scuola."
Henry gli risponde tre minuti più tardi con un "Grande mamma! Non vedo l'ora" e Regina é sommersa dalla complicità che si é instaurata tra lei e suo figlio - almeno finché non si rende conto che sono le 12/34 e suddetto figlio dovrebbe essere in classe, con cellulare spento e attenzione rivolta esclusivamente all'insegnante. 
 
(La riunione con gli azionisti é assolutamente inutile, se non per il fatto che tutti si dicono sicuri delle possibilità dello show e desiderosi di espandere la campagna pubblicitaria a livello federale. Ergo, Regina non accenderà la TV finché tutta questa storia non sarà finita, chiusa possibilmente prima dei cinque episodi causa ascolti troppo bassi, perché il solo pensiero di avere a che fare con "Felici e Contenti" anche nel tempo che trascorre fuori dall'ufficio le fa venire i brividi.)
 
 
________________
 
 
 
I giorni che seguono la riunione sono in assoluto i più frenetici, tra telefonate da fare e incontri con agenti e manager da organizzare e a cui partecipare, con i soliti problemi dell'ultimo momento che si presentano nonostante le precauzioni e le mille attenzioni.
Ma Regina Mills sa fare il suo lavoro - e in men che non si dica una settimana é trascorsa, volata via senza che sua madre la invitasse ad una riunione con i concorrenti.
 
Regina non sa se gioire dei giorni aggiuntivi di tranquillità emotiva che le sono stati concessi o se disperarsi di fronte alla prospettiva di qualche trama malefica ordita da sua madre, o ancora se arrabbiarsi del fatto che nemmeno quando é stata Cora stessa ad affidarle il progetto questa riesce a mantenere la parola data e farsi da parte - nell'indecisione, opta per la strada più semplice e più sicura.
Spegne il PC, si alza dalla scrivania, raccoglie la borsa e la giacca e torna a casa, il cervello occupato a chiedersi se in frigo c'è abbastanza pollo e un poco di verdura per un paio di piatti di arroz con pollo.

(Ha a malapena il tempo di spegnere il motore della Benz una volta arrivata in garage, prima di sentire il leggero bip del telefono che la avverte che ha ricevuto una mail.
Per tutte le scale e fino in cucina spera e prega che non arrivi dall'ufficio di sua madre. Poi apre il frigo, si complimenta con se stessa per aver comprato _abbastanza pollo due giorni prima e trova il coraggio di sbloccare il telefono, fiduciosa.
A quanto pare nessuno lassù ha ascoltato le sue preghiere, perché la mail é in effetti una mail di sua madre e ha come oggetto "Meeting con i concorrenti".
E ok, Regina ancora non sa di che morte dovrà morire, ma sa che succederà lunedì alle 9.)
 
 
 
__________________
 
 
Questo non le impedisce di godersi il weekend e di ignorare Marian e i suoi messaggi stupidi e infantili e assolutamente privi di senso e soprattutto non corrispondenti al vero, perché in nessun modo lei è interessata a Emma Swan o una qualunque altra donna vicina alla trentina, bionda e con un’alta possibilità di nascondere una tartaruga sotto alla canotta (ma sul serio, questo non è il punto).
“Il punto è che non sono lesbica, Marian. Quante volte te lo devo dire? Sì, ho guardato 'The L word' e sì, potrei forse anche aver guardato 'Xena' e aver pianto e sperato con ogni fibra del mio cuore che tra lei e Olimpia ci fosse del tenero - e ok, sono d’accordo con te sul fatto che, cito testualmente, Rizzoli e Isles dovrebbero abbandonare il sottobosco del sottotesto saffico e ergere una bandiera arcobaleno sulla cima più alta del monte più alto e impervio della Terra di Mezzo omosessuale; ma questo fa forse di me una lesbica? Non credo proprio.”
“Hai tre camicie di flanella nascoste nell’armadio, Regina.”
“Anche Kristen Stewart indossa la flanella.”
“Appunto,” le viene risposto.
 
Un’ora dopo Marian la chiama per informarla che “Non sono le serie tv per le quali ti trasformi in una fangirl alle prime armi a motivare la mia convinzione sulla tua non-eterosessualità. E nemmeno il fatto che so che guardi porno lesbici almeno una volta al mese.”
“Questo non c’entra nulla, e sinceramente non capisco perché continui ad utilizzarlo come prova a favore della mia non-eterosessualità. Studi più e meno recenti hanno dimostrato che il porno lesbico è in assoluto la categoria di video erotici più ricercata in internet, e in particolare che è la categoria preferita delle donne eterosessuali, perché pare -”
“Hai fatto sesso con cinque ragazze al college, Regina.”
“Ah già.”
 
