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Autore: Miss One Direction    30/12/2015    4 recensioni
Rimango letteralmente paralizzato non appena la figura leggermente sgranata di una ragazza bionda mi appare davanti, impegnata ancora a ridere: indossa un paio di grandi cuffie anche lei, è posizionata a gambe incrociate su un letto ed un'enorme libreria piena di mattoni letterari le fa da sfondo. Non appena si calma, dopo essersi leggermente sventolata il viso con la mano, due occhioni azzurro cielo mi scrutano amichevolmente, mentre io sono ancora fermo davanti allo schermo come un cretino.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Perfection'
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                                                                                                                                                                                   « Hey, we’re taking on the world  
I’ll take you where you wanna go
Pick you up if you fall to pieces
Let me be the one to save you
Break the plans we had before
Let’s be unpredictable
» 






È ormai un'ora che sento mia sorella ridere dalla sua stanza, adiacente alla mia. Possibile che riesca a passare così tanto tempo davanti a quelle serie TV con cui è tanto fissata?
Batto un paio di pugni al muro, per la centesima volta, intimandole di smetterla o di abbassare, come minimo, il volume: diamine, non riesco a concentrarmi con la sua perenne risata acuta nelle orecchie.
Tutto tace per alcuni secondi, segno che abbia capito l'antifona, ma è solo questione di istanti prima che quella nanetta di appena un metro e sessanta torni alla riscossa. Poggio la testa contro il muro, frustrato, prima di accartocciare l'ennesimo foglio di carta e cercare di fare canestro nel cestino poco distante. La palla accartocciata colpisce il bordo dell'oggetto cilindrico e rimbalza sul pavimento con dei suoni secchi, facendomi sospirare: possibile che non riesca a trascrivere l'idea che ho in mente? Lancio uno sguardo vuoto ai pochi fogli che ho accanto, indeciso se fare canestro anche con quelli o concedergli qualche altro momento di vita, prima di sfilarmi la chitarra da dosso e poggiarla sul pavimento. Una cosa è certa: se Teagan non la finisce di ridere, continuerò a spendere fiumi di dollari in blocchi per appunti utilizzati solo per allenarmi nei tiri liberi dal letto al cestino. E la costringerò a ridarmi ogni singolo penny.
Mi sfrego gli occhi leggermente, arreso, prima di bagnarmi velocemente le labbra con la lingua, accarezzandomi, di conseguenza, il piercing. E pensare che, appena sveglio, mi sono persino convinto che oggi sarebbe stata una giornata fruttuosa.
Sbuffo leggermente, infilando la matita dietro l'orecchio, prima di stringere il plettro tra i denti e rileggere le uniche poche righe che ho appuntato sull'angolo del quaderno di matematica.
She sits at home with the lights out
Seeing life in different colours
Frasi senza un'effettiva destinataria, né una musa. Parole dedicate al nulla più totale, scritte in un potenziale momento di ispirazione durante la correzione di un'equazione alla lavagna. Mai come in questa occasione, non riesco a materializzare un'idea.
Non come Teagan: lei è capace di scrivere una canzone dal nulla, senza nessuna dedica o idea particolare in testa. Le basta un momento di noia totale.
Io, invece, dal nulla non faccio altro che ricavare il nulla.
E, parlando del diavolo, il suono deciso di corde pizzicate mi arriva in un lampo alle orecchie e riconosco questa melodia all'istante: He's Kinda Hot. Una delle migliori creazioni di mia sorella, secondo me. Non appena la sento fischiare, un'aggiunta ingegnosa e perfetta che sta a meraviglia con il resto della canzone, ridacchio inconsapevolmente: non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori per averla portata a casa, quella ventosa mattinata autunnale di aprile. Le sorelle più piccole, normalmente, arrivano dall'ospedale in cui sono nate; la mia, alla tenera età di quattro anni, arrivò dall'aeroporto. Ricordo come se fosse ieri quel visino terrorizzato ma profondamente corrugato, adornato da degli occhioni neri fiammeggianti di paura e curiosità e un naso leggermente importante ma comunque in perfetta combinazione con il resto; per non parlare di quella massa di capelli scuri liscissimi e quella figura così minuta ancorata ai pantaloni di mia madre. Ricordo, a malincuore, anche la profonda gelosia che provai nei suoi confronti per i tre anni successivi e dei numerosi dispetti che le riservai in innumerevoli occasioni: matrimoni, uscite al parco, giornate estive in spiaggia, pranzi, cene e una serie terribilmente indefinita di altri momenti analoghi.
