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Autore: Evilcassy    09/03/2009    1 recensioni
Che la fortuna aiutasse gli audaci, Kagura Onigumo ne aveva già avuto prova. Scappata illesa (e creduta morta)a Parigi, ora cercava di rifarsi una vita completamente nuova, diversa, e soprattutto, LIBERA. E quando si trovò davanti alla vetrina di uno studio fotografico, a Montmartre, dove un cartello affisso segnalava la ricerca di una commessa, pensò che la ruota della fortuna avesse iniziato a girare per il verso giusto. Per Lei. - Spin-Off di This Time Around - [/SOSPESA -INCOMPLETA]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bankotsu, Jakotsu, Kagura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '- This Time Around -'
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La Complainte de la Butte

La Complainte de la Butte.

 

Sixième Chapitre : Mon amour est dans mon reve.

 

Premeva le labbra sulle sue disperatamente, stringendosi a lui in una frenetica preghiera. La risposta che riceveva era il muto consenso ad esaudire ogni sua richiesta, ogni suo desiderio. Sentiva il calore delle sue mani, che le percorrevano la schiena con una lentezza quasi esasperante, attraverso il tessuto lucido del vestito da sera che indossava. Doveva essere il vino della cena appena consumata a farle girare la testa, o era la sua sola presenza a farla sentire ad un palmo da terra?

La stanza era indefinita, avvolta nella penombra, i rumori della festa selvaggia che si stava svolgendo sotto i loro piedi penetravano a malapena dalle pareti di legno. Il mondo intero era oltre quella porta, lontano migliaia di chilometri, con i suoi problemi, con il suo dolore e il suo freddo.

Lui le lasciò libere le labbra per proseguire la frenetica corsa della sua bocca sul collo, sulla sua spalla, sul suo petto, mentre lei reclinava la testa, il nome dell’uomo che le sfuggiva, roco.

“Sesshomaru…”

Tuffò le mani tra i suoi capelli candidi, stringendolo al petto, desiderando solamente il proseguimento quella deliziosa tortura.

L’uomo si sbarazzò della giacca e della cravatta, poi la sollevò senza il minimo sforzo, con le sue gambe affusolate  a cingergli la vita, e l’adagiò sul letto, come se fosse fatta solo di fragile vetro.

I vestiti scivolarono di dosso uno dopo l’altro.

Le carezze esperte dell’uomo strapparono un altro gemito alla donna. Lo vide sfoggiare un sorrisetto maliziosamente soddisfatto, per poi tuffarsi di nuovo su di lei, per percorrere il suo corpo, il ventre piatto con le labbra, sino ad arrivare ai seni, e alla bocca morbida. “….Kagura…”

Nella semioscurità vide i suoi occhi serrarsi di scatto, le labbra contrarsi in una smorfia di dolore malcelata. Si ritrasse appena: con la mano aveva stretto troppo a sé il suo fianco dolorante. Nella foga aveva dimenticato i segni che portava ancora sul corpo. Si fermò, sforzandosi di mantenere il controllo: forse non era il caso…

La donna lo trattenne, le dita serrate all’avambraccio. “Non smettere, ti prego. Lo implorò, con la voce rotta.

Sesshomaru cercò il suo sguardo e lo contemplò a lungo, prima di ricominciare a baciarla, ancora, e di accarezzarla, delicatamente, lasciando che la donna si stringesse, quasi a volersi fondere con lui.

Fuori, il buio della notte fu squarciato dai fuochi d’artificio della mezzanotte di Capodanno. Sesshomaru volse appena la testa verso la finestra, prima di tornare a guardarla, le dita che si intrecciavano tra le sue “Buon anno, Kagura.

 Lei gli rispose con un sorriso. “Auguri, Sesshomaru”

 

Aprì gli occhi, feriti da un raggio di luce che si insinuava nella tenda. Era già mattina? Che ore erano? Cercò freneticamente l’orologio sulla sedia che usava da comodino, e se lo portò davanti agli occhi. Ci mise qualche istante per focalizzare l’ora.