(Dopo di che Regina le attacca il telefono in faccia e non la considera per il resto del weekend.)
 
 
 
 
____________________
 
 
 
 
 
(Domenica sera, a letto, esausta dopo un’ora di conversazione telefonica con tre agenti di altrettanti concorrenti del reality, Regina alza gli occhi al cielo e per un attimo pensa di pregare qualcuno lassù perché il giorno dopo vada tutto bene. Ma è stanca ed irritata e gli occhi le bruciano, quindi decide di occupare il suo tempo in un modo più proficuo, cercando di addormentarsi, ad esempio.)
 
 
 
______________________
 
 
 
 
 
Non va (affatto) tutto bene.
 
 
 
A quanto pare la sua vita si è davvero trasformata in una delle peggiori sit-com degli anni novanta, perché o il destino ha architettato qualche progetto che prevede la sua morte, o qualcuno lassù si è offeso per il fatto che lei non gli ha dedicato quei pochi minuti del suo tempo e ora si sta divertendo a fargliela pagare (Regina ha letto la Bibbia, quindi propende più per questa seconda opzione).
La sveglia non suona, Henry ha la febbre e deve restare a casa da scuola e Mulan non può coprire la mattina perché è fuori città a far visita alla madre fino all’indomani, quindi alle 8/30, con più di una mezz’ora di ritardo e con un paio di scarpe basse perché la sua camera è un disastro e non è riuscita a trovare il paio di Louboutin da abbinare al vestito, Regina decide di portare Henry (accompagnato dall’ipad e da un paio di libri e dalla sua coperta preferita) a lavoro con lei e di lasciarlo riposare sul divano dell’ufficio della segretaria del primo piano, in modo che la febbre si affievolisca.
 
Una corsa in automobile e quattro piani di scale fatti a piedi e carica di oggetti personali di Henry dopo, Regina è immobile davanti alla porta del suo ufficio, intenda a tentare di distreggiarsi in modo da riuscire ad aprire la porta senza rovesciare tutto ciò che ha in mano.
Ma ovviamente qualcuno sta tentando di ucciderla, perché un millesimo di secondo dopo i due libri che suo figlio non ha voluto con sè sono caduti a terra con un sonoro tonfo, la porta dell’ufficio è ancora chiusa e Regina si è rovesciata addosso un’intera tazza di caffè nero bollente.
 
Dopo un “Cazzo, cazzo..” e una veloce panoramica per assicurarsi di non essere stata vista da nessuno (perché ha una reputazione da difendere e manca del tempo per spiegare ad un eventuale spettatore come tutto questo non sia che un altro tassello della perfida e del tutto gratuita vendetta dell’uomo barbuto con la testa tra le nuvole), Regina entra imprecando nell’ufficio, trattenendo a stento la voglia di tirare un calcio alla porta, e corre ad ispezionare il danno all’immagine che quella tazza di caffè le ha procurato. La situazione è grave, ma la sua mente metodica è già all’opera: eliminare le prove del reato, ripulirsi, crearsi un alibi.
 
Tre minuti dopo è di ritorno davanti alla porta del suo ufficio, con un mocio ed uno straccio semi-umido in mano, i capelli raccolti momentaneamente in una coda sbarazzina e la sua giacchetta blu scuro firmata Giorgio Armani (e irrimediabilmente macchiata di caffè) posata sulla borsa, miracolosamente immacolata, che ha appoggiato a fianco della porta.
 
 
Passa il mocio in fretta, di modo da eliminare dal pavimento le macchie di caffè più evidenti, poi si arrotola le maniche della camicia fino ai polsi e prende in mano lo straccetto per dare un ultimo colpo alla porta.
Ha più o meno altri cinque minuti per finire tutto questo, posare gli attrezzi per le pulizie e rientrare in ufficio per cambiarsi la camicia macchiata di caffè, magari spruzzarsi una dose abbondante di profumo e mascherare -
 
“Mhm, mhm..”
 
Un leggero colpo di tosse dietro di lei la fa immobilizzare, il terrore in volto alla prospettiva che l’origine del rumore sia sua madre. Non potrebbe sopravvivere. Lentamente abbassa il braccio, interrompendo il suo lavoro di pulizie, e facendosi coraggio si gira.
Grazie a Dio non è sua madre.
È solo un’anonima ragazza bionda sulla trentina scarsa, vestita di abiti che sembrano essere stati rubati da Goodwill. E quel paio di stivali?
 
