Fanfiction classificata 3° (a pari merito)
al “Contest AntiRomantico SuiKa”
indetto da Mala_Mela e Hipatya.
V i c i n a n
z a
La vicinanza
di un oggetto desiderato è una tentazione ad abusarne.
(Frank Herbert)
Lo guardai sprezzante, pensando dolci
cose come “Mi fai un piacere? Muori?”
o “E’ in arrivo il tuo volo per Fanculo,
solo andata!”; nel frattempo, tagliavo la fettina di carne il più grossolanamente
possibile.
L’oggetto
dei miei costanti pensieri era dinnanzi a me -occhi chiusi, sorriso beffardo
sul volto, aria decisamente idiota, sì- e canticchiava una melodia
piuttosto astrusa, dondolandosi placidamente sulle zampe posteriori di una
sedia; gli rivolsi un’altra occhiata astiosa, che ovviamente egli non
vide, ed iniziai a borbottare fra me e me
finché lui non mi interruppe, dicendo:
-Uhm,
Karin… Ho un po’ di torcicollo… Mi fai un massaggio?-
Lo
incenerii con lo sguardo, alzai gli occhi al cielo e ricominciai a mugugnare;
ora, va bene tagliargli la carne, ma addirittura il massaggio no. No, no, mi sarei davvero
rifiutata… Non se ne parlava neppure!
Stavo
dunque pensando a tutti e centotrentatre i modi per uccidere una persona nella
maniera più dolorosa possibile (di cui avevo fatto un’attenta
lettura, qualche anno prima), ponderando seriamente sulle possibilità di
riuscita della cinquantasettesima – ovvero “Castrare un uomo usando un portauovo”-, quando l’altro
proferì:
-Mmh, mi sembrava un ordine. E mi
sembrava anche che tu dovessi farlo… ma potrei anche sbagliarmi, eh. Forse.-
Sottolineò con cura l’ultima parola, guardandomi e sghignazzando,
mentre continuava a dondolarsi come un idiota.
Io tirai
leggermente su gli angoli della bocca (in quello che sicuramente non poteva
essere chiamato sorriso) e gli
risposi un “Sì” a denti talmente serrati che fu più
un mugugno che una vera risposta; mi alzai rumorosamente, mi scrocchiai le
dita, mi misi dietro di lui e iniziai a massaggiargli la base del collo assai
rozzamente. Cosa che ovviamente al
signorino non andava bene.
-Sarebbe
questo il modo di fare un massaggio al tuo- e qui ghignò di nuovo
–padrone? Su, su, impegnati un po’… potrei anche pensare di
licenziarti, eh.-
Pensando
ancor più seriamente al ventisettesimo modo (“Usare un cucchiaino nei più variopinti modi”), mi
limitai a “sorridere” e a massaggiargli un pochino più
delicatamente la parte. Augurandogli sempre e comunque la morte,
s’intende.
Lui prese
a muovere la testa, emettendo contemporaneamente versetti idioti di
apprezzamento; dopo un po’, disse:
-Ma come
siamo loquaci, oggi! Che c’è, ti sei finalmente vista allo
specchio e hai realizzato l’orrenda
visione?-
Vaffanculo.
-Oh, Suigetsu, se non ci fossi tu la mia autostima sarebbe
davvero perduta!-, gli risposi in tono falsamente melodrammatico, perseverando
a muovere le dita.
-Lo so,
lo so, Karin. Quella
visione può davvero… come dire, turbare. All’inizio, ne
sarai sconvolta; ma a poco a poco, inizierai ad abituarti, e ti
risulterà forse perfino
normale… Io lo so. Ci sono passato… e, be’,
non è stata una bella esperienza… ne sono tutt’ora molto turb-
…Ma
non fece in tempo a finire la frase, poiché qualcuno aveva calciato a sedia; questa si era rovesciata,
facendogli battere violentemente il capo, e causò la mia più
totale goduria e una sua oscena imprecazione, seguita da lamenti di folle
dolore.
-ORROOOORE!
Il mio povero, povero Sfigetsu era nel pieno della
vita, allorchè, senza preavviso, d’un
tratto… cadde da una sedia! Oh, fato
crudele!-
La parte
lesa della sua testa, che si era liquefatta nell’urto, adesso
ricominciò a solidificarsi; lui si rialzò e sghignazzò
sempre di più.
-Che
cazzo hai da ridere?-, gli chiesi, piuttosto preoccupata: ma porca miseria,
avevo disobbedito alle regole…
Lui mi
puntò un dito contro e disse:
-Penalità, mia cara racchia! Non
hai rispettato i patti! Un mese in più di servilismo… Ti garba?-
Indietreggiai,
imprecando sottovoce; maledicendolo in tutte –TUTTE!- le lingue del
mondo, feci per andarmene, quando…
-Ma…
non mi sembra di averti ordinato di andartene. Finisci di tagliarmi la carne,
sparecchia, lava i piatti, e poi forse, quando e se sarò magnanimo, potrai andare. D’altronde, hai perso, mia cara culona…-
Ma come cavolo ho fatto a ridurmi
in queste condizioni?! Ripensai con dolore a quel
dannato giorno…
*
-Karin.
Suigetsu. Basta.-
La voce
roca e strascicata di Sasuke aveva interrutto
seccamente il litigio; noi c’eravamo ammutoliti subito, come al solito, e
avevamo ascoltato ciò che il gran
capo aveva da dire.
-…Bene.
Adesso, come stavo dicendo, qualcuno deve andare a fermare il tizio che
probabilmente ci sta inseguendo. Karin, dimmi tutto su di lui.-
Io ero
arrossita; quando era particolarmente scazzato, Sasuke
era ancora più stuprabile.
-Ha un chakra piuttosto instabile, ma è comunque molto,
molto esiguo. Non è l’otto code, di
questo ne sono sicura.-
Lui aveva
ponderato un attimo, e alla fine aveva deciso:
-Benissimo.
Andrete voi due a stanarlo… ci segue da troppo tempo, è un tizio
sospetto. Sarà probabilmente della Foglia. Io e Juugo
aspetteremo qui; lui ha ricominciato con le sue crisi omicide. Fate in fretta.-
Io e Suigetsu avevamo protestato, ma l’Uchiha
non aveva voluto sentire repliche; perciò ci eravamo malamente alzati,
ci eravamo ovviamente insultati ed eravamo controvoglia partiti. Il nostro
obiettivo non era poi molto distante: in qualche ora ci saremmo arrivati senza
problemi, e comunque il suo livello di chakra era
molto basso, per cui avremmo impiegato davvero poco tempo.
