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Autore: TeaCups    30/12/2015    2 recensioni
La nonna lo ripeteva spesso: abbi fiducia, vedrai, dall'alto, il cielo offre sempre una soluzione.
Mentre osserva sconsolata lo stato del proprio giardino, Viola si ritrova a sperare che la nonna avesse ragione: ormai, non sa più che fare e le serve aiuto. Urgentemente.
Ma, si sa, non sempre possiamo controllare quello che succede e, se un temporale porta un'inaspettata soluzione nella forma di un uomo che le piove (letteralmente) dal cielo, allora questo potrebbe essere solo l'inizio di un altro problema.
***
Storia completa, circa 11500 parole complessive.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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EPILOGO

In cui si dimostra che il cielo ne sapeva qualcosa e Brian mette su casa

 

L’imbarazzo era papabile.

Brian si rigirava con nervosismo la tazza di tisana tra le mani, come se fosse un oggetto strano e insolito. Soprattutto, si rifiutava di alzare lo sguardo, di incrociare gli occhi di Viola che, invece, non smetteva di fissarlo. Lei aveva scelto di rimanere in piedi, appoggiata al bancone della cucina, in posizione di vantaggio, e ora lo giudicava dall’alto.

Era stata una giornata confusa e una notte difficile, piena di spiegazioni,scuse, chiarimenti.

Piena di mi dispiace.

Viola gli aveva salvato la vita e poi si era rifiutata di lasciarlo andare, lo aveva tenuto stretto, la fronte appoggiata sulla sua spalla, per tutto il viaggio verso la centrale. Lì le era stato offerto da bere, qualcuno con cui parlare, un passaggio a casa. Gennaro stesso, il capitano Albanesi, le aveva parlato, allo stesso tempo rimbrottandola e lodandola per il suo coraggio, lanciando occhiate velenose a Brian che scioccamente, stupidamente, aveva messo in pericolo non solo se stesso, ma anche lei.

Brian invece aveva dovuto dare altre spiegazioni, altre scuse, altri chiarimenti, perché veramente, gli sembrava di sentire ancora la voce di Gennaro, come aveva potuto essere così sconsiderato, sciocco e avventato?

Se era vivo lo doveva solo  lei. Quando Gennaro lo aveva lasciato andare era ormai più mattina che notte e lui era uscito pesando di non trovarla più. Invece Viola era lì, e gli aveva piantato gli occhi castani addosso, silenziosa pur dicendo mille parole con lo sguardo, senza lasciarlo un attimo. Quando, infine, era stato congedato, lei glia aveva stretto la manica della giacca e gli aveva sussurrato “Torniamo a casa”.

Ed era allora che lui aveva capito che non avrebbe mai potuto dirle di no, non avrebbe mai potuto lasciarla sola, perché quello che era successo quella notte era l’ennesima conferma di ciò che già sapeva: una parte della sua vita apparteneva a lei, quella vita che lei aveva difeso, per cui si era esposta e aveva messo a repentaglio la propria incolumità. Lui gliela avrebbe donata comunque, ma invece lei aveva scelto di prendersela, di strapparla dalle mani di coloro che volevano fargli del male.

Era per questo che non aveva potuto dirle di no, ma le aveva passato un braccio sulle spalle, l’aveva avvicinata a sé, stringendola, e le aveva baciato la tempia; voleva dirle così tante cose che un fiume di parole non sarebbe stato abbastanza e neanche in mezzo alla tempesta di emozioni che gli si agitava dentro avrebbe mai trovato le parole giuste.

Quindi, erano semplicemente tornati a casa insieme.

Ora erano in cucina e lui sapeva che lei voleva e meritava delle risposte. Solo che non sapeva da dove cominciare.

“Brian” la voce di lei, flebile ma decisa, ruppe il silenzio. “Cosa è successo?”

Lui alzò gli occhi, guardandola per la prima volta e vide quella ruga, il solco che le si formava tra le sopracciglia quando era corrucciata. Sorrise. Era sempre lei. Quindi cominciò a raccontare.

“Immagino che certe cose le avrai capite. Sono un poliziotto” si fermò, il tempo di guardarla annuire, poi continuò, senza più fermarsi.

“Negli ultimi anni ho partecipato a una delicata azione sotto copertura. Questo paese veniva usato dai trafficanti come snodo per il traffico di stupefacenti. È abbastanza piccolo da non destare troppa attenzione e abbastanza vicino alle strade principali da essere ben connesso ai centri qui intorno.

