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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    09/03/2009    4 recensioni
"Il Sole tramontò definitivamente dietro la rocca degli Hokage, tingendo il cielo di un intenso viola. Era il crepuscolo e le prime stelle cominciavano a far capolino, ricami sul vellutato manto della notte. Le vie erano poco frequentate, gli shinobi e le kunoichi ritornavano ormai verso le proprie abitazioni, gli allievi dell’Accademia percorrevano le vie polverose tra risa e scherzi, sotto lo sguardo benevolo dei sempai, l’argine del fiume si inargentava dei primi raggi lunari mentre il suono delle voci allegre dei bambini di dissolveva mentre si allontanavano. Una figuretta sedeva tra i rami di una grande quercia, lo sguardo perso nel vuoto; alcune corde erano abbandonate sul terreno, recise e bruciacchiate ai capi, il gomito destro mollemente appoggiato sul ginocchio ed il mento abbandonato sul palmo, come a sostenere la testa che, incoronata da ribelli fili neri come l’ala del corvo che vola nella tempesta, contrastando con la carnagione pallida come la luna, lo rendeva così simile a un angelo demoniaco. Da ore, ormai, Sasuke Uchiha sedeva tra i frondosi rami della quercia." DEDICATA A SANA E TENSAI E A TUTTE LE YAOISTE SASUNARU DI EFP!!
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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KONOHA PRIDE

CAPITOLO UNICO

Il Sole tramontò definitivamente dietro la rocca degli Hokage, tingendo il cielo di un intenso viola.

Era il crepuscolo e le prime stelle cominciavano a far capolino, ricami sul vellutato manto della notte.

Le vie erano poco frequentate, gli shinobi e le kunoichi ritornavano ormai verso le proprie abitazioni, gli allievi dell’Accademia percorrevano le vie polverose tra risa e scherzi, sotto lo sguardo benevolo dei sempai, l’argine del fiume si inargentava dei primi raggi lunari mentre il suono delle voci allegre dei bambini di dissolveva mentre si allontanavano.

Una figuretta sedeva tra i rami di una grande quercia, lo sguardo perso nel vuoto; alcune corde erano abbandonate sul terreno, recise e bruciacchiate ai capi, il gomito destro mollemente appoggiato sul ginocchio ed il mento abbandonato sul palmo, come a sostenere la testa che, incoronata da ribelli fili neri come l’ala del corvo che vola nella tempesta, contrastando con la carnagione pallida come la luna, lo rendeva così simile a un angelo demoniaco.

Da ore, ormai, Sasuke Uchiha sedeva tra i frondosi rami della quercia.

Era riuscito a liberarsi con difficoltà dei legami impostigli da Kakashi sensei e ora, la rabbia che aveva provato nei confronti del maestro aveva cominciato a scemare, lasciando il posto a una sensazione di amarezza e dolore, si sentiva strano.

La lotta con Naruto lo aveva confuso più di prima.

Il giovane Uchiha strinse i pugni.

“Umpf, quel dannato dobe è diventato davvero forte…” rifletté il moro, scuotendo la testa e guardandosi i polsi segnati dalla stretta delle corde; scrollò il capo, alzando lo sguardo d’onice verso la luna piena che regnava incontrastata nel cielo notturno, circondata dalla sua corte di stelle.

In quel momento, si sentì più solo che mai.

Le parole che il maestro gli aveva rivolto gli avevano lasciato addosso una strana sensazione di solitudine e abbandono.

Guardò all’orizzonte, l’astro notturno inargentava in quel momento il quartiere Uchiha, lo stendardo che si stagliava fiero nell’aria della notte.

Pensò con una fitta di lancinante nostalgia ai suoi genitori, ai suoi parenti, morti in quel lontano giorno, in una notte di luna come quella, in una notte di luna resa rossa dal sangue.

Ci pensava sempre ma, per la prima volta, non con il desiderio di vendicarli.

Ma solo con affetto e malinconia.

Si strinse il capo tra le mani affusolate, serrando con forza gli occhi: “devo vendicarvi!” ringhiò sommessamente, “Itachi pagherà per questo, per colpa sua, io sono rimasto solo..” singhiozzò sommessamente.

Odiava sentirsi così impotente.

Lui, che era l’erede degli Uchiha, non poteva permetterselo.

Ma quelle lacrime, quelle erano lacrime vere, impossibili da arginare.

In quel momento, il ragazzo desiderò ardentemente di venire abbracciato.

Voleva sentire ancora sulla pelle gli abbracci caldi della madre, della zia, della nonna, del nonno, della sua famiglia.

Non voleva restare solo.

Entrambi abbiamo trovato dei preziosi compagni…”.

Una voce, così simile a una carezza fece scattare il moro come una molla, ma attorno non c’era nessuno.

Eppure era sicuro di aver udito la voce di Kakashi.