Si era
prospettata insomma una missione noiosa e seccante, con quella sottospecie di
ghiacciolo al mio fianco… Improvvisamente, colta da un’idea
folgorante, mi ero fermata di scatto… ma
certo!
-Già
stanca, chiappe molli?-
Non avevo
neanche badato al suo complimento e gli avevo detto:
-Sfigetsu…
non pensi anche tu che sia una missione fin troppo noiosa? Insomma,
l’avversario è così debole… Perché non
renderla più… intrigante?-
E lui
aveva sorriso, intuendo qualcosa; riusciva, in effetti, a capire sempre le
idiozie che mi passavano per la testa… era una cosa così
strana…
-Per una
volta, mi trovo d’accordo. Cosa proponi?-
-…
Facciamo una scommessa.-
Aveva
fatto una faccia interessata.
-Chi batte
per primo l’Anbu vince. Semplice.-
-…E
chi vince, cosa vince?-
Avevo
sorriso, a metà fra il divertito e il compiaciuto.
-Il
perdente farà da servo al vincitore per un mese. Ci stai?-
Gli avevo
teso la mano, un ghigno in faccia. Avevo la vittoria in pugno… Poco prima
di uscire dal nostro covo avevo preso un potente veleno, letale per chiunque
l’avesse anche solo inalato… ma lui questo ovviamente non lo
sapeva. In un colpo solo, non avrei più mosso un dito e
quell’idiota sarebbe stato totalmente ai miei piedi…
-Ovvio.-
Lui me
l’aveva stretta, indugiando un poco; il contatto fra le nostre mani mi
era apparso come qualcosa di insolito, dal momento che l’unica forma di
unione fisica fra di noi erano pugni o sberle da parte
mia…
-Ah, ovviamente è vietato l’uso delle armi.
Ergo, lascia da parte quella roba.-
Avevo
indicato lo spadone, da cui lui non si liberava mai.
-No, aspetta… questo non era nei
patti!-
Il mio
sorriso si era allargato; le nostre mani erano ancora unite.
-Uhm,
veramente non mi pare di aver specificato… No, in effetti. E oramai hai
stretto la mano. Che c’è, hai paura di perdere senza il tuo
stuzzicadenti?!-
Lui aveva
socchiuso gli occhi, in segno di sfida.
-No. Affatto. Perfetto, racchia, come vuoi.-
-Non vedo
l’ora…-
Il nemico
alla fine –un Anbu di Konoha
sulle tracce dell’Akatsuki- si era rivelato molto più
insidioso di quanto avessimo entrambi predetto; il simpaticone, infatti, aveva
la capacità innata di alzare e abbassare il livello del chakra a piacimento.
…Insomma,
il tizio aveva fottuto alla grande la
mia unica e tanto decantata capacità
strabiliante; e io mi ero avvicinata a lui ignara di tutto con
l’intenzione di avvelenarlo, quando improvvisamente il suo livello del chakra era aumentato di colpo; mi ero fermata di botto e ad
avevo iniziato a tremare, per quanto era forte.
Per dirla
in poche parole: alla fin fine Suigetsu
non solo vinse platealmente la scommessa, ma mi salvò anche
bellamente il culo, cazzo!
*
E fu
così che iniziò il mio inferno. Il bastardo mi comandava a
bacchetta da mane a sera da un mese intero, oramai, e io non potevo
assolutamente dire niente poiché nelle regole era esplicitamente
vietato, pena l’aumento del servizio, che il perdente disobbedisse o
rispondesse male al vincitore.
-Regole
che hai stabilito tu stessa, pensa che
cretina…-, sghignazzava in continuazione lui, ricordandomi teneramente
ciò che in quella assurda faccenda era la cosa che più mi faceva
rodere.
Juugo
e Sasuke si limitavano a non commentare; il primo,
quando non aveva paurose crisi omicide, borbottava fra sé e sé,
ridendo spesso; il secondo ne era totalmente indifferente, poiché gli
importava principalmente il fatto che non facessimo più casino, cosa che
comunque avveniva, in un modo o nell’altro. Ma era così
dannatamente sexy quando si imbestialiva e-
-Ehi tu,
ti togli di lì? Mi vorrei sedere.-
…Un’odiosa
voce interruppe nuovamente il mio flusso di pensieri (assai poco casti, ok)
sull’Uchiha. Normalmente, gli avrei risposto un
raffinatissimo “Ma fottiti un po’!”; stavolta invece, per
forza di cose, mi limitai ad un ampissimo sorriso e mi alzai dall’enorme
divano. Non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi pregare in ginocchio che
smettesse di darmi ordini, fosse stata l’ultima cosa che avrei
fatto…
-…Certo,
padrone, ma c’è talmente
tanto spazio…-
Lui si
avvicinò al mio viso e disse:
-In
verità vorrei distendermi, ma sai com’è… hai un culo
talmente enorme che da solo forma una provincia autonoma...-
Lo
guardai con odio, ma non replicai. Autocontrollo,
Karin, autocontrollo… Percepii che lui era rimasto insoddisfatto per
la mancata scenata di rabbia e ghignai malignamente: ero riuscita nel mio
intento…
In quel momento, passò Sasuke.
-Sasuke,
vuoi che ti rifaccia il letto…?-, chiesi gentilmente, ma quello si
limitò a negare seccamente e ad andarsene; e io, beh, ci rimasi piuttosto male. Da quando aveva ucciso il fratello,
il ragazzo era divenuto se possibile ancor più freddo e incazzoso,
tant’è che più volte Suigetsu
l’aveva paragonato -e non a torto, a dirla tutta- ad una donna in
menopausa; noi, dal canto nostro, non sapevamo cosa fare. Erano passati quasi
sei mesi da quando eravamo entrati nell’Akatsuki,
per volere di Sasuke più che per nostra
necessità, ed era oramai da più di un anno che ci conoscevamo;
adesso, il nostro covo era una rozza casetta immersa nel bosco, dentro cui passavamo la maggior parte del nostro tempo, aspettando
l’ordine di Pain per attaccare Konoha, e mettendo fuori combattimento gli Anbu che oramai da un bel po’ ci inseguivano (senza
tuttavia ucciderli, dal momento che Sasuke ce
l’aveva vietato).
