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Autore: YukiWhite97    28/12/2015    2 recensioni
TadashixHiro - Post Film - Incest - Mpreg - Don't like, don't read :3
Dopo otto anni sembra che la vita di Hiro sia tornata alla normalità, e soprattutto pare che i suoi segreti e i fantasmi del suo passato, siano ormai sepolti.
Adesso non è altro che un membro dei Big Hero 6 e un insegnante.
Hiashi invece, non è altro che un orfana dal grande genio incompreso. Sarà l'incontro tra questi due a far emergere sia i ricordi di Hiro, che i dubbi di Hiashi, circa la sua vera famiglia, che detesta senza conoscere.
Un incontro casuale, anzi, forse non tanto, che porterà i due, tra l'affrontare un nuovo nemico ed altre avventure, a ritrovarsi.
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Fanfiction che non volevo neanche pubblicare, ma siccome credo che ogni idea, per quanto malsana, vada messa in gioco, l'ho fatto ugualmente. Grazie a chi leggerà ^^
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Baymax, Hiro Hamada, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
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Pioveva quella notte a San Fransokyo, la pioggia battente bagnava imperterrita le strade, e le uniche due figure visibili in tutto quel buio, erano quelle di un grosso omone bianco e di un ragazzino.
Hiro si soffermò ad osservare la struttura, forse una casa o forse un insieme di uffici, non avrebbe saputo dirlo con certezza. Presto un fulmine lo fece sussultare, facendolo rivenire.
Mosse un passo, sentendo le braccia e il petto pesanti, arrivando davanti l'uscio della porta, mentre Baymax gli andava dietro.
"Percepisco un battito cardiaco accelerato, un aumento di adrenalina e uno stato sofferente.... tutti sintomi dell'ansia...o forse è paura" - disse il robot.
"Ssh - lo zittì il quattordicenne - ci sentiranno"
Delicatamente poggiò a terra il piccolo fagotto rosa e dagli occhi a mandorla. Una creatura delicata e nata senza colpe, che si ritrovava ora ad abbandonare.
Odiava quella parola, non voleva usarla.... eppure era la verità. Ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
Non era in grado..
Una  lacrima rigò il suo viso mentre la piccola schiudeva gli occhi e rideva alla vista del ragazzo.
Hiro la abbracciò un ultima volta, donandole un bacio sulla fronte.
"Addio, piccola... e perdonami se puoi" - sussurrò impercettibilmente.
La riposò delicatamente, voltandosi con il cuore che batteva all'impazzata, dal dolore.
"Ma Hiro - provò a dire il robot - non puoi lasciarla qui"
"Posso eccome invece - rispose con una freddezza che serviva solo a nascondere il suo immenso dolore - andiamo.... via di qui"
Mentre si allontanava, Baymax salutò con la mano la bambina, la quale rise di gusto, fino a quando anche lui svanì dalla sua vista.
Sola al mondo, l'unica cosa che potesse dire chi ella fosse, era la copertina in cui vi era ricamato un nome, frutto di un inusuale combinazione....

8 anni dopo...