È sempre stata il mio completo opposto fisicamente e, sotto certi aspetti anche caratterialmente, ma sono ormai arrivato alla conclusione che abbia finito a volerle un bene incondizionato soprattutto per queste nostre divergenze.
Continuo a canticchiare insieme a mia sorella attraverso il muro, poggiando il plettro accanto alla custodia della chitarra, prima di non sentire più alcun suono, fatto eccezione per la stessa risata cristallina che ora mi rimbomba nel cervello. Ma che diamine le prende?
Mi alzo, finalmente, dal letto, facendo un mezzo slalom tra tutta la robaccia presente in camera mia; ho sempre pensato che Teagan fosse un po' fuori di testa, ma non fino al punto di ridere da sola, senza un'apparente ragione. Apro la porta, ritrovandomi in corridoio, e, subito dopo aver sistemato il cartello con la scritta ‘Attenzione! Artista logorroico a lavoro!’ appeso al pomello, mi dirigo a passo lento verso camera di mia sorella: non ho ancora ben capito dove abbia preso quel cartello che mi ha costretto ad appendere ma, sinceramente, penso mi convenga rimanere nel beneficio del dubbio. Dopo un'abbondante decina di anni di convivenza con Teagan, ormai mi sono auto-convinto del fatto che, ad ogni cosa che fa o dice, è meglio non sapere le circostanze: sono rimasto abbastanza segnato da quando mi regalò un album esclusivo dei Metallica in vinile, utilizzando la classica scusa de ‘ i risparmi vari’, prima che fossi venuto a scoprire che, in realtà, lo aveva ‘preso in prestito senza permesso’ da un ragazzo - una sorta di ripicca verso un bastardo che le piaceva tantissimo ma che l'aveva solo trattata di merda in diverse occasioni - che, dopo essersene accorto, per poco non si era scontrato fisicamente con lei. Potrebbe sembrare pazzesco sentirlo, ma io sono tutt'ora convinto che, se quella rissa fosse scoppiata davvero, mia sorella ne sarebbe uscita vincitrice senza problemi: ha sempre avuto questo spirito estremamente ribelle e testardo, in continua ricerca di libertà, nonostante una sfumatura - anche abbastanza evidente - di continuo bisogno d'affetto.
Una volta davanti alla sua porta, noto il cartello appeso al pomello e, d'istinto, lo sollevo per guardarlo meglio:‘Perdete ogni speranza, o' voi che entrate!’. Scoppio a ridere, non appena mi rendo conto di quanto questa scritta la rappresenti, prima di entrare senza problemi: vengo accolto da una scrivania piena di scartoffie, molto simile alla mia, mezzo armadio di mia sorella sullo schienale della sedia girevole bianca, quel maledetto pupazzo di Pikachu che sembra fissarmi dall'altra parte della stanza, la mia chitarra elettrica abbandonata accanto al Pokemon, decine di poster di Avril Lavigne e altre rock band e il letto completamente sfatto, sotto la figura spiaggiata di Teagan e del suo computer.
Osservandola meglio, mi rendo conto solo ora che indossa le cuffie, motivo per il quale non mi ha sentito entrare, e decido di approfittarne subito: lei non si fa mai nessun problema a farmi morire di paura, riprendendomi anche con una telecamera, quindi cosa ci sarebbe di male se, questa volta, fossi io a farla fare un po' sotto? Mi avvicino furtivamente al letto, cercando di fare ancora meno rumore, protendendo leggermente le braccia in avanti: ormai manca poco, è questione di pochi centimetri.
Succede tutto in un attimo: Teagan si gira all'istante, urlando un ‘Wa taa!’ a pieni polmoni, prima di bloccarmi le braccia dietro la schiena con una mossa di wrestling, facendomi atterrare rovinosamente sul letto, con il suo peso sulla faccia e il sedere all'aria verso il computer.
