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Autore: Princess of Dark    30/12/2015    1 recensioni
Per Sara la vita in casa Wilson non è facile perché ogni giorno deve scontrarsi con i suoi fratellastri:
Alexander, di cui un tempo è stata segretamente innamorata e che sembra provare disgusto nei suoi confronti, il sadico Darren che si diverte a stuzzicarla di continuo, il piccolo Jeremy completamente pazzo di lei.
Ma tutto cambia alla morte del padrino, quando per ricevere l'eredità i fratelli sono costretti a rispettare un'impossibile clausola...
Dalla storia: "Alexander era completamente diverso da me e insieme eravamo del tutto sbagliati.
Eravamo come due colori bellissimi che insieme stonano.
Alexander ed io avevamo in comune solo una cosa: il cognome."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Decima chiamata a vuoto: Alexander era letteralmente scomparso. Avrei voluto chiamare Agatha o Jeremy ma avevo paura che mi facessero qualche domanda e di certo non volevo allarmarli… cosa potevo fare? Odiavo restarmene con le mani in mano a girare per casa come un fantasma. Il modo in cui Alexander era uscito non prometteva nulla di buono e l’ultima cosa che volevo era un altro litigio tra lui e Darren. Come se non avessi già rovinato abbastanza il loro rapporto…
Era tutta colpa mia infatti. E ciò che mi pesava di più era la mia reticenza: il timore che nutrivo nei confronti di Alexander aveva fatto sì che la verità fosse seppellita sotto una montagna di bugie e fraintendimenti… avrei dovuto dirgli tanto tempo fa che tra me e Darren non c’era nulla, che quel discorso era tutta una messa in scena e che aveva inutilmente rotto il naso a suo fratello. Speravo davvero che non l’avesse rifatto, non ora che non c’era nostro padre a dividerli. Alexander diventava furioso come una belva quando perdeva il controllo e Darren si sarebbe fatto molto male.
Trascorsero diverse ore prima che Alexander potesse tornare a casa e furono le tre ore più lunghe della mia vita: mi precipitai verso l’ingresso dopo aver riconosciuto la sua macchina parcheggiata nel viale e lo osservai entrare in casa richiudendosi lentamente la porta alle spalle. Cercai in lui qualche dettaglio che potesse rivelarmi qualcosa su dove era stato nelle ultime ore e su cosa avesse fatto.
«Alex…». Lo chiamai flebilmente, sollevata dal fatto che non ci fosse nulla fuori posto.
«Come mi hai chiamato?», sussurrò lui, fermandosi di colpo per fissarmi con gli occhi sbarrati. Proprio quando stavo per ripeterlo, mi accorsi di ciò che le mie labbra avevano pronunciato involontariamente.
«Hai cambiato nome e non me l’hai detto?», la buttai sullo scherzo.
«Mi hai sempre chiamato Alexander da quando abbiamo litigato», mi fece notare scettico, alzando un sopracciglio.
«Alex, Alexander… che differenza fa?», sbottai nervosamente.
«Tanta. E tu lo sai», disse serio, quasi minaccioso. Perché l’avevo chiamato Alex? Non lo sapevo nemmeno io in realtà… ero solamente così felice di vederlo, così ansiosa di parlargli e di dirgli tutto quello che non gli avevo mai detto.
Avanzò in salotto, massaggiandosi la mano avvolta in una fasciatura improvvisata con uno straccio vecchio. La mia attenzione scivolò sulle sue mani e sgranai gli occhi allarmata. No… non poteva essere.
«Che hai combinato?», sussurrai con la voce tremolante, protendendo una mano verso di lui fino ad appoggiarla sul braccio per fermarlo.
«Niente», tagliò corto, evitando il mio sguardo e anche la mia presa poco ferma. Darren…
«Ma sei impazzito?! È già successo una volta, vuoi che vada via di nuovo?!», urlai con le lacrime agli occhi, gettandomi su di lui per colpirgli furiosamente il petto: ero arrabbiata e spaventata all’idea che si stesse ripetendo la situazione esattamente come cinque anni fa. Alexander mi afferrò per le spalle costringendomi ad arretrare fino a sbattere con la schiena contro la parete.
«Non vai da nessuna parte, il tuo posto è qui», ringhiò minaccioso. Mi afferrò il viso, accarezzandomi poi la nuca più dolcemente. «Tu sei mia».