Il nostro
obiettivo sembrava assurdo e impossibile: avremmo dovuto uccidere i piani alti
della Foglia collaborando con dei pazzi ninja traditori di livello S; tutto
perché Sasuke voleva così… e noi
lo seguivamo, obbedienti, a capo chino, come sempre, e non discutevamo gli
ordini, come sempre.
Ma loro
erano la cosa più simile ad una famiglia che avevo mai avuto,
dopotutto… Risi. Potevo considerare la mia famiglia un tizio dietro cui sbavavo ma
che non mi si cagava di striscio, un pazzo con crisi omicide e un idiota che
avevo più e più volte usato come cavia, quando Orochimaru era ancora vivo? In effet-
-Il
mio letto, però, una sgrullatina la
vorrebbe… ma sì, pensaci tu, va’!-
…A
pensarci bene, però, di un caro
membro della famiglia avrei fatto molto volentieri a meno.
*
-Karin,
puliscimi la spada.-
Alzai gli
occhi. Ancora…
-Ma
certo.-, gli dissi, sfoderando il più bel
sorriso di cui fossi capace.
Lui grugnì.
-Come mai
sei così ben disposta?-
-Uhm,
forse perché devo farlo?-
-…Se
non ti va, puoi anche non farlo, eh. E’ tardi e siamo pure stanchi. Anzi,
sc…-
-No,
grazie. Le regole sono regole… e io non voglio la tua carità!-
Mi alzai
dal divano sul quale io e lui avevamo passato l’ultima mezz’ora a
riposarci, poiché avevamo sconfitto un altro Anbu
molto tosto che ci seguiva da molto tempo, e mi diressi a prendere lo speciale
liquido con cui lui era solito pulire la sua arma.
A
metà strada però mi fermai, scossa: Suigetsu
mi aveva appena chiesto di pulire la sua spada… che di solito non faceva
mai toccare a nessuno.
-E allora
fai un po’ come ti pare…-, ribatté lui, stizzito,
distendendosi sul divano e chiudendo gli occhi.
Mi girai.
Era appena stato forse anche lontanamente gentile
con me e io non me ne ero accorta…?
Presi il
liquido, impugnai l’arma ed andai davanti al divano… o almeno, ci
provai. La spada era talmente pesante che neanche con due mani riuscivo a
prenderla…
-E qui ti volevo! Hai visto?! Sei deboluccia, chiappe flaccide!-, sghignazzò
lui, canzonandomi; pestai un piede per terra, rabbiosa…
Al solito, mi facevo troppe illusioni! Maledicendo me e i miei repentini
cambiamenti di umore, riuscii con molti sforzi a trascinare la spada e a
posarla per terra, in un angolo buio. Iniziai dunque a pulirla, dando le spalle
al divano.
-…Che
c’è?-, chiese il ragazzo, ma io non mi girai neanche a guardarlo,
poiché avevo gli occhi lucidi, e l’ultima cosa che volevo era che
lui mi vedesse piagnucolare come un’idiota.
Ero al
tempo stesso arrabbiata e delusa e tuttavia non riuscivo a spiegarmi
quell’esagerata reazione isterica…
Non
c’era alcun bisogno da parte sua di ricordarmi in continuazione quanto
fossi inutile in quel gruppo; il nemico aveva infatti
capito che nel nostro Team c’era qualcuno che riusciva a percepire molto
bene il chakra altrui, e per questo mandava in
continuazione Anbu -probabilmente dello stesso clan,
dal momento che avevano tutti la medesima capacità innata- che potevano
controllarne il livello. Questa cosa riusciva a farmi confondere non poco;
unita alla mia superficialità, poi, molte volte mi aveva fatto correre
il rischio di perdere la vita. Inoltre, non sapevo fare niente di particolare,
né avevo grandi conoscenze di arti magiche o marziali, dal momento che
nessuno si era mai preso la briga di mandarmi in un’Accademia Ninja e
farmi studiare come si deve.
Il
carattere di Sasuke poi non contribuiva certamente a
rendere migliore la situazione: troppo spesso mi ero sentita un peso per lui.
Ma riguardo a Suigetsu… ci conoscevamo da
veramente tanto tempo e pensavo che forse avrebbe capito… e invece
probabilmente la mia inutilità gli faceva solo un’enorme pena.
Nelle missioni che il gran capo ci
affidava mi accompagnava sicuramente perché sapeva che non avrei potuto
combattere da sola; qualche minuto prima, poi, avevo addirittura pensato che
lui avesse voluto essere gentile con me, e non affibbiarmi stupidi soprannomi
come al solito… e invece…!
-Oddio,
Karin, non mi dire che ti sei offesa.-
Aveva parlato
con un tono così tanto incredulo che mi fece arrabbiare ancora di
più; non mi presi neanche la briga di rispondergli. Alzai la spada e
iniziai a lucidarne la parte superiore, ansimando… ero davvero stanca e
l’oggetto era molto pesante.
-Ok. Ti
sei offesa. Per cosa?-
Ancora
una volta, non gli badai.
-…Non
pensavo fossi un tipo così permaloso, eh.-
Sai com’è, alla
millesima volta che uno paragona il tuo culo ad una betoniera, magari puoi
anche offenderti…
-…Altrimenti,
insomma, mi sarei stato zitto. Forse.-
Passò
qualche minuto in totale silenzio; io ero sempre più stanca, ma non
demordevo e proseguivo a lavorare.
-Almeno,
potrei sapere cosa ho fatto? Così, tanto per sapere…-
Iniziai a
fischiettare per fargli capire che neanche lo stavo a sentire.
-Karin,
se non sai fischiare, almeno non fischiare!-
Continuai,
sempre più forte, finché non mi mancò il fiato per la
fatica –adesso stavo lucidando la parte inferiore della spada- e cadde
nuovamente il silenzio.
Passò
un buon quarto d’ora totalmente privo di rumori, se si esclude il fruscio
del panno sopra la spada. Adesso ero molto meno scossa di
prima, e mi diedi varie volte della cretina: prendersela così a male
solo per qualcosa detto da quel-
Improvvisamente
mi caddero gli occhiali e io arrossii tutto d’un colpo; un corpo si era
appoggiato alla mia schiena…
-Karin,
perché non ti togli più spesso gli occhiali? Stai così
bene…-
Strano, però, di solito non
faccio uso di sostanze stupefacenti, pensai, in preda al panico; perché quella voce
che così suadentemente stava sussurrando al mio orecchio non poteva
essere quella di Suigetsu… Né quella
mano che mi stava portando i capelli dietro il lobo poteva essere quella sua,
così rozza e callosa...
