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Autore: Inquisitor95    30/12/2015    1 recensioni
L'ultimo anno scolastico: il più memorabile, il più tormentato e difficile da affrontare. Nove ragazzi decidono di andare per il fine settimana nella baita di montagna sul Crow's Peak vicino Seattle. La notte di Halloween non è mai stata così divertente per loro, tuttavia qualcosa turberà la loro notte che si trasformerà in un incubo ad occhi aperti nel quale la paura sarà l'elemento base.
[Storia Interattiva]
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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11.

Perdita






Sam
Hotel abbandonato – 2.00



Non esito più di un istante perché so che devo fare la cosa giusta: ritorno indietro per salvare Alex o almeno ci proverò; cerco di correre mentre la gamba mi fa stringere i denti e le labbra per il dolore; metto entrambe le mani sul mobile caduto addosso ad Alex mentre l'intero corridoio in legno intorno a me sembra tremare come se ci fosse un terremoto.
Non so con quale forza ma riesco a spostare via l'oggetto e Alex si mette a gattoni per poi tornare in piedi per sovrastarmi, nell'attimo di girarmi però qualcosa mi prende da dietro, sento il cuore battere a mille per la paura che qualcosa mi abbia raggiunto; istintivamente urlo il nome di Alex che quando si gira non sembra preoccupato.
Mi prende per il giubbotto di pelle e mi tira via con forza e violenza, sento uno strappo e una morsa gelida alla schiena che per ora resta bagnata dal sudore della corsa. Alex si china per prendere la torcia in una mano e il coltellaccio nell'altra ed entrambi ci mettiamo a correre verso l'uscita nel patio dell'albergo; sfondiamo la porta trovandosi in un piccolo giardinetto con alcune piante, corriamo però senza fermarci così che raggiungiamo insieme l'ingresso dall'altro lato, a quel punto dopo aver aperto le porte siamo nuovamente investiti dall'aria gelida della notte innevata.
Resto un attimo paralizzato alla vista della neve che fiocca dal cielo, il freddo mi congela in breve il sudore che ho nella schiena e una nuvola di fumo bianco esce dalle mie labbra; il mio corpo si irrigidisce e i muscoli si raffreddano così di botto che non riesco più a tenermi in piedi, cado quindi sulla fredda neve che mi fa male le mani; Alex però mi aiuta nuovamente a restare in piedi ed entrambi ci mettiamo sulla strada che ci fa allontanare dall'hotel dove non ho ancora capito cosa stia succedendo. Quando siamo in un punto abbastanza nascosto tra gli alberi ci fermiamo.
« Mi vuoi dire adesso... che cosa hai visto? » chiedo cercando delle spiegazioni per ciò che abbiamo vissuto. Lui sembra ignorare la mia domanda, tra gli alberi cerca di scorgere qualcosa, magari una luce, un segno di uno di noi.
« Quel pazzo assassino, quello che ha quasi ucciso Violet: penso che sia qui per dare da mangiare a quel coso che ci stava inseguendo! » dice lui dopo alcuni minuti di silenzio, cominciò a battere i denti per il freddo: non ho più il mio giubbotto e me ne rendo conto solo quando stando seduto si stacca una manica come se fosse fatta di carta, poi l'intera parte destra scivola via lasciandomi solo con la camicia.
« Pensi... davvero che siamo noi la cena!? » cerco di dire, mi sembra la domanda migliore da porre e lui annuisce, in questo momento vorrei solo tirargli un pugno perché mi sta spaventando, ma sono io abbastanza suggestionabile. Non ho visto con i miei occhi quella creatura di cui parla.
Perciò indago: « Che cos'era esattamente? » scrolla le spalle e finalmente torna a guardarmi, il nostro sguardo si incrocia e indossa un'espressione quasi stralunata.
« Quello è ciò che resta del tuo giubbotto dopo la corsa? » vorrebbe essere una battuta visto che aggiunge una risata, indica i resti dell'indumento che praticamente sono ormai inutili e che butto via infastidito lasciandoli sulla neve.