«Se Randy Orton o John Cena non mi portano all'altare dopo questo, allora significa che sono gay!» esclama, gonfiando il petto verso l'alto.
Scoppio a ridere insieme a lei, cercando di divincolarmi in qualche modo, prima di notare un suono estraneo all'intera situazione: una risata cristallina, dolce e femminile ma che non proviene, assolutamente, da mia sorella. Mi guardo intorno confuso, non riuscendo a capire da dove possa provenire, prima che Teagan si sposti e mi lasci sedere composto: solo ora noto il cavo delle cuffie staccato dal computer e la schermata di una videochiamata Skype che sovrappone lo sfondo di una punker con una coroncina di fiori in testa - aka mia sorella -.
Rimango letteralmente paralizzato non appena la figura leggermente sgranata di una ragazza bionda mi appare davanti, impegnata ancora a ridere: indossa un paio di grandi cuffie anche lei, è posizionata a gambe incrociate su un letto e un'enorme libreria piena di mattoni letterari le fa da sfondo. Non appena si calma, dopo essersi leggermente sventolata con la mano, due occhioni azzurro cielo mi scrutano amichevolmente, mentre io sono ancora fermo davanti allo schermo come un cretino.
«Perfezione, ti chiedo umilmente scusa per il didietro in primo piano di questo imbecille» irrompe Teagan accanto a me, spingendomi via la testa. «E grazie tante per avermi avvertita del suo attacco».
La ragazza dall'altra parte del computer fa un gesto con la mano, prima di infilarsi degli occhiali da sole neri e rispondere, in stile molto Thug Life: «Siamo una squadra, no? E poi te l'ho detto: in una vita precedente io sono convinta che eravamo delle spie».
Non ho la più pallida idea di cosa stiano parlando ma mi va bene così, visto che le palpebre mi hanno finalmente ricominciato a battere, facendomi tornare alla realtà: certo che ha un accento davvero... particolare. Mi aggiungo alla nuova risata di gruppo, anche se sono perfettamente consapevole di non c'entrarci assolutamente nulla, e aspetto finché qualcuno si degni a fare delle presentazioni. Mia sorella non mi ha mai nemmeno accennato di avere un'amica a distanza (soprattutto così carina, aggiunge il mio cervello) o qualcosa del genere: chi è, di conseguenza, questa specie di girasole che sta interagendo con noi da chissà dove?
Una volta finito di ridere, sento le guance andare a fuoco per via della figuraccia che ho appena fatto (non credo che un sedere proprio davanti alla webcam sia poi un così bel vedere), e mi gratto leggermente la nuca, imbarazzato: certo che, come approccio, non sarebbe potuta andare peggio di così.
«Comunque sia» prosegue mia sorella, rivolgendo lo sguardo verso lo schermo. «Luke, ti presento la mia migliore amica Alys. Perfezione, lui è mio fratello Luke».
Sgrano leggermente gli occhi, sorpreso dal fatto che Teagan non mi abbia mai né presentato, né tantomeno parlato, di questa ragazza, ma decido di lasciar perdere e: «È un piacere conoscerti, Alys» esclamo, sorridendo. Quest'ultima di sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ricambiando subito il sorriso, prima di rispondere: «Anche per me, Luke».
Sento a malapena l'indice di Teagan a contatto con una delle mie fossette, troppo concentrato a cogliere più particolari possibili della ragazza di fronte a me. Fisicamente sembriamo abbastanza simili eppure, in confronto a me, il mio cervello la fa apparire quasi come un fiore: uno di quei delicati, ma meravigliosi, fiori che danno per primi il benvenuto alla primavera dopo un lungo e freddo inverno. Ora che ci penso: diamine, potrei usare frasi del genere in una canzone...
Una mano piena di anelli fa per venirmi dritta in faccia ma, con un'abilità che non sapevo nemmeno di avere, riesco a bloccare il polso di mia sorella giusto in tempo. «Ah, allora sei vivo! Hai almeno, vagamente, sentito tutto quello che ti ho appena detto?».