Le sei e mezza. Ancora presto. Aveva un’ora per cullarsi nei propri sogni.

Posò l’orologio e si posò il cuscino sulla faccia.

Maledisse Morfeo per essersene già andato lontano. Sbuffando più e più volte, volse la schiena alla luce, girandosi sul fianco opposto alla finestra, stretta al cuscino come una bambina al suo orsacchiotto. Era questo il momento in cui la malinconia tornava a bussarle dolorosamente al cuore. Si sentiva il petto trafitto da mille spilli.

Quel sogno così coinvolgente… era un ricordo. Era il ricordo di una passione indimenticabile, che aveva lasciato il suo segno più profondo su di lei.

Si sfiorò il ventre. E se fosse stato un segno? Se quel ricordo che le si era palesato improvvisamente durante il sonno fosse stato un segno del suo stesso corpo per indicarle la giusta provenienza della vita che stava crescendo dentro di lei?

Ma che idiozie vado a pensare? Si sgridò. Quasi non si riconosceva: da quando aveva scoperto di essere incinta era diventata tremendamente irrazionale. Non riusciva più a ragionare a mente fredda, parlava, decideva, agiva d’istinto.  Dov’è finita la mia mente calcolatrice? E’ questo uno dei sintomi della gravidanza? Rincretinirsi?

Si rizzò a sedere, appoggiandosi contro la parete, ormai conscia che avrebbe passato quell’ora a rimuginare sulla sua situazione.

Ormai doveva prendere una decisione. Non poteva aspettare ancora.

O si o no. Scegli Kagura.

Testa o Croce. No, davvero, una decisione così delicata non poteva essere presa in quel modo penoso.

Doveva… pensarci ancora su… un po’… e…

Yaaaaaahnnnnn

Come si sentiva stanca… La gravidanza spossava… Risucchiava l’energia… e…

Beh. Ci avrebbe pensato dopo… a colazione…

 

La neve sul davanzale scintillava come se fosse composta da mille diamanti.

Tutta quella luce penetrava persino dalle sue palpebre! Si rigirò nel letto, infastidita, togliendo il viso dal petto del suo uomo, e voltandogli le spalle.

Lo sentì muoversi contro la sua schiena, e un braccio cingerle la vita.

Le sue labbra si appoggiarono sulla sua nuca, solleticandogli la cute con il suo fiato caldo.

“…sei sveglia?”

Mmmmm” rispose come affermazione, stringendosi di più nell’abbraccio. “Mi da fastidio la luce…”

Sentì il volto di Sesshomaru accarezzarle la spalla nuda e rabbrividì al contatto.

Aprì gli occhi completamente. “Non è mai successo tutto questo. Non è vero?” Si voltò verso di lui, con il terrore di vederlo sparire da un momento all’altro. Incontrò il suo sguardo d’oro, severo.

“Tu lo sai, vero?”

“L’avevo messo in conto. So che i bambini non nascono sotto i cavoli, Kagura. Sinceramente, la cosa non mi meraviglia più di tanto”

Sfiorò la guancia con le dita. Al mattino era sempre un po’ ispida dalla barba, a volte lui si strofinava apposta contro la sua schiena, per darle fastidio. Ora la sentiva liscia e morbida sotto i suoi polpastrelli. Decisamente quello non era un ricordo. E allora cos’era? “Mi dispiace…io…”

Lui le premette un dito sulle labbra, facendole delicatamente  segno di tacere. “E’ ciò che ti meriti.”

“In che senso?”

“Non riuscirei mai a darti quello che vuoi, ma posso aiutarti ad ottenerlo. Ti ho aiutata a scappare. Dalla tua fuga hai ottenuto la libertà. E ora hai solo bisogno di ciò che ti è mancato per tutta la vita.

Si sentiva un groppo in gola, le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Davvero Sesshomaru le stava dicendo quelle parole? Oh no…era decisamente un sogno.