“Umpf, adesso sento anche le voci, come se non bastassero tutti i problemi che già ho..” sbuffò il ragazzo, calmatosi un poco; si poggiò nuovamente alla corteccia, lasciandosi scivolare sino a trovarsi seduto.

Strano a dirsi, però, quelle parole lo stavano facendo riflettere; il suo pensiero volò improvvisamente a Naruto e Sakura, sicuramente impegnati a cenare; nel vedere i visi dei compagni di squadra, il cuore del moro ebbe un sobbalzo, possibile che…

Con uno scatto, si alzò in piedi, il respiro tremendamente accelerato, gli occhi color onice sgranati all’inverosimile; perché sentiva quell’immenso calore al cuore nel pensare a loro? Perché sentiva una grande gioia nel ricordare tutto quello che avevano passato assieme?

Non se n’era accorto…

Non se n’era proprio accorto.

Quei due ragazzi gli erano entrati nel cuore.

Lui, che non voleva più legarsi a nulla e nessuno, mosso solo da un’insana vendetta, si era accorto di provare un sentimento di autentico affetto per i suoi compagni di squadra; un affetto autentico, un desiderio inarrestabile di stare con loro gli sgorgava dal cuore come un fiume in piena, gli eruttava dall’animo come il rovente magma di un vulcano, infiammandogli l’animo.

Incredibile come il suo cuore fosse cambiato in pochi anni.

Il moro Uchiha aveva compreso quello che voleva dirgli il maestro in realtà, la vendetta non porta a nulla, e lui, nel profondo del cuore, lo sapeva, lo sapeva da sempre, ma aveva paura di fidarsi.

Ma poi, un uragano biondo e un ciclone rosa erano giunti a sconvogergli la vita e, sin dalla loro prima missione, sentiva che avrebbe fatto di tutto per proteggerli.

Aveva finalmnete capito perché era scattato ad aiutare Naruto contro quel dannato ragazzo mascherato.

Non avrebbe potuto sopportare di perdere anche lui.

Anche se non avrebbe mai ammesso, in realtà lui teneva molto a loro.

Barcollando un poco, il ragazzo riuscì a stare in piedi.

In lontananza, udiva le risate provenienti dal chiosco del ramen, riconobbe il cristallino riso del suo dobe preferito e la distratta replica della sua piattola favorita e non seppe trattenere un sorriso, voleva raggiungerli, e magari finalmente passare una serata tranquilla e piacevole; voleva anche scusarsi con Naruto per il pomeriggio.

Forte di questi nuovi propositi, il ragazzo fece per scendere dall’albero, quando percepì alle sue spalle un fruscio e una presenza.

Rapido, saettò via, appena in tempo prima che un kunai gli si piantasse nella schiena: “CHI È LÀ!?” tuonò l’Uchiha, rabbrividendo per il freddo della notte, dopotuto era ancora in pigiama; una risata sommessa giunse alle sue orecchie e, davanti a lui comparvero quattro sagome.

Alla luce della luna baluginarono i kunai e i coprifronte.

Sasuke strinse i pugni.

Il simbolo di Oto spiccava vivido davanti ai suoi occhi.

“Mi avete preso in un brutto momento.” parlò con tono gelido, dandogli le spalle, “Non ho tempo per giocare con voi, andatevene, oppure mi vedrò costretto a cacciarvi di persona. Siete entrati in un villaggio di nascosto, non siete autorizzati a stare qui.” continuò il moro.

Uno dei quattro ridacchiò sommessamente: “Siamo qui da parte di Orochimaru-sama, devi venire con noi.” disse spiccio, le braccia incrociate sul petto; lo shinobi di Konoha si voltò di scatto, un sorriso da predatore si delineò sul suo viso pallido, “Ah si, beh, questi non sono propriamente i miei programmi.” asserì tranquillo, scrutandoli critico, “A meno che non vogliate prenderle, vi conviene andarvene.” concluse, scattando in avanti contro i quattro ninja avversari; in un istante, si scatenò una lotta violenta senza esclusione di colpi, i quattro di Oto si alternavano nell’attaccare l’Uchiha che, da parte sua, cercava il più possibile di difendersi e restituire i colpi subiti.

“Dannazione, sono nei guai. La lotta del pomeriggio e le ferite mi hanno indebolito troppo, che diavolo faccio adesso?” riflettè tra sé e sé, accorgendosi della risposta ritardata che gli davano gli arti inferiori, “Maledetti…” ringhiò piano, aumentando il ritmo dei colpi.

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Sakura e Naruto parlavano animosamente, seduti al bancone del signor Teuchi, quando, improvvisamente, la tazza da tè del biondo si crepò, lasciandolo interdetto.

Le chiacchere si zittirono all’istante.