«Ehm...» farfuglio, riportando la mano dietro la nuca, con la risata di Alys di sottofondo. Sorrido come un idiota insieme a lei, guardandola: certo che diventa dieci volte più carina, non appena scoppia a ridere.
«Ti diseredo, non sei all'altezza di far parte di questa famiglia» si intromette, per l'ennesima volta, Teagan, coprendosi la faccia con un pupazzo dei Puffi. La guardo con un sopracciglio alzato, prima di risponderle a tono: «Parlò l'autrice del cartello ‘Perdete ogni speranza, o' voi che entrate!’».
Alys sembra non riuscire più a smettere di ridere e un ‘E Luke Hemmings riesce a rimontare!’ mi si illumina subito nel cervello: in effetti, se la sto facendo ridere, credo di aver leggermente recuperato dalla figuraccia di poco fa.
«Comunque» riprende mia sorella, uccidendomi con lo sguardo. «La mia Perfezione è in diretta da Londra!».
Sgrano gli occhi non appena mi rendo effettivamente conto di cosa le mie orecchie hanno appena sentito, ma mi sembra tutto troppo assurdo: Londra? La capitale inglese? Quella dall'altra parte, letteralmente, del mondo? Non riesco davvero a capire come Teagan abbia fatto a conoscere qualcuno proveniente da così lontano ma, sempre per puro buon senso, decido di nuovo di non chiedere nulla: non sono esattamente convinto di voler venire a conoscenza di un'altra pazzia della ragazza accanto a me.
Vedo Alys annuire dall'altra parte, sorridendo di nuovo, prima di alzarsi con il computer in mano: la webcam oscilla, facendo sgranare ancora di più le immagini, fino a quando non ci si presenta davanti una finestra con una vista mozzafiato dietro. «Questa è la mia hometown!».
La figura della bionda ritorna di nuovo dov'era, esattamente come il computer, prima che Teagan afferri il suo portatile e lo porti all'esterno, sul suo balconcino. La vista da camera di mia sorella non è mozzafiato come quella di Alys: si affaccia su un piccolo parco circondato da case, ma la vera e propria città è dalla parte opposta. Alys, però, sembra apprezzare comunque perché le esce un piccolo verso euforico dalle labbra.
Continuiamo a parlare per tantissimo tempo di cui, in tutta sincerità, non mi accorgo nemmeno lo scorrimento: la ragazza che ho davanti è così eloquente, carina e simpatica che è un vero piacere conversare con lei. In più, quando la mamma ha richiamato Teagan a rapporto per aiutarla con non so quale commissione, ho approfittato della situazione per conoscerla meglio: ho scoperto che è un'inglese doc con una lontana discendenza italiana, ha un fratello più piccolo di nome Frederic, sogna di diventare scrittrice, adora leggere, guarda molte serie TV e le piace il Medioevo. Sembra non avere un colore preferito - “Non ne ho uno, vado a periodi” -. Ora che mi ha detto tutte queste curiosità su di lei, non mi sembra più così difficile capire il motivo per il quale lei e mia sorella siano diventate così amiche, nonostante la distanza: hanno in comune molte cose, condividono quasi gli stessi gusti.
Dal canto mio, ho risposto a quasi le stesse domande che io le ho posto finora: ho tre fratelli, non sono un gran lettore, non ho ancora mai visto Titanic, ho un cane di nome Molly, mi piace molto How I Met Your Mother, sono un gran pasticcione, perdo sempre tutto quello che mi capita tra le mani, amo la pizza e il blu. Mi è sembrata molto interessata a qualsiasi cosa mi uscisse dalla bocca, motivo per cui è ancora più piacevole parlare con lei.
«Oh, un'ultima cosa» esclamo, ricevendo di nuovo la sua attenzione. «Suono la chitarra e scrivo anche canzoni».
Il viso di Alys sembra illuminarsi come una lampadina e: «Anche tu? Teagan prima mi ha fatto ascoltare la sua ultima creazione e posso confermare che è... wow» risponde, facendomi subito ridacchiare.
«My boyfriend’s bitchin' 'cause I always sleep in» canticchio, facendola illuminare ancora di più, e: «He’s always screaming when he’s calling his friends» continua.