Non ebbi neanche il tempo di riflettere su quello che aveva appena detto che le sue labbra si incollarono sulle mie quasi violentemente. Lo stomaco mi si chiuse in una fitta e le mie mani circondarono immediatamente il suo collo quando lui mi strinse a sé. Il mio labbro scivolò lentamente tra i suoi denti, me lo morse e lo succhiò prima di riprendere a giocare con la lingua. Quel bacio mi ricordava tanto quelli che ci scambiavamo di nascosto, quelli carichi di desiderio, quelli proibiti, quelli che erano un nostro segreto. Lo volevo con tutta me stessa. Lo volevo anche un secondo dopo che le nostre labbra fecero uno schiocco per staccarsi.
«Non so per quale inspiegabile motivo sto impazzendo al pensiero che qualcun altro ti abbia toccato», sussurrò con espressione corrucciata, continuando a tenermi per le spalle mentre il suo sguardo si spostava dalle mie labbra ai miei occhi. Per la prima volta i suoi occhi di ghiaccio non mi facevano paura.
«Nessuno mi ha toccata», mugolai, quasi imbarazzata da quell’affermazione. «E ora non dirmi che sei tornato a rompere il naso a Darren!», aggiunsi con un tono più arrabbiato.
«Non sono andato da nessuna parte», bofonchiò, arretrando di quel poco che bastava a farmi staccare dalla parete. Il suo sguardo era ancora su di me. «Non negarlo, Darren ti piace. Ti è sempre piaciuto. E quello che è successo anni fa ne è la prova… se l’era meritato». Era finalmente venuto il momento di tirare fuori gli scheletri dall’armadio. Ora o mai più, Sara.
«Coglione, ciò che sentisti era rivolto a te! Darren mi stava aiutando a preparare il discorso che avrei voluto farti!», esclamai esasperata. «Come fai a non capirlo ancora?!». Il suo volto cambiò espressione e i suoi occhi si riempirono di meraviglia.
«Dopo tanto tempo sono ancora qua, Alexander… chiediti perché…», sussurrai con gli occhi pieni di lacrime. Le braccia di Alexander improvvisamente non erano più calde e comode e avvertii una strana sensazione: volevo andare via, liberarmi dalle sue mani, dal suo sguardo inquisitore. Lui, chiaramente scosso, lasciò che scivolassi via dalle sue braccia fino a posizionarmi di fronte a lui.
«Perché?», mi chiese serio, con insistenza. «Cosa provi per me?». Cos’è? Voleva sentirselo dire ancora una volta? Non mi aveva ancora umiliato abbastanza durante tutti questi lunghi anni?
«Pena», mormorai, guardandolo con tristezza. Le sue mascelle si serrarono immediatamente e il suo sguardo scivolò in basso verso il pavimento. Alexander stava chinando il capo dinanzi a me.
«E sai perché? La tua gelosia, la tua possessività e le tue manie non hanno fatto altro che imprigionarti nel mostro che ti sei creato. Hai passato gli ultimi dieci anni a rendermi la vita un inferno: il tuo egoismo mi ha portato a scegliere di rinunciare alla mia città, alla mia famiglia, ai miei amici, alla mia vita… E quando ho lasciato questo posto speravo davvero che tu ti scordassi di me e che il tuo odio potesse scomparire. E invece eccoti qui… che mi tieni a te senza amarmi davvero», sputai tutto a un fiato, avanzando verso di lui. «Dici di odiarmi e poi rivendichi i tuoi diritti e mi tratti come se io fossi di tua proprietà. Ma non funziona così e tu non puoi pretendere che io sia tua… sai che significa non poter amare nessun altro? Sai che significa avere paura di fidarsi di qualcuno? Non sono più riuscita a farmi toccare da nessun altro uomo dopo di te… Grazie per avermi rovinato la vita». Finii il discorso con i primi singhiozzi che trattenni orgogliosamente e con un enorme nodo alla gola che mi pulsava e mi faceva male. Avevo tanta voglia di piangere, di cacciare fuori tutto quello che avevo dentro. Ma almeno adesso Alexander sapeva ciò che pensavo: era rimasto in silenzio ad ascoltarmi con aria assente per tutto il tempo, immerso in chissà quale pensiero e ricordo e passarono diversi istanti prima che potesse fare un sospiro profondo e iniziare a sbiascicare qualcosa.
«Eri così carina quando tu e tua madre siete arrivate», iniziò, «e mio padre vi trattava con così tanto amore… non aveva mai molto tempo libero e tutto quello che gli restava lo dedicava a voi. A quel tempo ero solo un ragazzino immaturo… volevo fartela pagare». Si mise le mani in tasca e continuò a fissare un punto in basso sul pavimento, poi i suoi occhi si posarono sulla parete alle mie spalle. Non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi?