“Brutto segno Naruto-kun, questo vuol dire che sta accandendo qualcosa di brutto per qualcuno che ti è caro..” asserì il proprietario del chiosco, portando via le ciotole ormai vuote da davanti i ragazzi; i due shinobi si guardarono, avevano capito al volo.

Naruto balzò giù dallo sgabello, indossando la giacca della tuta: “SAKURA! ANDIAMO!! SASUKE è IM PERICOLO!” esclamò agitato il biondo, correndo fuori; la ragazza lasciò sul piano ligneo una banconota per pagare il pasto suo e del compagno e lo seguì rapida come una freccia, lasciando basiti i proprietari del chiosco: “Ma cosa diavolo sarà successo?” esclamò seccato Teuchi, accingendosi a pulire le ciotole, “Deve essere accaduto davvero qualcosa di brutto, magari al loro compagni di squadra, il giovane Uchiha, hai presnete, papà?” affermò Ayume, levandosi il grembiule, “Vado ad avvertire l’Hokage, questa storia mi puzza.” disse la giovane, uscendo nella notte.

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Sasuke sentiva dolore in tutto il corpo, non riusciva quasi a muoversi.

Il sangue fuggiva in gran copia dalle ferite che i quattro gli stavano causando.

Non riusciva a contrastarli.

“Orochimaru-sama può darti il potere che brami..” gli sussurrò mellifluo uno dei nemici, chinandosi su di lui e soffiandogli nelle orecchie, “Potrai vendicarti del tuo odiato fratello..” continuò lui; improvvisamente, un calcio poderoso lo colpì in bocca, facendolo sbalzare qualche metro più in là, Sasuke si rialzò in piedi, il suo sguardo era furibondo: “Non mi piegherò mai a Orochimaru, SCONFIGGERÒ MIO FRATELLO A MODO MIO!!” urlò, scattando all’attacco e attivando il Sigillo, si era ripromesso di non usarlo più, ma non avrebbe mai potuto sconfiggere i suoi avversari altrimenti.

La lotta continuò impari, i cinque Segni erano attivati.

Gli occhi di Sasuke erano colmi di furia, ma erano lucidi, coscienti di ciò che stava accadendo davanti a loro; lo Sharingan brillava minaccioso; improvvisamente, un colpo ben assestato alle spalle da parte dell’unica ragazza della squadra lo fece precipitare nel vuoto, si sarebbe sfracellato al suolo.

Al’improvviso, però, il ragazzo si bloccò sul ramo, i piedi saldamente ancorati alla corteccia: “Non mi avete ancora sconfitto. Andatevene, e dite a Orochimaru che non voglio l’aiuto di un verme come lui!” esclamò furioso.

Ci fu un istante di silenzio, grave e opprimente.

Poi, colui che sembrava il capo del gruppo fermò i compagni: “Sei un testardo, Uchiha. Prima o poi te ne pentirai, moccioso!” sbraitò, guadagnandosi una risata e uno sguardo colmo di disprezzo, “Non ho bisogno di quel verme, io sono un ninja di Konoha, e sono orgoglioso di esserlo. Non tradirò il mio villaggio come ha fatto mio fratello.” disse solo, guardandolo fisso.

L’altro scrollò il capo: “Fa come vuoi, sei e sarai solo un debole.” concluse, voltandosi poi verso i compagni, “Andiamocene, prima che arrivino gli ANBU.” aggiunse, prima di sparire con tutti gli altri.

Sasuke sorrise impercettibilmente, lasciandosi cadere nel vuoto, atterrando sull’erba soffice che cresceva tutto attorno; rimase qualche istante immobile, sentendo il suo respiro pesante e il battito lento del cuore.

Improvvisamente, sentì delle voci agitate chiamarlo: “SASUKE!!”, e aprì stancamente un occhio, scorgendo le sagome di Sakura e Naruto correre verso di lui: “Oi, dobe, non urlare, mi spacchi i timpani così..” cercò di scherzare lui, mettendosi a fatica seduto.

I due ragazzi gli furono accanto in un momento, Naruto lo aiutò ad alzarsi: “Ehi, teme, che diavolo è successo qui?” affermò severo, tenendo un suo braccio dietro la propria nuca per sorreggerlo, “Sei messo male, Sakura-chan, va a chiamare Tsunade-obaachan, abbiamo bisogno di lei..” disse Naruto, “C..Ci sono gli shinobi di Oto nel villaggio, dovete bloccarli..” mormorò il moro, prima di ricadere semisvenuto tra le braccia del biondo.

Sakura guardò Naruto: “Mi raccomando, te lo affido, portalo da Teuchi-sama.” disse solo la ragazza, sparendo nella notte.

Il biondo annuì e poggiò un istante a terra l’amico; levandosi la giacca della tuta, gliela fece indossare per tenerlo al caldo, poi si diresse a passo sostenuto verso il chiosco dei ramen; i due restarono in silenzio qualche istante, poi la voce di Sasuke ruppe la calma della sera, come il sussurro del vento: “Mi dispiace…” mormorò debolmente, “Mi dispiace per oggi.. Sono stato davvero stupido…”.