« Quel giubbotto mi è costato duecento dollari. Se ne esco vivo i miei genitori mi uccideranno per... » non riesco a parlare, sento la bocca paralizzata dal freddo e nonostante io mi impegni nel far uscire le parole non ci riesco e quindi lascio perdere; Alex sospira e chiude gli occhi.
« Guarda un po' che mi tocca fare... » è ciò che dice; resto immobile mentre mi stringo in un abbraccio, lo vedo togliersi il proprio piumino che poggia per pochi istanti sul ramo di un albero vicino, muove la cerniera della propria giacca da football così da aprirla e poi come se fosse impazzito se la leva restando con una semplice canottiera.
Mi sento piuttosto imbarazzato, non ho mai visto Alex quasi a petto nudo e posso vedere che il suo fisico scolpito non è solo frutto del gioco creato dalle magliette aderenti o dai suoi vestiti ma è davvero... piacevole da guardare! « Hey finocchio se non prendi questa giacca farai morire anche me di freddo! » dice lui riportandomi alla realtà; realizzo solo adesso quello che sta facendo e lo guardo stranito.
« Vuoi darmi la tua giacca da football? » chiedo, non si preoccupa di rispondermi, semplicemente me la tira e la prendo al volo mentre lui ne approfitta per indossare di nuovo il piumino e prendere il coltellaccio e la torcia in mano.
Il tocco della giacca è piacevole, è calda e soffice e una parte di me vorrebbe tirarla di nuovo ad Alex perché non ho bisogno della sua giacca, quasi come se fossimo in un film! Non voglio che sia premuroso con me, tuttavia senza volerlo indosso la giacca e la chiudo prima di potermi opporre.
Non so se queste particolari giacche sono calde di per sé, ma adesso che la indosso sento ogni angolo del mio corpo più caldo e in particolare tutto il busto e le braccia, mi faccio piccolo raggomitolandomi visto che è larga, questo mi porta col naso sul colletto, respiro lentamente e ciò fa sì che un particolare odore entri dentro di me. « Grazie... » riesco a dire con voce tremante e in uno stato confusionale inguaribile.
« Non c'è di che, finocchio. » dice lui, neanche sento il tono esatto con il quale lo dice ma non è lo stesso che usava fino a poche ore prima; l'odore di Alex è forte, piacevole e... incredibilmente mascolino.
-Che cosa sto dicendo!? È di quel coglione di Alex che parlo! E indosso la sua schifosa giacca sudata!- anche lui avrà corso e significa che ha sudato anche lui, ora che ci penso trovo il tutto disgustoso e ho dei brividi alla schiena.
Però quell'odore continua a piacermi. « Che ti prende? » chiede lui fissandomi in uno strano modo, vedo un bagliore nei suoi occhi. « Spero che non ti stia eccitando col mio odore perché mi riprendo la giacca! » no, non lo farebbe altrimenti non avrebbe neanche pensato di darmela.
« Figurati se potrei pensare a te in quel modo! » sbuffa a ridere, lo fa per qualcosa che ho detto e mi mostra un sorriso brillante che poi gli muore sulle labbra. « Stai pensando a Violet? » provo a chiedere. « Sono certo che starà bene! » cerco di essere amichevole, d'altronde se fossi Ben immagino che cercherei di tirargli su il morale, di aiutarlo in qualche modo, di stargli vicino. Anche se vista la persona che è...
« Sono preoccupato per lei. » dice, si mette appoggiato all'albero incrociando le braccia e tenendo sempre il coltellaccio e la torcia stretti nelle mani, immagino abbia preso il primo nella cucina dell'hotel. « Non capita tutti i giorni che ti sparino addosso ed è difficile cercare di reagire. » continua rispondendo alla mia domanda.