-Davvero,
se tu portassi semplici lenti a contatto mi passerebbe la voglia di chiamarti
racchia…-
La sua
mano sinistra scese lentamente lungo la mia schiena e si fermò ai
fianchi, cingendomeli da un lato all’altro; io non sapevo cosa gli
passasse per la testa… cercai di opporre resistenza, strattonandolo, ma
fu inutile; ero totalmente inebriata da quei modi così gentili e…
-Perché
non mi parlavi, prima…?-
Girai un
po’ il capo e trovai la sua testa tranquillamente appoggiata alla mia
spalla destra. E… mi stava guardando in modo così strano…
come se mi vedesse chiaramente per la prima volta.
La
vicinanza era minima. Troppo minima.
-Per…
evitare di mandarti verso ben noti lidi.-
Rise e
sporse un po’ di più il mento dalla mia spalla.
E... oddio. Lo trovai persino figo.
-Come se
non li conoscessi, per tutte le volte che mi ci hai mandato…-
Neanche
sentii la risposta; dovevo liberarmi di quella scocciatura, e subito.
…Ma
il mio corpo non rispondeva.
Stupida, stupida! Troppe
perversioni su Sasuke ti hanno fatto perdere il
contatto con la realtà! Scrollatelo di dosso e castralo e…
Eppure,
era così bello lasciarsi districare i capelli da quelle mani, sentire
quel calore sulla schiena, sentire la sua presenza
così vicino a me, in un momento così difficile…
L’Akatsuki con cui avremmo dovuto collaborare, Sasuke che sclerava in continuazione,
Juugo che stava visibilmente peggiorando di giorno in
giorno -arrivando persino ad auto lesionarsi-, Konoha
che prima o poi avremmo dovuto attaccare, il mio potere che non serviva
assolutamente a niente… in ognuna di queste immagini spiccava costantemente
la sua figura… anche se in un certo senso eravamo così diversi,
anche se mi insultava sempre, anche se lo menavo, insomma… lui… lui c’era sempre
stato...
Improvvisamente
si rizzò a sedere, mi prese per le spalle e mi fece cadere
all’indietro, fra le sue braccia; si sporse in avanti; mi prese il volto
fra le mani; ci stavamo guardando; eravamo così vicini che chiusi gli
occhi, sorridendo davvero di gusto…
…Ma
quel bacio non arrivò. Dopo qualche secondo di immobilità, aprii
gli occhi e mi trovai davanti la sua espressione più ghignante che mai.
E allora
capii tutto… e per lui, come si suol dire assai
finemente, furono cazzi.
-Tu…
brutto stronzo!-, esordii, per poi dargli un cazzotto così potente e
così inaspettato che lui da seduto cozzò a terra.
-TU…
bastardo… hai fatto tutta quella finta… per prendermi in giro! E io… non solo ci sono casc…-, urlai, ma mi interruppi appena in tempo; non
volevo assolutamente dargliela vinta... Perché io non solo ci ero
cascata con tutte le scarpe per due volte di seguito quella sera, e non solo
per due volte ero rimasta fregata, ma per ben due volte avevo davvero sperato
in una sua sottospecie di dimostrazione di… affetto nei miei confronti!
Lui
continuava a ridere, letteralmente piegato in due: riusciva a malapena a parlare.
-Oh mio
Dio, Karin… p-pensavi… tu pensavi davvero che io…!- e qui si interruppe, perché gli
arrivò una sedia in faccia che riuscì a stento ad evitare
-…che ti trovassi anche come minimo attraente…! Ma per cortesia!
Chi mai troverebbe attraente una balenottera con…-
Ma non
sentii il resto della sua magnanima descrizione, poiché mi balenò
un’idea in mente: sorrisi. Avrei potuto ripagarlo con la stessa identica
moneta di cui si era servito lui…
Dunque,
ammettiamolo: io non ero poi granché fisicamente parlando, dal momento
che ero piatta come una tavola, avevo i capelli di un colore assurdo ed ero
cieca come una talpa; ma sapevo cosa
fare per far girare certi specifici ormoni a certe specifiche persone, dal
momento che avevo lavorato per svariati anni in una prigione di soli
uomini…
Mi
ricomposi, risoluta, e presi a pulire di nuovo la spada.
-Mi scuso, Sfigetsu, per il
comportamento sciocco. Ora, riprenderò le mie mansioni.-
Lui
socchiuse gli occhi in segno di sfida e mi venne vicino carponi; eravamo uno
dinnanzi all’altro, seduti per terra, illuminati debolmente.
-Dov’è
il trucco? Perché non urli?! …Io
l’ho sempre detto che questa ragazza non è normale!-
Ripresi a
lavorare, finché qualche minuto dopo non mi fermai, sudatissima. Iniziai
a sbuffare, sventolandomi la faccia con una mano.
-Non
pensi anche tu che faccia caldo…? Uff, muoio!-
Quello
che stavo per fare era moralmente riprovevole e assolutamente stupido,
d’accordo… e la cosa peggiore era che io lo sapevo perfettamente.
Ma la vendetta è qualcosa di così tremendamente bello che me ne infischiai bellamente…
Iniziai
ad abbassare la zip della mia maglietta (che,
ricordiamolo, arrivava fino all’ombelico)
lentamente, sempre continuando a sventolare la mano e sbuffando.
-Oddio!
No, ti prego, non farlo! La vista del
tuo petto villoso mi potrebbe seriamente bloccare la crescita… No, no,
fermati, ti prego!-, commentò acidamente lui, buttandola sul
ridere… ma si dà il caso che stava continuando a guardare.
Seguitando
ad abbassare la zip mi sporsi in avanti e appoggiai le
mani per terra, mentre gli lanciavo qualche occhiata il più possibile
provocante. Chissà come avrebbe reagito…
Il
ragazzo borbottò:
-…Ok,
questo gioco è durato anche troppo. Adesso basta, me ne vado, ho sonno
e…-
Ma lui
continuava a guardarmi; stava sudando freddo, e respirava più
velocemente adesso.
Touchè.
Iniziai a
ridere, e mi feci sempre più avanti a gattoni,
toccandomi le labbra con la lingua. Lui iniziò ad indietreggiare con il
busto, boccheggiando platealmente; il suo sguardo saettava in continuazione dai
miei occhi alle labbra a… un po’ più in giù, diciamo.
-…Cioè,
insomma, se viene Sasuke e ci trova così
e…-
La
zip arrivò oltre il limite della decenza; lui aveva oramai le gambe
distese sul pavimento e si teneva debolmente seduto con una mano appoggiata a
terra; io era distesa sopra di lui, avevo il petto proprio sopra il suo e i
nostri visi erano a pochi centimetri.