«Mi sono impegnato a fingere che mi interessassi e ti ho fatto innamorare di me. Volevo spezzarti il cuore. E per portare a termine il mio piano ho messo a tacere i sentimenti che erano nati», farfugliò. Finalmente si decise a incrociare il mio sguardo: i suoi occhi erano lucidi, la sua voce sottile e tremolante. Il leone aveva perso i suoi artigli. «Ecco perché ho perso la testa quando ti ho sentito dire quelle cose a Darren. Mi sono sentito uno stupido perché ho creduto che fossi mia e mi sembrava di essere stato preso in giro. Mi sono odiato il doppio di quanto io dopo sia riuscito a odiare te… e tu non immagini in quale conflitto interiore ho vissuto per tutto il tempo che ti sono stato accanto». Alexander mi prese improvvisamente per mano attirandomi a sé, stringendomela forte. «Non mi sono creato da solo questa maschera. Sei stata tu a rendermi il mostro geloso, possessivo, ossessivo che prima non ero». Da parte mia nessuna reazione: non riuscivo a muovere un singolo muscolo, non riuscivo a credere a quello che mi stava dicendo. La mia mano tremava tra le sue, i miei occhi erano ancora gonfi. Alexander… che provava qualcosa per me? Alexander geloso? Lo stesso Alexander che mi sputava contro parole di odio e disprezzo mi stava confessando che agiva soltanto perché ero stata io a spezzare il suo cuore quella sera? Non sapevo cosa dire, né quale conclusione trarre. Era tutto così strano… possibile che tutti questi anni di ostilità siano stati la conseguenza di un banale equivoco?
«Se quella sera tu non avessi sentito quelle cose... e se quelle cose le avessi dette a te… sarebbe andata diversamente?», azzardai.
«Non lo so». Alexander lasciò andare le mie mani e il suo sguardo parve chiedermi scusa.
«Non c’è da escludere l’opzione che mi avresti riso in faccia e continuato a trattarmi male», sbottai infastidita. «Dopotutto… avresti sempre potuto fare finta di non crederci, come sempre», aggiunsi acidamente. Solo il pensiero di tutte le volte in cui mi aveva respinto indirettamente mi faceva salire il nervoso. Come potevo essere sicura che quella sarebbe stata la dichiarazione con la quale le cose sarebbero cambiate?!  
«Senti, non so come avrei reagito cinque anni fa ma so come reagirei adesso. E so per certo che adesso, anche se tutto quel discorsetto fosse stato davvero destinato a Darren, non riuscirei più a odiarti come una volta: stare con te ha come riacceso un interruttore che ha portato a galla i miei sentimenti». Davanti a me ora avevo una persona totalmente diversa da quella che mi sembrava di conoscere… chissà cosa voleva dire essere ricambiata da Alexander. Ero così abituata a soffrire per lui che quasi l’avevo associato come una cosa normale e ora che tutto stava prendendo un’altra piega mi ritrovavo smarrita. Cosa dovevo fare adesso?
«Io… ho bisogno di stare da sola», farfugliai, facendo qualche passo indietro e voltandomi per lasciarlo. La sua mano mi afferrò il polso, costringendomi a girarmi nuovamente verso di lui.
«Io ho bisogno di stare con te».

 



Ciao a tutte! Come procedono le vacanze? é passato un po' dall'ultimo aggiornamento ma non ho di certo abbandonato la mia storia, ci sono troppo affezionata! Questi capitoli sono stati tra i più difficili e potete immaginare perché... ero abituata ad un Alexander spietato e fargli dire cose dolci proprio non mi veniva xD 
Spero di essermela cavata bene e di non avervi deluso, ora che sapete cosa è successo cinque anni fa e perché c'è stata tanta ostilità in questi anni...
Ma ovviamente non è finita qui, odio gli happy ending così banali e ci sono ancora taaaante cose che sono rimaste in sospeso... torno a scrivere nella speranza che possiate apprezzare il mio lavoro :3
Vi lascio con una citazione di Oscar Wilde che mi ha colpito molto fino a diventare il titolo di questo capitolo... A presto e buon proseguimento di vacanze! :p


Il nostro essere è il nostro passato. E solamente col passato è possibile giudicare le persone.
-Oscar Wilde
  
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