Erano
passati due giorni dalla proposta di matrimonio
Seya. Lui non si era fatto più sentire, ne
Usagi lo aveva cercato. A cosa sarebbe servito? Due giorni per
struggersi al
pensiero dei cambiamenti che avrebbe dovuto affrontare, due giorni
senza
riuscire a dormire e con in più il tentativo lacerante di
non far trapelare le
sue emozioni. Come avrebbe potuto spiegarle?
Minako,
dal canto suo, non riconosceva più la sua amica.
Dov’era andata la
ragazza spensierata di sempre, il sorriso più splendente del
mondo?
- Usa,
ora basta, dimmi cosa ti prende? Non basta che la pioggia fuori
continui a innaffiare il mondo intero e che il sole sia quasi diventato
grigio
per colpa di quelle macchie strane, anche qua dentro vuoi fare un
laghetto con
le tue lacrime?
Nessuna
risposta. Usagi sentiva profondamente che non era giusto lasciare
che Minako condividesse la sua pena, il suo misterioso, e al momento
oscuro, destino.
Lei stava solo aspettando. Le ore scorrevano lentamente ma scorrevano.
La poca
luce solare si alternava alo buio totale della notte. Erano passati
solo due
giorni, ma presto sarebbe arrivata la sua ora. Presto Cronos sarebbe
tornato
nei suoi sogni e questa volta lei avrebbe dovuto seguirlo.
A
questo pensiero senti un brivido raggiungere ogni parte del suo corpo,
guardò
negli occhi la sua amica che le era accanto, e sentì,
nonostante tutti i suoi
buoni propositi di silenzio, di
non
essere abbastanza forte per sopportare da sola il peso della sua
realtà, una
realtà incomprensibile ma pur sempre una realtà.
- Mina,
ma se
io…senti, ma tu… tu mi vuoi un po’ di
bene?
Lo
sguardo di Minako si addolcì immediatamente.
- Vuoi
la verità? Non ti
sopporto! No, no. Scema, che domande mi fai?! Certo che ti voglio bene!!
- Ma…cosa
ne pensi di
Sailor Moon?
- E
adesso cosa centra
Sailor Moon? Certo che sei davvero strana ultimamente?
- E
se ti dicessi che non
è solo un cartone animato?
- Direi
che le macchie
oltre ad esserci sul sole sono apparse anche nel tuo cervello.
- …Ehm…si,
hai ragione tu.
- Allora,
Usa, cosa vuoi
dirmi?
- Niente,
niente,… mi è
solo venuta voglia di leggere un fumetto. Lascia stare.
- E
no, non ti capisco
proprio. Cominci a preoccuparmi! Ma…forse leggere un
po’ ti rimetterà in sesto.
Aveva fatto un tentativo. Ora era sicura di non riuscire proprio a
trovare
forza e coraggio
Il
sole, intanto, era
diventato
grigio del tutto.
Scienziati di tutto il mondo avevano dato l’allarme:
<< Se il sole non
tornerà a splendere, se la pioggia non smetterà
di scendere, il mondo avrà un
breve vita.>>
Nessuno di loro riusciva a capire cosa mai stesse succedendo. Nessuno
poteva
capire cosa stesse capitando al Mondo.
La
notte che Usagi aspettava era arrivata. Le ore avevano fatto il loro
corso e così il susseguirsi di giorno e notte. Sette giorni
esatti aveva detto
Cronos durante la sua visione, sette giorni esatti per
l’inizio della fine
della vita che aveva sempre conosciuto. Lui, quel padre così
inaspettato, le
aveva concesso una settimana per riprendere conoscenza di tutti i
ricordi che
lei credeva sopiti. Usagi avrebbe voluto fuggire, andare a nascondersi
nell’antro più introvabile della Terra ma, sarebbe stato tutto inutile.
Non volle nemmeno
alzarsi mai dal letto.
Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva un volto, un colore, un
paesaggio
che la riportava indietro negli anni, in una dimensione che non era
quella in
cui aveva vissuto fin'ora. Cresceva
dentro di lei la consapevolezza della necessità di quel
viaggio insieme alla
paura nell’affrontarlo.
Si,
la settimana era trascorsa e Usagi, anche se non sentiva dentro di se
le forze, doveva salutare il mondo, il suo Mondo.
- Seya,
sei qui?
Assorta
com’era nei suoi pensieri non s’era accorta che il
Suo mondo l’aveva
preceduta.
- Non
mi vedi forse?
- Sono
contenta tu sia
venuto a trovarmi. Ho bisogno di parlarti.
- Se
è per la storia del
matrimonio lascia perdere. Non ho voglia di ascoltarti e
poi…non devi
stancarti. E’ una settimana che sei ancora a letto per quella
maledetta febbre.
- No,
devi ascoltarmi. …Tu
mi ami? Davvero intendo?