“… oltre alla libertà… cosa mi è mancato di più nella vita? Affetto? Amore?”

“L’hai detto tu stessa.”

Kagura passò le dita tra una ciocca dei suoi capelli. Al mattino erano sempre aggrovigliati, un tale gesto l’avrebbe infastidito, nella realtà. Adesso erano seta tra le sue dita. Quella non era la realtà.

“… e tu? Non potresti darmi tu quello di cui ho bisogno? Non mi ami nemmeno un pochino?”

Lui sospirò, accarezzandole il viso con il dorso della mano. Con il pollice le delineò il contorno delle labbra rosse. Un gesto abituale. Sesshomaru era sempre stato palesemente attratto dalle sue labbra. Le sfiorava sempre, come se il suo tatto fosse il suo senso più sviluppato.

Dunque quella era la realtà?

“Devi trarre le tue conclusioni, Kagura.”

“…dovrei tornare?”

“No.”  Mormorò, facendo scivolare il lenzuolo sui suoi occhi.

Kagura lo tolse di scatto. Non voleva lasciarlo andare, aveva ancora tante cose da dirgli e…

Luce.

Una piccola stanza colorata.

Parigi. La sua cameretta a Montmartre.

E una voce allegra dall’altro lato della porta di legno.

Kagurettaaaa! Hey, bella addormentata, non chiamo il principe perché direi ti ha baciato sin troppo!” lo sentì sogghignare.

Si alzò in piedi quasi di scatto, mentre la testa le girava lievemente. Sentì lo stomaco contrarsi e la nausea salirle sotto lo sterno. “Arrivo!” gridò. Girandosi per trovare i vestiti, lo sguardo le cadde sulla borsetta abbandonata su una mensola. Quasi senza rendersene conto, vi introdusse la mano, stringendo le dita su un piccolo foglio di carta lucida. Lo estrasse e lo fissò.

Eccolo lì. Un fagiolino pulsante. Lungo due millimetri, un gigante per le cinque settimane che aveva.

Si sfiorò la pancia, senza smettere di guardare la foto dell’ecografia.

La prima foto di suo figlio…

 

… e non l’ultima.

Sorrise. Sentì la morsa al cuore svanire.

Si, sarebbe stato difficile e faticoso. E non sapeva nemmeno se ne poteva valerne la pena. Però non l’avrebbe mai scoperto, se non ci avesse provato.

Si infilò velocemente i pantaloni della tuta ed aprì la porta. Percorse il piccolo corridoio a piedi scalzi, sorprendendo Jakotsu ai fornelli, che cercava di far scaldare l’acqua per il tè. L’abbracciò e gli schioccò un bacio sulla guancia.

Lui la fissò stupito: “Hai bevuto ancora?” domandò, inquisitore, con un sopracciglio alzato.

Kagura si avvicinò al frigorifero e fissò la foto dell’ecografia alla superficie di metallo con una calamita colorata, poi si voltò verso il coinquilino, che la guardava con gli occhi sgranati e la bocca semiaperta dalla sorpresa.

Jakie, ho smesso di bere. Sai, fa male al bambino!”

Il ragazzo si mise a battere le mani, fuori di sé dall’eccitazione. “Ottima decisione Kaguretta, brava, brava ma petite!” L’abbracciò di slancio, per poi allontanarsi e guardarla meglio. “Lo sapevo che dopo averlo visto avresti cambiato idea.

La donna spostò lo sguardo verso la finestra. Nemmeno Jakotsu avrebbe potuto capire cosa le aveva fatto cambiare idea.

D’altronde, non ne era sicura nemmeno lei di cosa realmente fosse stato.

 

Et voilà.

Avevo l’ispirazione stasera.

Adesso – prometto -  la storia prenderà un po’ di ritmo.

E’ che sono prolissa nelle introduzioni.

Grazie mille a Jekka e Mikamey per le recensioni!!!

 

E.C.

 

 

   
 
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