"HIASHI!"
L'urlo della direttrice del collegio riecheggiò per i corridoio fino ad arrivare nelle camere.
L'entrata e buona parte della hall era completamente carbonizzata. Succedeva ogni qualvolta che una coppia si presentava per adottarla, puntualmente inventava qualche marchingegno strano che impediva la buona riuscita dell'"affare", poiché dopotutto era un oggetto che si sentiva.
Una testa corvina dai capelli di una lunghezza media si nascondeva dietro il proprio letto, mentre una piccola risata arrivava in alto.
Udì il silenzio dopo quell'urlo, ed infine dei passi. Prima che se ne accorgesse la porta si spalancò, e la direttrice entrò con i capelli completamente tesi e gli occhi spalancati.
Lei e anche tutti i suoi compagni di stanza, presero a ridere di gusto, cosa che infastidì parecchio la donna.
"Maledetta - mugugnò a pugni stretti - Hiashi vieni immediatamente fuori!"
La bambina obbedì, tirandosi su con un sorriso stampato sul volto.
"Sì?" - domandò.
"Mi prendi forse in giro?! - urlò - questa è la quinta volta che mandi a monte tutto! Cinque coppie, sei riuscita a far cambiare cinque coppie questo mese, Dio mio com'è possibile?"
"Beh, mica scherzavo quando dicevo che non vi sareste liberati di me" - rispose beffarda.
La direttrice si avvicinò, fulminandola con lo sguardo.
"Stammi a sentire, strano scherzo della natura - fece indicandola - sei stata fortunata ad essere abbandonata e ad essere trovata da me. Ti ho cresciuta insieme a tutti gli altri, ho sopportato ogni tua marachella, ogni tuo... strano esperimento, e ogni volta che ho cercato di trovarti una famiglia hai rovinato tutto! Non intendo sopportarti ancora, io riuscirò a farti adottare costi quel costi!"
Senza aggiungere altro, la donna uscì, e tutti gli occhi si posarono su Hiashi, la quale sbuffò, risedendosi sul letto.
"Pft, la vecchia è più esaurita del solito"
"Però ha ragione" - disse una voce. Ella si voltò, vedendo Lilian che la osservava. Lilian si trovava come lei lì dalla nascita, ed era l'unica con cui avesse effettivamente stretto amicizia, forse perché ella era l'unica che la capiva.
"Oh Lily avanti - sbuffò - sai bene che vivere in una famiglia non fa per me"
"Hai intenzione di rimanere qui per sempre?"
"Accidenti no! Chi è che vuole starci - spostò lo sguardo verso il vuoto - non voglio ne essere adottata ne stare qui. Voglio solo essere libera, trovare la mia strada. Io non sono nessuno, ma grazie alle mie invenzioni riuscirò a fare successo"
"Ti prego Hiashi, sei ancora troppo piccola. Trovati una famiglia"
"Io ho una famiglia - costatò tristemente - è solo che ha preferito abbandonarmi". Lilian la osservò, dispiacendosi ulteriormente nel vedere la migliore amica di una vita, in genere sempre allegra e spavalda, rattristarsi. Hiashi era davvero in gamba per la sua età, peccato che qualunque persona in quel luogo fosse troppo cieca per accorgersene.
La ragazzina si stese, portando una mano sotto il cuscino e afferrando tra le mani una delle sue piccole invenzioni, ovvero un piccolo robot dalla forma simile a quella di un uccello, in metallo, con delle ali rivestiti in vere piume che gli permettevano di volare.
"Oh - sospirò ella portandoselo vicino al viso - meno male, quella vecchia non è riuscita a trovarti"
Hiashi sapeva che la sua intelligenza e le sue capacità le avevano affibbiato l'appellativo di "diversa". Lei era quella strana, quella che nessuno voleva e quella a cui nessuno voleva stare accanto, e nonostante facesse di tutto per dimostrare la sua indifferenza, era evidente che in realtà qualcosa le importava eccome.
"Hiashi ti prego - la supplicò Lily andandole vicino - promettimi che ti comporterai bene e che ti troverai una famiglia. Non posso andarmene sapendoti qui da sola"
L'altra alzò lo sguardo.
"Devi per forza andare?" - sussurrò impercettibilmente. La mora annuì, poggiandole una mano sulla spalla. Quello per lei era il giorno in cui avrebbe abbandonato l'orfanotrofio per andare a vivere in una casa, in una famiglia normale. Ed in parte era felice ovviamente, nonostante in quel luogo stesse lasciando parte della sua vita, i suoi amici, anzi, la sua migliore amica in particolare.
Hiashi chinò lo sguardo imbronciata.
"Hey, non è che adesso piangi, vero?"
"Pff, figurati! - sbuffò a braccia conserte - io non piango mai!"
Lilian sorrise. Lei era così: una vera peste, orgogliosa e testarda. Ma anche terribilmente sensibile.