È stata un’operazione che ci è costata molta fatica e anni di preparazione. Mi sono infiltrato, sono riuscito a entrare nella banda ma poi, purtroppo, l'operazione è saltata all’ultimo. Come saprai, siamo intervenuti circa un mese fa, la notte in cui ci siamo trovati. Doveva essere la mossa decisiva, ma all’ultimo qualcuno ha avvisato i criminali.

Per evitare che la mia copertura saltasse, vanificando tutto il mio lavoro, sono fuggito insieme agli altri, saltando sui tetti. Pensavo che se mi avessero creduto un fuggitivo sarei stato in grado di rimettermi in contatto con loro per finire il lavoro”.

Rise.

Solo ora, a mente lucida, si rendeva conto di quanto assurdo fosse stato il loro primo incontro.

“Poi, lo sai, sono letteralmente piombato qui. Ho scelto di restare perché era un buon posto da cui cercare di rimettermi in contatto con l banda. Se fossi riuscito comunque a far uscire il capo allo scoperto non tutto sarebbe stato perduto. Gennaro Albanesi, il mio capitano, me l’ha sconsigliato, ma l’ho fatto lo stesso.

Poi, ieri, quando sei andata in centro, ho capito che avevi sentito qualcosa. Non riuscivo a tollerare l’idea che mi credessi un criminale, né potevo svelarti la verità, e allora sono stato stupido e avventato, e sono uscito ad incontrare il capo senza nessuna pianificazione.

Ma cerca di capirmi, volevo farla finita, volevo poterti dire tutto, non volevo più fingere. Il resto lo sai, ti devo la vita. Il coraggio e la forza che hai mostrato questa notte sono il motivo per cui sono ancora in vita”.

Brian riabbassò gli occhi verso la tisana che non avrebbe bevuto. Si sentiva mortificato.

Sentì Viola sospirare, poi avvicinarsi. Gli toccò la spalla e lo guidò verso il divano, senza dire una parola.

Si sedette così, di fronte a lui, finalmente allo stesso livello. Poi, parlò.

“Quando ho pensato che tu fossi un criminale ho provato un dolore indescrivibile. Non volevo crederci. Non potevo crederci.

Ero arrabbiata e amareggiata perché la prima persona a cui avevo aperto il cuore dopo la morte della nonna si era rivelata essere un criminale.

Non ci volevo credere, volevo quasi punirmi per questa mia ulteriore debolezza e allora ho deciso che ti avrei seguito, che se non volevo vedere la verità, allora avrei fatto in modo che fosse sbattuta davanti ai miei occhi. Non potevo immaginare che sarebbe successo quello che è successo”.

Era il discorso più lungo che Brian le avesse mai sentito fare. Questa volta fu lei a distogliere lo sguardo, abbassando gli occhi e rigirandosi le mani in grembo.

Fu il turno di Brian a cercare il suo sguardo, perché tutto poteva sopportare, ma non di essere la causa di rimorsi e rimpianti.

Stava per parlare, ma lei lo interruppe. “Ma non me ne pento. Sono qui, adesso e ti guardo e mi guardi e posso toccarti. Quindi ti dico che lo rifarei, non una, ma cento volte. Ti odio così tanto per questo, perché ti conosco solo da un mese e già ho rischiato tutto per non perderti”.

Brian si aprì in un sorriso timido.

La sentiva, nel petto, una sfera di calore che lo illuminava dall’interno e cercava di scappare dalle labbra, dagli occhi. Allungò le mani verso quele di lei e quando vide che Viola non distoglieva lo sguardo né si scostava, le prese tra le sue.

“Viola, non so cosa mi abbia portato da te. Non so perché sono stato così fortunato da incontrarti, da poter condividere con te un mese della mia vita. Non potrò mai dimenticare quello che hai fatto per me oggi. Mai. Comunque vada a finire, ti sono debitore per sempre.

Hai messo a repentaglio la tua vita per salvare la mia e non posso semplicemente ringraziarti e ritenere il nostro debito saldato. Se mi dirai che non vuoi più vedermi, o che ti metto a disagio, me ne andrò subito.

Ma voglio che tu sappia che se sono vivo lo devo a te, una parte della mia vita ti appartiene, ma ti apparteneva già dal momento in cui hai riso e io ho sentito qualcosa dentro di me smuoversi. Potrai ridere di me, potrà sembrarti avventato e magari sono veramente solo uno sciocco romantico, ma ti conosco da un mese e sento di amarti.