« So bene cosa intendi dire... » gli ricordo che anch'io ho un buco nella gamba, anche se adesso è coperto da delle garze e praticamente sono imbottito di antisettici e disinfettante! « Grazie per non avermi abbandonato, non sono sicuro che l'avrei fatto anch'io per te... » preferisco essere sincero, se avessero sparato a lui... forse l'avrei lasciato in balia dell'assassino, avrei sperato nella sua morte.
« Già, mi avresti lasciato... eppure sei tornato indietro per salvarmi. Quel mobile mi schiacciava, avresti potuto lasciarmi là e andare via... non l'hai fatto però! » è abbastanza lapidaria la sua risposta ed evita persino di guardarmi, immagino non sia piacevole sentirsi dire ciò che gli ho detto eppure non dovrebbe preoccuparsi visto quante parolacce ci siamo detti nel corso degli anni del liceo.
« Mi hai aiutato ed ero in debito con te. » mi limito a dire, immagino che sia proprio per questo, ma ancora non sono pari, lui è in vantaggio e gli devo comunque la vita!
« Pensi che dovremmo tornare alla baita? » chiede lui dopo alcuni minuti di silenzio, alzo lo sguardo distraendomi dal disegno che ho fatto sulla neve. Sto bene qui con lui, incredibilmente è come se fossi con Blair, però una versione maschile e molto attraente...
Aspetta la mia risposta e mi sembra di cadere dalle nuvole. « Sì, penso dovremmo muoverci... gli altri saranno in pensiero e... » mi faccio forza alzandomi, stringo i pugni e Alex accorre in mio aiuto, lo allontano però con una mano e riesco a mettermi in piedi da solo, poggio il peso sulla gamba ferita e dopo una leggera fitta neanche sento più dolore, anzi, sembra che neanche mi abbiano sparato se non fosse per la fasciatura molto stretta fatta da Alex.
« Come ti senti? » chiede lui.
« Bene direi. » cerco di dire, cammino lentamente ed entrambi usciamo dal nostro piccolo nascondiglio nel bosco facendo un attimo di silenzio per cercare di individuare qualunque suono strano o avverso. Il bosco però è muto e silenzioso, e se l'assassino avesse fatto altre vittime?
« Pensi che troveremo qualcuno alla baita? » chiede lui mentre ci muoviamo ai margini del sentiero innevato, la neve continua a cadere sopra di noi e la temperatura si abbassa.
« Non lo so... c'era Serena quando sono andato via, penso che gli altri saranno già ritornati però; voglio dire sono passate più di due ore e... » non ho altro da dire, le mie sono solo speranze ma non posso realmente sapere cosa troveremo quando saremo arrivati alla baita.
« Quanto te ne intendi di armi? » chiede lui, mi volto stranito dalla sua domanda, è assurda e non ne capisco il senso logico in questa situazione.
« Zero. Vuoi illuminarmi proprio adesso? »
Fa un leggero sorriso al mio sarcasmo e scuote il viso contemporaneamente. « L'assassino ha colpito Violet con una pistola, non ne conosco il tipo ma so che molte hanno una gittata piuttosto bassa; tu invece hai ricevuto un colpo da lontano... se l'assassino stava inseguendo noi significa che ha cambiato arma. Serve un fucile da precisione vista la distanza e la cura con il quale ti ha preso... e una buona mira. »
Mi dà queste informazioni ma non ne capisco il senso. « Non può aver cambiato arma, non aveva un fucile con sé. » dico io facendoglielo notare, mi guarda di sottecchi alzando un sopracciglio e a quel punto mi sento un'idiota. « Pensi che non fosse la stessa persona? » chiedo fermandomi di botto, siamo nel mezzo di un incrocio, c'è un cartello che indica due direzioni e altri due sentieri ma non lo leggo.
« Penso che sia strano... » si limita a dire, il suo ragionamento mi spinge istintivamente a pensare che due persone differenti ci abbiano sparato contro, usare un fucile da precisione però non è cosa da tutti...