“Oh, spero di non disturbarti..”
Regina la fissa in silenzio. Più perché nessuno con quel senso della moda merita la sua attenzione che per il fatto che - sì, insomma, sta pulendo una porta e puzza di sudore e di caffè e forse dovrebbe essere in imbarazzo.
“Ecco, mi sono più o meno persa. Più o meno del tutto persa. Non so se puoi aiutarmi, ma - beh, non c’è nessun’altro qui nei paraggi e ho una riunione alle 9 e mi hanno detto che non devo assolutamente fare tardi perché il capo e la figlia del capo sono un po’ delle stronze e - ma suppongo che tu lo sappia visto che lavori qui.”
 
Regina continua a fissarla in silenzio, anche quando lo sguardo della ragazza cade sulla sua scollatura, ben visibile a causa della camicia bianca, e le sue guance si tingono di un rosso leggero.
Anche quando la etichetta come stronza (non è del tutto sicura che sia un insulto, dopo tutto. Almeno nel loro mondo).
Anche quando la coglie in flagrante delitto, intenta ad adocchiare lasciva la sua borsa ancora sul pavimento, la mente sicuramente persa a formare chissà quale pensiero perverso riguardante quello squisito accessorio. Come se una borsa simile potesse mai accoppiarsi con un paio di stivali del genere.
 
“Quindi, niente - sapresti dirmi dove cavolo è la stanza numero 2? Dovrebbe essere una sala per le riunioni, quindi non so se è a questo piano.. ma immagino che tu conosca bene il posto visto che devi farci le pulizie.. O forse ti occupi solo di questo piano e non -”
 
E ok. Questo è fottutamente imbarazzante (“una ragazza per bene non impreca mai, cara, nemmeno nei suoi pensieri”).
Solo perché è mezza ispanica e deve lisciarsi i capelli ogni giorno se vuole che non si arriccino con il minimo di umidità e la sua pelle non è bionda ed eterea come quella della ragazza che oh mio dio sta ancora parlando “- insomma, io ho lavorato come cameriera in un diner di Brooklyn e posso assicurarti che col limone -”
 
“Sesto piano, l’ultima stanza a destra. Porta rossa.”
Regina è davvero troppo arrabbiata e troppo in ritardo per iniziare una discussione sulla gravità della discriminazione razziale cui è appena stata vittima (cinque ore più tardi, in risposta ad un suo messaggio che riassume questa estrema forma di discriminazione, Marian le risponderà “Non ti è venuto in mente che forse ti ha scambiato per la donna delle pulizie non perché sei Latina ma perché avevi un mocio e uno straccio in mano e beh, stavi pulendo? E seriamente, quel vestito sarà anche di Armani, ma sembra un grembiule per le pulizie e tu lo sai”. Regina non risponderà).
 
 
“Oh, grazie! Ti offrirò un caffè per ripagarti della gentilezza, lo prometto. Mi hai veramente salvato la vita!”
E in un attimo la ragazza si è girata su se stessa e sta correndo verso l’ascensore in fondo al corridoio.
Regina è tentata di urlarle dietro, ma prima che possa aprire bocca la vede fermarsi un attimo e poi voltarsi verso di lei e dirle “Fuori servizio per due ore, scale!” e per un istante non può che ridere meschinamente tra sè e sè, perchè due piani di scale a piedi non sono certo una punizione adeguata per l’insolente comportamento di quella ragazza da quattro soldi, ma è un inizio.
 
 
(Ovviamente impiega poco prima di rendersi conto che quei due piani di scale, a piedi, attendono anche lei - e, oh cavolo! È in ritardo per l’incontro con i concorrenti.
Nasconde malamente il mocio e lo straccio nella stanza più vicina e proprio mentre la sua mente sta per volare in territori molto pericolosi e il suo allarme anti-Emma-Swan-pensieri si sta per attivare, quell’insolente bionda, dall’altra parte del corridoio, le urla “Carina la borsa, comunque” e - oh porca put- (no, non ha intenzione di imprecare), non può credere di avere intrattenuto una conversazione con una donna che ha etichettato come carina una borsa di Hermes.
Di Hermes.
Seriemente, ha idea di quanto le è costata quella meraviglia? Dio, certa gente.)
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: _valy