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Autore: Antokia    30/12/2015    6 recensioni
Dal primo capitolo:
“Freddo eh?” Chiese Fedez all’amico che intanto, stravaccato su di lui, sembrava sul punto di addormentarsi.
“Sì, forse è per questo.”
“Per questo cosa, Mik?”
“Per questo che voglio stare vicino a te.”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fedez si stropicciò gli occhi e fece un grande sbadiglio. Sarebbe voluto restare sotto le coperte in eterno. Quando finalmente il cervello cominciò a connettersi col mondo esterno, si ricordò di essere in Francia. In Francia. A casa di Mika. Bene. Non aveva idea di che ore fossero. Si alzò lentamente, infastidito dal freddo che lo colpì non appena si fu trascinato fuori dalle coperte.  I brividi lo percorsero lungo tutta la schiena. Si sfregò le mani, cercando di riscaldarsi come meglio poteva. E dire che non era un tipo freddoloso. Uscì dalla camera da letto e si accorse che Mika non c’era. Era andato via, di nuovo. Il brontolio del suo stomaco gli ricordò di star morendo di fame. D’istinto si diresse verso la cucina. Aperta la porta, vide una tavola piena di roba. Si avvicinò di più, incredulo. C’era davvero di tutto. Frutta, biscotti, caffè, una torta, già, anche quella. Con tutto quel ben di dio si sarebbe potuto sfamare un esercito intero. Fedez si rese conto della presenza di un bigliettino.

“I hope you’ll enjoy your… Brunch. I suppose.
I’ll be back soon <3
MIKA”

Un cuoricino. Ha davvero disegnato un cuoricino. Fedez non riusciva a capacitarsi di quanto fosse infantile a volte. Provava una tenerezza infinita. Strinse il post-it fra le dita. Mika si era preoccupato per lui, e aveva messo a disposizione di tutto , solo per lui. Sentì il bisogno di ringraziarlo, di cuore. Gli scrisse un SMS.

“Sei il migliore. Grazie, amico.”

Messaggio inviato da Mika:

“Buon giorno. Vuoi veder mi? TF1. Sono in tv!!”

Federico accese la televisione e si sintonizzò su TF1. C’erano tre dei quattro giudici del talent, intenti a rispondere alle incalzanti domande del presentatore di cui Fedez ignorava il nome. Era incredibile quanto i programmi francesi somigliassero a quelli italiani, a cui il rapper era abituato. Non era di certo una spada in francese. Riusciva a capire poco e nulla dei discorsi che intraprendevano i quattro. Sapeva solo che qualsiasi cosa stessero dicendo era divertente, o almeno avrebbe dovuto esserlo. Mika si stava sbellicando dalle risate. Quell’immagine passò subito in secondo piano, quando il tatuato notò che era decisamente troppo appiccicato all’altro giudice, quello con la barba e i capelli lunghi. Lo guardava, spintonava, abbracciava. Non avrebbe dovuto dargli fastidio. Perché mai avrebbe dovuto? Mika era libero di fare quello che voleva, in fondo. Ad ogni modo, il tatuato sfilò dalla tasca il cellulare e fece per comporre un messaggio:

“Non ti sembra di star esagerando?”

Ci ripensò immediatamente e lo cancellò. Non poteva permettersi di fare una cosa del genere. Non era nessuno per imporgli di fare o non fare qualcosa. Doveva imparare a tenere a freno le emozioni. L’impulsività poteva farlo cacciare nei guai.

Sentì la vibrazione del cellulare. Giulia lo stava chiamando. Giulia, cazzo. Fino a quel momento gli sembrava che non fosse mai esistita, Giulia.

“Pronto, Fede?” La voce squillante della ragazza lo disturbò.

“Hei, ciao. Come stai?”

“Finalmente riesco a sentirti, babe. Io sto benissimo. Tu, piuttosto, come te la stai cavando?”

“Qui è okay. Sai, non ho il tempo di annoiarmi. Io e Ax ne stiamo passando di tutti i colori, come al solito... Scusa, adesso devo scappare.” Tagliò corto il rapper. Non poteva reggere a lungo quella conversazione. Gli mancavano la voglia e la forza di mentire.

“Oh, d’accordo. Non vedo l’ora di tornare.” Gli disse con tono affettuoso. Era fin troppo dolce.

“Anch’io non vedo l’ora, piccola.” Riattaccò. Tutto a un tratto avvertì il peso della situazione in cui si era cacciato. Tentò di trovare una definizione per quello che stava succedendo con Mika. Erano amici? Sì, lo erano. Erano due fottutissimi amici. Punto. E avrebbe voluto davvero crederci. Gli era passata la voglia mangiare, di fare qualunque cosa. Si gettò a peso morto sul divano, con un braccio poggiato sulla fronte, ad aspettare che le cose si sistemassero magicamente da sole.