Sto per ribadire quando qualcosa ringhia alle nostre spalle, mi volto di scatto sentendo le pulsazioni aumentare, Alex si fa avanti passandomi la torcia elettrica e tenendo il coltellaccio sospeso davanti a sé come per difendersi da ciò che abbiamo davanti: si tratta di un lupo, i suoi occhi sono neri come il suo pelo, è come una macchia nera in mezzo al bianco della neve.
« Sammy vai via! Corri alla baita, ci penso io a lui! » mi volto di scatto. Dev'essere impazzito! Quel lupo potrebbe parlo a pezzi se non fosse per il coltellaccio ma non penso che Alex abbia mai lottato con un lupo, la creatura non sembra concentrata su di me quindi potrei correre alla baita e lasciare Alex nella speranza che ne esca vivo; d'altro canto non vorrei lasciare il mio salvatore da solo nella foresta buia e pericolosa nonostante mi dica di andare via.



Violet
Baita degli Williams – 2.10



-Vista la mia ferita forse è meglio rientrare!- di certo l'idea di cercare gli altri è allettante, ma ho un cazzo di buco nella spalla e continuo a perdere sangue, potrei medicarmi da sola, magari andando in bagno troverò un kit di pronto soccorso o qualcosa che mi aiuti! Decido quindi di muovermi in avanti così che possa salire i gradini di legno per poi trovarmi davanti la porta d'ingresso principale che però è chiusa a chiave. -Ovviamente non poteva essere diverso.-
Ricordo che Nicole mi aveva parlato di una chiave nel retro della casa per aprire la porta di servizio della cucina; mi sposto quasi strisciando sulle pareti e fiancheggiando la parete del garage, mi muovo come se fossi uno zombie e i miei pensieri si concentrano ancora su Alex, vorrei averlo con me adesso, vorrei sapere cosa sta facendo e se mi pensa...
Senza rendermene conto mi trovo ad aprire la porta del piccolo ripostiglio esterno che fiancheggia la porta della cucina; prendo la chiave da sotto il vaso a forma di tartaruga e infilo nella toppa della porta; sento un suono di sblocco e finalmente posso entrare chiudendo la porta a chiave e lasciando che le chiavi cadano visto che ne perdo la presa.
Come prima cosa vado però in camera mia dove si trova il mio zaino; mi sposto quindi attraverso il salotto quasi urtando il mobile accanto alle scale, il camino è ancora acceso nonostante la casa sia evidentemente vuota. Salgo i gradini molto lentamente pregando di riuscire ad arrivare in camera, penso ci sia il mio telefono lì quindi potrei chiamare Alex! Salgo l'ultimo gradino trovandomi sul pianerottolo del primo piano, entro nella porta subito a sinistra appoggiandomi ancora alla parete con la carta da parati sbiadita, è un colore orrendo ma in questo momento vedo tutto rosso sangue.
Entro nella stanza e finalmente trovo qualcosa di familiare: lo zaino di Alex, il mio piccolo zainetto ed infine il mio bellissimo cellulare. Cerco di correre per prenderlo quando sono davanti al comodino e mi blocco: un rumore di passi che camminano velocemente sul legno del pavimento, resto immobile a fissare la porta della stanza sentendo l'ansia crescere e il cuore battere alla gola quando una figura vestita di abiti scuri compare sulla porta bloccandola: riconosco subito colui che ha attentato alla mia vita e getto un urlo di disperazione, non può essere vero, non può essere ancora lui!
« Ora ti ammazzo, stupida puttana! » mi dice l'uomo quasi ringhiando, la sua voce mi è familiare ma non mi concentro su quella: prendo la lampada sul comodino e strappandone il filo riesco a tirarla contro l'uomo che si butta addosso a me.