Imprecai
mentalmente più e più volte; non avrei mai pensato a certi
risvolti… Mi sarei, insomma, aspettata che lui mi avrebbe cacciata via o
che sarebbe scoppiato a ridere… ma mai che mi avrebbe guardato con quegli occhi e che sarebbe rimasto
così sbigottito e che soprattutto sarebbe stato al gioco! Era vero,
volevo vendicarmi per ciò che lui poco prima aveva fatto, ma alla fin
fine stavamo tutti e due scherzando, no? Insomma, non
stavamo facendo sul serio, con tutte quelle serie di provocazioni più o
meno maliziose, vero…?
E
allora… allora, perché non
riuscivo a disincastrarmi da quell’assurda faccenda in cui io stessa mi
ero messa?! Ero seminuda, totalmente sopra di lui e a
pochi centimetri dalle sue labbra… e lui stava sotto di me, talmente
shockato da ansimare. Ed era figo, porca miseria se
era figo: nulla da invidiare a Sasuke.
Il suo petto era così ampio e il suo braccio così muscoloso che
reggeva perfettamente i nostri due pesi.
Arrossii:
era una posa veramente molto, molto equivoca. Ma entrambi permanevamo in quello
stato e nessuno dei due rideva dell’altra, anzi: ci stavamo letteralmente
mangiando con lo sguardo, famelici, aspettando che l’altro si decidesse
ad annullare quell’assurda vicinanza che si era venuta a creare per
l’ennesima volta. Ma il nostro orgoglio non ce l’avrebbe mai
consentito; eravamo due teste calde, entrambi così stupidamente testardi
che mai avremmo ammesso di provare qualcosa
per l’altro che non fosse semplice odio o amicizia. Il nostro rapporto
era così assurdo, in effetti… battibeccavamo in continuazione, ci
dicevamo le peggiori cose, ci menavamo così pesantemente, ma eravamo sempre
e costantemente una vicino all’altro… e
ancora una volta, davanti a tutto ciò che avevo sino a quel momento
vissuto, la sua immagine era sempre la più nitida fra le altre. Solo io
sapevo quante volte ancora mi dispiacevo per averlo ridotto in quelle condizioni
di ghiacciolo umano, per aver fatto tutti quegli esperimenti sul suo corpo
perché costretta da Orochimaru… non
c’era giorno in cui io non mi pentissi per ciò che avevo fatto nel
periodo della mia vita precedente alla venuta del Team Hebi.
E forse proprio per questo mi ero rallegrata quando avevo perso la scommessa,
poiché così avrei potuto farmi perdonare per ciò che quel
mostro e io avevamo fatto a Suigetsu? Ma che cosa stupida, espiare un peccato con due
mesi di servizio…
Uno
strano movimento bloccò i miei pensieri: il ragazzo aveva messo la mano,
con cui prima si era appoggiato al pavimento, dietro la mia testa e aveva
iniziato a giocare con i miei capelli; anche senza appoggio, i suoi muscoli
riuscivano perfettamente a tenere quella posizione così scomoda
–potevo sentirli, duri e sotto sforzo, sotto di me.
Mi stupii
per la sincerità e solarità del sorriso che era comparso sul suo
volto. Era così-
-Karin,
dovresti seriamente pensare di
toglierti gli occhiali più spesso…-
La
vicinanza fra di noi si stava lentamente
annullando…
Ma…
a me non andava bene… No. Che
gusto c’era, d’altronde? E doveva pagare per ciò che aveva
fatto prima…
Ghignando,
dissi:
-Oh!
Sento dei rumori! Sarà Sasuke che sta
tornando… Vorrai scusarmi, ma adesso vado da lui… sai, quando torna
così scazzato, una bella nottata con me è quello che ci vuole, me
lo dice sempre!-
Mi tolsi
dall’assurda posa sopra di lui, e alzandomi dissi:
-‘Notte,
Sfigetsu!-
In
seguito, me ne sarei più e più volte pentita…
*
Dal
giorno dopo, le cose erano tornate alla loro consueta normalità.
-Karin,
lava tu i piatti!-
-Karin,
rifai tu i letti!-
-Karin,
pulisci tu il tuo volt- ops, scusa, volevo dire il cesso!-
…A
voler proprio guardare positivo, quell’esperienza mi servì a
testare la mia pazienza, e scoprii che ne avevo davvero parecchia, cosa che non
avrei mai pensato.
Alla
richiesta di fargli un massaggio ai piedi, però, mi rifiutai
categoricamente.
-No,
grazie! Non ci tengo a massaggiare la parte con cui più ragioni-, dissi;
e, sghignazzando, aggiunsi:
-…dal
momento che disgraziatamente la parte bassa con cui voi maschi usate
ragionare ti manca-.
Lui
alzò un sopracciglio e sogghignò.
-Vogliamo
provare?-
Imprecai
mentalmente e mi maledissi per l’ennesima volta… Ecco, mi ero
ficcata in un’altra situazione assurda, perfetto!
Da quel
giorno della settimana precedente, i nostri scambi di battutine erano divenuti
decisamente più espliciti, e l’atmosfera che si creava ogni
qualvolta ci insultavamo era adesso un pochino più… piccante.
-Perfetto.
Aspetta che porto una lente d’ingrandimento… o un microscopio, se
preferisci…-
Lui
sghignazzò ancor di più; d’improvviso, si alzò dal
divano e me lo ritrovai a pochi centimetri dal volto.
Ultimamente,
era divenuto insopportabilmente più alto di me… Arrossii e
distolsi lo sguardo, ma lui con mia grandissima sorpresa prese il mio mento con
il suo indice e me lo sollevò, costringendomi a guardarlo. Stava
sorridendo.
-…Sicura
di non voler provare tu stessa?-
Io
mantenni il contegno, sebbene fosse una situazione molto delicata: eravamo
veramente troppo vicini questa volta e le battutine erano divenute decisamente
troppo provocanti. Io ero di carattere piuttosto malizioso, era vero, ma non
così tanto da sorridere spavalda e far finta di niente in una situazione
del genere… Indietreggiai, non trovando per una volta un modo di
replicare, ma il suo indice era ancora attaccato alla base del mio mento ed
egli seguitava a sorridere. Era una posa tremendamente sexy, dovevo
ammetterlo…
Pensai
dunque ad un qualsiasi modo per riportare la conversazione su un campo
più innocente… e lo trovai: dovevo semplicemente prenderlo in
giro, come al solito…
-Tesoro, hai un’emorroide sul volto, lo sai?-, dissi, ghignando,
riferendomi al brufolo piuttosto grande sulla sua tempia –cosa piuttosto
normale, dal momento che eravamo in piena adolescenza.