Fedez era sdraiato supino, quando fu svegliato dalla voce del libanese, che era praticamente piegato su di lui, intento a fissarlo. Non si era neanche accorto del fatto che fosse rientrato in casa. “Che stai facendo?” Gli domandò innocentemente Mika. “Sto fissando le stelle.” Rispose il rapper, ironizzando sull’inutile domanda che gli era appena stata rivolta. “Mmh, forse le stelle si vedono melio da fuori.” Ribatté il cantante, alzandosi e tirandolo per un braccio. Federico non aveva intenzione di scollarsi da lì. “Dai, Fede! Dobiamo vedere tantetantetante cose. Perché sei venuto a Parigi sennò?”

“Eh, chissà perché.” Si lasciò sfuggire il rapper, rassegnato. Mika ebbe un attimo di esitazione, poi continuò la sua opera di persuasione. “Conosci Montmartre? È un posto figo, giuro.”

“Non ci sono mai stato.”

“Vuoi andarci con me?” Lo implorò il libanese, mostrando le fossette. Questo è giocare sporco, signor Penniman. “Ho scelta a riguardo?”

“Not at all.”
 

Effettivamente Montmartre era una zona di Parigi stupenda, ammise tra sé e sé Fedez. Passarono lungo un grande viale, contornato ai lati da alti alberi illuminati da lucine bianche e blu, zeppo di negozi e bistrot coloratissimi, tipicamente francesi. Nonostante il freddo, nell’aria si percepiva una fragranza dolciastra. Sembrava che fosse la città stessa a produrre quell’odore. Fedez finalmente capì perché chiamavano Parigi ‘la ville de l’amour'. Era tutto così dannatamente romantico.
 
“Guarda, quello è il Moulin Rouge!” Esclamò Mika, indicando un illuminatissimo locale con un mulino rosso fissato in alto. Fece un salto su sé stesso dalla contentezza. Fedez sorrise, osservando la reazione spropositata dell’amico alla vista di un semplice teatro. “Sì, vedo. C’è anche scritto.”

“È un'istuzione!” Ribadì il riccio. Palesemente disturbato dal poco entusiasmo dell’amico. “Istituzione, Mik.”

“Fede buuu!” Disse il cantante, con i pollici rivolti verso il basso. Fedez lo trascinò via, intuendo che la situazione sarebbe solo peggiorata. Visitarono il Cimitero. Era un luogo magico. Trasmetteva calma e, in un certo senso, saggezza. Stare vicino alle tombe dei Grandi pensatori e artisti, faceva sentire Fedez così insignificante. Era talmente assorto in quei pensieri che quasi si spaventò quando Mika, che era rimasto indietro, gli poggiò un braccio sulle spalle. “Hei.” Sussurrò il tatuato. “È bello, qui.” Disse il riccio, posando la testa su quella dell’amico. “Già.”

“Fede, io ho fame. Andiamo in un posto che conosco.” Non era una domanda. Mika non faceva mai domande. Bisognava assecondarlo e basta. In men che non si dica i due raggiunsero un ristorantino di nome ‘Angelo’s restaurant’ all’angolo di una via secondaria di Montmartre. Appena entrarono, il proprietario corse ad abbracciare il riccio. “Mika, che piacere vederti!”

Bonjour, Angelo.” Rispose cordialmente quest’ultimo. “Prego, sedetevi. Posso portarti tutto quello che vuoi, a te, e al tuo compagno.” Disse con enfasi l’uomo. “Non sono il suo compagno.” Precisò il tatuato, lanciandogli un’occhiataccia. “Oh, non si preoccupi. Mika è un uomo eccezionale. Lo conosco da quando era bambino.” Disse Angelo, strizzando l’occhio. “Aspettate, vi porto una candela. È più romantico.” Aggiunse, allontanandosi subito. “Non…” Fedez lasciò spegnere la frase, arrendendosi, sotto lo sguardo divertito del libanese. Fedez assaggiò lo spezzatino più buono che avesse mai mangiato negli ultimi tempi. La carne era tenera, quasi si scioglieva in bocca. Ne rimase estasiato. Mika dovette notare la goduria dell’amico perché scoppiò a ridere, scuotendo la testa. “Sei buffo.” Riuscì a dire, tra una risata e l’altra. “Ma pensa per te!” Federico cercò di dargli un calcio da sotto il tavolo, ottenendo come risultato solo l’intrecciarsi delle loro gambe. Si era dimenticato che quelle del libanese erano troppo lunghe, persino per un tavolo da ristorante. Mika, anziché allontanarsi, strinse ancor più la presa, per poi lasciarla, qualche istante dopo. Fedez deglutì, non se lo aspettava. Il libanese ruppe il silenzio. “Mi è venuta alla mente una cosa, Fede. Volevo salire su la Basilique du Sacre-Coeur per vedere tutta Parigi da alto, ma questo è meglio!” Esclamò il riccio eccitato come un bambino alla prima gita scolastica. “Sai che mi fai paura?”

“Fidati di me. È una sorpresa.”