La kitsune si bloccò nel mezzo della strada, sorpresa, aveva sentito bene?

Sasuke gli stava chiedendo scusa?

Riprese a camminare, la mano tenuta a sostenere il fianco dell’amico: “Teme, non importa… Ormai è passato, ora pensiamo a curarti come si deve, ok?” affermò il genin, stringendolo più a sé, lo sentì tremare nell’abbraccio, “Ehi, hai freddo?” chiese subito preoccupato il biondino, guardandolo, il suo viso era ancora più pallido del solito, i suoi occhi smarriti e confusi, “Volevano che andassi con loro..” bisbigliò il moretto, chinando il capo e stringendosi sulla spalla del compagno, “Shh, calmati.. è finita… Adesso ci mangiamo un bel ramen, ne hai bisogno. Vedrai che Teuchi-san ce ne preparerà due al volo.” lo rassicurò  Naruto, vedendo le luci del chiosco avvicinarsi sempre più.

“Ehi, capo! Abbiamo un emergenza!” esclamò, entrando con l’amico sottobraccio; il proprietario lasciò cadere una ciotola a terra dallo stupore nel vedere il coetaneo del suo giovane cliente ridotto in quel modo: “Per tutti gli Hokage, cosa diavolo gli è successo?” chiese l’uomo, mentre la figlia aiutava il biondo a poggiare Sasuke su uno sgabello, “Una lunga storia, senta, potrebbe preparargli qualcosa da mangiare?” chiese il ragazzo, sedendosi accanto a lui, “Certamente, Ayame-chan, prendi la cassetta del pronto soccorso e dagli una sistemata.” disse, rivolgendosi alla ragazza.

Qualche minuto dopo, giunsero anche Sakura, Tsunade e Kakashi, avevano allertato gli ANBU e i jonin disponibili ed erano subito partiti alla volta del team di nemici.

Dopo averlo ricucito ben bene, Tsunade decretò che Sasuke doveva essere condotto a casa e fatto stendere: “Era già messo male quando siamo tornati, meglio non rischiare, Naruto, te ne occupi tu di riportarlo?” parlò la Godaime, “Certo, lasci fare a me, Sakura-chan, va pure a casa, ci penso io qui!” asserì il ragazzo, prendendo il coetaneo sottobraccio come aveva fatto in precedenza.

In pochi minuti, raggiunsero i quartieri dell’Uchiha, il ragazzo ancora semisvenuto.

Con facilità, entrò nella casa principale, individuando subito la stanza dell’amico.

Senza troppo guardarsi attorno, si sbrigò a metterlo a riposo, sdraiandolo sul futon e coprendolo con cura, tirando finalmente il fiato nel vederlo tranquillo; improvvisamente, il moro spalancò gli occhi, guardandosi attorno con lo sguardo,  e indugiando su di lui: “Sai perché non ho seguito quei quattro bastardi come volevano?” bisbigliò il moro, “No, perché?” continuò Naruto.

Le labbra di Sasuke si poggiarono piano sulle sue, avvolgendolo di una calda sensazione di amore e affetto profondo.

Quando si staccarono, il moro si lasciò ricadere sul cascina, ma il biondo avrebbe giurato che stava sorridendo: “Non avrei mai potuto lasciare te e Sakura, ma soprattutto te, razza di dobe.” mugolò stancamente, cercando la sua mano nel buio e afferrandola.

Il biondo era stupito; strinse maggiormente la mano del ragazzo: “Se tu fossi andato via con loro, io ti sarei venuto dietro e ti avrei fermato… Non te lo avrei mai permesso…” bisbigliò, mentre Sasuke, stanco, si lasciava avvolgere dall’abbraccio di Morfeo.

Buonasera.

Dopo lunghe riflessioni, ho pensato sia meglio darvi qualche spiegazione, sempre che vi interessi qualcosa.

Allora, dopo lunghe notti in bianco, sono arrivata alla conclusione che forse è meglio che la sottoscritta si prenda un lungo periodo di vacanza dalla scrittura e da tutto per cercare di mettere a posto la sua vita.

È stata una decisione sofferta e non so ancora se definitiva, spero di no, comunque,

Questa sarà l’ultima fic scritta da me per un bel po’, da adesso,  se ne occuperà la mia amica che ho già presentato sul mio account.

Beh, a questo punto volevo ringraziare tutte le ragazze che ho conosciuto qui per l’affetto e l’appoggio.

Voglio dedicare questo mio testo a Sana e Tensai, che mi hanno accompagnato molto, e a tutte voi, compagne yaoiste!!

UN GROSSO ABBRACCIO

SHUN

   
 
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