-Amore, hai un’emorroide per volto, lo sai?-, rispose lui di
rimando, e avvicinò il viso al mio, chinandosi.
Eravamo
ancora più vicini, ora; i nostri nasi si stavano sfiorando e dietro di
me avevo il muro.
Che scena tremendamente sexy!, non potei non pensare…
…se
lui fosse stato Sasuke, magari, avrei assolutamente
approfittato di quella magnifica occasione per saltargli addosso… ma lui
non era Sasuke.
E’ mille volte meglio di lui, pensai infine, iniziando ad
alzarmi sulle punte dei piedi.
-Detto da
te, poi, è un complimento…-, dissi, ridendo…
E di
nuovo, per la terza volta in così poco tempo, ci ritrovammo a guardare
l’uno negli occhi dell’altra, un’assurda vicinanza che ci
separava.
Quell’essere,
quel mollusco, quel ragazzo… aveva la totale capacità di farmi
perdere la ragione. E ciò che provavo per lui, nonché il nostro
rapporto stesso, era così… complicato…
non era amicizia, ma nemmeno antipatia; non era odio, ma nemmeno… insomma…
era un curioso miscuglio di vicinanza -assidua
vicinanza-, rispetto, appoggio, battutine, insulti… e…?
D’un tratto si sentì sbattere una porta;
qualcuno era entrato di corsa nella casa, e stava urlando. Noi ci allontanammo
immediatamente -rendendoci
conto solo allora della strana piega che la situazione aveva preso.
-KARIN!
SUIGETSU! Presto, presto, dove cavolo siete?!-
Era Juugo; ci trovò in salone. Lo osservammo: era molto
sudato, ansimava, era mortalmente pallido e aveva occhiaie profonde.
-Juugo…
un altro attacc…?-, esordii, ma lui mi
bloccò:
-Pain…
Pain sta parlando con Sasuke…
E noi… fra un’ora attaccheremo Konoha. Il
resto del gruppo è già lì.-
Mi si
ghiacciò il sangue nelle vene.
-C-cosa…?! Fra un’ora?! Ma… ma noi non siamo pronti! Io e questo qua siamo sfiniti, abbiamo
passato tutta la settimana a fermare gli Anbu, tu sei
ridotto malissimo e lui vuole che noi attacchiamo Konoha
in queste condizioni?!-
Guardai
alla mia destra, in cerco da parte di Suigetsu di una qualche forma di assenso.
Che ovviamente non arrivò.
-Perfetto…
non vedevo l’ora. Sono stanco di dare la caccia a nemici così
deboli…-
Battei un
piede per terra, rabbiosa… ma non capiva?!
-IDIOTA!
Ti rendi conto della gravità della situazione?!
Quando sei mesi fa siamo entrati in quel gruppo di pazzi ci avevano detto che
non avremmo attaccato Konoha prima di un anno!
Abbiamo preso l’otto code da neanche due
mesi… E adesso, se ne escono così improvvisamen-
-So
benissimo quello che è successo, Karin.-, mi interruppe Suigetsu, serio in volto. -Ma mi pare piuttosto stupido
aver paura ora… avresti potuto pensarci tempo fa, quando hai accettato di
far parte di questo Team. Il tuo Sasuke aveva detto che eravamo liberi di fare ciò
che volevamo… nessuno ti ha obbligata.-
Deglutii.
Era vero… aveva ragione… in verità, quando avevo accettato
di entrare in Akatsuki, sapevo benissimo che la
nostra sarebbe stata una missione suicida, ma avevo pensato che avrei fatto
cambiare idea a Sasuke in un modo o
nell’altro… che stupida!
-Lo
so… però… non siamo pronti, lo capite? Juugo,
tu…?-, chiesi, con la voce un po’ più alta del solito.
-Io ce la
faccio. Sto bene, adesso.-, rispose lui.
La porta
sbatté nuovamente; entrò Sasuke.
-Allora,
siete pronti? Partiamo.-
Mi
avvicinai a lui, rabbiosa.
-‘Partiamo’
un corno! Quando pensavi di dircelo?! Non siamo
pronti, Sasuke!-
Lui mi
guardò male… come al solito.
-Ti ci
vuole una riflessione interiore per decidere se partire?!
Sta’ zitta e andiamocene.-
-E’
una missione suicida! Lo vuoi capire?! Konoha reagirà… sarà una guerra
catastrofica… moriranno centinaia di persone!-
-…Non
mi importa. Io voglio solo uccidere i vertici del Villaggio… del resto,
non mi interessa niente.-
Tremai.
Non gli interessava neanche dei suoi compagni, quelli con cui aveva diviso
così tanto tempo e così tante esperienze…?!
-Basta
parlare. Dobbiamo partire.-, concluse, girandosi e
prendendo l’enorme mantello nero che contraddistingueva la nostra
organizzazione.
Digrignai
i denti… inutile, inutile, come al
solito.
Due ore
dopo, eravamo appena arrivati sull’enorme albero in cima ad una collina,
e avevamo dinnanzi a noi tutta Konoha.
Era l’inferno. Diverse parti del Villaggio
erano state bruciate, altre ancora erano state
completamente rase al suolo; ovunque c’erano donne e uomini che
combattevano, disperati; i bambini piangevano; c’era nell’aria un
sapore metallico; i chakra di ognuno sembravano
impazziti…
Indietreggiai…
noi avremmo dovuto buttarci in quel caos, di lì a breve…
Una mano
si appoggiò sulla mia spalla; il tocco era piuttosto rozzo e goffo, ma
al tempo stesso… vicino.
-Mai
stata in guerra, bionda?-
-Io…
n-no…! Ma non pensavo fosse così… così…-
Lui rise
sguaiatamente alla mia incapacità di trovare un aggettivo adatto alla
situazione.
-E che
pensavi, fosse tutto rosa e fiori? E’ questo quello
che accade nel nostro mondo… Siamo ninja, d’altronde…-
Indietreggiai:
non poteva essere… avrei davvero
dovuto combattere in quella bolgia infernale? Ero assolutamente inorridita da
quello spettacolo; mi assalì il terrore e presi a tremare… Non
avrei potuto farcela…!