Ho ancora un'arma con me! Il ramo che ho strappato dal cespuglio col quale lo tengo lontano e cerco di picchiarlo con tutta la forza che ho, lui sembra disorientato mentre cerca di ripararsi dai miei colpi fino a che il ramo non si spezza in due metà perfettamente appuntite. Sono così presa dalla foga della situazione che ho finalmente un lampo di genio: utilizzo una delle due metà appuntite e con tutta la mia forza infilzo la punta nella spalla dell'uomo, proprio dove lui mi ha sparata!
« Vaffanculo stronzo! » gli urlo lasciando il ramo che ho usato come arma nella sua spalla, lascio tutto quello che potrebbe servirmi nella stanza, l'unica cosa che prendo prima di abbandonarlo è la chiave della camera che chiudo con l'assassino in nero dentro; butto via l'oggetto preso e per farlo sbilancio troppo il corpo ritrovandomi a mettere un piede sul primo gradino della scala che mi porta alla caduta.
Salto un'intera rampa di scale trovandomi a metà tra il piano terra e il piano dell'assassino; devo scappare ma per farlo devo prima trovare il modo di nascondermi: mi guardo intorno sapendo già che il pazzo assassino cerca di aprire la porta della camera e ne forza la maniglia.
Potrei cercare di nascondermi al piano superiore nella soffitta e quindi salendo nuovamente le scale, lì ci sono tanti oggetti e tanti mobili dietro il quale potrei nascondermi; Dall'altro lato della medaglia però vedo il piano terra e penso che potrei continuare a scendere le scale e usare la porta di servizio nel seminterrato sotto la baita, quella di cui mi aveva parlato Nicole; rifletto sulle possibili uscite: ho chiuso la porta della cucina, la porta d'ingresso era già sigillata al mio arrivo ma non ho idea di cosa sia successo alla porta del salotto che suppongo sia comunque chiusa a chiave e per raggiungerla dovrei nascondermi in una delle stanze al piano terra: posso provare ad aprirla e nascondermi nello studio isolato se non dovessi farcela o andare verso la camera di Serena e Ingrid che è dall'altro lato del piano.



Serena
Sentiero con le impronte – 2.05



« Vieni, andiamo di qua! » dice Ben prendendomi il polso e spingendomi sul viale di sinistra, quello con le impronte impresse sulla neve, non riesco a capire di cosa siano ma sento solo il silenzio intorno a noi, dubito che ormai l'assassino ci stia inseguendo ma sento la sua opprimente presenza alle mie spalle e nello stomaco, sono terrorizzata ma almeno con me c'è Ben che può sostenermi.
Non ci fermiamo un istante finché non ci avviciniamo ad una grande apertura tra gli alberi, dentro è molto buio e non riesco a vedere cosa ci sia al suo interno ma entriamo restando nascosti tra le ombre così da non farci trovare dall'uomo che ci ha fatti allontanare dagli altri. Cerco di pensare alla mia morte, Blair e Ben hanno detto che devo stare lontana dalla chiesa, forse si riferiscono anche alla prima visione? Possibile che Blair abbia visto la mia morte in un quadro più generale? O forse ci penso troppo...
-Tutto questo è assurdo, cazzo!- penso tra me e me continuando a tremare per la paura, Ben continua a stringermi il polso per non lasciarmi andare, forse ha paura che potrei scappare. E non avrebbe torto visto il rumore che sentiamo alle nostre spalle, ci costringe a girarci.
« Che succede? » chiedo appoggiandomi alla spalla di Ben, siamo entrambi con la schiena china e ci mettiamo dritti; il ragazzo prende quindi il suo cellulare dalla tasca e lo accende rivolgendolo contro le ombre che si dissipano.
Getto un urlo visto che nel momento in cui Ben fa luce davanti a noi qualcosa gli salta addosso, entrambi cadiamo ma quella cosa che ci ha attaccati si concentra solo su Ben che comincia a urlare e io con lui mentre il ringhio della belva riempie con un eco l'intera grotta; ho l'opportunità di mettermi in piedi visto che Ben ha lasciato la mia mano e posso vedere la situazione per intero: un lupo nero si trova proprio sopra Ben mentre gli morde più volte il braccio ormai ridotto all'osso per la foga, un lago di sangue bagna la terra.