- Ma
che domande sono?
Usagi
aveva la voce carica di aspettative e tremore. Le era costato fargli
quella domanda ma non poteva proprio lasciar perdere. Doveva sapere. Seya però non
si smentiva mai e Usagi odiava,
letteralmente “odiava” quando le rispondeva in
questo modo, praticamente senza
risponderle. Che gli costava rispondere con un si o un no?!
Cominciava a sentire le lacrime agli occhi
- Dimmelo
ti prego!
Voleva
evitare di perdere la pazienza dopotutto
- Non
ti avrei chiesto di
sposarmi altrimenti.
- Lasceresti
tutto e tutti
per me?
- Ma
cos’hai? Sei in vena
di conferme affettive?
- Rispondimi
ti prego!!
- No,
non vedo perché
dovrei lasciare tutta la mia vita per te, se nessuno mi obbliga a
scegliere.
- Ma
se io dovessi
partire, se dovessi andare lontano, così lontano da non
poter più tornare, mi
seguiresti?
Con
una freddezza
incredibile, dopo un’istante di esitazione il moro rispose.
- No,
se tu volessi
partire, vorrebbe dire che non sei soddisfatta qui con me e ti lascerei
andare.
Usagi
si rassegnò. Era inutile, Seya non le avrebbe mai risposto
nettamente, non le avrebbe mai detto quello che lei voleva sentirsi
dire; non
l’avrebbe aiutata con le sue risposte a prendere la decisione
migliore. Lei
però sentiva di volergli bene davvero, sentiva che doveva
dare un’opportunità a
quell’ amore, anche se le parole del suo fidanzato , la sua
freddezza, ancora
una volta l’avevano ferita dentro.
- Ascolta
amore, tu sai quanto io tenga alla nostra storia, tu sai quanto ho
lottato per noi due in questi 8 anni. Ci ho pensato tanto e ho deciso
di
confidarmi con te.
Il
volto di Usagi era teso, gli occhi in evidente stato di sofferenza. Ma
ormai aveva deciso. Prese più aria che poteva nei polmoni
pronta a fare l’ultimo
tentativo.
Seya,
invece, non riusciva a capire cosa la sua ragazza volesse dirgli.
- La
scorsa settimana,
quando mi sono riparata nella grotta dal temporale…
- Certo
che sei stata
proprio una pazza ad uscire con quel tempo.
- Bhe…in
quella grotta…la
mia vita è cambiata.
- Si,
ti sei presa una febbre
da cavallo.
- Non
parlo della febbre
Seya, …ho conosciuto un uomo.
- Eh???Un
uomo? Ma che
dici? Chi è questo? Ti ha fatto del male? Sè
così dimmelo che lo trovo e lo
uccido con le mie mani.
- No,
no.
Questa
improvvisa esplosione di gelosia e protezione le dava un po’
di
coraggio in più.
- No,
mi sono addormentata
e ho sognato…lui, mio padre, Cronos.
- E
chi sarebbe questo
Cronos? Io tuo padre lo conosco e non mi pare proprio si chiami
così.
- Il
mio vero padre
intendo, ..il re Cronos.
- Tu
stai delirando,
adesso si che mi preoccupi.
- Ascoltami
Seya, non sono
impazzita!
All’improvviso
decise che gli avrebbe mostrato quello che non sarebbe mai
riuscita a spiegargli con le parole o che, cosa più
probabile, Seya non sarebbe
mai riuscito a capire.
Alzo
un braccio, come fece Cronos nella grotta e con il dito indice della
mancina gli tocco la fronte…
…
…
Tutto
era buio. Un buio surreale.
- Ma
cosa diavolo è
successo?…Dove cavolo sono? Usagi?!
- Seya
ascoltami adesso…
Seya
sentiva la voce della sua fidanzata
ma non la vedeva, non vedeva
niente.All’improvviso però
una luce…
Era
la luce delle stelle. In un istante ebbe la consapevolezza di trovarsi
nello spazio. I pianeti sospesi, la luce perlata delle
stelle,...sembrava un luogo
magico, anzi lo era di sicuro!
Di
fronte a lui due pianeti, identici. Bellissimi.
- Ascotami
bene Seya,
quelli che vedi sono Mondo e Gea. La Terra che tu conosci non
è l’unico pianeta
abitato dal genere umano. Il Mondo è un pianeta gemello.
- Non
ho capito niente,
Usa dove sei, come faccio a trovarmi qui?
- Non
avere paura…fidati
di me e ascoltami. Come ti dicevo Mondo è un pianeta
gemello. E’ nato dopo Gea.
Un mio antenato l’ha creato usando la forza del cristallo
d’argento.
- Usa,
il cristallo d
‘argento? Che centra Sailor Moon.