Poche ore più tardi, Hiashi, immobile sull'uscio della porta, dovette dire addio all'amica di una vita. Ciò che di lei le rimase fu soltanto un ultimo abbraccio.
Avrebbe tanto voluto trattenere l'unico motivo che ancora la portava a vivere lì dentro, ma doveva lasciarla andare.
E dopotutto gliel'aveva promesso, sarebbero state amiche per sempre. Ma nonostante questa promessa, quando la corvina vide l'auto dove Lilian era salita, svoltare l'angolo per sempre, si era sentita terribilmente sola.
La direttrice si era poi voltata verso di lei con un sorriso maligno, dicendole.
"Adesso è il tuo turno, piccola peste"
Dopo di ciò era corsa nella sua stanza scalpitando, e una volta arrivata si era gettata nel letto, affondando il viso sul cuscino e soffocando un urlo, non badando alle altre ragazzine in camera che la guardavano malamente. Era sempre stata sola, era sempre stata prigioniera, e adesso era ancora più sola.
L'unica cosa che le rimaneva era il piccolo marchingegno in metallo che aveva sicuramente più sentimenti di molti altri.
Si sentì sfiorare una guancia, per poi udire come un cinguettio.
"Tori - sussurrò tirandosi su e asciugandosi una lacrima - non guardarmi in quel modo. Lo so, non dovrei piangere, ma cosa devo fare?! Io non voglio rimanere qui... a marcire. Il mio posto... il mio posto è la fuori!"
Sospirò avvilita, per poi tirarsi su e chinarsi nuovamente, allungando una mano sotto il letto. Lì, in uno zainetto malandato, teneva le poche cose che le appartenevano e che testimoniavano la sua misera esistenza: diverse riviste scientifiche, alcuni prototipi da lei costruiti e mai andati in porto, il primo progetto di scienze che aveva portato in prima elementare. Si lasciò scappare un sorriso nello scostare quella miriade di oggetti, per poi divenire seria nel vedere qualcosa in particolare: un manifesto in cui si parlava del San Fransokyo Istitute of Technology, l'università più all'avanguardia della città , il luogo che da sempre aveva desiderato vedere.Qualunque altra persona avrebbe detto che una ragazzina insulsa come lei, senza passato e senza futuro, non aveva neanche possibilità di finire la scuola, figuriamoci poi andare in un università prima che fosse opportuno.
Ma se avesse dato retta al suo istinto e alle sue convinzioni, forse sarebbe potuta scappare via da quel postaccio e dimostrare a se stessa e agli altri che non era una semplice nessuno. Era piccola e sola, ma non per questo si sarebbe fermata.
Così prese la sua decisione. Saltò su, approfittando che la camera fosse vuota, e afferrando lo stesso zaino di poco prima, iniziò amettere alla rinfusa lì dentro le poche cose che aveva, anche la copertina ricamata che l'aveva avvolta quando era stata una neonata. A volte la prendeva tra le mani e  se la rigirava, unica testimone del proprio abbandono. Ma poi, subito dopo distoglieva lo sguardo. Non aveva intenzione di stare male per una famiglia che non l'aveva voluta.
Aprì la finestra, rendendosi conto che fuori pioveva, e mettendo un piede sul davanzale. Non sarebbe stato facile poiché si trovava al secondo piano, ma non sarebbe stata l'altezza  a metterle paura. Fece un respiro profondo, facendo per saltare.
Ma il cinguettio insistente di Tori la fece sussultare.
"Tori cosa c'è?! - esclamò - prima dici di non abbattermi e poi mi rimproveri?". Il robottino però mostrò una chiara espressione contrariata.
"Senti, lo so che non dovrei scappare, ma non posso stare qui. Noi ce ne andremo, e se proveranno a prenderci allora beh, scapperemo ancora! - guardò in basso - bene adesso devo.. solo... scendere di qui"
Deglutendo nervosamente, si mise in piede, per poi chinarsi. Reggendosi al davanzale, si lasciò poi scivolar, cercando di poggiare i piedi sulla parete scorticata in roccia. Ovviamente scivolò, e ciò che ne seguì fu il suo scivolare e sbattere contro il ramo di un albero, per poi cadere su un cespuglio, fortunatamente.
Si tirò su stordita, con il ginocchio sbucciato e il braccio dolorante, ma più viva che mai. Presa dall'adrenalina e dalla paura scappo via, in strada, seguita da Tori.
Non vedeva nulla a causa della nebbia, aveva freddo a causa della pioggia che la bagnava fino all'osso. Alzò le braccia in alto, ridendo, respirando a fondo l'aria profumata.
"Ah, non posso crederci, finalmente sono fuori!". Tori prese immediatamente a cinguettare in modo nervoso, afferrandole con il becco una ciocca di capelli.
"Cosa c'è Tori, perchè sei così agitato?!".Prima che se ne rendesse conto, una macchina le stava passando accanto ad una velocità assurda, quasi sfiorandola. Hiashi con uno scatto indietreggiò, e capendo di trovarsi in mezzo ad una strada a causa delle macchine che sfrecciavano veloci, presto prese a correre verso un vicolo riparato, in modo da poter avere un pò di tregua, Una volta arrivata si appallottolò nel tentativo di scaldarsi, per poi tirare fuori dallo zaino il giornale che parlava dell'università: dopo averlo letto per un pò, adocchiò un articolo che la interessò molto, per poi sorridere.
"Guarda qui Tori - disse indicando la foto - è lui che dobbiamo trovare"

Sulla foto stava ritratto niente di meno che Hiro Hamada, ventidue anni, già insegnante all'istituto di San Fransokyio. Si era laureato con il massimo dei voti all'età di diciotto anni, e adesso si ritrovava ad insegnare e ad inventare allo stesso tempo.
Certo era cresciuto in quegli anni, fisicamente, ma anche interiormente. Non era più un bambino, non era neanche del tutto maturo, ma erano cambiate tante cose: ora la sua vita si divideva in due parti.... Principalmente in quella da insegnante.