« Serena, scappa via! » urla Ben, è l'ultima cosa che riesco a sentire da lui in quanto il lupo sposta le sue fauci verso lo stomaco del ragazzo e dilaniando il giubbotto riesce ad arrivarci cominciando a sbranare le sue interiora.
Ho un conato di vomito, ma le mie gambe riescono a farmi fuggire. Non so quale forza divina mi abbia permesso di scappare ma lascio andare il ricordo di Ben in quella caverna, l'unica possibilità che ho di fuggire è che il lupo si concentri sulla carcassa del ragazzo, e ciò mi fa piangere senza freno.
Ormai sono sola, dispersa nel bosco e senza un possibilità di sopravvivere, mi metto a correre verso quella che spero sia la via principale che mi potrebbe portare alla baita, i miei sforzi sembrano vani in quanto non vedo neanche con esattezza dove sto andando visto che le lacrime creano un velo bianco che non mi fa focalizzare la strada.
« Qualcuno... mi aiuti... » dico con un sussurro, nessuno potrebbe sentirmi adesso, decido di fermarmi accanto un piccolo cespuglio con degli arbusti, vedo del sangue rosso secco a terra che bagna la neve, altro sangue ricopre invece la corteccia dell'albero accanto e indietreggio tremando.
« Di chi dovrebbe essere questo sangue!? » dico a me stessa, non ho modo di sapere la verità, non voglio semplicemente pensarci quindi corro oltre passando il cespuglio con gli arbusti e seguendo la via disegnata dagli alberi fitti che sembra condurmi in un angolo del bosco remoto, credo di essermi persa e poi il miracolo.
« Non posso crederci... » dico, sto parlando da sola e non mi faccio problemi al riguardo! Comincio a correre verso la piccola struttura nel bosco che è familiare, ci sono delle strisce sul terreno, sembrano quelle di una macchina che ha percorso la via innevata anche se le tracce stanno scomparendo per via della neve che cade.
Riconosco la casa del guardiacaccia e mi scontro con tutta la forza contro la porta principale invocando aiuto e sperando che l'uomo possa sentirmi, tuttavia non sembra esserci qualcuno in casa, o se anche ci fosse è possibile che l'uomo stia dormendo visto che è molto tardi. Non ho un orologio con me e penso di chiamare gli altri se non fosse che trovo il cellulare scarico, la batteria non regge e si spegne.
-Avrei dovuto metterlo a caricare prima di venire qui... ma ormai è tardi per dirlo; se non sbaglio la baita dovrebbe essere da qualche parte di là...- mi sposto verso la strada principale illuminata dai pali elettrici: il cono di luce che scende crea come un'aura di mistero che incute timore, mi spavento persino a passare sotto la luce del palo; una volta che me ne rendo conto cerco di farmi coraggio.
Mi sposto in avanti passando attraverso il cono luminoso, vengo accecata per un breve istante ma grazie ad esso ho la possibilità di vedere le mie condizioni: ho i pantaloni completamente bagnati dal sangue di Ben, vorrei urlare perché non voglio avere il suo sangue addosso! Non voglio che queste macchie mi perseguitino col suo ricordo.
Improvvisamente un rumore colpisce la mia attenzione, proviene da un luogo lontano, oltre il sentiero e la boscaglia che mi trovo davanti, non ho idea di cosa possa esserci e da una parte la mia curiosità vorrebbe che io indagassi al riguardo; potrei cercare di chiedere aiuto altrimenti, magari urlando anche se così potrei chiamare su di me le attenzioni non solo dei miei amici ma anche dell'assassino; oppure potrei semplicemente tornare alla baita, dovrei potermi orientare da questo punto...