Un
leggero rumore di passi ci fece capire che Sasuke era
partito.
-…Andiamo-,
disse Suigetsu, alla fine.
***
Un
grugnito… un’imprecazione… uno spasimo… tutti
pronunciati dalla medesima vocetta incazzosa e
stridula. Terribilmente stridula.
Sì,
si era svegliata.
-Ma…
che ci fai tu qui…?!-
Mi
lasciai finalmente andare ad un respiro liberatorio… Dal tono della
domanda capii che stava bene.
-Oh, e io
che pensavo mi volessi dire grazie!-
Lei
tossì; cercò di issarsi a sedere, ma le forze le vennero meno e
ricadde distesa sul letto.
-Q-quello… mai-, borbottò, tossendo di nuovo. –E comunque…
che ci facciamo, a casa? E soprattutto… che ci fai tu qui? E
cos’è successo alla guerra?! E
perché-
La
interruppi; ecco, esagerava sempre, esagerava in continuazione, con quella sua
stupida vocetta stridula, i suoi imprevedibili
cambiamenti d’umore, il suo isterismo, le sue palle girate in quei giorni
lì…
-Mi pare
piuttosto evidente, scema-, dissi, indicando il mio petto squarciato da
un’enorme ferita.
Lei
mandò un delizioso urlettino, capace di
perforarmi i timpani.
-Ma…
quando è succ…?!-
-E’
successo nel momento in cui tu hai pensato bene di farti perforare lo
stomaco… Sono venuto a prenderti e mi hanno gentilmente intimato di
andarmene.-
Il poco
colore sul suo viso svanì.
Sorrisi. Forse…?
-Ma…
non ti saresti dovuto sciogliere, insomma…?!
-…Posso
farlo solo quando ho il chakra… e in quel
momento, ovviamente, l’avevo finito. Per colpa tua.-
-…Be’,
è stato un tuo dovere. Sennò, chi ti fa da schiava ancora per…
aspetta un attimo! Ma che giorno
è oggi?!-, chiese, mentre un ghigno soddisfatto
appariva sul suo volto.
Decisamente,
la preferivo in condizioni comatose, almeno stava zitta…
-Oh! Oggi
è il penultimo giorno della mia servitù! E quindi…-
-Veramente,
racchia, oggi è l’ultimo
giorno. Hai passato due giorni interi a letto.-
Lei
sgranò gli occhi, incredula.
-Non
è possibile! Avrò dormito sì e no qualche ora e…-
Alzai gli
occhi al cielo, e, sbuffando, indicai la sua pancia. Lei sollevò un
lembo della maglietta e lanciò un altro sublime urletto.
-Ma... io
mi ricordo… Insomma, stavo combattendo con una bionda, mi sembrava pure
scarsa… e poi non ricordo più nulla… che diavolo…?!-
-La
bionda aveva evidentemente la capacità di trasferirsi nel tuo
corpo… l’ha fatto, e i suoi amici l’hanno aiutata a
perforarti la pancia. E’ stata una bella botta, hai perso molto sangue...-, borbottai, snocciolando ciò che Juugo mi aveva più e più volte detto due
giorni prima, durante battaglia, mentre io avevo continuato ad urlargli contro
qualcosa come “Karin è quasi
morta, Karin sta male, devo portarla
via di qui!” . Mi rilassai finalmente sulla sedia, e continuai,
ghignando:
-Ringrazia il cielo che tutta quella trippa alla pancia
abbia attutito il colpo… se tu fossi stata anche solo vagamente magra,
saresti morta.-
Lei assottigliò gli occhi, ficcandosi sotto le
coperte e girandosi dall’altra parte; mi mandò più e
più volte verso ben note destinazioni. Il mio ghigno si
allargò… era così un piacere battibeccare con lei...
-Potrei
pensare seriamente di aumentarti il servizio, uhm, se non mi facessi
estremamente pena...-
Calò
il silenzio.
Proprio
quando stavo per alzarmi ed andare via, lei borbottò da sotto le
coperte:
-…
Comunque, grazie.-
Sorrisi;
ma lei, ovviamente, non lo vide.
E a me,
d’altra parte, andava bene così.
-Dovere, strega.-
D’accordo,
era piuttosto incoerente chiamare “dovere” l’angoscia con cui
avevo vissuto quelle ultime quarantotto ore
costantemente attaccato al divano, urlando più e più volte il
nome di lei, dal momento che era più morta che viva, ma comunq-
-…E
Sasuke?-
Un
muscolo si contrasse involontariamente sulla mia tempia destra.
-Non
l’ho visto… Quando ti hanno ferito, ti ho preso e… be’, ti ho riportato qui, dal momento che eravamo
entrambi messi male. Non ho idea di dove sia.-
-Ah.-
Calò
ancora il silenzio.
-…E
Juugo?-
-E’
tornato qualche ora dopo di noi; non mi ha parlato, ma non sta tanto bene,
comunque… Credo che abbia avuto un’altra crisi… oramai
è arrivato al limite massimo…-
Lei si
girò, e ci guardammo negli occhi.
Stava
piangendo; rimasi spiazzato. In tanto tempo che la conoscevo, era la prima
volta che…
-S-sono una cretina… una demente… m-mi sono
lasciata prendere dal p-panico e… Oddio, Suigetsu,
ho avuto così tanta paura…-
Odio le
donne che piangono: mi fanno sentire assolutamente impotente e in colpa…
Mi avvicinai al suo volto, appoggiando i gomiti sulle ginocchia; era la prima
volta che sentivo quella nota di profonda angoscia e sincerità nella sua
voce. Notai solo in quel momento che lei non aveva gli occhiali e, per dirla
breve, non stava poi tanto male… anzi.
-…Capita.-,
riuscii a dire, ma lei non sentì; stava guardando il mio petto, e le
lacrime stavano aumentando.
-S-sono… così inutile! E adesso, per colpa
mia, tu…-
-Ma…
non è successo niente, insomma… Be’, certo, definire
“niente” due litri e mezzo di sangue in meno non è proprio
coerente ma…-
Adesso
iniziò proprio a singhiozzare… Mi maledissi più e
più volte… che idiota!
-Karin…
Karin, insomma, va tutto bene, non è niente, l’importante è
che sia tutto finito e…-
Ecco, mi
stava facendo innervosire; esagerava sempre, l’ho detto! E io in queste
cose ero maledettamente negato…
-Allora!
Ti ordino di non sentirti in colpa e di smettere di piangere. Ok?-
Ma lei
non sentì e continuò a frignare.