"Il corpo umano è sicuramente la più straordinaria delle macchine - disse mostrando ciò che aveva sul tavolo - e se unito con la tecnologia può dare risultati sorprendenti. Non solo arti bionici, anche organi interni. Sembra fantascienza, eppure adesso è realtà. Una grande svolta anche per la medicina, non ci saranno più problemi legati alla salute. Il futuro è qui... e..."  

Ma quando il dovere chiamava, si trasformava in un vero supereroe.

"Scusate - disse guardandosi intorno - ma il dovere mi chiama". Uscendo dall'aula,  Hiro indossò il suo costume, aprendo poi una porta.
"Baymax - disse - è ora"
"Eccomi" - rispose il robot attivandosi.
"Molto bene - fece andandogli incontro e mettendosi di sopra - vai allora". Immediatamente, il robot dal tenero aspetto si levò in alto a gran velocità, sfondando addirittura il tetto. Hiro si lasciò andare ad una risata mentre attraversava il cielo. Oramai gli anni più oscuri della sua vita e i suoi scheletri nell'armadio erano ben sotterrati.. tutta via tenerli nascosti diveniva sempre più difficile
"Gli altri sono già lì" - disse Hiro.
"Vedo" - rispose Baymax scendendo di quota. Poco più giù, Gogo, Wasabi, Honey e Fred alzavano le mani per alutarli.
"Alla buon onora Hamada Sensei" - scherzò Fred.
"Oh, avanti ho fatto più in fretta che ho potuto, qual'è il problema?"
"Incendio, mi sa che abbiamo bisogno della protezione solare" - disse Wasabi.
"Umh, non ci sarà bisogno" - disse il ragazzo, sorridendo. In otto anni, anche gli altri, nonostante avessero terminato l'università, si erano tutti dedicati al mondo dell'invenzione, e la loro amicizia, sia nella via normale e nella loro vita da supereroi, era cresciuta.

Qualche minuto dopo

"Guarda tu che roba - si lamentò Wasabi, tossendo - la mia povera tuta è tutta distrutta!"
"Dai, non preoccuparti - disse Honey - te ne faccio una nuova"
"Sarebbe stato più facile se qualcuno non si fosse nascosto per la paura" - disse Gogo.
"Hey, figurati se ho paura del fuoco" - replicò Fred.
"Suvvia ragazzi, non è il caso di litigare, dopotutto... - disse voltandosi - noi siamo i Bug Hero 6"

Hiashi camminava impettita, guardandosi intorno. Non aveva idea di quanto San Fransokyo fosse enorme, e davvero non sapeva dove cercare.
"Oh - piagnucolò - perchè ho la vaga impressione di essermi persa?" . Tori dal canto suo, non mancò di far pesare il suo giudizio.
"Sai, sei davvero irritante - urlò provando ad afferrarlo - vieni immediatamente qui, uccellaccio arrugginito!". La bambina non si era però accorta che nella foga, era finita vicino al luogo dov'era avvenuto l'incendio, dove una miriade di poliziotti vigilava la zona.
"Preso! - esclamò facendo per prenderlo - ora non mi scappi più... hey..!". Un poliziotto l'aveva  già preceduta, acchiappando Tori.
"Bene, bene, questo cosa dovrebbe essere? Ragazzina, gli scontri tra robot sono illegali"
"Eh? Non so di cosa stai parlando, quello è mio!"
"Una piccoletta come te non dovrebbe essere a scuola? Dove abiti, ti riportiamo a casa..."
"LASCIAMI!" 
Quella voce acuta arrivò immediatamente ai Big Hero 6, ad Hiro in particolare, il quale nel vedere la scena si avvicinò.
"Emh, emh, scusi agente, faccio io se permette - disse prendendo Tori, mezzo tramortito, e dandolo alla bambina - credo che questo ti appartenga. Se devi fare queste cose ti consiglio di farle alla sera" - sussurrò.
"Uffa, ma sei proprio stupido allora! - esclamò - io non sto facendo niente, possibile che nessuno mi capisce?!"
"Ah, vivace la ragazzina - disse sorridendo - mi ricordi molto me quando ero più piccolo. Hai costruito tu questo robot?"
"Emh... sì..."
"Bene, perfetto, l'inventiva è una grande qualità. Non dimenticarlo. Adesso se non ti dispiace, i Big Hero 6 hanno molto altro da fare, mi raccomando, non cacciarti nei guai!"
Hiashi sorrise, facendo un cenno con il capo, osservando quegli strani supereroi innalzarsi ora verso l'alto.
"Wow - sussurrò - hey aspetta ma cosa sto facendo?! Devo cercare una persona, non ho tempo da perdere, andiamo Tori!"