E se vuoi che me ne vada lo capisco, ma permettimi di essere sincero, per una volta, senza nessuna remora: ti devo la vita e sono pronto a impegnarmi a condividerla con te”.

Fu allora che Viola si aprì in un sorriso così luminoso e sincero che Brian avrebbe giurato che il suo cuore mancò un battito e gli prese il viso tra le mani dicendoli solamente “Non voglio che tu te ne vada. Non ora. Non domani. Non lasciare il mio fianco, per favore”.

Allora non fu certo colpa di Brian se, preso dall’impeto, ridendo, balzò in piedi e la strinse, facendola girare come una bambina mentre anche lei rideva il suono argentato di mille campanelli e il cuore gli scoppiava di felicità, incontenibile, incontrollabile.

“Viola, ho così tanti progetti!” non poteva trattenersi, doveva urlarlo al mondo “Voglio stare con te mentre lavori nel giardino, mentre pianti i fiori, mentre cucini, mentre mi guardi e non dici nulla. 

Voglio esserci quando mi dirai che sono stupido, che parlo troppo, quando alzerai il sopracciglio e mi guarderai ironica.

Voglio esserci per i tuoi gatti!

Voglio esserci quando non parli e pensi e basta, e quando sarai triste, o arrabbiata, o delusa, voglio esserci sempre, perché sei la persona più incredibile che abbia mai incontrato e voglio essere lì per ricordartelo, ora, domani e tra un mese, tra un anno”.

Senza più fiato la strinse più forte, affondandole il naso tra i capelli, perché il suo cuore urlava grazie, grazie perché sono vivo, grazie perché sono qui, adesso, con te, e perché hai detto che posso restare al tuo fianco. Grazie.

Lei si scostò da lui, il viso rosso con ancora la risata che le danzava negli occhi e disse compuntamente: “Condivido i tuoi piani per domani, tra un mese, tra un anno. Sembra un buon futuro. Ma che ne dici di baciarmi qui, ora, adesso?”

E ovviamente, essendo lui un cavaliere, non poté che ridere e accontentarla.

Quando le loro labbra si incontrarono, non ci fu nessun cambio di asse, nessun terremoto, nessun fuoco d’artificio.

Piuttosto, un momento sospeso, una calma immobile, un attimo infinito ripiegato in un secondo e un pensiero sommesso, profondo, accompagnato da un senso di familiarità ritrovata, come se il mondo si fosse finalmente rimesso a fuoco.

E, dentro di lui, una voce cantava Eccoti, sei qui, ti stavo cercando. Dov’eri finita? Ce ne hai messo, di tempo, mi stavo preoccupando

E solo quello contava.

E anche quando stanchi, distrutti, dalla serata, si sdraiarono insieme e lei si addormentò esausta tra le sue braccia così com’era, i capelli spettinati, gli occhi arrossati, gli stessi vestiti della serata ancora addosso, lui la strinse e si addormentò sereno perché adesso, finalmente, era a casa.





Note dell'autrice:

Eccoci al finale! Forse avrei dovuto mettervi in guardia contro la zuccherosità di questo epilogo, ma volevo un buon finale, capitemi.

Questa storia finisce qui, spero vi sia piaciuta e che arrivati alla fine qualcuno si faccia coraggio e mi lasci una recensione. Vi è piaciuto il finale? L'avete trovato forzato? I personaggi erano simpatici o delle piattole odiose? Parlatemi.

Avevo in programma uno spin-off sul misterioso fratello di Viola ma, ahimé, nonostante io sappia esattamente cosa voglio scrivere, non l'ho ancora cominciata.  Vi dico già che sarebbe una storia gay (sugli stessi toni di questa per quanto riguarda rating e lunghezza), quindi se non vi interessa il genere lo sapete già!  Per chi, invece, fosse interessato, non mi fido abbastanza di me da pubblicarla in corso d'opera, quindi sperate che piazzi il mio culo sulla sedia e scriva. Prendetemi a calci se volete.

Ho anche altri due progetti in ballo (di uno ho già scritto quattro capitoli in realtà, l'altro è un'idea nebulosa nella mia mente) ma, dati i miei tempi, sono idee lontane. Insomma, il succo è: voglio scrivere ancora e il vostro input è importante, perché motiva e aiuta a migliorarsi.

Bene, è stato bello (per me sicuramente, spero anche per voi). Alla prossima!

 

   
 
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