Socchiudo le labbra per pronunciare il titolo della canzone, quando ci ritroviamo entrambi ad abbassare la voce e dire: «He’s kinda hot though. Yeah, he’s kinda hot though» insieme. Esulto come un bambino, alzando le braccia in aria, portandomi dietro anche lei, e sto iniziando seriamente a sentire dolore agli zigomi per quanto sto sorridendo.
Potrei continuare per ore a parlare con Alys, farle sentire le mie canzoni, ascoltare ogni sua singola opera letteraria e molto altro ma vengo riportato alla realtà solo quando sento un forte peso sulla schiena: Teagan. «Non per interrompere i miei novelli piccioncini, ma, fratellone, hai idea di che ore sono?». Controllo svogliatamente il cellulare solo per farla contenta ma, non appena mi ritrovo un bel 23,45 davanti, spalanco gli occhi. Erano le sei di pomeriggio quando ho fatto irruzione in camera di mia sorella ed ora è quasi mezzanotte: come diavolo è possibile?
«Ho detto a mamma di non disturbarti per la cena, visto che stavi parlando con la tua futura ragazza» continua la rompiscatole di casa, facendo un occhiolino ad Alys. «Ma mi è stato palesemente riferito che c'è gente che vuole dormire e, con la tua risata e la tua continua parlantina, è un po' difficile riuscire nell'impresa».
Soffoco la  predica di Teagan con un cuscino, provocando la risata della bionda davanti a me, prima di arrossire come un idiota: sono stato così bene a parlare qui con Alys, che non mi sono letteralmente accorto di tutto il tempo che è passato. Non mi è mai capitata una cosa del genere ma, in tutta sincerità, non potrei esserne più felice. Mi stiracchio le spalle, soffocando uno sbadiglio, e rivolgo di nuovo l'attenzione sullo schermo: la migliore amica di mia sorella ha le guance completamente rosse, ancora vittima delle battute provocatorie di poco fa, e non posso non trovarla ancora più bella di quanto sia già.
«Magari la prossima volta usiamo il mio pc, così nessuna nana ci romperà le scatole» commento, avvolgendo la spalla di Teagan con un braccio, sorridendo. Amo i suoi modi di fare ma a volte, per quanto mi costi ammetterlo, sa essere davvero invadente.
Alys diventa ancora più rossa, annuendo, prima di rivolgersi verso la sua migliore amica: «Splendore, scusa se ti abbiamo rubato il computer».
«Ma figurati! Se significa darmi dei nipotini bellissimi, ve lo posso riprestare quando volete» ammicca mia sorella, alzando le sopracciglia più volte. Ed è in questo istante che sento le orecchie in fiamme e decido di darmela a gambe, per evitare altre figuracce: direi che, come primo incontro, ne ho già fatte abbastanza. Saluto Alys con la mano, rivolgendole un occhiolino e un ‘Spero di risentirci presto’ a cui non riesco a spiegare la provenienza nemmeno io, prima di uscire, chiudendomi la porta alle spalle.
Sospiro profondamente, ancora incredulo per come si sia svolto il resto della serata, ma gli zigomi sembrano voler continuare a rimanere contratti: sto sorridendo come un idiota persino ora che non la sento più parlare o ridere. Ho la sua immagine impressa davanti agli occhi, per via dell'attenzione ai dettagli che ho riscontrato pochi istanti fa, e mi sento quasi in debito con mia sorella: se non fosse stato per lei e la sua risata acuta, forse oggi non avrei nemmeno avuto il piacere di conoscere quella specie di fiore delicato dagli occhioni azzurri e i capelli biondi.
Abbasso lo sguardo, mordendomi il labbro, prima di sentire la curiosità prendere vita dentro di me: mi ha raccontato molte cose su di lei eppure, per quante possa avermene dette, non mi sento ancora completamente soddisfatto. Voglio conoscerla meglio, diventarle effettivamente amico, sviluppare quella confidenza che ha acquistato con mia sorella, sentirla più spesso. Il fatto che voglia diventare una scrittrice non fa che accrescere il mio desiderio, rendendomi ancora più ansioso di risentirla: di cosa parleranno le sue storie? Teagan mi ha sempre detto che, attraverso lo stile di scrittura, si riesce capire quasi completamente lo scrittore o la scrittrice, le sue emozioni, i suoi stati d'animo ed è proprio per questo che mi chiedo: se leggessi le sue opere, troverei le risposte a tutte le domande che mi si stanno formando in testa?