-Guarda
che ti aumento il servizio! Vuoi passare un altro mese a pulire cessi?!-
E
così lei smise lentamente di piangere, rimandandomi al solito posto fra le lacrime.
Iniziai a
ridere; mi avvicinai ancora di più a lei…
Forse,
forse avrei potuto…?
-Uhm, hai
tolto gli occhiali… Sai, sei mol…-
Improvvisamente,
la porta dell’atrio si aprì; lei si drizzò istantaneamente
a sedere, facendo cozzare la sua testa contro la mia e causando una mia oscena
imprecazione.
-Oddio!
E’ Sasuke, è il suo chakra,
è arrivato! Presto, preso, devo andare a trovarlo…-, disse,
voltandosi e appoggiando i piedi per terra; ma io la bloccai.
-No, no,
no! Tu non ti muovi da qui! Hai perso troppo sangue, non ce la fares-
Ma
ovviamente lei, testarda com’era, neanche mi sentì e si alzò
in piedi; come previsto, invece, le venne un capogiro e si rimise a sedere.
-Visto?!-
-Ma…
devo andare a incontrarlo! Devo vedere come sta, chissà
cos’è successo, probabilmente è ferito, e poi sennò
si preoccupa e…-
Sbuffando
e imprecando, mi avvicinai a lei e la sorressi da sotto la schiena e da dietro
le ginocchia: la alzai, prendendola in braccio.
La strega
si ribellò con assai poca convinzione, tant’è che dopo
appoggiò la testa sul mio petto. Iniziai a camminare, diretto
all’ingresso.
-“Sasuke! Sasuke! Presto, presto,
devo andare a trovarlo, uuuhhh, anche se non mi si
caga, uhhhh…”-,
dissi in falsetto, imitando perfettamente la sua tonalità di voce fin
troppo acuta.
-‘Fanculo-, borbottò lei, sorridendo.
Aprii la bocca per risponderle, ma mi fermai di botto: lei aveva
iniziato a strofinare sensualmente le sue labbra sul mio collo... Disse, a voce
bassa:
-Dimmi,
Sfigetsu… Sei geloso?-
Io quasi
non la sentii: il piacere delle sua labbra sulla mia
pelle inebriava non solo la mente, ma anche parti piuttosto basse e…
-…Lo
prenderò come un sì.-,
mi bisbigliò sensualmente all’orecchio, appiccicandosi ancor di
più a me.
Ci
guardammo: lei era abbandonata fra le mie braccia e abbracciava completamente
le mie spalle. Eravamo, ancora una volta,
davvero molto vicini: le nostre labbra si stavano sfiorando…
-Karin…
ultimissimo ordine.-, sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra -tentando di
fermare un certo istinto animale.
Lei si
allontanò di scatto e sembrò molto infastidita dalla cosa;
distolse lo sguardo… Ghignai.
-No,
anzi…-, dissi; mi avvicinai di nuovo e le sussurrai piano
all’orecchio:
-…Te lo dico stanotte…-
***********
Correttezza
grammaticale e stile: 8,5 (/10)
Originalità: 8,5 (/10)
IC dei personaggi: 8,5 (/10)
Antiromanticismo: 5 (/5)
Impressioni personali: 5 (/5)
Tot: 35,5
Questa fan fiction è molto particolare, delle parti assolutamente
esilaranti si alternano a parti più angst o
dichiaratamente “arf” (che nel gergo di
classificazione fan fiction rappresenta uno degli elementi della storia
perfetta: arf, aww, angst e ahah) rendendola
decisamente godibile! L’IC dei personaggi è pressoché
perfetto, ma è da sottolineare l’introspezione psicologica che hai
fatto di Karin. Per una volta non è stata semplicemente rappresentata
come un’arpia o un’oca starnazzante, hai saputo mostrare il suo
spessore psicologico e i problemi che spesso riesce a mascherare. In questa fan
fiction, nonostante i siparietti divertenti, ci viene svelata una parte di lei
fin ora nascosta: Karin si sente inutile e compensa questo sentimento di
inadeguatezza con l’aggressività. Ovviamente nei confronti del nostro
sventurato Sfigetsu (ah, d’ora in poi lo
chiameremo sempre così!), il che non è affatto male, per non
parlare della gelosia mostrata da quest’ultimo: ci ha fatto quasi
tenerezza. Complimenti per questo terzo posto ex-aequo ^^
Sono molto orgogliosa di questa fanfic.
Mi è veramente costata una fatica enorme scriverla: vi ho impiegato tre
settimane piene e l’ho riletta qualcosa come venti volte (e non scherzo. xD); la caratterizzazione, soprattutto, è stata
molto dura, dal momento che era il mio primo esperimento con la coppia. Questo
è il testo che ho consegnato alle giudici, senza nessun cambiamento.
Comunque sia, sono arrivata terza; sono abbastanza
soddisfatta del risultato. Sinceramente, però, mi aspettavo voti un po’
più alti (non voglio offendere nessuno, sto solo dando un mio parere
^^).
Faccio i complimenti a tutte le partecipanti; ringrazio
vivamente Storm (la primissima che l’ha letta,
che ne ha seguito tutti gli sviluppi e che mi ha fatto vedere una svista madornale
xD), Fra & Kiazza (le
mie migliori amiche che asfissiavo ogni giorno perché ero tremendamente
nervosa per i risultati del concorso).
Spero veramente tanto che vi piaccia. Riguardo l’ultima frase… fate voi: cosa mai vorrà
dire Suigetsu a Karin? XD Cose tremendamente smielose (mmmh… non credo
>ç<) o passerà subito all’azione? Fate voi, sul
serio.
Spero con tutto il cuore di avervi strappato un sorriso. xD Se così fosse (ma anche,
ovviamente, se così non fosse), vi scongiuro, recensite! **
Clahp
EDIT DOPO VERAMENTE TROPPO TEMPO: ringrazio tantissimo le 3 autrici che hanno recensito!
@ Kaho_chan: grazie
tantissimo! *_________*
@ aki13:
no, un seguito non penso proprio che ci sarà ^_^” E’ una
cosa molto a sé stante, ma credo si possa ben collegare con un’altra
mia long-fic (Lunga vita al Re)… se tu la
leggessi, mi faresti molto piacere!
@ Hipatya: grazie giudiciah *_*
Ovviamente,
chi volesse recensire anche dopo tempo è veramente ben accetto…
Scrivere un piccolo commentino non costa niente, sapete? ._.