Attraversarono mezza Parigi in taxi. Fedez, voltato verso il finestrino, sentiva lo sguardo di Mika addosso. Ogni tanto gli lanciava un’occhiata. Lui si girava subito, come se non volesse essere scoperto, che ingenuo. L’auto si fermò vicino all’entrata di un parco, sulla riva sinistra della Senna. “Cosa ci facciamo qui?”

“Questo è il Parco Citröen.” Rispose il libanese, facendogli strada lungo l’immensa distesa di verde. “E tra poco vedrai Parigi.” Aggiunse, aumentando il passo e incitando il tatuato a seguirlo. Il parco aveva uno stile moderno. Non doveva essere stato progettato da molto tempo, pensò Fedez. E poi eccola lì: davanti ai suoi occhi si ergeva una gigantesca palla bianca. “Una mongolfiera, Mik? Sul serio, questa me la chiami sorpresa?”

“Ma ci divertiamo! E la vista dall’alto è mozzafiato.” Il cervello di Fedez, per prima cosa, elaborò il fatto che il riccio avesse utilizzato correttamente la parola ‘mozzafiato’, in seguito, collegò le parole: mongolfiera, alto, ci divertiamo. “No. Te lo scordi. Io là sopra non ci salgo neanche sotto tortura.”


“Tu mi vuoi morto.” Borbottò il tatuato, paralizzato sopra quella macchina infernale. Erano ancora a terra e già stava cominciando a farsela sotto. “Ma non c’è un’imbracatura, una corda, un qualcosa per legarci, cazzo?” Chiese a Mika che, al contrario suo, sprizzava felicità da tutti i pori. “No, Fede, non servono queste cossse. Non puoi cadere.” Cercò di spiegargli il cantante. Quando la mongolfiera si staccò da terra, Fedez sentì di non potercela fare. Teneva gli occhi serrati e stringeva la rete metallica più forte che poteva. Una volta arrivati davvero in alto, sentì le mani del riccio poggiarsi sulle sue spalle, massaggiandole con un ritmo lento e regolare. “Breathe. Respira.” Gli sussurrò impercettibilmente Mika, e Fedez non l’avrebbe sentito, se non fosse stato per l’assurda vicinanza tra loro. Il rapper percepiva il suo respiro caldo sul collo. Le labbra del riccio gli sfioravano l'orecchio. Federico non sapeva per cosa essere più emotivamente disturbato. Mika spostò una mano sul petto del più piccolo, mentre con l’altra continuava a tenergli la spalla. In quel momento i loro corpi aderirono perfettamente. “Segui il mio respiro.” In effetti i due erano talmente attaccati che per Fedez non fu difficile percepire il movimento del torace del riccio. “Good.” Affermò il cantante, posando una guancia sui capelli del rapper. Federico si sentiva il viso in fiamme, per non parlare del calore che lo colpì al basso ventre. Gli pulsava tutto. Non si era nemmeno accorto del fatto che stesse stringendo la stoffa dei pantaloni di Mika, che intanto stava facendo scivolare in basso la mano, fin sopra la cintura dei jeans, per poi pressarla, in modo da avvicinarlo ancora di più al suo bacino.  Federico sentì cose che non avrebbe dovuto sentire: neanche Mika era totalmente in sé in quel momento. Si lasciò scappare un sussulto e notò il sorriso sghembo del cantante. Che bastardo. Mika si scostò leggermente. “Apri gli occhi. It’s a beautiful view.” Gli consigliò. Fedez ci riuscì, ma non si godette il panorama. Aveva perso la testa. Completamente.

Quando scesero dalla mongolfiera, Fedez era ancora scosso. A poco a poco il suo respiro tornò ad essere regolare. Fino a quel momento i loro sguardi non si erano incrociati. Mika gli sfiorò un braccio. “È stato, mh, bello.” Mormorò, con un sorriso complice. “Ti odio, però, sì, tutto sommato non è stato male.” Gli rispose il rapper, strizzando un occhio.

Rientrarono in casa, entrambi stanchissimi. Federico fece per sistemarsi sul divano, prendendo la coperta che aveva usato quella stessa mattina. “Puoi dormire nella mia stanza; per me non è un problema. Pensavo ti era piaciuto il mio letto, ieri.” Ma sì, abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno. “D’accordo.” I due si infilarono sotto le coperte. Mika si voltò per guardarlo un’ultima volta, prima di addormentarsi. “Buonanotte, idiota.” Disse, sfiorandogli il dorso della mano. Fedez rabbrividì. “Notte.”


Angolo autrice: Buonasera!! Come al solito ringrazio tutti per aver letto anche questo capitolo, a dir la verità ho un po' d'ansia. Comunque: un particolare che gli sherlocked avranno notato, la scena del ristorante con Angelo l'ho presa da "a study in pink", mi sono fatta un regalo... mi sembrano così simili ai johnlock a volte ahah. Federico fa ancora finta di non capire, e Mika invece sa il fatto suo. Che duo. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate. Ah, buon 2016 :)
  
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