Ritorno in camera mia, schivando tutte le scartoffie sul pavimento, prima di riprendere in mano uno dei tanti fogli dove ho copiato le prime parole della canzone. Rileggo quelle uniche due righe un paio di volte, ma non mi sento poi così ispirato: l'unica cosa a cui riesco a pensare ora è il volto di Alys. Avrò fatto colpo su di lei, anche solo un pochino? O sono risultato ancora più idiota di quanto abbia già fatto con la mia entrata in scena? Be', se non le fossi stato per niente a genio, non credo che avrebbe sprecato così tanto tempo a parlare con me... vero?
Basta, Luke: sembri una ragazzina in piena fase ormonale. È ora di svegliarsi.
Mi sfilo la maglietta sospirando, scompigliandomi un po' i capelli, prima che un lampo di genio non mi faccia sgranare gli occhi. È ora di svegliarsi... Riprendo il foglio tra le mani, inforcando uno dei tanti mozziconi di matite che sono sparsi per tutta la stanza, e mi affretto ad aggiungere la frase, prima che la dimentichi. Rileggo tutte e tre le righe più volte, canticchiandole insieme alla melodia che ho arrangiato precedentemente:
She sits at home with the lights out
Seeing life in different colours
I think it’s time that we wake up
Un sorriso da orecchio a orecchio mi si riforma sul viso, mentre afferro la chitarra ai piedi del letto e strimpello le note che sono segnate sul foglio. Continuo a canticchiare le parole, sorridendo sempre di più, fino a piegare la testa all'indietro dalla gioia: sono settimane che sto cercando ispirazione per questa canzone e, in tutta sincerità, stavo iniziando seriamente a perdere le speranze. Il fatto che sia riuscito ad andare avanti, anche se di così poco, è stato del tutto imprevedibile. Esattamente come la conoscenza di Alys, come le nostre ore passate a parlare. Poggio di nuovo lo strumento sul pavimento, riafferrando la matita, prima di scrivere a caratteri cubitali una parola nello spazio più alto dell'intero pezzo di carta: Unpredictable.
Prendo un grosso respiro, sentendomi gonfio d'orgoglio per me stesso, ma mi auto- convinco di una cosa: senza quella biondina inglese, forse quest'ultima creazione tra le mie mani sarebbe già finita nel cestino insieme a tutti i suoi tentativi predecessori. Ed è per questo motivo che domani tartasserò mia sorella pur di guadagnarmi il nome del contatto Skype di Alys.

 
 
 














Spazio Autrice: 
Hello, it's me.
Adele's mood, I'm sorry.
Scommetto che molte di voi mi avessero data per dispersa, chi per morta, chi per volontaria come tributo ma no! Sono tornata! Con una delle ultime One Shot per la serie Perfection! Quanto posso amare 
Luke e  Alys? Me li mangerei, gnaw. 
So che non ve ne importerà nulla ma... sono nella fase post-breakup. Sì, il mio ormai ex ragazzo mi ha presa in giro per quasi tutto Natale, mi ha rubato il primo bacio al ballo scolastico, mi ha resa disgustosamente debole e ora sono nella fase 'datemi qualcosa da rompere prima che scoppi a piangere' ma okay. Perché ve l'ho detto? Semplice, per giustificare il mio madornale ritardo per Amore, odio... e un paio di Converse. Ho postato questa One Shot solo per amore della mia migliore amica, perché tra pochi giorni è il suo compleanno e volevo farla sorridere. 
Spero vi piaccia e, come aggiunta ai miei 425835827 regali, che ne dite se facciamo arrivare questa storia a tante recensioni? 
Grazie per la pazienza e voglio sottolineare: Amore, odio... e un paio di Converse tornerà! 
Peace and Love
Xx Manuela

P.S: imbottitevi di pandoro e festeggiate anche per me, bitches! Love You!

 
   
 
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