- Ti
spiegherò tutto. Come
ti dicevo Mondo è nato dopo di Gea. Nessuno dei due pianeti
conosce l’altro,
solo i discendenti della famiglia della Luna e del Golden Kingdom sanno
la
realtà, cioè l’esistenza di entrambi i
pianeti.
- E
tu, tu come fai a
sapere tutto questo?
- Perché
io sono l’ultima
discendente del regno della Luna…io sono Serenity, la
principessa del Silver e
del Golden Kingdom.
- Sto
diventando pazzo!
Anzi tu sei diventata pazza e io ho le allucinazioni.
All’improvviso
Seya si ritrovò tra le rovine di un tempio.
Il ragazzo non riusciva proprio a capire dove si trovasse e in balia di
cosa.
Vedeva i sue pianeti gemelli di fronte a se. Uno spettacolo incredibile
e per
lui incomprensibile.
Non
era più solo. Davanti a se la sua Usako. Era così
diversa però: i suoi
capelli erano biondi e ancora più lunghi, i suoi occhi erano
azzurri, come il
mare, come il cielo d'estate. Il suo volto era disteso, emanava una
forza e una
sicurezza che non aveva mai visto in tutti quegli anni
- U-Usako…
- Amore mio, io non sono
più la tua Usako, non
posso più esserlo. Mio padre, il re Cronos, ha
risvegliato i miei ricordi
relativi alla mia vita precedente, la mia vita su Gea. Il mio
era un regno
di serenità, per questo mi chiamarono Serenity. Mio padre e
mia madre
governavano con saggezza e tutti erano felici e sicuri. Ma
poi…il giorno del
mio 15mo compleanno tutto cambiò. Su Gea cominciò
una guerra senza precedenti.
Un altro popolo, un altro regno dallo spazio, voleva conquistare il
nostro
mondo. L’unico modo era rubarci il cristallo d'argento di mia
madre e sfruttare
la sua forza per annientare i poteri che ci rendevano invincibili.
Il mio
regno resisteva. Mio padre e mia madre, la regina della Luna,
erano
riusciti a limitare al massimo gli attacchi del nemico. Ma quella calma
non era
destinata a durare. Un giorno, tradito dalla sua stessa guardia
personale, mio
padre fu colpito a morte e gli rubarono il suo frammento di cristallo
d’oro, il
cristallo che lo rendeva re e che gli permetteva di unire i suoi poteri
a
quelli del cristallo d’argento in modo da amplificarne la
potenza protettrice. Fu
il dramma. L’unica speranza era rimasta il cristallo
d’argento. Fu allora
che mia madre, la regina Selene, si sacrificò.
Decise di far confluire
tutti i suoi poteri e la sua energia nel cristallo d’argento
e chiese alla
potente gemma di salvarmi. Io ero l'unica erede, l'unica che dopo di
lei
avrebbe potuto usare il cristallo per
proteggere Gea e Mondo. Selene, con il suo sacrificio riuscì
a relegare il
nemico ai confini della Galassia, e trasferì il mio spirito
su Mondo insieme al
cristallo d’argento stesso. Voleva proteggermi. La regina
sapeva che per
tornare all’attacco il nemico avrebbe impiegato 24 lunghi
anni. Quello era il
tempo necessario per attraversare la galassia, e decise che io avrei
dovuto
vivere quegli anni lontano da quelle responsabilità, da
quell’angoscia e da
qualche spia che potesse tradirmi come avevano fatto con re Cronos. Con
il
cristallo d'argento riuscì a riportare in vita anche lui,
mio padre. Non potè,
però, salvare se stessa.
Usagi
abbasso gli occhi. Un dolore sordo le dilaniava il cuore. Non avrebbe
mai rivisto la sua vera mamma.
- Fu
così che mi re-incarnai su mondo. Mi chiamarono Usagi
Tsukino, “Coniglio
della Luna” come a ricordo del sacrificio della leggenda.
Seya
era assolutamente incredulo. All’improvviso si ritrovava
catapultato in
un cartone animato.
- Ma
questa sembra la
storia di Sailor Moon!
- Bhè,
più o meno si. Mia
madre ha fatto in modo che qualcosa di innocente facesse da collante
tra la
vita di Usagi e quella di Serenity. Credo abbia pensato che, arrivato
il
momento, sarebbe stato più facile capire la
verità.
- No,
io non posso
crederci.
- Devi.
Io devo partire
Amore mio.
- Ma…
- Devo
tornare su Gea. Il
nemico è quasi arrivato. 24 anni sono passati e
io…devo difendere Gea e Mondo.
- Che
centra il Mondo?
Usagi,
con gli occhi bassi e umidi non tardò a rispondere.
- Il
mal tempo, le macchie sul sole…sono tutti
sintomi del male che sta attanagliando
Gea. Se Gea soffre anche Mondo soffre, se Gea muore anche Mondo e tutti
i suoi
abitanti muoiono.