VII.
Questo passa il convento
(Aquarius Camus, Scorpio Milo)
22 Agosto 1972
Veleno si dice pharmakon. Che significa anche medicina. Ma quello che distingue il veleno dalle medicine è che il veleno uccide.
«Buongiorno! Che s’è gia'lzato?»
Uccide perché il sangue prima e l’organismo poi non sono preparati a ricevere quelle tossine. Troppe. E tutte assieme. È una questione di chimica.
Perché è la dose che fa il veleno, come diceva qualcuno. Paracelso, forse. Non lo ricordi di preciso. Avevi tenuto il segno, ma qualcuno ha fatto volare via libro e cartolina. Per distrazione.
«Non ancora. Lasciate che io vi annunci, Venerabile Sc…»
Ci sono due modi per sconfiggere il veleno: il primo, è avere a portata di mano l’antidoto – ma non si tratta di una vera e propria vittoria, ché il veleno ha fatto il suo sporco lavoro e tu puoi solo tamponare il danno; quanto di un pareggio. O almeno, Rémy la vedrebbe in questi termini.
«Noggrazie! Conosco la strada!»
Il secondo, è diventarne immuni. Assumendone quantità via via maggiori, giorno dopo giorno. Così l’organismo si abitua – si adatta – al veleno e questo perde d’effetto. Sembra facile. Ma ci vuole coraggio per intraprendere il cammino del mitridatismo. Coraggio e stomaco. E pazienza. Ché i veri progressi avvengono passo passo, a piccole dosi – giorno dopo giorno – e non tutti i veleni sono uguali. Certi veleni paralizzano, altri soffocano e altri ancora solidificano il sangue. Ma quelli più pericolosi, sono quelli che non riesci a contenere. Perché mettono a dura prova la tua pazienza. E non sia mai detto che Étienne Arnoul si tiri indietro di fronte ad una sfida, vero?
Quindi ti metti a sedere, le mani in grembo, e aspetti paziente che la porta della camera da letto si spalanchi. Fuori è sorto il sole. Ed è l’ora della tua dose di veleno quotidiana. Se solo l’infermiera fosse giovane e carina, forse l’ingoieresti con un sorriso, ma pazienza. Questo passa il convento, pardon: il Santuario.
Saint Seiya, ® Masami Kurumada, Toei Animation, 1986. Disegno: Korin2b. Grafica ® Francine.
povero, povero Camus. Quanta pazienza ci vuole con un esagitato come Milo!
Il mitridatismo prende il nome dal re del Ponto Mitridate IV, bestia nera della Repubblica Romana; il quale, onde evitare di essere avvelenato dalla solita congiura di palazzo - andavano un casino, all'epoca! - aveva preso la bizzarra abitudine di assumere quantitativi via via maggiori di veleno. E la cosa funzionò, giacché s'infilzò sulla propria spada per non cadere prigioniero di Roma; ma sinceramente, io non seguirei le sue orme.
Un grazie ad Engel ed un bel tè fumante. Senza arsenico, tranquilla!