Nicole
Sentiero a sud – 2.05



L'assassino è sempre più vicino a noi, lo sento correre velocemente, sento il fruscio dei cespugli alle nostre spalle, noto con piacere che il mio allenamento in palestra mi offre una buona resistenza per correre, non posso dire lo stesso di Ingrid ma siamo comunque entrambe molto affaticate e persino io sento un dolore ai polpacci mentre il sudore cola dalla fronte. Non so dove stiamo correndo, non ho mai visto questa parte della foresta, non ho mai avuto modo di esplorarla neanche di giorno quindi è impossibile per me orientarmici di notte; sbuchiamo però in una piccola radura con una piccola casetta, continuiamo a correre nascondendoci all'interno di essa, barrico la porta principale che ho trovato aperta e ci piazzo una sedia, faccio segno ad Ingrid di stare chinata così da non farci vedere dalle finestre.
I passi dell'uomo vanno oltre, li sento sempre più lontani, lo abbiamo seminato credo, ormai è troppo distante e dovrebbe tornare indietro, rischiando quindi di perdere le sue prede, cosa che ha già fatto. -Fanculo stronzo!- penso.
« Cosa facciamo adesso? Dove siamo? Nicole! » Ingrid parla con dei sussurri così leggeri che fatico persino io a sentirla, mi volto verso la ragazza riprendendomi dallo stato confusionale, ho come una sensazione di vuoto, una sorta di fitta allo stomaco che non riesco a spiegarmi.
È solo una brutta sensazione e immagino sia per la fatica. « Penso che... » freno la mia lingua in quanto posso vedere meglio l'ambiente nel quale ci troviamo, si tratta senza dubbio di una casa abbandonata, c'è un piccolo tavolo con due sedie.
Mi avvicino e vedo che c'è una mappa della montagna, in particolare viene segnata la nostra baita come punto di interesse, c'è anche un cerchio azzurro attorno alla centrale elettrica. Siamo nella tana dell'assassino! « Quel fottuto stronzo aveva già in mente di farci la festa... » dico incredula, Ingrid sembra esaminare la mappa con interesse ma non ci sono molti punti disegnati: viene evidenziato il vecchio hotel, il ponte per arrivare, la casa del guardiacaccia e il rifugio della diga che sostiene il versante ovest della montagna.
« Nicole, ho trovato qualcosa... » la mia compagna di disavventure mi riporta all'attenzione, mi volto verso di lei notando che stringe un piccolo quadernetto con delle annotazioni scritte su di esso; mi avvicino per leggere insieme alla ragazza che sembra paralizzata dalla rivelazione.
« È... un piano per tenderci un agguato!? » chiede lei lasciando che il quaderno le sfugga di mano, riesco a prenderlo prima che le cada e terra e cerco di venirne a capo in qualche modo leggendo i punti più importanti.
« Non sembrano esserci annotazioni riguardo gli spostamenti che intende compiere... » faccio una breve pausa. « Ci sono anche due stili di scrittura... » non so perché mi colpisce quel particolare: uno è visibilmente più curato e non lascia solchi nella pagina di carta, l'altro invece è marcato e rozzo e il solco lasciato dalla penna quasi compare nella pagina successiva lasciando un'ombra della frase.
« Che significa? » chiede lei.
« Di certo non è un buon segno... » è chiaro che i due stili differenti appartengono a due persone diverse, la cosa che però coglie maggiormente la mia attenzione è il fatto che coloro che hanno scritto queste note parlano di sfamare qualcuno. « Se l'assassino fosse in realtà più di uno... dovevano usare questo posto per comunicare indirettamente; forse non potevano incontrarsi insieme e si lasciavano dei messaggi... » resto immobile sulla pagina corrente.
Non so esattamente cosa questo significhi; vorrei parlarne meglio con Ben, suppongo che dopo la fuga sia andato con Serena verso la baita quindi è lì che vorrei ritornare così che potrei parlarne meglio anche con gli altri; una parte di me però vorrebbe restare ad indagare in questo rifugio che penso possa celare ancora dei misteri riguardo i possibili assassini.

 
  
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