Quando poi la sera arrivata, e Hiro lasciava sia le vesti da insegnante che quelle da supereroe, e rincasava, gli scheletri nell'armadio, spaventosi e opprimenti, venivano allo scoperto. Lì da solo con se stesso, niente avrebbe curato il male del suo cuore, la sua sofferenza, nonostante solo non fosse affatto.
"Ciao zia Cass" - salutò entrando.
"Oh... ciao Hiro caro" - salutò ella. Da qualche tempo a questa parte, zia Cass  sorrideva di raro. Pareva quasi che ce l'avesse con lui, ma dopotutto, come darle torto. Abbassò lo sguardo, salendo poi in camera sua, seguito da Baymax. Una volta arrivato, si sedette sul letto, spostando lo sguardo sulla foto dell'ormai defunto Tadashi. Oh, lui sì che sarebbe stato fiero di suo fratello, con lui sì che la propria vita sarebbe stata diversa.
Ma era stato troppo codardo per provare a vivere senza di lui.
"Avverto un calo improvviso del tuo umore - disse Baymax - sei per caso triste, Hiro?"
"Oh, assolutamente no - disse sorridendo - sono solo un pò stanco. Senti, vado a farmi una doccia, tu intanto ricaricati". Beymax obbedì. Lui, tenero robot e amico indiscusso del ragazzo, uno dei testimoni della sua sofferenza che non avrebbe potuto curare.
Era un operatore sanitario, ma nessuno gli aveva insegnato a curare le sofferenze dell'animo. Fece per chiudersi in se stesso e riposare, quando fu catturato da un rumore strano, come se qualcuno si stesse arrampicando alla finestra, ed effettivamente era così. Hiashi ,dopo una giornata di ricerca aveva finalmente trovato l'indirizzo di Hiro Hamada, e siccome bussare sarebbe stato troppo scomodo, aveva pensato bene di arrampicarsi alla finestra. E una volta arrivata al davanzale, si era fatta scivolare giù nel pavimento, con un tonfo. Baymax la guardò, non dicendo nulla.
"Ahi - si lamentò la bambina tirandosi su - ma questo.. oh..eh? Non è che sono finita nella casa sbagliata?"
Si voltò, scorgendo poi la figura del robot, il quale ricambiò lo sguardo.
Ella rise e nel vederlo, trovava che fosse davvero buffo, oltre che morbido come una nuvola.
"Hey ciao! sei buffo! - disse - qual'è il tuo nome?"
"Io sono Baymax, il tuo operatorio sanitario personale. Vuoi che ti faccia un chek completo?"
"Oh, mi piacerebbe molto! - rispose - sai mi piacciono i robot!"
Quest'ultimo fece la sua scansione, scoprendo qualcosa di molto sorprendente. Ma dopotutto lui era solo un operatore sanitario, quindi si sarebbe limitato a fare il suo dovere.
"Noto una scorticatura al ginocchio, un livido al braccio destro, oltre al naso arrossato, segno di un raffreddore imminente"
"Wow, sorprendente" - sussurrò. Il robot le si avvicinò, mettendolo un cerotto nella parte scorticata, una pomata nel livido e dandole una pillola.
"Questo guarirà il tuo raffreddore"
"Oh grazie Baymax... ah scusa, non mi sono neanche presentata, io mi chiamo...."
"Baymax, cos'è questo baccano?"
La porta si aprì, e Hiro si immobilizzò nel vedere Hiashi. Quest'ultima sorrise, felice che le sue ricerche avessero dato il risultato ottenuto.

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Angolino Mio
Ave! Se siete arrivati a questo punto significa che avete accettato la mia poca sanità mentale, e  questo fa di voi lettori (ma penso più lettrici [?] ) coraggiosi/e.
Avevo iniziato a scrivere questa fanfiction, per scherzo, anzi, per mio piacere personale (visto che se pubblicassi proprio tutto ciò che scrivo, mi rinchiuderebbero in manicomio)
Adoro questo tipo di storie, ho messo gli avvertimenti, quindi presuppongo che se leggete abbiate la consapevolezza di cosa succede XP
Amo Big Hero 6, ma siccome sono una fangirl yaoista senza possibilità di redimermi, ho scritto questa storia :D
Storia tra l'altro dalla trama abbastanza semplice.. si fa per dire ovviamente ^^ Non è la prima volta che scrivo una storia così, anzi, le altre sono pure peggio D:
Non posso credere che lo sto davvero facendo... ma oramai :3
- Balalalallaaaaaa ^^


   
 
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